La radio 4.0 cerca nuovi contenuti: successo per il convegno a Palazzo Pirelli

Come sta evolvendo la radiofonia in Italia e nel mondo? Quali scenari si prospettano per il medium che, più di altri, è riuscito ad adattarsi ad ogni tipo di device?

L’argomento è stato al centro di un convegno, decisamente partecipato, tenutosi a Milano, presso Palazzo Pirelli, sede della Regione Lombardia.

“Radio, informazione e intrattenimento nell’era 4.0 – Prospettive in onda” il titolo dell’incontro dove si sono confrontati nomi noti dell’etere e professionisti del settore, che a vario titolo hanno sottolineato l’importanza del contenuto, in quello che sarà un modo diverso di fruire la radiofonia, rispetto alla linearità della programmazione a cui siamo sempre stati abituati.

Dopo i saluti istituzionali, ad aprire il dibattito, moderato brillantemente da Patrizia Cavallin di Radio Otto FM, è stato Massimo Lualdi (Consultmedia e Newslinet) il quale ha prospettato la necessità che il mezzo radio si adegui proprio a nuovi modelli di contenuti, in un segmento dove la musica rischia di diventare sempre più appannaggio di Spotify e di altre piattaforme digitali. Un rischio analogo a quello che la tv tradizionale ha subìto da Netflix, non percepito inizialmente come un competitor del piccolo schermo.

Ed è proprio al digitale a cui guarda oggi Franco Lazzari, storica voce di diverse realtà dell’FM lombarda, che da oltre un anno ha dato vita alla piattaforma Radiofenomeni che sta riscontrando grande successo, anche grazie all’interazione con i social network.

Ma se il pubblico più giovane è stato valutato, dai primi interventi, distante dalla radio, a controbattere questo pensiero ci ha pensato Filippo Grondona, che con i suoi 18 anni di età (ed un curriculum già decisamente ricco), risulta essere ad oggi uno dei più giovani speaker dell’FM italiana.

Attualmente in forza a Radio Globo, Grondona ritiene che ci sia voglia di radio anche da parte dei più giovani, a dimostrazione del fatto che in altri Paesi vi sono realtà con speaker “millennial”, che forse sono riuscite ad adeguare al meglio le aspettative dei ventenni di oggi.

Luca Levati, direttore di Radio Lombardia, ha poi concluso la prima parte della giornata mettendo in evidenza il valore del contenuto locale che contraddistingue ancora oggi tante realtà territoriali e che grazie al web, tuttavia, viene rilanciato in tutto il mondo, fornendo un servizio utile anche a chi, attraverso la radio, vuole sentirsi vicino ad una determinata località o territorio.

La seconda parte della mattinata, aperta da Nicola Franceschini che ha spiegato il progetto FM-world che include sito d’informazione radiofonica, aggregatore di streaming e community sul web, si è concentrata sugli smart speaker e sugli sviluppi a cui sta lavorando 22HBG. A prendere parola, il CEO Gianluca Busi assieme a Renzo Marrazzo, i quali hanno subito specificato le molteplicità d’uso che l’Intelligenza Artificiale può portare nella nostra quotidianità, migliorando la qualità della vita delle persone.

In ambito strettamente radiofonico, una dimostrazione “live” di Google Home ed Amazon Echo ha messo in evidenza quanto gli smart speaker possano aiutare l’utente sia nella ricerca di una stazione radio, sia nella richiesta di un tipo di contenuto specifico, che venga selezionato a prescindere dall’emittente. Chiedendo, per esempio, la radiocronaca di una partita di calcio, potrebbe essere possibile accedere al programma richiesto, senza conoscere la radio che la diffonde.

L’evento è stato trasmesso in diretta da Radio Radio Tv, di cui era presente l’editore Fabio Duranti (oltre al giornalista/conduttore Ilario Di Giovambattista) che ha terminato gli interventi programmati, ma non il dibattito. In seguito alle numerose domande dei giornalisti e degli operatori presenti, infatti, il convegno è proseguito per quasi un’ora rispetto ai tempi previsti.

Un pretesto per continuare in questa direzione e proporre nuovi incontri, il primo dei quali verterà sui possibili modelli di business a sostegno della radiofonia 4.0.

Radio e smart speaker: grande interesse per il convegno a Palazzo Pirelli

Tutto pronto per il convegno di mercoledì 21 novembre che si terrà al Palazzo Pirelli di Milano, sede della Regione Lombardia.

