Sicilia: Tgs annuncia seria crisi, con nove licenziamenti, conseguenze anche su Rgs

Pessimo rientro dalle ferie per il gruppo palermitano Tgs, che (lo ricordiamo) comprende anche Radio Rgs ed è collegato a importanti quotidiani (fra Sicilia e Calabria) e ad altre emittenti, in particolare nell’area di Messina.

È stata la stessa azienda ad annunciare una situazione assai difficile per Tgs e Rgs, con la comunicazione dell’avvio delle procedure di mobilità e licenziamento di nove persone. Il licenziamento è previsto per 5 giornalisti (fra cui il coordinatore redazionale), 3 tecnici di montaggio e operatori di ripresa e un tecnico radiofonico. I dipendenti complessivi del gruppo con contratti a tempo indeterminato (tra full time e part time) sono 19, di cui 6 nell’area redazionale, 8 nell’area tecnica Tv e 5 nell’area radiofonica. Se i licenziamenti scattassero definitivamente, si tratterebbe dunque di un taglio decisamente pesante.

In una dettagliata lettera spedita a lavoratori e sindacati l’azienda ha spiegato tutti i suoi problemi economici. Ne riportiamo alcune parti:

“Nel biennio 2019 e 2020 la società ha registrato risultati economici particolarmente negativi. Nel 2021, invero, il risultato economico è (stato) influenzato positivamente dalla contabilizzazione, oltre a contributi straordinari legati all’emergenza da Covid-19 (rilevati anche nel 2020), alla registrazione di un componente positivo straordinario, pari a 1,8 mln, relativo all’indennizzo ricevuto per la rottamazione anticipata delle frequenze. Tale partita straordinaria ha consentito alla società di registrare un risultato economico positivo che non rispecchia tuttavia la gestione caratteristica dell’attività di impresa, che, invero, avrebbe registrato sia per l’anno 2020 che 2021 perdite in linea con quelle presenti nel 2019”.

Nonostante un buon esito del recente processo di switch-off televisivo, la situazione quest’anno non è cambiata:

“Il livello dei ricavi e dei contributi ordinari risulta in sostanziale continuità con quello del 2021, così come il costo del lavoro, dovendosi pertanto prevedere, a fine anno, una perdita per l’esercizio di circa 500.000 euro. Tale condizione, senza interventi di natura strutturale, rischia di pregiudicare la continuità aziendale. La società si è, dunque, determinata a rivedere la propria organizzazione aziendale, la propria offerta televisiva e la proposta editoriale radio-televisiva per gli anni futuri, dovendo adeguare, conseguentemente, la propria organizzazione alle nuove e future prospettive aziendali, in continuità con gli investimenti e le iniziative fatte in questi ultimi anni, il tutto compatibilmente con un quadro economico aziendale involutivo”.

E c’è il dettaglio anche delle conseguenze sulla programmazione delle due emittenti, che ugualmente saranno forti, con l’eliminazione del Tg locale:

“Verranno mantenuti, come oggi, i notiziari nazionali chiusi e le previsioni del tempo forniti da società terze… Resteranno in palinsesto, prodotte internamente, due trasmissioni sportive. Si tratta di ‘TGStudioStadio’… e ‘TGStudioSport’… La società intende inoltre proseguire nella realizzazione delle trasmissioni televisive di successo, condotte dall’attuale direttore artistico delle emittenti televisive Tgs e Rtp e delle emittenti radiofoniche Rgs e Radio Antenna della Stretto, Salvo La Rosa. Tali trasmissioni sono ritenute dalla società strategiche nella struttura del palinsesto e hanno goduto di un indiscusso successo legato alla notorietà del presentatore, da quasi quarant’anni impegnato a livello nazionale e regionale in format con ospiti d’eccezione…”.

Per Radio Rgs non va meglio:

“Sulla Radio si produrrà uno spazio occupato dalla sola lettura dei titoli dei quotidiani del gruppo, in un orario che verrà definito e che verrà trasmesso anche in televisione”.

