Gianni Prandi (Radio Bruno): “Perché ho investito in una rete FM nel 2024”
Radio Bruno si espande in Lombardia rilevando la rete di Lifegate: una mossa apparentemente controcorrente in un mondo dove tutti affermano che il futuro è digitale.
Prendendo spunto da questo, con l’idea di fare il punto su Radio Bruno in senso lato, abbiamo chiesto all’editore Gianni Prandi un’intervista, gentilmente concessa quasi in tempo reale.
Life in Bruno
Il primo marzo 2024 Lifegate, emittente che dalla sua nascita è sempre stata associata alla frequenza 105.1 (e contigue) ha abbandonato quasi completamente l’FM, cedendo buona parte della rete storica a Radio Bruno.
Lifegate continua in digitale, mossa probabilmente vincente considerata l’impronta ecologista e il presunto profilo medio-alto di chi la ascolta.
Un’acquisizione chiave
Acquisendo un “Valcava”, Bruno diviene invece un player primario nel panorama radiofonico di Milano e province collegate. Ma lo fa in un momento in cui ancora forte è la tensione sui prezzi dell’energia e in cui – come detto – il refrain ripetuto da tanti in stile disco incantato è “Concentriamo i nostri investimenti su DAB e IP”. Essendo per natura contrarian, non potevamo resistere alla tentazione di contattare subito Gianni Prandi: qui di seguito il resoconto dell’intervista che ha avuto luogo venerdì 8 marzo.
L’intervista
FM-World: Avete acquisito tutta la rete di Lifegate, una mossa quasi in controtendenza, quando molti affermano che il futuro è tutto digitale.
G.P.: In controtendenza sì, diciamo che siamo tutti consapevoli che l’FM come piattaforma tenderà ovviamente nei prossimi anni a calare, ma il fatto che cali non vuol dire che andrà a zero.
Adesso dicono che è intorno all’80%, ipotizziamo pure che cali, ma non credo diventerà a breve un 50, un 40, un 30, un 20%. Noi in Lombardia non avevamo una copertura non ottimale e con questa acquisizione l’abbiamo sicuramente migliorata, ecco perché.
Digitale? 20-25%
FM-World: Quando lei dice 80% vuol dire che l’80% dei vostri ascoltatori sono sull’FM e il 20% è in digitale, capisco giusto?
G.P.: No: non i nostri ascoltatori in particolare, è una cosa che si dice in generale, che l’ascolto della radio nel DAB e nel digitale al massimo fa un 20-25% oggi. Significa che il 75% è ancora FM, quindi parliamo di percentuali molto alte per l’analogico.
FM-World: Quando ci eravamo sentiti l’ultima volta era il momento dell’aumento folle dei prezzi della “corrente”, una grande preoccupazione sua e di tutti gli altri editori. Ma l’energia non sembra destinata a divenire economica, dunque un investimento come il vostro dev’essere motivato dall’intenzione di consolidarsi come editore indipendente su scala pluriregionale, probabilmente anche a seguito di ragionamenti sui ritorni pubblicitari.
G.P.: Guardi, onestamente questo è ovvio, ma questo vale sempre, quando si fa un investimento in un territorio si spera anche di capitalizzare poi un discorso di entrate pubblicitarie, ma la motivazione in questo caso è proprio dovuta al fatto che ritenevamo di non avere una copertura ottimale in Lombardia. In questo modo l’abbiamo sicuramente resa, non dico perfetta come altri, ma sicuramente migliore della precedente. Questo è stato il motivo dell’acquisizione.
Speaker “engaging”
FM-World: Tornando a Radio Bruno, non so se lei ha avuto modo di leggere tutti i commenti, sono stati veramente decine e decine di commenti, su Talkmedia. Mi pare si possano sintetizzare come segue: Radio Bruno, bella musica che in realtà hanno anche altre radio, ma una marcia in più dovuta allo stile di conduzione che ha un qualche cosa di speciale, soprattutto al mattino. Viene da linee editoriali che date voi agli speaker, da una strategia specifica o sono persone che sono cresciute con voi nel tempo, magari accattivanti perché originari di una certa zona d’italia?
