Da oltre un anno a questa parte, il DAB+ sta diventando una realtà concreta per gli italiani.
Dopo anni di annunci, i ricevitori per la ‘digital radio’ sono oggi di serie sulle autoradio e su tutti i device.
Mentre i tre mux nazionali proseguono l’espansione della copertura (due di essi già raggiungono circa l’80% della popolazione italiana), a rimanere penalizzate sono le radio locali.
Ad eccezione di un numero limitato di bacini dove è stato possibile portare a termine la pianificazione, per la maggior parte delle emittenti territoriali non sono ancora state rese disponibili le frequenze su cui trasmettere, con la conseguenza che i nuovi utenti digitali dispongono di un’offerta di 50 reti nazionali e – in almeno 2/3 dell’Italia – della totale assenza delle radio areali.
Per ‘liberare’ canali si dovrà attendere la metà del 2022, con l’ulteriore rottamazione di alcuni spazi attualmente utilizzati dal digitale terrestre, ma la lunga attesa non piace agli editori locali.
A spiegarlo a FM-world, simbolicamente a nome delle tante voci del territorio, è Gianni Prandi, editore di Radio Bruno, una delle più seguite superstation (tra le poche uscite vincenti dall’ultima indagine radiofonica, NdR).
“L’attuale situazione del DAB+ per le radio locali” – ci spiega, raggiunto al telefono – “è drammatica e non può più essere tollerata. Da ormai due anni a questa parte, la ricezione del digitale è di serie su tutte le autoradio e ogni giorno abbiamo ascoltatori che ci chiamano perchè non riescono a trovarci”.
La diffusione digitale di Radio Bruno, come per tutte le areali, è infatti limitata a poche città dove il DAB+ è stato autorizzato. Nello specifico, la superstation emiliana si ascolta nei bacini di Bologna, Firenze, Torino e Perugia. Uscendo di alcune decine di km dal raggio di copertura, il ‘suono perfetto’ (come viene evidenziato negli spot) scompare e si deve necessariamente passare all’FM o (eventualmente) all’IP.
Prandi sottolinea un secondo problema legato a questo ‘deficit’: “Alcune autoradio – al momento dell’accensione – partono di default dal DAB+, per cui anche chi ci cerca in FM, al riavvio dell’auto rischia nuovamente di perderci”.
La richiesta degli editori locali (e in questo caso anche di Aeranti Corallo, l’unica associazione di categoria – che rappresenta Radio Bruno e diverse altre reti areali – riuscita a far nascere alcuni consorzi) è quella di attivare impianti provvisori, in vista della pianificazione ufficiale che si terrà tra un anno e mezzo, per permettere intanto di essere sul mercato.
“Chiediamo semplicemente di poter competere ad armi pari“ – sottolinea Prandi – “in quanto per le emittenti nazionali che subiscono interferenze nelle zone di confine, ci si è immediatamente attivati per cercare canali alterativi. Quindi le frequenze a disposizione già ci sarebbero”.
L’editore di Radio Bruno, inoltre, ci fa notare che quasi l’intera Pianura Padana – una delle aree più densamente popolate e produttive – non può godere della ‘digital radio’ locale, con tutte le conseguenze economiche e d’immagine che questo comporta.
“Mi domando” – aggiunge – “come in un Paese come l’Italia questa disparità evidente possa essere non solo tollerata, ma anche sostenuta dal Ministero competente che si rifiuta di concedere le autorizzazioni provvisorie”.
“Ci auguriamo che si ponga fine quanto prima a tutto ciò” – conclude sconsolato l’editore di Radio Bruno – “in quanto non è sufficiente un’autorizzazione per partire. Bisogna creare gli impianti, ottimizzare le antenne. È un processo complesso ed importante che necessita di tempo e da cui l’emittenza locale non può essere esclusa“.
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