Naturalmente non sono mancate forti reazioni, soprattutto a livello sindacale e politico, e si sta provando a evitare l’infelice esito di cui sopra (si consideri che in Sicilia il 25 settembre si vota anche per la Regione).

In particolare Fnsi e Assostampa Sicilia assicurano di essere “impegnati nella trattativa al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e affinché i telespettatori non siano privati dell’informazione. Le condizioni economiche dell’azienda e della controllante S.e.s. consentono di trovare soluzioni alternative ai licenziamenti”.

Mauro Roffi
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Salotto FM-world: “La radio è in crisi (economica), ma ce la farà anche stavolta”

La radio sta vivendo un momento di enorme difficoltà economica, in seguito all’emergenza coronavirus, ma è viva e ce la farà anche questa volta.

Si potrebbe riassumere così, in estrema sintesi, il contenuto dell’ultimo “Salotto FM-world”, il talk-show moderato da Nicola Franceschini sulla pagina Facebook di FM-world, che nella serata di martedì 5 maggio ha messo a confronto 5 importanti esponenti della radiofonia.

In primis, Marco Lolli (regista di Rai Radio2, station manager di RTR99 ed editore di Lolliradio) ed Emilio Pappagallo (direttore e conduttore di Radio Rock 106.6).

Con loro si è affrontato subito il delicato tema della situazione della radiofonia in Italia, raccontando tuttavia le vicende di RTR99 e di Radio Rock che, a differenza di molte altre realtà (non solo locali), hanno scelto di proseguire con la programmazione di sempre anche durante il periodo di lockdown.

Ad arricchire la serata, poi, sono intervenuti Barbara Venditti di Rai Radio2 (ma in voce fino a pochi mesi fa a Radio Rock) e Luca Casciani, il conduttore del mattino di RTR99 con un programma di controinformazione che tiene incollati e fa discutere ogni giorno i tanti ascoltatori dell’emittente.

Massimo Lualdi, intervenuto per aver raccontato una vicenda legale da lui seguita per RTR99, ha tuttavia approfondito anche il tema delle radio “native digitali” (di cui Lolliradio è uno dei primissimi esempi in Italia) raccontando i progetti di NBC e di Giornale Radio, presenti sull’app di FM-world.

E a proposito di app, la diretta è stato il pretesto anche per fare il punto e spiegare che cosa differenza Radioplayer Italia dagli altri aggregatori (compreso quello di FM-world), spesso al centro di confronti non sempre pertinenti.

Come cambia poi la comunicazione in radio a seconda delle fasce orarie? La domanda ha permesso di mettere a confronto Barbara Venditti, in qualità di voce della notte, con Emilio Pappagallo e Luca Casciani che invece rappresentano due collaudati “morning show” (seppure molto diversi tra di loro) dell’etere capitolino.

Un etere dunque che riesce a catalizzare ascolti non solo parlando di calcio, di cui l’FM di Roma abbonda, ma anche proponendo tematiche diverse.

Da parte di tutti, a partire da Marco Lolli, è emerso l’amore che lega tutti i protagonisti indissolubilmente alla radio; un legame che il regista di Rai Radio2 – in particolare – ha potuto condividere nella sua carriera con grandi professionisti, da Fiorello a Luca Barbarossa, da Flavio Insinna a Nino Frassica a molti altri nomi.

La vera difficoltà della serata, indubbiamente partecipata anche a livello di interazione, è stata… doverla interrompere dopo oltre un’ora di chiacchiere, commenti e riflessioni.

Un pretesto per riviverla prossimamente.

Intanto, la differita di “Salotto FM-world” è disponibile cliccando qui sotto.

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Sostenere con decisione l’informazione locale: la richiesta di Aeranti-Corallo

Le radio e le tv locali sono in prima linea nell’informazione sul territorio relativa all’emergenza sanitaria Covid-19.

Al riguardo, l’avv. Marco Rossignoli, coordinatore Aeranti-Corallo, ha affermato quanto segue.

