L’Eurovision Song Contest 2023 sarà a Liverpool

Sciolto l’ultimo enigma sull’edizione dell’anno prossimo dell’Eurovision Song Contest, la notissima manifestazione musicale europea organizzata all’Ebu-Uer. Dopo l’eccellente edizione 2022 di Torino vinta dall’Ucraina, ad ospitare il prestigioso evento nel 2023 per la Gran Bretagna sarà nientemeno che Liverpool, la città dei Beatles, che ha prevalso su altre candidature (come quella di Glasgow).

Come noto, l’onere e l’onore dell’organizzazione della manifestazione l’anno prossimo era stato assunto dal Regno Unito (secondo classificato a Torino), dopo che era apparsa evidente l’impossibilità dell’Ucraina di provvedere a questa incombenza, a causa naturalmente della guerra in corso dopo l’invasione da parte della Russia. Era quindi stato raggiunto un accordo in merito fra la stessa Ucraina ed il Regno Unito.

La Gran Bretagna torna dunque ad essere teatro della kermesse a un quarto di secolo da Birmingham 1998. L’annuncio della scelta di Liverpool è stato dato nel corso di uno show tv da Graham Norton, volto popolare della Bbc. Norton ha anche precisato che l’appuntamento con l’Eurovision Song Contest è fissato per il 13 maggio 2023.

Liverpool già pensa in grande, come ha precisato, a nome del comitato organizzatore, Roy Gladden, Lord Mayor della città: “Sarà il più grande party di sempre, l’abbiamo voluto, ce l’aspettavamo e l’onoreremo”.

Mauro Roffi
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L’Eurovision Song Contest 2023 si svolgerà in Gran Bretagna

Era nell’ordine delle cose, purtroppo, come avevo scritto in un precedente articolo sul tema, e così andrà: sarà la Gran Bretagna ad ospitare l’edizione 2023 (la 67esima della serie) dell’Eurovision Song Contest, la ‘mitica’ manifestazione canora continentale, al posto dell’Ucraina. Quest’ultimo martoriato Paese aveva trionfato, sulla base del voto popolare, all’edizione 2022 dell’Eurovision, svoltasi a Torino in primavera con un ottimo successo.

Era però evidente che quella vittoria, decretata anche per solidarietà verso il popolo ucraino vittima di una guerra di aggressione (nonostante poi la canzone ‘Stefania’ della Kalush Orchestra non fosse affatto male), non poteva significare, come nelle regole della manifestazione, riuscire realmente a far svolgere l’Eurovision Song Contest in Ucraina nel 2023, per via della guerra che continua inesorabile, con i suoi lutti e le sue devastazioni.

Ora è ufficiale l’accordo, in qualche modo ‘voluto’ dall’EBU (al timone della manifestazione), fra Ucraina e Regno Unito, che porterà appunto la Gran Bretagna e la sua BBC ad organizzare l’evento. Ricordiamo che il Regno Unito si era classificato secondo a Torino, perdendo il primo posto solo in virtù del televoto.

Ci saranno tuttavia, poiché parliamo di un accordo fra i due Paesi, alcune ‘particolarità’ nell’edizione 2023. L’annuncio dell’intesa con l’Ucraina è stata data da Nadine Dorries, ministra della Cultura nel governo britannico del dimissionario Boris Johnson: “In seguito alla richiesta dell’Unione Europea di Radio-Tv e delle autorità ucraine, la BBC ha accettato di accogliere il concorso l’anno prossimo”. La BBC sostituirà la Tv pubblica ucraina, UA:PBC.

Fra le novità previste di cui diceva, il fatto che l’Ucraina si qualificherà automaticamente per la serata finale insieme ai Paesi ‘fondatori’ di Eurovision Song Contest (fra questi il Regno Unito), come se organizzasse l’evento. Inoltre, “la Bbc si impegna a rendere l’evento un vero riflesso della cultura ucraina, oltre a mostrare la diversità della musica e della creatività britanniche. La BBC inizierà ora il processo per trovare una città ospitante e per offrire uno degli eventi più emozionanti nel Regno Unito nel 2023”.

