Tempesta geomagnetica: quali gli effetti attesi sulle trasmissioni radio?

Tra lunedì 21 – giorno di Pasquetta – e martedì 22 aprile, la Terra potrebbe essere colpita da una tempesta geomagnetica di intensità moderata, causata da un vasto buco coronale sul Sole direzionato proprio verso il nostro pianeta.

La tempesta geomagnetica prevista è un evento di intensità moderata (livello G2 nella scala NOAA da G1 a G5). In questo articolo, analizziamo il fenomeno fisico alla base e gli effetti attesi sulle comunicazioni radio, con particolare attenzione alle bande HF (onde corte), FM (VHF), DAB e alle trasmissioni RF in generale. Verranno discusse le possibili implicazioni operative per le emittenti radio – ad esempio problemi di sincronizzazione, fading, interferenze, degradazione del segnale o blackout temporanei – insieme alle migliori contromisure da adottare per mitigare i rischi, il tutto con un tono realistico e professionale utile a ingegneri e tecnici del broadcast.

Un buco coronale è un’area della corona solare dove le linee del campo magnetico solare sono aperte verso lo spazio, permettendo al plasma di sfuggire. Questo plasma costituisce il vento solare, un flusso di particelle cariche (principalmente protoni ed elettroni) continuamente emesso dal Sole.

Nel caso in esame, un esteso buco coronale situato nelle regioni meridionali e centrali del Sole si è affacciato verso la Terra a metà aprile 2025. Da esso è emerso un vento solare veloce (> 600 km/s) che ha investito il nostro pianeta. Prima dell’arrivo del flusso, si è formato anche un CIR (Co-rotating Interaction Region), ossia una zona di interazione tra il vento solare veloce e quello più lento che lo precedeva. I CIR producono shock e campi magnetici intensificati, simili a quelli di una piccola CME (espulsione di massa coronale). Quando il fronte di particelle e campo magnetico ha colpito la magnetosfera terrestre, ha innescato la tempesta geomagnetica prevista per il 21-22 aprile.

Una tempesta geomagnetica avviene quando il vento solare interagisce intensamente con la magnetosfera terrestre, perturbando il campo magnetico che avvolge la Terra. Nel nostro caso, trattandosi di un evento G2 moderato, la tempesta non è estrema ma è comunque in grado di generare effetti misurabili sul sistema Terra-spazio. Al polo nord magnetico si attendono spettacolari aurore boreali (fino alle medie latitudini) come manifestazione visibile del fenomeno. Allo stesso tempo, tuttavia, le variazioni del campo magnetico e la maggiore energia depositata nell’alta atmosfera possono influenzare infrastrutture tecnologiche e sistemi radio-elettrici. Le autorità competenti hanno avvertito che la tempesta potrebbe causare variazioni di tensione nella rete elettrica (specie alle alte latitudini) e possibili interferenze nei sistemi di comunicazione satellitare (GPS) e nelle comunicazioni radio ad alta frequenza (HF).

Eventi geomagnetici di questa portata non sono inaspettati nell’attuale fase del ciclo solare. Il Sole sta infatti avvicinandosi al suo massimo di attività nel 2025, parte di un ciclo ~11ennale in cui cresce il numero di macchie solari e di tempeste solari/geomagnetiche. Sebbene il massimo solare porti statisticamente più tempeste, anche eventi estremi isolati possono verificarsi in qualunque momento del ciclo. In passato si sono registrate tempeste molto più intense (ad esempio l’“evento di Carrington” del 1859, di classe stimata G5+) che hanno causato gravi disturbi alle tecnologie dell’epoca. Nel nostro presente altamente tecnologico, il monitoraggio dello space weather è fondamentale per prevedere e mitigare gli impatti di tempeste solari forti.