“Radio, informazione e intrattenimento nell’era 4.0” è il titolo dell’incontro che avrà inizio alle 9.30 e che vedrà alternarsi diversi professionisti del settore, per fare il punto sugli scenari futuri.

Ad aprire il dibattito, dopo l’introduzione dal consigliere regionale Angelo Palumbo, presidente della V Commissione Territorio e Infrastrutture che porterà i saluti istituzionali, sarà Massimo Lualdi (avvocato, giornalista e direttore di Newslinet), che collegherà la ricca mattinata al convegno tenutosi lo scorso gennaio (“La radio fra informazione e intrattenimento”), sottolineando l’evoluzione che sta attraversando il mezzo radio, sempre più plasmato su device diversi.

A seguire, l’intervento di Gianluca Busi, CEO di 22HBG, società specializzata nella ricerca e sviluppo di soluzioni innovative ed applicazioni in ambito Radio e Tv 4.0, che proprio con Consultmedia di Lualdi ha definito una joint venture per promuovere la veicolazione di contenuti radiofonici (in live streaming e tramite podcast) sugli smart speaker e in particolare Google Home ed Echo di Amazon.

Ma 22HBG significa anche FM-world, sia come aggregatore di flussi streaming, sia come sito di informazione radiofonica, che quest’anno festeggia il ventennale, ideato e diretto da Nicola Franceschini, che ne descriverà i dettagli, facendo a sua volta un’analisi di come è cambiato il settore radio dagli esordi del sito ad oggi.

Nella seconda parte della mattinata, seguiranno i contributi di Franco Lazzari, una delle voci che ha fatto la storia della radio, nonchè ideatore del progetto Radio Fenomeni; Filippo Grondona, giovane ma già affermato speaker di Radio Globo; Luca Levati, direttore responsabile di Radio Lombardia; Fabio Duranti, editore di Radio Radio che trasmetterà il convegno attraverso il proprio canale televisivo.

Durante la giornata, verranno mostrate ai presenti le potenzialità e le funzionalità degli smart speaker, soprattutto in ambito radiofonico, a cui diversi gruppi editoriali hanno già mostrato un forte interesse.

In seguito alle forti richieste pervenute, inoltre, dalle 13.30 alle 15.00, in accordo con la Regione Lombardia, gli avvocati di Consultmedia ed i tecnici di 22HBG saranno a disposizione dei partecipanti al Convegno, dopo il termine del dibattito finale, per fornire informazioni di carattere legale e tecnico sul conseguimento dei titoli di FSMA per visual radio DTT, sugli aggregatori IP e sulle skill per gli smart speaker Amazon Echo e Google Home.

Lorenzo Suraci ad FM-world: RTL 102.5, una radio per tutti che investe sui giovani

FM-world compie vent’anni e, in occasione dell’anniversario del sito che poi ha dato origine all’omonima app, cominciamo un giro di interviste ai grandi protagonisti della radio in Italia.

Uno dei primi ad accettare con entusiasmo la nostra proposta è stato Lorenzo Suraci, editore di RTL 102.5, da anni la radio più ascoltata in Italia con cui abbiamo iniziato una lunga chiacchierata, partendo dagli anni ’90, quando l’emittente si faceva strada in un panorama già fortemente caratterizzato da altri network nati in precedenza, quali Radio 105 e Radio Deejay.

FM-world app rtl 102.5

“RTL 102.5 è stata la prima radio nazionale a credere nel formato hit radio” – esordisce Suraci. “In quegli anni molte emittenti trasmettevano successi internazionali e dance, mentre noi abbiamo sempre proposto una playlist generalista molto forte, con brani noti al grande pubblico, sia del presente che con richiami al passato. Assieme all’isofrequenza che abbiamo cercato di portare in tutta Italia e alla diretta 24 ore su 24, con news all’inizio del clock, abbiamo lanciato un tipo di radio che fino ad allora non c’era”.

E proprio questo mix di componenti ha portato velocemente RTL 102.5 ai vertici delle radio più popolari ed ascoltate d’Italia. Ma una delle prime innovazioni arriva con gli anni 2000 e la nascita della esordiente radiovisione: il progetto multimediale Hit Channel.

“Hit Channel è stato il nostro primo esperimento che ha unito radio, tv, internet ed sms” – ci racconta l’editore – “Aveva un taglio più giovane di RTL 102.5 ed era visibile in buona parte del mondo, non solo tramite web, ma con una diffusione da più satelliti”.

