A Radio Cusano Tv di scena l’emittenza locale con Carmelo Aurite

Anche a Radio Cusano e Radio Cusano Tv, le note emittenti romane con diffusione da tempo ampliata (specie nel caso della Tv) a livello quasi nazionale, si è parlato, in una recente trasmissione specifica, del libro ‘La Tv privata. La Pop Tv’, uscito da poche settimane ma già noto nell’ambito degli appassionati del mondo radiotelevisivo locale, anche a livello storico.

Il volume, circa 150 pagine pubblicate da Edizioni Akkuaria, racconta infatti le vicende delle emittenti locali (soprattutto televisive ma non mancano i riferimenti anche alle Radio) della zona di Catania e della Sicilia nel corso di vari decenni, particolarmente significative per la qualità e la varietà delle stazioni qui operanti, oltre che emblematiche anche a livello nazionale. Ne è autore Carmelo Aurite, giornalista professionista, docente di laboratorio di ‘Tecnologie e tecniche delle comunicazioni multimediali’, oltre che filmaker per la Rai.

“Quella di Radio Cusano Tv è stata una bella trasmissione con dei giovani conduttori molto competenti – ci ha detto Aurite – ed è stato davvero un piacere oltre che un onore esserne diretto protagonista: mi è stata data anche la possibilità di preparare una scaletta degli argomenti del libro con delle immagini a supporto e il tutto è stato molto piacevole”.

‘La Tv privata. La Pop Tv’ si avvale della prefazione del nostro collaboratore Mauro Roffi e della postfazione di Massimo Lualdi, direttore di Newslinet.com. Aurite offre a chiunque sia interessato a questi temi un volume che, con grande ricchezza di dettagli, racconta la Televisione (e la Radio) e in particolare l’emittenza locale a Catania e in Sicilia come modello di una parabola tutta italiana, partendo da Teletna nel 1975. Attraverso dichiarazioni, interviste e testimonianze di pionieri, protagonisti e studiosi del fenomeno delle Tv libere viene tracciato uno spaccato sul fenomeno dell’emittenza radiotelevisiva privata, con specifica attenzione agli anni ’80 e ’90, fino ad arrivare ad oggi.

Fra le tante esperienze citate, quelle del compianto Daniele Piombi, di Pippo Baudo e di Mike Bongiorno, attraverso la voce del figlio Nicolò.

Complessivamente, una rievocazione ‘dal vivo’ e raccontata con grande passione di un’esperienza significativa per tutto il mondo della comunicazione in Italia, che non si è ancora esaurita.

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Paoletta e Manuela Doriani: una serata esilarante tra due amiche-colleghe

Emozionante e divertente: è stata una serata unica, quella vissuta sul web, con l’intervista di Paoletta all’amica ed ex-collega Manuela Doriani.

Il pretesto è stato quello della presentazione di “Confessioni di una DJ. Avventure e disagi”, il libro recentemente pubblicato dalla Doriani, dove rivive, in maniera spontanea ed ironica, la sua carriera artistica.

Il testo è stato il ‘pretesto’ di un incontro tra due voci che, negli anni ’90, hanno accompagnato milioni di ascoltatori ogni sera con “Gran sera Deejay”.

La confidenza e la complicità tra Paoletta e Manu ha reso particolarmente coinvolgente la diretta, con tanti messaggi da parte del pubblico che, a più riprese, ha chiesto di poterle risentire di nuovo in onda.

Una chiacchierata da rivivere, anche in differita, e che vi riproponiamo cliccando qui sotto, direttamente dal profilo Facebook di Paoletta.

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“Confessioni di una dj”: il libro di Manuela Doriani

“Una fotografia perfetta, senza tempo e senza filtri”: così Manuela Doriani presenta il suo libro “Confessioni di una dj”, appena uscito per Mariotti Publishing.

Ibiza, Roma, Milano, playlist, birra Tennent’s, mixer, serate, radio, amici, trasferte, amore, sesso, amicizia, professionalità e disagi conditi da humour: questi gli ingredienti principali di un libro nel quale l’autrice si racconta con ardore, passione ed energia.

Dj, speaker, autrice, giornalista e docente di tecniche radiofoniche, la Doriani ha lavorato come speaker nei principali network: Radio Deejay, Radio Capital, Radio Kiss Kiss, RDS, Play Radio, m2o.

Oggi Manuela Doriani è in onda ogni giorno sulla superstation Radio Wow.

A cura di Danceland

 

“La Radio libera, La Radio prigioniera”: Ubaldo Ferrini racconta i cambiamenti del ‘mezzo’, in un libro diventato un caso editoriale

La radio sta godendo, in questi ultimi mesi, di una forte popolarità in versione ‘cartacea’.