Effetti sulla ionosfera e sulle comunicazioni HF (onde corte)

Le comunicazioni radio in onda corta (HF, ~3–30 MHz) sono le più esposte alle alterazioni della ionosfera causate da tempeste geomagnetiche. La ionosfera – lo strato di atmosfera ionizzata che va circa da 80 km a oltre 500 km di quota – normalmente riflette le onde HF permettendo collegamenti a grande distanza oltre l’orizzonte. Durante una tempesta geomagnetica, però, l’energia aggiunta dall’impatto del vento solare modifica la densità e la struttura della ionosfera, spesso in modo drastico e irregolare. Questo può produrre diversi effetti deleteri sulla propagazione HF:

•   Blackout HF diurno: se la tempesta geomagnetica è accompagnata da brillamenti solari (flare) o da un forte incremento del flusso di particelle energetiche, si possono verificare blackout radio sulle HF dal lato giorno della Terra. I raggi X solari intensi infatti penetrano fino alla ionosfera inferiore (~70–100 km) aumentando la ionizzazione dello strato D, che tende ad assorbire le onde radio. Un brillamento di classe M5.6 avvenuto il 1º aprile 2025, ad esempio, ha provocato un blackout radio R2 (moderato) sulle HF, con perdita di comunicazioni in alcune regioni illuminate dal Sole. In casi estremi di flare di classe X molto elevata, l’oscuramento può estendersi all’intero spettro HF per minuti o ore su tutto l’emisfero diurno. La NOAA descrive tali eventi come degrado grave o perdita completa delle comunicazioni HF sulla faccia diurna terrestre. Durante la super-tempesta di maggio 2024 (classe G5), ad esempio, le comunicazioni HF risultarono “sporadiche o interrotte” per diverse ore.

•   Assorbimento polare (PCA): il bombardamento di protoni solari ad alta energia (emessi in associazione a flare intensi) colpisce soprattutto le regioni polari, seguendo le linee del campo magnetico terrestre. Ciò genera eventi noti come PCA (Polar Cap Absorption) in cui le HF vengono assorbite nelle zone aurorali e polari, causando blackout sulle rotte artiche che possono durare ore o giorni. Nel corso delle aurore boreali durante le tempeste, anche gli elettroni precipitati possono disturbare la ionosfera e bloccare le comunicazioni HF alle alte latitudini.

•   Fading e propagazione imprevedibile: anche in assenza di blackout totale, una tempesta geomagnetica “riscalda” e rende irregolare la ionosfera. Si formano forti gradienti orizzontali di densità elettronica e turbolenze che causano fluttuazioni rapide dei segnali HF (fading) e percorsi di propagazione anomali o multipli. In pratica, le onde corte possono subire variazioni improvvise di intensità (QSB per i radioamatori) e giungere su tragitti insoliti non previsti, creando interferenze impreviste e distorsioni. Come nota la NASA, “durante le tempeste geomagnetiche alcune frequenze radio vengono assorbite e altre rifratte, portando a segnali che variano rapidamente e a percorsi di propagazione inattesi… le radio pubbliche e amatoriali sono frequentemente disturbate”. Ciò significa ad esempio che un’emittente in onde corte potrebbe venire ricevuta debolmente o per niente in zone normalmente servite, mentre potrebbe comparire inaspettatamente fuori area a causa di riflessioni ionosferiche anomale.

•   Riduzione della MUF: le tempeste geomagnetiche spesso abbassano la frequenza massima utilizzabile (MUF) per i collegamenti ionosferici, specialmente nelle fasi successive all’impatto. La diminuzione della densità elettronica negli strati alti (effetto di “depressione ionosferica”) fa sì che solo frequenze più basse riescano a essere riflesse. Questo restringe le finestre di frequenze HF utili e può durare molte ore o persino giorni dopo la tempesta. In tali condizioni, le frequenze HF più alte (es. 20–30 MHz) diventano inutilizzabili per il salto ionosferico e si deve ricorrere a bande più basse (es. 5–10 MHz) per mantenere il contatto.