Il progetto Hit Channel attraversa varie fasi, una delle quali vede la direzione artistica di Claudio Cecchetto ed il lancio di diverse voci “esordienti”, anche se l’apice della popolarità arriva in concomitanza di uno dei più drammatici eventi della storia recente.

“Nel 2001 – ricorda Suraci – Hit Channel aveva uno studio anche a New York, sulla quarantaduesima strada, da dove vi trasmetteva Gianni Riso. L’11 settembre eravamo là e quel tragico attentato cambiò radicalmente la nostra programmazione per 3 giorni consecutivi, con diretta audio e video in contemporanea su RTL 102.5 per raccontare quanto accadeva e quanto stavamo vivendo dalla Grande Mela”.

Una svolta che non cambierà nell’immediato il progetto, ma che lo porterà gradualmente verso una unificazione di RTL 102.5 radio e tv, mettendo assieme musica, intrattenimento e informazione, con relativa ascesa negli ascolti.

Il primo decennio del 2000 è stato quello, non a caso, in cui RTL 102.5 si è resa presente su qualsiasi piattaforma, credendo non solo sul satellite e sul web, ma anche sul DAB, che solo oggi sta cominciando a “sdoganarsi” dopo anni di rimandi e di mancate pianificazioni.

Lorenzo Suraci, tuttavia, ci tiene a specificare un’altra decisiva svolta dell’emittente. “Dodici anni fa, supportati da un’agenzia con cui lavoriamo ancora assieme, decidiamo di puntare su quella che è sempre stata una nostra filosofia di vita: la normalità. E così nasce il claim Very Normal People che ottiene da subito un grande successo”.

Nel mentre, arriva il digitale terrestre – dove RTL 102.5 si colloca quasi subito sul semplice numero 36 (l’LCN più basso tra le radio presenti in tv) – e arrivano smartphone e tablet, da cui si sviluppano le prime app. Il tutto, senza rinunciare a quelli che da sempre sono i punti di riferimento di RTL 102.5: le hit, la diretta 24 ore su 24, le news all’inizio di ogni ora e l’isofrequenza nazionale.

Suraci ci tiene tuttavia a sottolineare che RTL 102.5 è e resta una radio, anche se caratterizzata dall’immagine. “Noi non siamo una tv, non trasmettiamo un prodotto diverso da quello che si sente in radio, come fanno diversi nostri concorrenti. Ed è la cosa più semplice, perchè chi ci guarda, vede la radio e basta. Questa è la filosofia della radiovisione”.

Una formula che Suraci ha voluto imprimere anche nelle due seconde nate: Radio Zeta e Radiofreccia.

“Le nostre “seconde reti” nascono in seguito all’evoluzione della radiofonia di questi ultimi anni, sempre più concentrata nelle mani di pochi ed importanti gruppi editoriali. E così abbiamo deciso di ampliare la nostra offerta, inizialmente tentando l’acquisto di R101, che mi fu proposto da Mondadori per poi saltare quasi all’ultimo istante”.

La vicenda accade nel 2015, quando RTL 102.5 dispone già di diverse emittenti tematiche sul web, tra cui una rete di musica italiana.

“La coincidenza della volontà di cedere Radio Zeta da parte dell’editore Angelo Zibetti, che conoscevo da molti anni, anche perchè entrambi gestivamo discoteche nel bergamasco, ha fatto il resto. Zeta entra così nell’orbita di RTL 102.5, con un graduale cambiamento di target, per cercare di abbassare l’età media dell’ascoltatore che era molto alta”.

Tempo pochi mesi e la radiofonia italiana si ritrova un concorrente importante come Mediaset.

“Questo ci ha spinto ad allargarci ulteriormente, puntando – dopo le hit di RTL 102.5 e la musica italiana di Radio Zeta – verso il rock. L’occasione di rilevare Radio Padania ci ha permesso di lanciare Radiofreccia. Entrambe – sia Zeta che Freccia – ci stanno dando soddisfazioni, anche se non è semplice entrare in un mercato già caratterizzato da tanti colossi”.

Oggi le tre radio di Suraci oscillano attorno ai dieci milioni di ascoltatori nel giorno medio ieri, con una RTL 102.5 dominante, ma una Freccia in crescita ed una Zeta che sta ultimando il cambio di buona parte degli ascoltatori della precedente versione.

Suraci è convinto che si possa e si debba fare ancora tanto per le sue emittenti, in un panorama tecnologico che cambia in continuazione.