Sono diverse le pubblicazioni di testi che trattano l’argomento, affrontandolo da vari punti di vista: storico, contenutistico, tecnico.

Particolare riscontro lo sta ottenendo Ubaldo Ferrini, che – grazie anche alla collaborazione di due nomi noti del settore quali Marco Biondi e Massimo Lualdi che ne hanno curato rispettivamente la prefazione e la postfazione – ha pubblicato il libro “La Radio libera, La Radio prigioniera”.

Uscito nel mese di gennaio 2021, Ferrini – che nel suo passato ha diretto alcune emittenti del catanese, dove è nato e vive, ed è successivamente diventato docente di corsi legati alla comunicazione ed allo spettacolo – ha subito conquistato i favori del pubblico.

Il libro è strutturato in quattro parti: la prima dedicata a racconti legati al passato dal taglio prettamente personale, la seconda nata per ricordare un mondo che non c’è più ai tempi degli studi analogici, la terza tocca il delicato argomento delle affinità e divergenze tra emittenti locali e network, la quarta pone riflessioni sulla radio contemporanea e sui suoi possibili scenari futuri.

Curiosi di conoscere la storia di questo testo, abbiamo contattato Ubaldo Ferrini.

“Questo libro” – ci spiega l’autore – “nasce dall’esigenza di documentare e non dimenticare un’epoca che è stata importantissima per lo sviluppo della radiofonia privata in Italia e che oggi non c’è più”.

Un periodo che ha fortemente emozionato chi l’ha vissuto in prima persona e che Ferrini ricorda con orgoglio ed emozione. Le radio libere hanno rappresentato un fenomeno importante per quanto concerne il pluralismo e la libertà di parola, ma ci sono tanti retroscena oggi scomparsi e che hanno reso più ‘freddi’ gli studi radiofonici contemporanei, rispetto a quanto accadeva 30-40 anni fa.

“Chi ricorda le sale dischi, che erano simbolo della potenza musicale dell’emittente? L’incubo delle piastre a cassette? Le peripezie per i ‘notturni’? Passaggi” – ricorda Ferrini – “che hanno accomunato le numerosissime emittenti territoriali che esistevano all’epoca.

Tra i primi capitoli del libro, anche uno dedicato alla moda degli adesivi che, applicati sull’auto, identificavano la propria emittente preferita, dandone un senso di appartenenza.

Il titolo del libro – la cui copertina è stata realizzata dal vignettista Turi Papale – tende però a dividere in maniera netta due epoche diverse: la radio libera, a cui si rifanno i primi tempi della radiofonia privata, e quella prigioniera, indubbiamente più professionale ma anche ‘ingabbiata’ in format rigidi che permettono poca creatività ai giovani di oggi.

“Oggi sappiamo che i ragazzi che seguono la radio sono numericamente meno rispetto ai nostri tempi. Del resto” – specifica – “l’offerta di musica e intrattenimento di cui dispongono adesso è molto più vasta, per cui la radio deve sapersi distinguere nei contenuti. Finchè lo speaker sarà costretto a limitarsi alla lettura del messaggio arrivato dall’ascoltatore, in un lasso di tempo peraltro limitato, non vi sarà mai lo stimolo di poter crescere e di potersi esprimere e sperimentare”.

Proprio riguardo a questo, Ferrini è orientato verso modelli di radio che catturano l’attenzione di chi le ascolta, “quelle da cui fatichi a scendere dall’auto quando hai parcheggiato”, ci dice.

E tra queste, si parla di talk-radio dai contenuti chiari: Radio 24, Radio Sportiva e Radio Radio.

Tre categorie di emittenti diverse per copertura e (in parte) contenuti, ma dove la parola (e la trasmissione in diretta) non teme nè la musica di Spotify, nè il crescente interesse verso i podcast.

Ed è proprio verso questa direzione che Ferrini auspica vada la radio, per evitare di trovarci tra 10 o 20 anni con una serie di emittenti-computer, che dal punto di vista economico godrebbero di costi ridotti al minimo, ma che non potrebbero offrire al pubblico più di una fredda sequenza di musica e rubriche registrate.

La radio quindi ha ancora tanto da raccontare ed il forte riscontro che il libro sta ottenendo – che ha riscosso ottimi posizionamenti nelle classifiche di vendita – conferma l’interesse verso il mezzo e la sua storia.