In sintesi, le onde corte/HF sono soggette a forti degradazioni durante una tempesta geomagnetica. Ci si possono aspettare fading marcato, rumore di fondo elevato, disturbi e interruzioni sulle comunicazioni a lunga distanza che fanno uso della ionosfera (broadcast internazionali, collegamenti aeronautici/navali transoceanici, servizi diplomatici, radioamatori, etc.). Nei casi peggiori (forti flare concomitanti) sono possibili blackout HF temporanei su scala regionale o globale. È importante sottolineare che questi effetti riguardano le comunicazioni oltre l’orizzonte che si basano sul “rimbalzo” ionosferico. Lo conferma anche l’ESA: i blackout da tempesta solare colpiscono soprattutto ogni forma di comunicazione radio a lunga distanza, mentre le comunicazioni radio locali in linea di massima non risentono direttamente dell’evento. Esaminiamo dunque la situazione per le bande VHF utilizzate da FM e DAB, tipicamente confinate a collegamenti di portata ottica.

Effetti sulle trasmissioni FM (VHF) e DAB (banda III)

Le normali trasmissioni FM in banda 88–108 MHz e le trasmissioni DAB digitale in banda VHF-III (circa 174–240 MHz) avvengono su frequenze molto più elevate delle HF, nella porzione VHF dello spettro. Queste onde radio non rimbalzano significativamente sulla ionosfera, ma viaggiano principalmente in linea retta (onde terrestri dirette) e attraverso la troposfera. Ciò significa che non dipendono dalla ionosfera per la copertura: la portata è limitata dall’orizzonte radio e da fenomeni troposferici locali. Di conseguenza, le tempeste geomagnetiche hanno un impatto diretto minimo sulle trasmissioni FM e DAB nelle aree servite, poiché la perturbazione ionosferica si verifica ben al di sopra della quota in cui queste onde viaggiano.

Studi di settore confermano che le bande VHF e UHF terrestri sono poco influenzate dai disturbi geomagnetici. I sistemi radio LMR (Land Mobile Radio) operanti in VHF/UHF, ad esempio, restano in gran parte operativi anche durante forti tempeste, a differenza delle comunicazioni che sfruttano l’ionosfera. Le onde FM/DAB si propagano nell’atmosfera inferiore (troposfera) in modo analogo alla luce e non subiscono i fenomeni di assorbimento ionosferico che colpiscono le HF. Anche la comunicazione radio locale (es. reti PMR, reti cellulari) in generale non risente significativamente degli impatti spaziali, come evidenziato dall’esperto ESA.

Detto questo, alcuni effetti indiretti o collaterali sono possibili anche sulle bande FM/DAB durante una tempesta geomagnetica, seppur secondari:

•   Aumento del rumore di fondo: Le rapide variazioni del campo magnetico terrestre inducono correnti elettriche in ogni conduttore (effetto di induzione elettromagnetica). In un’antenna radio, questo si manifesta come un leggero aumento del rumore di fondo (noise floor) durante la tempesta. In pratica, i ricevitori FM/DAB potrebbero rilevare un fruscio o disturbi leggermente maggiori del consueto, specie in VHF, riducendo marginalmente il raggio utile di servizio. Si tratta comunque di variazioni modeste, percepibili solo in caso di segnali deboli o al limite della copertura.

•   Interferenze da propagazioni anomale: Sebbene la ionosfera non rifletta stabilmente le VHF, in condizioni di tempesta possono verificarsi fenomeni particolari di propagazione sporadica-E o aurorale. Ad esempio, intense aurore boreali possono talvolta riflettere parzialmente segnali VHF (evento noto tra i radioamatori come auroral DX). Ciò potrebbe far giungere sulle bande FM segnali lontani (normalmente non ricevibili) con modulazione distorta, creando interferenze co-canale impreviste su qualche frequenza. Analogamente, disturbi nella ionosfera potrebbero contribuire a propagazioni sporadiche in banda II/III. Si tratta comunque di eventualità sporadiche e geograficamente limitate, più di interesse per i DXer che di reale impatto sul grande pubblico.

