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Numeri vs Talento: il dilemma dei giovani DJ secondo l’IMS 2025

“Essere o non essere?” Per Amleto era una questione esistenziale, per i giovani DJ del 2025 la domanda si trasforma in: “Conta di più il talento o la visibilità sui social?”.

A giudicare dai dati emersi nel rapporto presentato durante l’International Music Summit (IMS) 2025, ripresi dal sito di m2o, la risposta è chiara – e un po’ amara.

Secondo un sondaggio condotto su 15.000 giovani DJ e producer iscritti alla Pete Tong Academy, il 61% ritiene che oggi siano i numeri sui social network – like, follower, visualizzazioni – a determinare le chance di sfondare nell’industria musicale, più del talento o della dedizione.

Un risultato che stride con il prestigio della scuola fondata da Pete Tong, icona britannica della musica elettronica e punto di riferimento per generazioni di artisti. Il rapporto denuncia un cambiamento culturale profondo, dove l’immagine e l’impatto mediatico sembrano contare più della musica stessa.

“Ogni post è una prova del nove” – ha raccontato un giovane producer francese di 24 anni, intervistato per lo studio – “Se non funziona, metti in dubbio tutto il tuo lavoro. Ti senti un fallito.”

Un sentimento comune, a giudicare dagli altri dati emersi: il 51% degli intervistati ha ammesso di aver vissuto episodi di ansia o burnout. E uno su tre ha pensato seriamente, nell’ultimo anno, di abbandonare la carriera musicale.

Eppure non tutto è perduto. Una parte dei giovani producer mantiene la fiducia nella forza del lavoro costante, nella resilienza e nella passione. Secondo loro, questi restano ancora i pilastri per costruirsi una carriera, al di là degli algoritmi.

Il mondo della musica elettronica cambia, ma la sfida resta la stessa: trovare un equilibrio tra visibilità e autenticità. E forse, come suggeriva Shakespeare, affrontare il dilemma con coraggio.

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“Un cammello che beve Pepsi-Cola come logo”: la storia di Radio Sabbia, raccontata da Claudio Dondi

C’è una radio che in “riviera” ci è nata e lì ha sempre mantenuto le proprie radici. Non a caso, il suo nome è il rovente simbolo delle spiagge romagnole, la “sabbia”. L’annuncio dell’accordo tra la storica Radio Sabbia e la concessionaria di Radio Bruno (Multiradio) ci ha dato lo stimolo di raccontare la storia di un’altra emittente che sta per compiere 50 anni: abbiamo dunque contattato l’attuale editore e storico socio della radio Claudio Dondi.

Cammelli e Pepsi-Cola

FM-world (Marco Hugo Barsotti): Cominciamo dal nome, Radio Sabbia. Geniale, nella sua semplicità, chi lo ha concepito?

Claudio Dondi: Sabbia è un’idea di tale Bonvi che era il vignettista di Sturmtruppen, un famoso disegnatore dell’epoca.

Una sera al ristorante “Il Pescatore” (che era di uno dei soci fondatori), su un tavolo Bonvi si è inventato sia il marchio che è un cammello: identifica chi sa fare tanta strada con poco. E poi la sabbia. La sabbia entra dappertutto, entra in tutte le case.

FM-world: Quindi lui disegnò così, senza un briefing iniziale…

C.D.: Sì, sì, non è tutto, questo cammello beveva una Pepsi-Cola, neanche una Coca Cola, una Pepsi: uno dei soci era l’imbottigliatore della Pepsi-Cola, quindi quasi una ruffianata da parte sua (N.d.R: la parola “ruffianata” non sembri offensiva. Chi legge deve immaginarsi di sentirla pronunciata alla romagnola: “ruff-fia-naaàààta”, tono che tutto chiarisce).

Tutti gaudenti

FM-world: Lei, come ho letto sul sito di uno dei tanti libri copycat che raccontano la storia delle radio, è entrato in un secondo momento o era uno dei fondatori? 

C.D.: All’inizio era una compagine societaria ampia, tutti gaudenti, riccionesi dell’epoca, che si erano lanciati in questa avventura, mettendo il cuore oltre l’ostacolo, ma più, per così dire, per divertirsi, non…

FM-world:stiamo parlando di quando?

C.D.: Del 1976.

FM-world: Quindi proprio all’inizio, dall’emittenza privata.

C.D.: Sì, sì, sì, sì, agli inizi… Quindi, diciamo, la fortuna di Radio Sabbia è stata quella che, avendo come base Riccione, l’estate era un po’ il ritrovo di tutto il mondo DJ. I radiofonici d’estate venivano in Riviera, perché lavoravano nei locali, quindi si fermavano da noi come punto di ritrovo e trasmettevano anche da noi in estate.

105, la “radio di riferimento”

Perché ai tempi non c’erano i network, quindi, tutti quelli che erano a 105 – che all’epoca che era la radio di riferimento –  l’estate erano da noi. Gianni Riso, Cecchetto, Venegoni, Leopardo: trasmettevano da noi di giorno e lavoravano nei locali la notte.