Da segnalare anche le dichiarazioni di Mykola Chernotytskyi, responsabile del consiglio di amministrazione della citata UA:PBC: “L’Eurovision Song Contest 2023 non sarà in Ucraina ma a sostegno dell’Ucraina. Siamo grati ai nostri partner della BBC per averci mostrato solidarietà. Sono fiducioso che insieme saremo in grado di aggiungere lo spirito ucraino a questo evento e unire ancora una volta l’intera Europa attorno ai nostri valori comuni di pace, sostegno, celebrazione della diversità e del talento”.

Mauro Roffi
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I più trasmessi in radio nel weekend: entrano Måneskin e Kalush Orchestra

Elodie con “Bagno a mezzanotte” si conferma il brano più trasmesso dalle radio italiane, nel weekend del 13, 14 e 15 maggio.

Lo anticipa Radiomonitor.

Sul podio anche Harry Styles con “As it was” (secondo) e Fabri Fibra feat. Colapesce Dimartino con “Propaganda” (terzi).

La nuova entrata più alta è “Supermodel” dei Måneskin alla posizione n.26, mentre – dopo Mahmood & Blanco con “Brividi” che si collocano 37esimi – il pezzo dell’Eurovision Song Contest più trasmesso è “Stefania” della Kalush Orchestra, novità alla posizione n.56.

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Eurovision Song Contest: grande festa a Torino

Ora che tutto è finito con una vera festa di pubblico e di ascolti viene una gran voglia di dire: ‘Io l’avevo detto’. Era prevedibile questa settimana di gloria per la città di Torino, per chi ha organizzato e gestito, da ogni punto di vista, questa manifestazione (che in fondo scopriamo per la prima volta direttamente, dopo tanti anni), per l’Ebu e per la Rai, soprattutto? Sì, era immaginabile, almeno, perché poi se ci mettiamo qualche volta d’impegno, noi italiani le cose le sappiamo fare meglio di altri, magari.

Era immaginabile, dunque, che andasse (quasi) tutto bene, così come era prevedibile la vittoria dell’Ucraina, in una situazione di sanguinosa guerra d’invasione che ha portato il pubblico (non ‘la critica’, magari) a solidarizzare per forza di cose con quel Paese martoriato, al di là del valore della canzone, non male, poi, ma magari meno bella di alcune altre (personalmente mi piacevano di più brani come quello del Portogallo o dell’Olanda e, se ci riferiamo alle voci in campo, quello della Gran Bretagna).

È persino ovvio che l’Eurovision Song Contest non poteva sottrarsi alle pesantissima situazione provocata in Europa dal conflitto russo-ucraino e si è capito subito, quando la Russia, che era più o meno sempre stata presente, è stata esclusa, per forza di cose dalla gara e dal confronto canoro con gli altri Paesi. A quel punto una vittoria dell’Ucraina era nell’ordine delle cose, non fosse altro che per solidarietà (come il televoto ha sancito), e ogni altra considerazione è da rinviare all’anno prossimo, quando una situazione ‘normale’ e normalizzata consentirà – almeno è nelle speranze di tutti – di tornare a parlare davvero di musica in senso stretto e all’Ucraina, nuovo Paese ospitante, di avere la grande occasione di essere la sede dell’Eurovision Song Contest 2023 e di far segnare (e sognare) la propria rinascita. La grande suggestione è già quella di andare a Mariupol ma tutto è per adesso purtroppo lontanissimo dall’attuale orrenda realtà.

Dal sogno di rinascita dell’Ucraina anche grazie all’Eurovision Song Contest 2023 eccoci alla realtà di un 2022 che ha segnato invece il grande successo di una manifestazione che ci fa uscire davvero dall’epoca del Covid e che grazie all’Italia è tornata ad essere una festa vera, di musica, di giovani che fanno musica, di occasione di incontro e di confronto fra popoli, che evidentemente non si limita all’ambito strettamente musicale. Vero linguaggio universale, al pari e forse persino più del calcio e dello sport, la musica ha offerto anche un’occasione a Torino e al nostro Paese che mancava davvero da troppo tempo.