•   Effetti sul segnale DAB: Le trasmissioni DAB usano modulazioni digitali (COFDM) intrinsecamente robuste al multipath e al rumore impulsivo. Una lieve crescita del rumore di fondo o qualche interferenza isolata potrebbe innalzare il BER (Bit Error Rate), ma i ricevitori DAB hanno margini di correzione tali da assorbire agevolmente il disturbo, a meno di condizioni davvero degradate. Finché l’infrastruttura di rete rimane sincronizzata e alimentata (vedi sezioni seguenti su sincronizzazione e alimentazione), non sono attesi blackouts DAB dovuti direttamente alla tempesta geomagnetica. Al più, potrebbero verificarsi brevi interruzioni audio (mute) se il livello di errore supera la soglia di correzione, ad esempio in zone già critiche di copertura, ma ciò rientra nei normali fenomeni di ricezione difficoltosa.

In conclusione, per le emittenti FM e DAB la tempesta geomagnetica del 21 aprile 2025 non dovrebbe comportare interruzioni del servizio nelle rispettive aree locali di copertura. Qualunque impatto sarà secondario (un po’ di rumore in più, sporadiche interferenze lontane) e probabilmente impercettibile per gli ascoltatori, in netto contrasto con i gravi disturbi che invece possono affliggere le comunicazioni HF a lungo raggio. Tuttavia, esistono altri aspetti indiretti da considerare che possono coinvolgere anche i servizi broadcast: in particolare le dipendenze da sistemi esterni come la sincronizzazione temporale GPS e le infrastrutture elettriche/satellitari di supporto.

Sincronizzazione, navigazione satellitare e altri sistemi ausiliari

Una componente critica per molte reti di trasmissione moderne è la sincronizzazione temporale e di frequenza fornita spesso dai sistemi GNSS (GPS in primis). Ad esempio, le reti SFN (Single Frequency Network) impiegate in DAB (e DVB-T) richiedono che tutti i trasmettitori irradino il segnale perfettamente allineati nel tempo; ciò viene ottenuto tipicamente tramite ricevitori GPS ad ogni sito che forniscono un riferimento di tempo (1 PPS) e frequenza standard . Anche molte stazioni FM e apparecchiature di diffusione utilizzano ricevitori GPS/GLONASS per ottenere l’ora esatta (ad es. per l’inserimento dell’orario RDS) o per disciplinare oscillatori di riferimento.

Le tempeste geomagnetiche disturbano la ionosfera, e di conseguenza possono degradare i segnali GPS/GNSS che l’attraversano. Quando la ionosfera è turbolenta, introduce errori di propagazione nei segnali satellitari: il percorso dei segnali GPS viene rallentato e deviato in maniera irregolare, causando ritardi di propagazione variabili e fluttuazioni note come scintillazione ionosferica. Questi effetti si traducono in errori di posizione e tempo per i ricevitori a terra. In casi moderati, il ricevitore GPS può mantenere il lock ma con accuratezza ridotta (es. errore di qualche decina di metri e nanosecondi); in casi più severi, può perdere temporaneamente la traccia dei satelliti.

Durante la tempesta estrema di maggio 2024, ad esempio, la NOAA ha riportato che i segnali dei sistemi di navigazione satellitare GPS sono divenuti inutilizzabili per ore in alcune regioni. Anche in tempeste G2 come quella del 21/4/2025 ci si attendono irregolarità nei segnali GPS: il fisico solare Mauro Messerotti (INAF) ha confermato, per una tempesta G5 recente, la degradazione delle comunicazioni radio ad onde corte e dei segnali GPS quale effetto diretto osservato. Dunque, pur non impattando direttamente la portante FM/DAB, la tempesta potrebbe minare la sincronizzazione di fondo dei sistemi di diffusione se questi sono totalmente dipendenti dal GPS senza adeguate contromisure.

Le possibili conseguenze operative includono:

•   Sfasamento reti SFN: Se i trasmettitori DAB (o DVB-T) perdono il segnale di sincronizzazione GPS per un periodo prolungato, potrebbero andare in holdover con l’oscillatore interno. Oscillatori di qualità elevata possono reggere per molte ore senza deriva apprezzabile; tuttavia, in caso di oscillatori di basso livello, col passare del tempo potrebbe accumularsi un errore di temporizzazione sufficiente a far uscire il trasmettitore dal budget di guard interval, causando interferenza inter-simbolica con gli altri trasmettitori SFN. In pratica, il pubblico noterebbe buchi di segnale o degrado audio finché la sincronizzazione non viene ristabilita. Fortunatamente, la durata prevista di eventuali disturbi GPS in un evento G2 è dell’ordine di decine di minuti, facilmente gestibile da un buon oscillatore di mantenimento.