G.P.: Questo credo che sia merito ovviamente di chi c’è al mattino e di chi si occupa dei programmi, che per nostra fortuna fra l’altro sono speaker che sono con noi da tantissimi anni.
Credo che uno speaker debba cercare di essere il più simpatico possibile verso il pubblico con cui si confronta, quindi probabilmente i nostri conduttori in questo momento stanno ottenendo un ottimo riscontro da chi ci ascolta. Non è un’indicazione che arriva solo dai conduttori del mattino, noi cerchiamo di far sì che tutta la nostra radio sia particolarmente simpatica e gradevole verso chi ci ascolta.
E infatti anche i dati che riguardano il pomeriggio e cioè la share e i quarti d’ora, se lei guarda gli ultimi, sono molto buoni. Quindi ne approfitto per ringraziare tutti i componenti dello staff nessuno escluso per l’impegno e i risultati che hanno ottenuto nel 2023.
Frequenze multiple
FM-World: Con queste nuove acquisizioni avete, credo, qualche ridondanza. Lei, mi pare abbia anche altri brand oltre Bruno, alcuni decisamente importanti in Lombardia. Pensate di fare qualche differenziazione dei marchi sulle frequenze o puntate solo su Bruno?
G.P.: Ma per ora rimarranno entrambe (87.7 e 105.1, N.d.R.) su Bruno. Poi ovviamente faremo delle analisi, faremo delle considerazioni e quindi non escludo che ci possano essere scelte orientate in un modo diverso. Per il momento restiamo così.
Authority dalla parte del cittadino?
FM-World: Qui in Francia, dove abito, una cessione come quella che è avvenuta, non sarebbe probabilmente autorizzata in quanto occorre rispettare il format dell’emittente che ha avuto l’autorizzazione, su una determinata frequenza, considerata bene pubblico. In questo caso sarebbe diciamo Indy, non so come vogliamo definire la musica di Lifegate. Perché qui oltre a dirimere le questioni di LCN e dei disturbi lo stato si occupa anche di garantire agli interessi degli ascoltatori, operando per offrire il più ampio spettro di scelta, per cui ad esempio in Costa Azzura abbiamo due radio Jazz, due radio Electro, due di Classica, addirittura una di latinoamericano, oltre alle consuete grandi successi. È un’impostazione molto diversa che mi dà quasi l’idea che il legislatore in Italia lavori solo dalla parte degli imprenditori (e a volte neppure di quelli Italiani, come nel caso adriatico). Cosa ne pensa?
G.P.: Io sono un imprenditore radiofonico, si figuri se posso essere non dalla parte degli imprenditori radiofonici che rischiano in prima persona i propri capitali.
Premesso che (con tutto il dovuto rispetto per i francesi) non credo affatto che in Italia non ci sia una ampia scelta di contenuti nella radiofonia… credo che in ogni caso obbligare l’acquirente a fare il formato precedente sia una cosa assurda, nel senso che il nuovo acquirente dovrebbe essere capace di fare questo prodotto.
Dallo stato stimolo a diversificare
Noi, ad esempio, non saremmo capaci di fare il prodotto che fa Lifegate, che ha la sua specificità, la sua cultura, la sua storia e quindi il suo format. Probabilmente se proprio si dovesse ritenere che l’offerta di contenuti non sia sufficiente lato pubblico, il legislatore dovrebbe fare in modo che l’utente sia garantito facendo altre cose, quindi stimolando la creazione di prodotti che attualmente non ci sono, in modo tale che così l’utente li possa trovare. Obbligare chi compra una frequenza o una radio a fare lo stesso prodotto di prima sinceramente mi sembrerebbe un po’ assurdo.
(Marco H. Barsotti per FM-World)