Si diceva infatti da tanti anni che la Rai e l’Italia non volevano veramente vincere la gara, perché poi tocca organizzare l’anno seguente tutta la kermesse e la sfida è di quelle toste sul serio.

Stavolta però ci è toccato, dopo tanti anni, e rivedere oggi la lontana edizione di Cinecittà dell’Eurofestival (ma sì, mi piace ancora chiamarlo così) con Cutugno fa tanta tenerezza. Oggi il format è ultrablindato dalla ferrea organizzazione dell’Ebu, sgarrare non è possibile, anche se ci fossero errori marchiani della produzione televisiva di turno, in qualche modo si rimedierebbe e le due serate di semifinale, in questo senso, sono apparse persino ‘fredde’, calcolate al minuto, fin troppo ‘prevedibili’ (a parte l’eliminazione di Achille Lauro e di San Marino). Il ‘porca vacca’ di Laura Pausini era sembrato il massimo della ‘trasgressione’ possibile in una festa musicale che trasforma ogni canzone in un piccolo grande show di Tv, musica, danza, luci e colori e che per questo prevede forzatamente le basi musicali e non l’orchestra, come a Sanremo.

Serve poi una ‘mentalità diversa’ nella produzione televisiva, che deve avere in questo caso un autentico ‘respiro internazionale’, sfida che per noi italiani è ancora complicata da sostenere, a partire da presentatori che maneggino bene l’inglese come vera ‘lingua franca’. La scelta di Cattelan e di Mika da parte della Rai è parsa a questo punto indovinata e anche Laura Pausini se l’è cavata, in un ruolo che le pesava un po’ ma che ha affrontato con il solito entusiasmo contagioso.

E se il nazional-popolare doveva pur avere qualche spazio (non siamo a Sanremo ma all’Eurofestival, appunto), la scelta di un contrappunto in italiano affidato al sagace Gabriele Corsi, a Carolina Di Domenico e alla follie di Cristiano Malgioglio ha anch’essa pagato. La Rai ha sbagliato poco stavolta, la riuscita della sfida è stata effettiva e l’audience ottenuta è lì a dimostrarlo. Persino qualche sbavatura che mi è parso di riscontrare in chiusura – dai mancati collegamenti con alcuni Paesi nel magnifico meccanismo di voto finale alla scomparsa del tabellone nel momento clou del televoto, alla durata della kermesse, di qualche minuto più lunga del previsto, stavolta – ha ‘umanizzato’ in fondo quel meccanismo ferreo di cui si diceva, che si è sciolto un po’ nel tripudio finale.

L’altra vincitrice dell’Eurovision Song Contest 2022 sembra poi essere stata Torino, che ha saputo impegnarsi nel modo migliore, anche in termini di costi e di strutture, e che sembra tornata all’entusiasmo delle Olimpiadi di qualche anno fa, effettivo ‘cambio di passo’ per una città per troppo tempo vista come chiusa, fredda (a sua volta) e apatica e invece dimostratasi aperta, calda e accogliente.

Spiace sempre quando una cosa bella finisce e così è anche per l’Eurovision Song Contest 2022, che magari poteva ricordare meglio e più a lungo quest’anno, rispetto a quanto effettivamente fatto, Raffaella Carrà, che ne era una delle ‘anime’ più autentiche, vitale, professionale, entusiasta, aperta al mondo e persino icona del mondo gay (per molti versi protagonista della kermesse continentale) com’era; non a caso ‘Raffa’, quando la sventurata Italia snobbava la manifestazione, la commentava per la Spagna o per quel mondo spagnolo che le era tanto caro e il risultato era sempre eccellente.