•   Disallineamento di frequenza e clock: Apparati FM analogici generalmente non risentono di piccoli drift temporali. Tuttavia, alcuni trasmettitori FM usano GPSDO (GPS disciplined oscillator) per calibrare la frequenza portante: una perdita prolungata del GPS potrebbe portare dopo molte ore a un leggero scostamento in Hz (comunque entro le tolleranze di legge, tipicamente). Più critico è il caso di sistemi che distribuiscono contenuti sincroni (es. reti audio via satellite sincronizzate GPS): qui un disallineamento potrebbe causare jitter o buffer underrun/overrun. È quindi importante che server e codificatori abbiano clock stabili o ridondanti.

•   Navigazione aerea e interferenze VHF aviazione: Un altro aspetto correlato è l’effetto sul traffico aereo. Le rotte polari a lungo raggio spesso usano comunicazioni HF e ricevono correzioni GPS: durante tempeste forti queste rotte possono deviare a latitudini più basse per evitare zone prive di comunicazioni. Inoltre, la NASA ha segnalato che, se un aereo in volo e una stazione a terra si allineano col Sole, il forte rumore radio solare può abbagliare temporaneamente le frequenze VHF air-to-ground. Nel contesto broadcast, questi aspetti impattano poco, ma spiegano possibili comunicazioni ATC alterate o misure precauzionali nel settore avio durante la tempesta (ad esempio, FAA e aviazione civile ricevono allerte di burst solari per programmare eventuali holding pattern o pause manutentive).

In definitiva, il principale rischio indiretto per le emittenti radio durante la tempesta geomagnetica riguarda i servizi ausiliari basati su satelliti. Oltre al GPS, anche eventuali collegamenti di contribuzione via satellite (es. segnali audio/video inviati a ponti e ripetitori) potrebbero risentire di un lieve aumento degli errori se la ionosfera perturbata introducesse scintillazione sul link in banda L o C. I satelliti geostazionari stessi in genere non subiscono danni da tempeste moderate, ma possono registrare anomalie di carica superficiale o disturbi minori. È buona prassi che le emittenti abbiano percorsi ridondanti (fibre ottiche, ponti terrestri) per garantire l’arrivo del segnale ai trasmettitori anche se il segmento spaziale avesse problemi.

Possibili disservizi temporanei e scenari di impatto

Riassumendo i fenomeni tecnici in termini operativi, durante la tempesta geomagnetica del 21 aprile 2025 ci si potrebbe attendere:

•   Onde corte (HF): fading intenso, disturbi e possibili blackout sulle emissioni in banda HF. Stazioni internazionali in onde corte potrebbero risultare ricevibili a intermittenza o per nulla in certe aree. Ad esempio, un servizio in 15 MHz per l’Europa potrebbe saltare completamente per alcune ore se colpito da assorbimento ionosferico. Le comunicazioni marittime e aeree in HF potranno subire interruzioni e necessità di cambiare frequenza  . I radioamatori noteranno forti disturbi e instabilità durante i collegamenti DX, con la banda dei 20 metri probabilmente molto attenuata e condizioni mutevoli sulle altre bande.

•   Banda AM (MW): Le onde medie (AM broadcast ~0.5–1.7 MHz) durante il giorno già faticano a propagarsi lontano; un aumento della ionizzazione D diurno può ridurne ulteriormente il raggio, mentre di notte la tempesta geomagnetica potrebbe disturbare le riflessioni F causando fading. In casi estremi, stazioni AM di lunga distanza (DX transcontinentali notturni) potrebbero scomparire nel rumore.

