Tempo libero: durante il lockdown, radio e tv sono state la principale compagnia degli italiani

La radio e la televisione sono stati la principale compagnia per gli italiani durante il periodo del lockdown di marzo e aprile 2020.

Non è un dato che stupisce, quello reso noto dall’Istat, in una indagine nata per monitorare il consumo di libri duranti i mesi più duri della pandemia.

La lettura ha appassionato oltre sei italiani su dieci (esattamente il 62,6%) ed è risultata la terza attività maggiormente svolta in ambito di tempo libero.

Radio e tv (inserite come categoria unica) hanno conquistato il primo posto con il 93,6%, mentre al secondo posto si sono collocate le videochiamate con parenti ed amici (74,9%).

* FM-world –> per contatti e segnalazioni: [email protected]

John Digweed, oltre 20 anni di Transitions

Il dj e produttore britannico John Digweed è una delle figure più rispettate in assoluto nel variegato universo della musica elettronica, capace di proporre e imporre uno stile sonoro decisamente unico, davvero non inquadrabile in categorie astratte, come dimostra il ricchissimo catalogo della sua etichetta Bedrock Records.

Merito anche e soprattutto del suo radioshow Transitions, ormai quasi arrivato al prestigioso traguardo delle 850 puntate: un programma trasmesso in oltre 70 nazioni grazie a 82 radio, con un’audience settimanale di 11 milioni di ascoltatori, ai quali vanno aggiunti gli oltre 13 milioni di play su Mixcloud.

Lo scorso settembre Transitions ha festeggiato il suo ventesimo compleanno con ospite speciale David Morales, che ho proposto un set in puro stile Red Zone, l’epico club di New York City; in contemporanea è stato caricato su Mixcloud il primo mixato trasmesso da Transitions, realizzato dal suo anfitrione insieme ai Deep Dish.

Last but not least, Digweed è tra i dj più attivi e costanti in questa fase di prolungatissimo lockdown. Quasi tutti i sabati è infatti non line con i suoi set denominati Bunker Sessions, già arrivati al 31esimo episodio.

Media e ascolti: mentre la radio cresce, la tv decolla

Quello del 2020 è stato il mese di ottobre con i maggiori ascolti degli ultimi 5 anni per la tv.

Il risultato emerge dall’analisi dei dati Auditel realizzata dall’Osservatorio dello Studio Frasi.

L’ascolto medio nell’intera giornata è stato di 10 milioni 722 mila spettatori; bisogna andare indietro di dieci anni, in era pre-social, per trovarne uno simile (10,7 milioni di ascolto medio nelle 24 ore a ottobre 2011).

A crescere sono soprattutto Rai e Mediaset che valgono insieme il 68,6% del totale ascolto nel giorno medio e il 69,8% in prima serata.

Bene anche le ‘all news’: al top Rai News 24, sia nella giornata (84mila spettatori, +47%) sia in prima serata (67mila, +56,7%); segue nel giorno medio TgCom (+37%) superato in prima serata da SkyTg24 per abbonati (58mila spettatori, +68,5%).

In una nota ripresa dall’ANSA, il responsabile dell’Osservatorio dello Studio Frasi Francesco Siliato dichiara: “Le persone iniziano autonomamente un loro lockdown e le uscite diurne e serali si rarefanno ancora prima che sia il governo a stabilirlo. Con le dovute eccezioni della parte più giovane e irrequieta della popolazione, che rimane comunque a casa più del solito già da metà ottobre. Nella prima settimana di novembre l’audience dei giovani tra i 15 e i 19 anni sale del 18%, la crescita più alta tra quelle rilevate in tutti gli altri segmenti d’età”.

In parallelo, lo ricordiamo, anche gli ultimi dati a disposizione dell’indagine RadioTER (relativi al terzo trimestre 2020) hanno evidenziato una crescita dell’ascolto del “mezzo radio” (a cui potrebbero aver contribuito le versioni visual), sebbene le dinamiche siano decisamente diverse da quelle della televisione.