Spesso si paragona infine questo benedetto Eurofestival (mi scuso di nuovo per chiamarlo ancora così) all’altro grande ricordo di noi ‘vecchietti’ in dimensione continentale, per così dire: ‘Giochi senza frontiere’, va da sè. Perchè non si riesce a rifarlo? È davvero troppo complesso, è un’impresa realmente impossibile, anche per la durata, che non è certo quella di una sola settimana?

Qualche tentativo c’è stato di recente, anche nel mondo privato, ma poco convinto, per la verità. Quella era una dimensione persino più adatta al modo italiano di concepire la vita, in fondo giocoso e con punte quasi surreali nelle gare proposte.

Chissà, qualcuno ci proverà ancora a riproporre la formula, penso. Il successo è poco probabile ma la sola idea di tentare di farlo è già comunque bella. Non è solo nostalgia, è anche voglia di confronto, apertura all’Europa e al mondo, competitività vera ma mai guerra, pace e comprensione tra i popoli. Sono i valori delle Olimpiadi, dello sport migliore, appunto.

Ho divagato un po’, sicuramente, sulla scia dell’entusiasmo e dell’atmosfera di festa di Torino. Ora si torna con i piedi per terra, in attesa di vedere cosa sarà possibile realizzare per l’Eurovision Song Contest 2023 in Ucraina, fin d’ora un’altra sfida che vale la pena di affrontare.

Mauro Roffi
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Eurovision Song Contest: la finale ottiene il 41,9% di share su Rai1

Grande successo – a livello di audience – per la finale dell’Eurovision Song Contest.

Rai1 ha ottenuto una media d’ascolto di 6.590.000, pari al 41,9% di share.

A questo dato, per avere una visione completa, andrebbe aggiunto il risultato di San Marino Rtv e delle varie piattaforme web che hanno trasmesso il medesimo evento.

L’edizione 2022, vinta dalla ucraina Kalush Orchestra con il brano ‘Stefania’, raggiunge quindi un risultato record, ma per una manifestazione che negli ultimi anni è cresciuta esponenzialmente nel nostro Paese.

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Eurovision: la scaletta della serata finale

Gli italiani Mahmood & Blanco con “Brividi” saranno i noni ad esibirsi nella serata finale dell’Eurovision Song Contest 2022.

L’evento internazionale – trasmesso dalle piattaforme tv, radio, web della Rai e di San Marino Rtv – è così giunto al momento clou.

La serata sarà condotta come sempre da Alessandro Cattelan, Laura Pausini e Mika e vedrà esibirsi i 20 artisti che hanno superato le due semifinali, oltre ai 5 “Big Five”, di cui fa parte anche l’Italia.

Questo l’ordine di esibizione:

Repubblica Ceca: We Are Domi – Lights Off
Romania: WRS – Llámame
Portogallo: Maro – Saudade, Saudade
Finlandia: The Rasmus – Jezebel
Svizzera: Marius Bear – Boys Do Cry
Francia: Alvan & Ahez – Fulenn
Norvegia: Subwoolfer – Give That Wolf A Banana
Armenia: Rosa Linn – Snap
Italia: Mahmood & Blanco – Brividi
Spagna: Chanel – SloMo
Olanda: S10 – De Diepte
Ucraina: Kalush Orchestra – Stefania
Germania: Malik Harris – Rockstars
Lituania: Monika Liu – Sentimentai
Azerbaijan: Nadir Rustamli – Fade To Black
Belgio: Jérémie Makiese – Miss You
Grecia: Amanda Georgiadi Tenfjord – Die Together
Islanda: Systur – Með Hækkandi Sól
Moldavia: Zdob şi Zdub & Advahov Brothers – Trenulețul
Svezia: Cornelia Jakobs – Hold Me Closer
Australia: Sheldon Riley – Not The Same
Regno Unito: Sam Ryder – Space Man
Polonia: Ochman – River
Serbia: Konstrakta – In Corpore Sano
Estonia: Stefan – Hope

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