Claudio Cecchetto a Radio Sabbia, 1976/77

Impostazione professionale

FM-world: Una domanda riguardo alla musica: come la selezionavate, in un’epoca in cui non si usava la “automation”?

C.D.: Abbiamo avuto la fortuna che, a livello di direzione artistica, siamo sempre stati in grado di formare elementi di valore, diciamo, e già dalla prima impostazione, il primo direttore artistico veniva da Radio Parma, un’impostazione di lavoro professionale e anche una scaletta musicale, che veniva messa in piedi dalla direzione artistica.

Fin da subito avevamo lavorato bene con le case discografiche e quindi ricevevamo praticamente tutto quello che veniva pubblicato, avevamo un’ampia discoteca, potevamo trasmettere quello che… Insomma… tutto quello che veniva sfornato al momento.

Liscio a Capodistria

FM-world: E il liscio?

C.D.: Noi avevamo uno spazio, un programma legato alle dediche, che abbiamo sempre mandato in onda, che era mutuato da un programma che all’epoca andava per la maggiore su Radio Capodistria. E il liscio nel suo bagaglio.

E noi mutuavamo pari pari anche questo, fortunatamente, fu una delle scelte vincenti, perché, oltre a, mi perdoni il termine, il fighettismo della radio di Riccione, avevamo anche questa offerta.  Magari più apprezzato dell’entroterra, in Romagna il sale di quello che è un po’ la tradizione del romagnolo.

Quindi noi avevamo questa bella immagine di tendenza, ma per un marketing che poi ci era molto utile, anche per la raccolta pubblicitaria, stressavamo (strizzavamo) l’occhio anche questo tipo di offerta.

Alta Frequenza, tanta roba

FM-world: A livello di impianti, come eravate organizzati?

C.D.: Anche lì la fortuna di far subito una scelta di campo, ci buttammo su le apparecchiature di una ditta che come tante altre, si formava proprio in quel periodo: La Tem, che ci propose questo impianto che allora avevano concepito da 5 KW: tanta roba.

Essendo molto più libera l’FM, si arrivava molto, ma molto in là. Quindi partiamo bene sulla nostra frequenza di riferimento sui 101.500 che sono rimasti nel tempo e quello ci apri la strada  perché è un ottimo impianto, un range di frequenza buono.

FM-world: E con le antenne poste dove?

C.D.: Nell’entroterra, Gemmano, dove tuttora abbiamo il sito principale e dove adesso ci sono anche tanti altri.

Max Venegoni e Gianni Riso (che indossa una Sennheiser HD424), fine anni ’70

Network

FM-world: E allora andiamo un po’ avanti, l’arrivo dei network, immagino abbiano cambiato abbastanza gli equilibri, no?

C.D.: Chiaramente sì, abbiamo avuto un turnover di speaker, sempre all’altezza, però…

FM-Word: Non avete voluto provare a diventare un network anche voi?

C.D.: No, noi non abbiamo mai decollato in quella direzione, anche se ci sono stati nel tempo momenti in cui si pensava di dare maggiore illuminazione al nostro segnale, però ci siamo alla fine limitati alla nostra regione.

Enrico “il pazzo”, Mauri Varriale, Enzo Persuader, Stefano Coveri & Company, anni ’80

Più emittenti che clienti?

FM-world: Avete avuto fasi di… non so come dire… di difficoltà?

C.D.: Il Covid ha colpito tutti, ci ha colpito pesantemente. Ma in generale il mercato è diventato molto competitivo, in particolare per il futuro legato alla transizione del DAB: ci sono  60 emittenti in ogni regione, minimo, non si può pensare che ci siano 60 soggetti che vanno a bussare alla porta dei clienti, ognuno con la sua… col suo marchio.

Ci vuole un’entità, un gruppo che abbia una massa critica e che possa mettere sul piatto un numero di ascolti che ti permetta di parlare con clienti importanti. Quando superi il milione di contatti le cose cambiano, insomma.

FM-world: Che poi penso sia l’idea dell’accordo con Gianni Prandi, giusto?

C.D.: Certo, un accordo che ci permette di guardare con maggiore fiducia a quelle che sono le sfide del futuro. Loro hanno delle idee chiare, credo, sul prodotto, marketing ecc…, ma, direi, lavorano anche col cuore…e fanno radicamento nelle aree dove acquisiscono. (M.H.B. per FM-world)

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Lutto per la scomparsa di Francesco Milazzo, dj e conduttore radiofonico

Si è spento mentre faceva ciò che amava di più: far divertire la gente con la sua musica.

Francesco Milazzo, 53 anni, è morto la sera del 23 marzo mentre animava un evento al villaggio gastronomico di Carini.

Un malore improvviso, forse un infarto, lo ha colpito dietro la consolle. Inutili i soccorsi: per lui non c’è stato nulla da fare.

Conosciuto da tutti come “Ciccio”, Milazzo era un volto noto dell’intrattenimento palermitano.