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“La vita a piccoli passi”: Luca Viscardi rivive in un libro i difficili mesi del covid

Sta per terminare il 2020 e per Luca Viscardi si conclude un anno indubbiamente non semplice, in seguito al covid che l’ha colpito nel momento più difficile, quell’indimenticabile mese di marzo in cui del virus si conosceva ancora poco e non si sapeva come comportarsi.

Tutto questo è successo appena poche settimane dopo il Festival di Sanremo, dove Viscardi era stato tra i protagonisti dalla postazione radiofonica nella Città dei Fiori.

Tanti incontri e interviste, una delle quali anche con noi di FM-world, in cui era inimmaginabile pensare a quello che sarebbe successo soltanto poche settimane dopo.

Luca è guarito, ma quei mesi di sofferenza (non solo fisica) sono stati ‘tradotti’ in un libro chiamato “La vita a piccoli passi”.

Mercoledì 23 dicembre, Viscardi farà una presentazione on-line sulla pagina Facebook ‘Mister Gadget’, insieme a tanti amici e colleghi radiofonici.

Lo abbiamo contattato per entrare nel vivo del libro e dell’incontro pubblico delle prossime ore.

  • Cominciamo forse dalla domanda più banale anche se non scontata: perchè la scelta di raccontare la tua vicenda col covid?

Dopo tanti anni in cui ho usato la voce per raccontare le storie degli altri, ho pensato che per raccontare la mia fosse necessario scrivere. In un certo senso mi è servito anche come forma di liberazione, quasi una sorta di esorcismo di un’esperienza devastante come quella che mi è capitato di vivere tra marzo e aprile.

In realtà, l’esigenza di raccontare quanto è successo è arrivata dopo aver ascoltato le prime voci “negazioniste”, le prime reazioni di coloro che non credevano quasi all’esistenza del virus e che pensavano che fosse un rischio solo per anziani o persone già malate. Mi è venuto spontaneo raccontare il percorso, perché fosse più facile comprendere di che cosa si stesse parlando.

  • Una sofferenza così forte ha cambiato la tua scala di valori e priorità della vita?

Può sembrare banale, ma trovarsi all’improvviso, nel giro di pochi giorni, proiettato da una vita iper frenetica alla condizione di non riuscire a camminare, mangiare, fare tutto quello che sembrava assolutamente banale nel corso di una normale giornata, inevitabilmente ti fa stilare una sorta di priorità delle cose che ti mancano di più, di quelli che ti piacciono e anche di quelle che magari non hai più voglia di fare.

Avevo passato indenne la soglia dei cinquant’anni, senza la classica crisi di mezza età, ma questo mese così surreale, vissuto quasi come un film sicuramente a spostato molte delle mie priorità. Passi una vita ascoltando il racconto di chi dice che “si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”, poi scopri che è davvero così, non è solo una metafora e allora ti viene voglia di prendere pieno possesso del tuo tempo e di come lo impieghi.

Non posso dire che la scala dei valori sia cambiata, ma di averla messa in un diverso ordine sicuramente sì.

  • Essendo in primis uomo di radio, come pensi che i mezzi di comunicazione si siano comportati nel gestire questo anno difficile?

Credo che questo periodo storico, come tutti i momenti dirompenti dell’esistenza dell’uomo, probabilmente richiederà molto tempo prima di poter essere valutato con lucidità e con la capacità di vedere un quadro d’insieme molto più ampio. Probabilmente, anche il lavoro dei mezzi di comunicazione potrà essere analizzato in futuro e compreso fino in fondo quando questo momento sarà un ricordo.

Cercando di valutare la partita, quando l’arbitro non ha ancora fischiato la fine, mi pare di poter dire che i mezzi di informazione hanno in un primo momento svolto un ruolo prezioso, nel secondo invece buttato pericolosamente benzina sul fuoco che stava cominciando ad ardere un po’ ovunque nel mondo. In mezzo a questa infodemia credo che la Radio abbia avuto un ruolo importantissimo nel fare ciò che le riesce meglio, e tenere compagnia ai suoi utenti informando senza sensazionalismo e terrorismo.

Alcuni lo hanno fatto meglio di altri, ma in linea generale credo che si possa dire che la Radio si sia comportata bene e non a caso i risultati sono stati più che discreti, nonostante il radicale cambiamento di abitudini dei suoi ascoltatori.

Purtroppo, alla tenuta degli ascolti sappiamo che si è invece aggiunta una crisi economica devastante per tutto il settore, probabilmente questo sarà un momento che porterà ad una forte selezione dei soggetti presenti sul mercato.

  • Il 23 dicembre sarai al centro di un incontro online con amici e professionisti, in cui parlerai dei tuo libro. Quale messaggio vuoi far emergere? E perchè hai scelto proprio questi interlocutori?