* FM-world –> per contatti e segnalazioni: [email protected]

Un nuovo progetto radiofonico per la città di Perugia: arriva ‘Smascheradio’

Durante il periodo del lockdown, anche Perugia è stata fermento di nuovi progetti radiofonici.

Il capoluogo umbro ha dato vita a ‘Mascheradio’, un progetto nato con l’appoggio del Comune di Perugia e il supporto tecnico di Umbria Radio inBlu.

Era proprio quest’ultima emittente che ‘sganciava’ per qualche ora al giorno e lasciava spazio al contenitore radiofonico – in onda anche sul web – che metteva in comunicazione tante anime della città.

Ora, “Il Messaggero” anticipa che a Perugia ci sarebbe l’intenzione di riprendere in mano l’iniziativa, modificandone leggermente il nome in ‘Smascheradio’.

“La volontà è quella di gettare le basi per uno strumento che vuole essere la radio della città tutta” – ha anticipato l’assessore al Turismo Gabriele Giottoli – “un contenitore aperto a tutti coloro che vorranno dare il proprio contributo”.

Non è chiaro se ‘Smascheradio’ sarà solo web, ma si sa che partirà a settembre (forse con qualche sperimentazione già a fine agosto), trasmetterà da Piazza della Repubblica e farà anche servizio pubblico, ricordando informazione turistiche, orari degli eventi e dei musei, dettagli sulle infrastrutture cittadine quali minimetrò e scale mobile ed altro ancora.

* FM-world –> per contatti e segnalazioni: [email protected]

Quale sarà il futuro dei podcast nati durante il lockdown?

Fabio Donolato è conduttore di Radio Nerazzura, giornalista freelance e autore di progetti podcast.

Da questa settimana, pubblicheremo periodicamente alcuni suoi editoriali, relativi ai settori di sua pertinenza.

Cominciamo da quello dei podcast.

“Quale sarà il futuro di tutti i podcast nati dal coronavirus?”

Cerchiamo di capire che fine faranno tutti quei progetti avviati durante il lockdown che ora rischiano di sprofondare negli hard disk di migliaia di italiani che, una volta ricominciata la vita di sempre, non hanno tempo e voglia di proseguire nel loro intento.

Durante il periodo del lockdown, il movimento del podcast italiano ha registrato un incremento e una crescita senza pari nella storia del nostro Paese. Sarà perché il tempo a disposizione per ascoltare e realizzare podcast è stato sicuramente maggiore rispetto al solito, sarà anche perché ormai la tecnologia ci permette di confezionare questo tipo di prodotto in maniera più semplice e con un risultato tutto sommato passabile senza grandi sforzi tecnici. Sarà, ma la domanda che mi faccio è la seguente: “qual è il livello qualitativo dei podcast nati e cresciuti durante il lockdown? E soprattutto: quale sarà il loro futuro?”.

Parlo da addetto ai lavori, ma anche da appassionato del genere e del movimento. Sono ben contento che ci si sia avvicinati a questo prodotto che, quando realizzato con metodo e con le conoscenze necessarie, può diventare uno strumento per la divulgazione, un modo per approfondire determinati argomenti, ma anche semplicemente un modo per tramandare racconti che una volta venivano passati di generazione in generazione solo oralmente.

Per fare un’analisi un po’ più approfondita sul tema, partiamo da un caso positivo e che può da scuola per gli appassionati del genere che abbiano voglia e interesse a lanciarsi nel mondo podcast: “Veleno” di Pablo Trincia. Un esempio di come fare giornalismo utilizzando al massimo le potenzialità di uno strumento come il podcast, diventato negli anni di facilissimo consumo grazie agli smartphone ma – soprattutto – grazie alle tariffe telefoniche che permettono di usufruire di svariate decine di giga di traffico internet mensile da spendere per ascoltare musica e podcast in mobilità.