•   Banda FM (VHF): Nessun blackout atteso sulle stazioni FM locali. Il pubblico non dovrebbe accorgersi di nulla di anomalo nelle trasmissioni FM a parte forse qualche lieve fruscio in zone marginali. Potenzialmente, in serata/notte, qualche radioamatore VHF o appassionato di FM-DX potrebbe ricevere segnali inconsueti riflessi dall’aurora, ma si tratta di situazioni di nicchia. Le radiocomunicazioni VHF terrestri (forze dell’ordine, protezione civile) e le reti cellulari LTE/5G continueranno a funzionare normalmente – salvo problemi di alimentazione elettrica – dato che operano su microonde e non subiscono riflessioni ionosferiche.

•   DAB/DTV: I multiplex DAB continueranno a trasmettere; eventuali micro-interruzioni potrebbero derivare da problemi di sincronizzazione se questi non fossero gestiti, ma le reti DAB italiane sono predisposte con oscillatori di backup, quindi non sono previsti disservizi evidenti. Lo stesso vale per il digitale terrestre TV (DVB-T): le SFN televisive potrebbero accumulare jitter se il GPS manca per molte ore, ma per una tempesta G2 ciò è improbabile. I ricevitori TV del pubblico non noteranno differenze.

•   GPS e servizi a valore aggiunto: Utenti di navigatori GPS o smartphone potrebbero osservare una minor precisione nel posizionamento o lentezza nel fix soprattutto nel pomeriggio-sera del 21 aprile, quando gli effetti geomagnetici saranno massimi. I sistemi di temporizzazione che dipendono strettamente dal GPS (oltre ai già citati trasmettitori SFN, pensiamo agli orologi satellitari di alcune reti) potrebbero fornire dati temporali leggermente errati o saltuari. È opportuno verificare gli clock di riferimento dopo la tempesta, per sicurezza.

•   Rete elettrica e impianti: In Italia, trovandoci a latitudini medio-basse, non sono attesi gravi problemi alla rete elettrica per un evento G2. I gestori elettrici monitorano comunque le correnti geomagneticamente indotte (GIC): in paesi più a nord queste possono causare variazioni di tensione e scatti di protezioni. Da noi al più ci potrà essere qualche fluttuazione trascurabile. Gli impianti di trasmissione (trasmettitori, antenne) non dovrebbero subire danni: i trasformatori nelle stazioni trasmittenti risentono delle GIC solo in eventi ben più forti, e comunque i sistemi di terra e scariche atmosferiche presenti li proteggono parzialmente. È buona norma che i tecnici controllino parametri come la temperatura dei trasformatori nelle ore della tempesta, giusto per precauzione, ma non si prevedono interruzioni per questo motivo.

In generale, manteniamo un approccio non allarmistico: una tempesta G2 può causare disservizi temporanei sulle comunicazioni radio a lunga distanza e qualche fastidio sui sistemi satellitari, ma non ha effetti catastrofici. Come evidenziato dall’INGV, gli scenari apocalittici da blackout globale prolungato sono estremamente improbabili con questi livelli di tempesta. Ciò non toglie che sia un fenomeno da gestire con attenzione per evitare problemi evitabili. Nel prossimo paragrafo delineiamo alcune contromisure operative che le emittenti e i gestori di infrastrutture possono adottare per mitigare i rischi nelle ore della tempesta.

Contromisure operative e best practice di mitigazione

Di fronte a una tempesta geomagnetica imminente, gli ingegneri broadcast e i tecnici di rete possono predisporre una serie di azioni preventive per minimizzare l’impatto sui servizi. Sulla base di esperienze passate e linee guida di enti come NOAA, ITU e aviazione civile, si consigliano le seguenti contromisure operative:

•   Monitoraggio degli allarmi space weather: Prima di tutto, iscriversi ai bollettini e allerte di meteorologia spaziale (ad es. quelli NOAA/SWPC, i bollettini INAF o di altri centri) per avere aggiornamenti in tempo reale. Sapere con anticipo l’orario previsto di impatto e la potenziale severità consente di prepararsi. Ad esempio, NOAA aveva emesso un Geomagnetic Storm Watch alcuni giorni prima, indicando tempesta G2 per il 21-22 aprile . Durante l’evento, seguire gli indici (Kp, aurore visibili, rapporto ionosferico) aiuta a capire l’evoluzione.