Quella di mercoledì è una diretta che ho pensato perché sono stato ospitato un po’ ovunque in queste settimane per raccontare la nascita e i contenuti del mio primo libro, ma non ho mai fatto una presentazione ufficiale sui miei canali. Devo tra l’altro cogliere l’occasione per ringraziare i tantissimi colleghi della radio che mi hanno ospitato, così come hanno fatto anche tantissime realtà televisive in Italia, ma anche molti appassionati di lettura che gestiscono blog o canali social dedicati ai Libri.

Mercoledì sera, invece, faremo qualcosa di un po’ diverso: ho raccolto un po’ di amici, con una delle persone che stimo di più in assoluto, Don Antonio mazzi, per un giro di auguri e un piccolo approfondimento sui temi del libro, che purtroppo sono ancora attualissimi. A me piacerebbe trasferire un messaggio di positività, pur nella difficoltà di questo periodo e ben consapevole di quanto difficile sia stato questo anno per moltissime persone e per tantissimi professionisti.

Quando parlo di positività, parlo della propensione, che io credo sia indispensabile, nel cercare di guardare il bicchiere mezzo pieno e di guardare avanti, perché con le polemiche, le recriminazioni, la ricerca spasmodica di un nemico non si va da nessuna parte. Ho scelto alcuni degli amici che ho sentito spesso in questi mesi, che lavorano per molte radio importanti in tutta Italia, perché le loro voci sono quelle che hanno raccontato le tante storie che io ho sintetizzato nel mio libro.

  • Pensiamo, per finire, al 2021. Come lo vedi sia per te che il nostro Paese?

Il 2021 sarà un anno molto difficile, non dobbiamo illuderci che la sola disponibilità del vaccino sia sufficiente per spazzare via all’improvviso le difficoltà che abbiamo vissuto nel corso del 2020. Questo non vuole essere un approccio pessimista, ma realista, con la convinzione che un momento complicato come questo si possa superare solo con la voglia di combattere, la capacità di cambiare, ma soprattutto l’agilità di capire in quale direzione stiamo andando, per adattare molto velocemente le nostre professionalità o il nostro business.

Per me sarà un anno intenso, ricco di tantissime sfide, che affronto con l’entusiasmo di sempre e un’energia rinnovata.

Come diceva qualcuno, the best is yet to come.

Auguri a tutti!

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Raistereonotte rivive in un libro

Raistereonotte è stato uno dei programmi ‘cult’ della radiofonia degli anni ’80 e ’90.

Ora un libro ripercorrerà un’epoca indimenticabile, anticipato dal seguente comunicato.

Sarà presto disponibile nelle librerie e sui siti online il libro dedicato al programma radiofonico che ha contraddistinto più di una decade nell’evoluzione della stereofonia in Italia e che tuttora costituisce il punto di riferimento transgene­razionale di moltissimi ascoltatori. È in uscita a dicembre per Iacobelli Editore “Raistereonotte – Il libro”, a cura di Giampiero Vigorito e dei conduttori della trasmissione di Radio Rai in onda dal 1982 al 1995.

Con la prefazione di Carlo Massarini, il libro raccoglie curiosità, retroscena e testimonianze dei collaboratori storici che si sono alternati per 14 anni ai microfoni del programma trasmesso in diretta dagli studi di via Po 14 a Roma, tra cui figurano Ernesto Assante, Marco Boccitto, Stefano Bonaugura, Giuseppe Carboni, Alberto Castelli, Massimo Cotto, Carlo De Blasio, Teresa De Santis, Stefano Mannucci, Enrico Sisti, Fabrizio Stramacci.

“Un viaggio a ritroso nel tempo – racconta Giampiero Vigorito – per rivivere una volta ancora le storie, gli aneddoti, le voci di una trasmissione che è entrata nell’immaginario collettivo e che ha scavato un solco nel cuore di quelle creature della notte che hanno dedicato alla musica le ore che li accompagnavano nello studio, nel lavoro, negli impegni notturni”.

Da Renzo Arbore a Claudio Baglioni, da Edoardo Bennato a Ligabue, oltre 40 i personaggi della cultura, dello spettacolo e della musica che hanno voluto partecipare con un proprio contributo per rievocare nel libro il ricordo di un programma che ha fatto delle loro notti una dimensione dell’anima e rimane ancora oggi una intramontabile trasmissione di culto.

Un libro che vale la pena leggere perché narra la storia di un’intera generazione che ha fatto, vissuto e amato la radio e assicura che l’enorme patrimonio di certe notti non vada totalmente disperso.

(Comunicato stampa)

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