Radio e servizi parlamentari: tutto come prima?
La procedura legata alla gara – va detto subito – è ancora in corso e anticiparne l’esito non è né opportuno né possibile. Tuttavia i documenti finora pubblicati sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico/Comunicazioni delle indicazioni le danno, indubbiamente.
Parliamo della gara europea a procedura aperta, in unico lotto, per l’affidamento in concessione del servizio di trasmissione radiofonica nazionale in modulazione di frequenza delle sedute parlamentari, di qui alla fine del 2022, per la quale “è stato stimato un importo a base di gara di euro 8.196.720, al netto di IVA”. La questione è stata assai discussa in passato, come abbiamo già ricordato in un predente articolo, e in campo c’è stata, più o meno sempre, Radio Radicale, a lungo sulla base della famosa Convenzione.
La procedura di gara prevede l’aggiudicazione secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, individuata sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo. Dopo la pubblicazione estiva del bando di gara, con termine di scadenza per la presentazione delle offerte il 13 settembre scorso, e dopo alcuni rinvii a carattere tecnico, l’11 ottobre c’è stata “la seduta pubblica al fine della valutazione della documentazione amministrativa per la gara”. Qui si è però preso atto che la domanda pervenuta entro il 13 settembre in realtà era solo una, quella del Centro di Produzione s.p.a., cioè appunto di Radio Radicale.
La domanda del Centro di Produzione è stata a quel punto ammessa alle successive fasi della gara, mentre il 18 ottobre c’è stata la riunione della commissione Giudicatrice, che ha proceduto a formulare la proposta di aggiudicazione a Centro Produzione Servizi, con successiva pressa d’atto e approvazione del MISE del 21 ottobre.
A questo punto la decisione finale non dovrebbe tardare molto.
Mauro Roffi
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