•   Protezione dei sistemi di sincronizzazione: Per reti SFN o apparati che dipendono dal GPS, assicurarsi che la funzione di holdover dell’orologio interno sia attiva e calibrata. Verificare che gli oscillatori locali (rubidio, OCXO, etc.) siano ben disciplinati e in grado di mantenere la sincronizzazione per qualche ora se il GPS si perde. In scenari critici (es. multiplexer DAB senza rubidio), considerare di inserire manualmente una fonte di sincronismo alternativa (come un segnale da una stazione GNSS differente, GLONASS/Galileo, o un orologio atomico portatile) prima che la tempesta picchi. Inoltre, impostare soglie di allarme adeguate: ad esempio, far scattare un alert se il ricevitore GPS perde 3D fix per più di 5 minuti, così da intervenire prontamente.

•   Ridondanza dei link di comunicazione: Se un’emittente distribuisce il segnale ai trasmettitori via satellite, è opportuno predisporre per quel giorno un link ridondante via terra (IP su fibra ottica, ponti radio terrestri diretti, ecc.). In caso di problemi di scintillazione sul satellite o addirittura di un temporaneo malfunzionamento del transponder (eventi rari ma non impossibili durante tempeste forti), il segnale arriverà comunque a destinazione attraverso il percorso alternativo. Viceversa, se normalmente si utilizza una dorsale IP terrestre, avere un backup via satellite può tornare utile qualora invece fossero le linee di terra a subire blackout di alimentazione a causa della tempesta (scenario poco probabile ma prevedibile in Nord Europa per G2/G3). Diversificare i mezzi trasmissivi è una regola aurea per la resilienza.

•   Gestione delle comunicazioni HF critiche: Per le organizzazioni che usano HF (es. per collegamenti con sedi remote, navi, aerei), pianificare frequenze alternative e procedure di emergenza. In prossimità di una tempesta, provare bande diverse: ad esempio, se la frequenza abituale in 12 MHz diventa instabile, tentare su 8 MHz o più in basso, soprattutto di notte. Al contrario, durante un forte assorbimento D diurno, può aiutare tentare frequenze un po’ più alte nella gamma HF. Se le comunicazioni HF diventano inaffidabili, avere pronti canali di backup su altri mezzi (satelliti Iridium/Inmarsat, collegamenti internet, telefonia) per i messaggi operativi urgenti. Gli enti aeronautici consigliano: “in caso di blackout HF, utilizzare mezzi alternativi di comunicazione”. Ad esempio, i voli intercontinentali possono passare alle comunicazioni via satellite (SATCOM) se le HF falliscono, e allo stesso modo un broadcaster con trasmettitore HF può coordinarsi via telefono o IP con la stazione ricevente.

•   Procedure in tempo reale: Durante le ore della tempesta, i tecnici dovrebbero sorvegliare attentamente i parametri di rete. Ad esempio, controllare il jitter di rete SFN, la qualità del segnale in ingresso ai trasmettitori, gli SWR delle antenne (disturbi ionosferici non dovrebbero alterare questi ultimi, ma è bene monitorare ogni anomalia). Se un trasmettitore DAB dovesse perdere sync e creare interferenza, potrebbe essere necessario metterlo temporaneamente fuori servizio (mute) fino a recupero del riferimento, per non degradare l’intera SFN. Analogamente, se un ricevitore satellite di contribuzione mostra alti errori, commutare sul backup terrestre prima che il segnale decada. Prontezza e reattività sono fondamentali: avere personale reperibile o di turno durante l’evento aiuta a risolvere velocemente eventuali disguidi.

•   Protezione degli apparati elettrici: Verificare i sistemi di alimentazione di emergenza (UPS, gruppi elettrogeni) dei siti trasmittenti, specialmente in zone a rischio. In Scandinavia o Nord America, tempeste G2 possono indurre fluttuazioni di rete e scatti di protezione: un trasmettitore protetto da UPS potrà superare indenne brevi buchi di rete. In Italia il rischio è minore, ma per scrupolo un controllo al corretto funzionamento dei gruppi elettrogeni e delle messe a terra non guasta. Le antenne e torri hanno già parafulmini e messa a terra per i fulmini: queste protezioni mitigano anche gli effetti delle correnti geomagnetiche indotte a bassa frequenza.