“RTL 102.5 ha investito molto sui social corner, negli ultimi tempi. Abbiamo inserito, anche in voce, diversi giovani che seguono i nostri social network e tengono monitorato ciò che si dice in rete, per avere sempre un occhio sulle riflessioni della gente e dei nostri ascoltatori”.

Una figura, quella dei social media manager, che smentisce (almeno in parte) la voce secondo cui i giovani oggi non ascoltano più la radio.

“In alcuni nostri programmi, quali il domenicale L’Indignato Speciale, abbiamo introdotto alcuni ragazzi che ci hanno contattato personalmente, proponendoci contenuti che abbiamo ritenuto interessanti. Quindi esiste anche una generazione giovane che segue la radio e in cui desidera lavorarci”.

Prospettive interessanti, dunque, quelle che emergono sul futuro non solo di RTL 102.5, ma dell’intero mezzo, oggi sempre meno seguito con ricevutori tradizionali (soprattutto da parte dei più giovani) e sempre più “sintonizzato” tramite le tante piattaforme digitali, tra cui le app: quella di RTL 102.5, ma anche quella di FM-world (disponibile gratuitamente per iOS ed Android), l’aggregatore che include tutte le più importanti emittenti italiane, comprese quelle del gruppo Suraci.

Ora per RTL 102.5 si prospetta l’ennesima estate ricca di eventi e di esterne, a poche settimane dal lancio della nuova campagna che sottolinea le forme contemporanee di “normalità” a cui si fa sempre più spesso riferimento.

“Come evolve la radio?”, Linus e Sinibaldi a confronto a Bologna

Un confronto tra due nomi importanti della radiofonia italiana per raccontare la storia del mezzo, ma soprattutto per capire quale ne sarà il suo futuro.

E’ quanto si è tenuto a Bologna nella serata di martedì 30 gennaio in un incontro organizzato dall’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna e dalla Fondazione dell’Ordine, in collaborazione con Mismaonda e che ha visto come protagonisti Linus (direttore artistico di Radio Deejay) e Marino Sinibaldi (direttore di Radio3), moderati dall’esperto di comunicazione interculturale Claudio Cumani.

“Come evolve la radio?” (questo il nome dell’appuntamento presso il suggestivo Oratorio di San Filippo Neri in via Manzoni) ha preso il via con una introduzione di Sinibaldi che ha tracciato la storia della radio, mettendo in evidenza la sua plasmabilità, che da oggetto immobile (voluminoso, al centro della casa, ascoltato da tutti) si è “smaterializzato”, adattandosi a tutti device.

E su questo è tornato anche Linus che ha sottolineato come sia cambiata la radio anche nei contenuti, dai suoi esordi degli anni ’70 ad oggi. Le radio “libere” sono quelle che hanno portato in Italia la trasmissione continua nelle 24 ore, quelle che hanno impostato il proprio palinsesto sulla musica, quando la Rai ne dedicava solo piccole porzioni.

Ma la tecnologia negli anni si è evoluta, di conseguenza anche il pubblico ed i contenuti. Oggi la musica, per quanto ancora ampiamente presente, non rappresenta più la centralità del contenuto, sia perchè la si può ritrovare su molti altri mezzi (e on demand), sia perchè l’omologazione di certe playlist ha reso necessario il differenziarsi tramite la parola e tramite che cosa si comunica. Ed è proprio la parola, “la diretta di un momento che non sai mai esattamente come andrà a finire” che rende affiscinante il mezzo e lo mantiene sempre contemporaneo, anche in un’epoca dove si fanno strada i podcast ed altri modi di fruizione. Per non parlare del pubblico, una volta rappresentato da giovani che nella radio cercavano la musica e che oggi si è spostato verso un’età più adulta, interessato alla parola più che alla ultima hit.

Altri aspetti emersi sono quelli della tv e dei social rapportati con la radio. Linus ha parlato di Deejay TV, ribadendo che l’unico programma della “sua” radio che si presta per una “radiovisione” è “Deejay chiama Italia” in seguito al taglio proposto, ma che – pur riconoscendo l’importanza che ricopre un marchio radiofonico sul piccolo schermo – l’emittente sul digitale terrestre di Radio Deejay manterrà l’attuale versione musicale. Ancora meno l’importanza che una realtà come Radio3 nutre verso l’immagine, pur essendovi una webcam che diffonde certi programmi.