Dj e animatore, aveva trasformato la sua passione per la musica in un’attività parallela al lavoro di amministratore di condominio. La sera e nei fine settimana si esibiva nei locali della zona, coinvolgendo il pubblico con balli di gruppo e serate danzanti.

Frequentava assiduamente gli studi radiofonici di Palermo, dove coltivava il suo amore per la comunicazione.

La sua scomparsa ha lasciato un vuoto profondo nella comunità. Sui social, amici e colleghi hanno voluto ricordarlo con messaggi di affetto.

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Quella volta in cui i “dj delle radio” e gli “artisti tv” scesero in campo per la ricerca

Una serata indimenticabile, che mise a confronto grandi protagonisti della radio e della tv, con una finalità solidale.

Il 15 aprile 1991, il Forum di Assago, a Milano, si trasformò in un’arena unica per un evento benefico che unì sport e spettacolo, trasmesso in diretta su Tele+2. Il rettangolo di gioco, un campo di quaranta metri per venti ricoperto di erba sintetica – una scelta insolita per il calcio a 5 – fu il teatro di un quadrangolare memorabile organizzato per raccogliere fondi nella lotta contro i tumori.

Davanti a 13.000 spettatori, la serata si aprì con la sfida tra la squadra degli Artisti TV e quella della Rappresentativa DJ, accompagnata dalla telecronaca irriverente della Gialappa’s Band. In campo, alcune delle personalità più amate dell’epoca: Claudio Cecchetto, Linus, Albertino, Fargetta, Molella, Ringo, Gerry Scotti, Fausto Terenzi, Fiorello, con Jovanotti a dirigere i giochi dalla panchina nel ruolo di allenatore. La partita si concluse con un equilibrato 4-4, regalando momenti di divertimento e spettacolo puro.

A seguire, l’evento clou: una selezione mista di giocatori di Milan e Inter affrontò la Nazionale italiana di calcio a 5. Il tutto fu reso ancora più speciale dalla telecronaca di Rino Tommasi e Massimo Marianella, con la regia di Popi Bonnici. A bordo campo, il pubblico poté godere dei contributi di Alberto D’Aguanno e Cristina Parodi, che arricchirono la narrazione della serata.

Questo incontro rappresentò uno dei rari momenti in cui il calcio tradizionale e il calcio a 5 si fusero, superando simbolicamente le barriere tra due discipline diverse ma ugualmente affascinanti.

A distanza di oltre trent’anni, quella serata resta un ricordo vivido per gli appassionati. Un’occasione che ha dimostrato come sport e solidarietà possano unirsi per creare eventi unici e dal grande valore umano.

Questa la partita tra gli Artisti TV ed i Disc Jockey, in un video condiviso dal profilo “Viva Maidire”.


(Si ringrazia Max Fogli per la segnalazione)

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Lutto nel clubbing: è morto il dj Franchino

Lutto nel mondo del clubbing.

All’età di 71 anni è morto Franchino, popolarissimo dj e vocalist.

Sono in molti a ricordarlo in queste ore, tra cui diversi ‘addetti ai lavori’ anche del settore radiofonico.

Ad annunciare la sua scomparsa, è stata la famiglia tramite un post sui social.

“Con immensa tristezza e profondo dolore” – è stato pubblicato sul suo profilo“la famiglia e gli amici più stretti comunicano la scomparsa dell’amato Franchino, che si è spento oggi, dopo alcune settimane di ricovero in ospedale. Sei stato una persona speciale per tutto quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerti e hai illuminato le nostre vite con il tuo sorriso, la tua forza e il tuo coraggio. Fai buon viaggio Franco, resterai sempre nei nostro cuori. Vivere per vivere…”.

Il messaggio termina comunicando che i funerali si terranno in forma strettamente privata.

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Linus al Corriere: “Fare il dj negli anni ’70 era un’occasione troppo allettante per farsela scappare”

Fare il dj negli anni ’70 era un’occasione troppo allettante per farsela scappare.

A dirlo è Linus, a margine di una intervista rilasciata al Corriere della Sera.

Contrattato dal quotidiano milanese, il direttore di Radio Deejay parla di una Milano cambiata negli ultimi dieci anni, diventata più internazionale ma nello stesso tempo meno vivibile in seguito ad un costo della vita lievitato.

Nel contesto di un discorso politico-urbanistico, Fabrizio Guglielmini – autore dell’intervista – apre una parentesi relativa all’epoca delle radio libere.

Linus racconta di una Milano vivacissima negli anni ’70, con grande passione per la musica e con la presenza di tanti luoghi dove “si suonava ovunque”.

In questa frase, anche una parentesi sull’“occasione di fare il deejay”.

Nella città dove sono nate realtà quali Radio Milano International, Radio 105, ma anche molte altre emittenti che hanno fatto la storia nell’epoca pioneristica, Linus ha colto la palla al balzo, mettendo subito in evidenza la propria professionalità che negli anni lo ha portato alla direzione di uno dei network simbolo del nostro Paese.

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