•   Documentare e fare tesoro dell’evento: Infine, utilizzare l’evento come test delle proprie infrastrutture. Loggare tutti gli eventuali problemi riscontrati (anche minimi) e le soluzioni adottate, così da aggiornare le procedure per il futuro. Con il massimo solare alle porte, altre tempeste potranno verificarsi nei prossimi mesi/anni; le lezioni apprese il 21 aprile 2025 aiuteranno a gestire meglio i prossimi eventi. Ad esempio, se si notasse che un certo modello di ricevitore GPS ha perso il segnale per 30 minuti, si potrebbe valutare di aggiornarlo o dotarlo di antenna migliore; se un certo link radio si è rivelato vulnerabile, si potrà migliorarne la robustezza o sostituirlo.

Le comunicazioni che utilizzano la ionosfera – come le onde HF (2–30 MHz) e i segnali satellitari (>1 GHz) che l’attraversano – risultano fortemente influenzate dall’attività solare e dalle tempeste geomagnetiche. Viceversa, le comunicazioni terrestri in VHF/UHF (come la radio FM, DAB e le reti mobili) che si propagano in linea retta nella troposfera subiscono solo effetti minori, ad esempio un lieve incremento del rumore a causa delle correnti indotte nelle antenne. In condizioni di blackout ionosferico, le comunicazioni a lunga distanza passano su satelliti o cavi, mentre le reti locali continuano a funzionare normalmente.

Conclusioni

La tempesta geomagnetica del 21 aprile 2025 sarà un banco di prova significativo, ma gestibile, per le infrastrutture radio. Grazie alle previsioni fornite dagli enti di meteorologia spaziale, le emittenti hanno potuto prepararsi a eventuali disservizi, soprattutto sulle comunicazioni a lunga distanza in HF e sui sistemi dipendenti dal GPS. Nessun effetto drammatico è atteso sulle trasmissioni broadcast locali in FM e DAB, se non forse qualche marginale disturbo. I problemi maggiori potranno verificarsi per chi opera sulle onde corte o per applicazioni specializzate (come le comunicazioni aeronautiche su rotte polari), dove la ionosfera riveste un ruolo centrale. In questi ambiti si potranno verificare fading intensi, interferenze e temporanei blackout, comunque risolvibili mediante l’uso di frequenze alternative o canali di backup.

Operare in modo realistico e non allarmistico significa riconoscere i potenziali disagi senza però sovrastimarli. Una tempesta G2 può certamente degradare i segnali e mettere alla prova i sistemi tecnici, ma con reti ben progettate e personale preparato i servizi essenziali continueranno a funzionare regolarmente. Come sottolineato dagli esperti, la maggior parte delle comunicazioni quotidiane (broadcast radio/TV, telefonia, internet cablata) non si accorgerà quasi di nulla della tempesta. Allo stesso tempo, eventi del genere ci ricordano l’importanza di disporre di infrastrutture resilienti: sistemi ridondanti, procedure di emergenza e consapevolezza del fattore space weather devono far parte del bagaglio tecnico di ogni operatore del settore.

In conclusione, la tempesta geomagnetica in arrivo il 21 aprile 2025 rappresenta un fenomeno interessante da osservare e gestire. Le aurore boreali visibili eccezionalmente a latitudini insolite saranno il lato spettacolare dell’evento, mentre i disturbi radio transitori costituiranno il lato tecnico con cui confrontarsi. Grazie alle misure proattive adottate, le emittenti radio potranno superare questo episodio senza gravi conseguenze, fornendo un servizio ininterrotto al pubblico e acquisendo know-how prezioso per affrontare le sfide del prossimo massimo solare in maniera sempre più efficace e coordinata.

(Realizzato in collaborazione con Gianluca Busi)

Fonti: INAF, CNR, NOAA/SWPC, NASA, ESA, ITU, SpaceWeather.com, MeteoWeb, RaiNews, San Marino RTV, Bollettini Space Weather, documentazione tecnica di settore.

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