E sui social, entrambi d’accordo che se da un lato sono stati un arricchimento ed un complemento per l’interazione col pubblico, dall’altro non bisogna prenderli troppo alla lettera, poichè spesso offrono un’immagine distorta della realtà. Linus ne ha approfittato per salutare l’amico Luca Bottura (non presente, specifichiamo), il cui “Tuttorial” si è recentemente concluso. Riguardo al programma, il direttore di Radio Deejay ha sottolineato quante critiche siano emerse dai social nel quattro mesi della durata del programma, per poi ottenere come controparte altre critiche per la chiusura dalla parte silente che invece ne apprezzava i contenuti.

La radio, tuttavia, deve mantenere un ruolo autoriale. Giusto leggere qualche suggerimento dal pubblico, ma se si riduce un programma alla lettura di sms e commenti social, si snatura il ruolo stesso della radio, che dev’essere quello di raccontare qualcosa, di offrire stimoli e spunti.

E il futuro? La domanda se l’è posta anche il numeroso pubblico presente che ha chiesto ai due interlocutori come vedono il mezzo tra dieci anni. Per entrambi, il futuro esiste. La radio l’hanno data più volte per morta ed è sempre riuscita a risollevarsi e ad adattarsi, ma l’attale momento di passaggio, che vede lo sviluppo di nuove piattaforme e la necessità di un ricambio generazionale, rendono difficili eventuali previsioni, a partire dalla necessità di “palestre” (ossia radio locali e universitarie) che possano formare nuovi futuri “big”, oggi rappresentati in buona parte ancora da chi la radio la faceva già venti o trent’anni fa.

Nel complesso, un dibattito molto piacevole, dove Linus e Sinibaldi hanno tenuto alta l’attenzione per oltre due ore, di fronte ad un pubblico interessato e motivato.

Convegno Palazzo Pirelli: la Radio protagonista fra nostalgia e innovazione

Si è svolto stamattina al Pirellone della Regione Lombardia a Milano, l’annunciato convegno con alcuni dei principali operatori del settore per parlare di passato, presente e futuro della Radio. È stato subito chiarito che questo è solo il primo di una serie di incontri sul tema visto che non tutti gli interlocutori e gli esperti del settore hanno potuto partecipare oggi e che il tema è molto interessante.

La copertura radiotelevisiva dell’evento è stata garantita da Radio Radio TV (in DTT in Lazio, Umbria e Lombardia – dove è recentemente approdata sul canale 676 – e su Sky sul canale 826 e in FM nel centro Italia), e che è stata presente anche con propri giornalisti, primo fra tutti l’editore Fabio Duranti, che con un intervenuto fuori programma alla fine del convegno ha raccontato la sua realtà di talk radio da sempre multipiattaforma.

Da subito si è sottolineato che il Media Radio resiste: secondo il Censis la radio nel 2017 ha visto un 9% in più della raccolta pubblicitaria e un aumento degli ascolti, il 60% circa degli italiani usano la radio per informarsi e l’autoradio rimane lo strumento preferito per ascoltare le trasmissioni che vanno in onda in diretta (utenza al 70,2%).

L’incontro è stato più che un convegno tecnico, una piacevolissima chiacchierata fra amanti della radio ed operatori esperti in cui ognuno ha portato la propria storia ed esperienza. Patrizia Cavallin di Otto FM (radio di Varese) che ha ideato la mattinata e ha tenuto le fila degli interventi ha dato in primis la parola a Massimo Donelli il quale ha parlato di come la radio sia stata per lui formativa e fortemente legata al territorio.

Donelli, oggi ai vertici del TgR di Milano, ha raccontato del suo esordio alla radio di Varese e di come all’epoca la radio fosse un’officina di idee e una fucina di giornalisti (forse l’unica radio che ancora oggi è così, è Radio Popolare di Milano). Donelli ha sottolineato come in questa realtà locale abbia potuto apprendere il suo lavoro, e soprattutto come la radio veniva considerata luogo di aggregazione, luogo dove poter esprimersi liberamente. “La radio per me è tutt’ora contatto con il territorio, con la gente – ha detto – ed è proprio per questo che ho chiesto di poter condurre almeno una volta a settimana il Gazzettino Padano che rappresenta per me il legame con la mia storia e la realtà quotidiana”.

Dello stesso avviso anche Alberto Mentasti (TGR Milano) che nasce nel movimento di GS e Cl e che attraverso la radio ha sempre voluto dare spazio a quelle notizie trascurate dall’informazione ufficiale. “Per noi Radio voleva dire Libertà – ha detto – quando poi sono passato alla Rai, la parola chiave è diventata Responsabilità. Responsabilità di dare le notizie senza approssimazione e di raccogliere testimonianze. Ecco perché abbiamo voluto mantenere la vecchia e ormai storica sigla del Gazzettino Padano, perché è nato come GR con un’impronta popolare ed è ancora oggi garanzia di uno spirito legato alla gente e al territorio”.

