La Rai contro il TER, Mucciante: “Quale credibilità possono avere dati come questi?”

Rai Radio contro TER. Il vicedirettore Flavio Mucciante esprime forti perplessità.

“Oltre due milioni e mezzo di ascoltatori in più in un solo semestre e una crescita per alcune emittenti, nel quarto d’ora medio (il riferimento per le campagne pubblicitarie) anche superiore al 70 per cento. Quale credibilità possono avere dati come questi?”.

Così il vicedirettore di Radio Rai Flavio Mucciante commenta la decisione del Tavolo editori di pubblicare anche i dati delle reti radiofoniche della Rai, nonostante il ricorso dell’azienda, che ne aveva chiesta la sospensione contestando l’attendibilità della metodologia e pesanti distorsioni nell’indagine, a causa di continue e aggressive campagne autopromozionali da parte di tutte le emittenti commerciali.

“È una pagina triste per il mondo della radio – afferma Mucciantel’arroganza di Ter rischia di provocare gravi danni alla credibilità del mezzo e pesanti riflessi negativi sugli equilibri del mercato pubblicitario”. Del resto, l’epilogo di questi giorni con l’uscita della Rai da Ter è il risultato di anni di sollecitazioni inascoltate.

“Tutte le indicazioni di Agcom – commenta il vicedirettore di Radio Rai sono rimaste lettera morta: dalla governance (che esclude pubblicitari e inserzionisti) alla metodologia (interviste telefoniche basate sul ricordo), fino all’uso di pratiche scorrette, emerso negli ultimi mesi con martellanti campagne per invitare gli ascoltatori a votare la propria emittente”.

“Le distorsioni provocate – secondo Mucciantesono evidenti: l’aumento esponenziale della platea di ascoltatori e soprattutto le oscillazioni nella rilevazione del quarto d’ora, tra il 40 e il 70 per cento in pochi mesi, sono dati inverosimili, che si riflettono su pianificazione delle campagne pubblicitarie e costo degli spazi, inquinando il mercato. Uno scenario con zone d’ombra, che la Rai non può avallare in alcun modo”.

(Comunicato stampa)

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Flavio Mucciante a Newslinet: “Da gennaio 2024, la Rai fuori da TER”

Dal primo gennaio 2024 la Rai uscirà dalla ricerca sugli ascolti del Tavolo Editori Radio.

Lo ha annunciato Flavio Mucciante, Vicedirettore vicario di Radio Rai, in un’intervista al periodico di settore Newslinet.

“Con la sua storia, quasi centenaria, il suo marchio e il suo prestigio, Radio Rai deve essere garanzia di affidabilità e trasparenza” – dice Mucciante. Per questo “non possiamo continuare a garantire con la nostra presenza al tavolo la qualità di un’indagine, che presenta troppe criticità”.

Nel mirino la metodologia Cati, le interviste telefoniche, basate sul ricordo, la formulazione del questionario, che può durare più di mezz’ora, le tempistiche di diffusione (oltre sei mesi per conoscere il risultato di un programma) fino all’elaborazione dei dati, che arrivano a produrre improvvisi exploit o cadute repentine.

“Solo per fare un esempio” – sottolinea Mucciante – “in pochi mesi si è passati dai 34 milioni scarsi di ascoltatori, su base nazionale, del 2° semestre 2022 fino a sfiorare i 37 milioni nel trimestre mobile marzo-maggio 2023”. C’è, poi, la questione di fondo della governance, che esclude alcuni protagonisti del mercato.

“È necessario” – secondo la Rai“adottare al più presto la soluzione indicata da AgCom con il cosiddetto modello Joint Industry Committees. Si tratta” – spiega Mucciante – di “realizzare un’indagine in grado di rappresentare tutti i diversi aspetti del mondo radiofonico: editoriali, tecnologici, pubblicitari”.

In sintesi, un modello, che preveda una ricerca commissionata da tutte le parti interessate: editori, concessionarie e agenzie di pubblicità, inserzionisti con propri rappresentanti nel comitato tecnico. Oggi la Governance della società Tavolo Editori Radio è un cosiddetto Moc (Media Owner Committees), nel quale sono rappresentate solo le radio iscritte e non il mercato nel suo complesso. “Ma a questo punto – avverte Muccianteil solo cambiamento di governance non è sufficiente”.

“Al modello JIC – puntualizza – dovrà essere affiancata anche una nuova metodologia di rilevazione. Nessun restyling di facciata, nessuna Ter in versione bis”.

Poi la replica al presidente di Ter Silvestri, che si era chiesto polemicamente perché la Rai non si facesse motore del cambiamento dall’interno.

“Quello che Silvestri non dice – commenta Mucciante – è che “lo statuto societario di Ter fissa all’80 per cento la soglia dei voti necessari per l’approvazione di qualsiasi delibera: una quota così alta da rendere quasi impossibile qualsiasi processo di innovazione”.

Qual è, allora, il modello di ricerca, proposto da Rai, per rilevare gli ascolti radiofonici? “Per trovare esempi virtuosi non bisogna guardare troppo lontano” – secondo il responsabile di Radio Rai.

“Contrariamente a quanto fatto da Ter, durante la sospensione dell’indagine, durante il Coronavirus” – dice Mucciante“nel Regno Unito, Rajar, l’indagine ufficiale che rileva gli ascolti di ben 340 emittenti in Gran Bretagna, ha sfruttato quel periodo per avviare una profonda revisione della ricerca con nuovi sviluppi metodologici”.

Dalla fine del 2021 l’indagine ha ampliato le fonti, includendo per la prima volta un panel con la tecnologia MediaCell, insieme alle interviste personali con l’obiettivo di intercettare l’ascolto sia dai diari sia dai dispositivi mobili.

Una metodologia definita nel Regno Unito “flessibile e avanzata, che fornisce una maggiore stabilità e sicurezza per i futuri sondaggi, ottimizzando le risorse e creando una solida base per lo sviluppo futuro”.

“Per l’Italia” – conclude Mucciante “la soluzione potrebbe essere, in un primo tempo, il meter più le interviste telefoniche con i continui e necessari aggiornamenti, in linea con la progressiva evoluzione dello scenario dei media”.

(Comunicato stampa)

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