Torniamo a Veleno: l’inchiesta del giornalista Pablo Trincia, pubblicata come podcast sul sito Repubblica.it, è un prodotto ben fatto e appassionante, diviso per episodi, scritto ottimamente e ricco di contenuti esterni, dichiarazioni, documenti ufficiali, parti di testimonianze originali riguardanti una torbida vicenda avvenuta alla fine degli anni ’90 nella bassa padana dove alcuni bambini furono tolti alle famiglie perché coinvolti dai genitori stessi in riti satanici in cimiteri più o meno abbandonati. Non vi voglio spoilerare la storia, ma tanti di voi già la conosceranno e la utilizzo solo per dimostrare che un podcast, se fatto bene, con un lavoro paziente durato anni e – cosa non da poco – supportata da un sostegno editoriale ed economico può diventare davvero uno strumento potentissimo per raccontare storie.

Che cosa è successo durante il lockdown? Che tanti appassionati di radiofonia si sono buttati a capofitto sul mondo dei podcast da “isolamento casalingo” trattando gli argomenti più disparati: gli appassionati di sport, per fare un esempio, annoiati dallo stop di tutte le manifestazioni, sono andati a scavare nel baule dei ricordi e hanno tirato fuori riflessioni personali, analisi postume, ricorsi storici che adesso hanno trovato casa nei server di qualche provider sparso nel globo. Altri, invece, hanno dedicato questo tempo a registrare interviste con esperti (i più quotati, ça va sans dire, gli scienziati, i virologi, gli amici che avevano il sogno di diventare medici ma si sono fermati al test di ammissione) di qualsiasi materia, pur di riempire il vuoto delle nostre vite nella fase dell’isolamento forzato.

Tutto molto bello: sono contento che anche da noi in Italia qualcosa si stia muovendo dal punto di vista dei podcast, ma adesso di tutti questi progetti appassionati, che ne sarà? Dovessero rimanere chiusi in tanti piccoli hard disk sarebbe davvero un peccato. Non facciamo morire questi podcast, perché sono una testimonianza di un periodo che mai ci eravamo trovati a vivere nella nostra esistenza. Una traccia del nostro passaggio su questo pianeta, come le storie che ci raccontavano i nostri nonni, adesso noi possiamo fare lo stesso con i nostri nipoti e mantenere viva la memoria ricordando a tutti che, anche in clausura, la creatività non si è mai spenta. Anzi: è diventata podcast.

Fabio Donolato

* FM-world –> per contatti e segnalazioni: [email protected]

Relax, allegria ed emozioni positive: la radio ha trasmesso serenità agli italiani durante il lockdown

Il 43% degli ascoltatori della radio, durante il lockdown, ha seguito il mezzo tramite supporti digitali.

A renderlo noto è un comunicato di Assoradio, relativo agli investimenti pubblicitari inerenti il mese di marzo.

Investimenti che, come facilmente presumibile, hanno subìto un crollo netto, con un -41,6% rispetto alla corrispondente periodo del 2019.

In epoca pre-covid, tuttavia, l’anno era partito con dati incoraggianti, che registravano un +11,8% in gennaio ed un +15,7% in febbraio.

Complessivamente, dunque, il primo trimestre si è concluso a -8,9%, una perdita contenuta grazie proprio ai due mesi iniziali del 2020.

Tornando agli ascolti, il 71% degli italiani ha seguito il mezzo radio, trasformandolo – durante il lockdown – da una esperienza intima e solitaria (la fruizione in auto) ad una conviviale e condivisa (il seguito in famiglia).

E ciò che ha “trasmesso”, al di là dell’informazione, è stato (per il 59% degli utenti) relax, allegria ed emozioni positive.

Un dato indubbiamente importante, che evidenzia l’utilità sociale della radio in periodi difficili, come quello dell’emergenza coronavirus.

* FM-world –> per contatti e segnalazioni: [email protected]