Il tema del legame col territorio è stato poi affrontato da Luca Levati direttore di Radio Lombardia che ha spiegato come sia differente essere localisti o essere locali: “Il localismo ha uno sguardo limitato, ristretto, l’essere una radio locale, come noi la intendiamo, vuole dire, invece, declinare la politica e il mondo intero, sulla propria realtà territoriale. Tutto questo viene tradotto nel nostro palinsesto che vede, sia in mattinata che in tardo pomeriggio fino alle 20, talk show che parlano di attualità in un continuo confronto con i radioascoltatori”.

Di come è cambiato e continua a cambiare il linguaggio dell’informazione radiofonica ha parlato invece Dario Ceccarelli, responsabile delle news di Radio 24, radio inizialmente nata come costola e fotocopia del Sole 24 ore e che invece negli anni si è trasformata in qualcosa di autonomo e originale. “Una volta avevamo paletti sui termini che si potevamo o non si potevano usare nei radiogiornali – ha specificato Ceccarelli -. Oggi abbiamo capito che la radio è come una spugna che attinge dalla società e si impregna di essa. Non è possibile usare lo stesso linguaggio della carta stampata: la radio è vita, è legata alle sensazioni e alla gente e per questo il linguaggio di Radio 24, per poter arrivare alle persone, per ritrarre la società, è diventato più leggero, colloquiale ed immediato”.

Nella seconda parte del convegno si è parlato, invece, del futuro della radio: la cosiddetta Radio 4.0 e la multipiattaforma. Massimo Lualdi, manager di Consultmedia e direttore di Newslinet, ha spiegato come per multipiattaforma s’intenda la veicolazione del contenuto radiofonico su più vettori analogici e digitali, gli analogici sono ovviamente la modulazione di frequenza e le onde medie, i vettori digitali sono invece 4: l’IP (quindi i device mobili in generale), il Dab + che però è in ‘ritardo’ perché paga lo scotto di problematiche giuridico politiche, il satellite e il digitale televisivo terrestre, che è la grande novità per quanto riguarda le radio. Queste modalità dovranno convivere, aiutarsi e integrarsi fra loro ancora almeno per i prossimi 10 anni circa. Le modulazioni analogiche tenderanno con gli anni a scomparire e prevarrà la versione web centrica. Per quanto riguarda la radio in tv invece avrà un futuro diverso e più prolifero perché le recenti ricerche dicono che in una casa su due non ci sono più i ricevitori FM: questo significa che se la radio vuole raggiungere l’utente stanziale deve farlo attraverso altre piattaforme e dopo lo smartphone, il device più vicino all’utente è proprio il televisore. Altro fattore importante da cui le radio non possono prescindere è quello visual: se le radio vogliono competere con you tube devono introdurre la componente visiva.

Lualdi ha sottolineato infine come non ci possa dimenticare che il regno della radio è sempre stato e rimane tutt’ora la macchina: l’88% dell’ascolto avviene all’interno delle auto ed è quindi lì che si gioca una partita importante. La radio oggi in auto è sostanzialmente FM, ma già da quest’anno le cose potrebbero cambiare perché potrebbero prendere il via le cosiddette auto interconnesse.

Hanno concluso la mattinata gli interventi di Gerry Bruno che ha parlato del suo amore per la radio e della sua esperienza indimenticabile a Radio Milano International e quello di Massimo Valli e Aberto Davoli voci storiche rispettivamente di Radio Monte Carlo ed R101 che hanno, in effetti con un po’ di nostalgia, parlato della magia e del fascino che aveva la Radio di una volta, quando tutto rimaneva nell’immaginario dell’ascoltatore, quando i conduttori potevano mettere la musica a loro piacimento perché a dettare le regole era l’emozione più che gli ascolti e la raccolta pubblicitaria: “Oggi c’è molta omologazione ed anche se – dovendoci legare indissolubilmente ai social- i like alla propria radio fanno piacere – ha detto Davoli – sarebbe bello che ci si potesse qualche volta slegare da questi meccanismi e lasciarsi andare ancora alla pancia e al sentimento”.

(Contributo a cura di Aurora Gonevi, pubblicista freelance e collaboratrice di Millecanali)