“Attraverso i propri microfoni e le proprie telecamere, le radio e le tv locali, con l’eccezionale impegno dei propri giornalisti e dei propri tecnici, tengono costantemente informati i cittadini dei rispettivi territori su tutti gli aspetti dell’epidemia in atto.

In questo contesto – ha proseguito Rossignoli – appare evidente che tale ruolo informativo, di interesse pubblico, debba essere pienamente garantito e agevolato.

Per questo – ha aggiunto Rossignoli – Aeranti-Corallo chiede che il Parlamento, in sede di conversione del Decreto legge n. 18/2020 (c.d. “Decreto cura Italia”) introduca specifiche norme per il sostegno del settore radiotelevisivo locale, finalizzate a fronteggiare l’attuale situazione che sta causando una gravissima riduzione dei ricavi pubblicitari.

In mancanza di adeguate ed efficaci misure di sostegno economico – ha concluso Rossignoli – molte emittenti potrebbero essere costrette a cessare l’attività, con evidente, gravissimo nocumento per l’informazione locale nel nostro Paese”.

Cala la pubblicità: Confindustria chiede sostegno al Governo per le emittenti

L’emergenza da coronavirus sta mettendo alla prova le nostre comunità e tutte le attività economiche e sociali.

Il sistema dei media è in prima linea e ci resterà doverosamente, con professionalità, come è giusto che sia. La puntualità dell’informazione qualificata è essenziale.

Tutti i media fanno la loro parte ma il sistema radiotelevisivo locale è sommamente esposto sotto tutti i punti di vista, anche perché l’attività di informazione di prossimità non può subire alcun fermo, tale è il valore di interesse pubblico che si configura come un vero e proprio servizio alle comunità locali più colpite.

Il sistema sta però avvertendo già i primi contraccolpi di contrazione di attività economiche che si riversano in tagli rilevanti di investimenti pubblicitari, risorsa essenziale, peraltro già debole, del sistema radiotelevisivo locale.

La tenuta di questo importante servizio professionale non può che essere di interesse generale.

Allo scopo di evitare criticità ulteriori e per assicurare che la rete televisiva locale possa continuare a svolgere con efficacia e ancora maggiore impegno la sua funzione nel tempo dell’emergenza, Confindustria Radio Tv chiede al Governo di valutare una proposta di congruo sostegno al settore con uno stanziamento eccezionale aggiuntivo sul fondo del pluralismo dell’informazione.

E’ evidente a tutti, infatti, che se la radiotelevisione locale vuole assicurare costante servizio e presenza nel territorio, non può fare ricorso a sospensioni neanche parziali dell’attività né agli ammortizzatori sociali.

Di contro le entrate necessarie a supportare tale impegno si vanno drammaticamente riducendo e la situazione e destinata a peggiorare.

Per questi motivi Confindustria Radio Televisioni ha fatto una richiesta al Governo di supporto pubblico a favore delle imprese radiotelevisive, a carattere informativo, in possesso dei criteri fissati dalla legge per le erogazioni delle misure di sostegno previste per il settore.

(Comunicato stampa)

A rischio la redazione della bolognese Radio Città del Capo

La redazione di Radio Città del Capo, storica emittente bolognese, è in rivolta contro il proprio gruppo editoriale.

Secondo quanto riportato da un comunicato, che pubblichiamo, la proprietà vorrebbe smantellare la struttura giornalistica della radio.

Questo è il comunicato sindacale, diffuso dal sito dell’emittente:

Da 32 anni Radio Città del Capo racconta Bologna e il mondo. Lo fa in maniera libera, all’interno del Network di Radio Popolare, senza bandiere o schieramenti ma sempre dalla parte dei diritti e dei più deboli. Politica, cultura, musica. Radio Città del Capo è diventata nel tempo un punto di riferimento per la città di Bologna, e non solo.

Tutto questo potrebbe non esistere più. Entro il 10 gennaio 2020 l’editore di Radio Città del Capo, la NetLit srl, ha deciso di eliminare dalla programmazione i programmi locali di cronaca, politica e cultura e di smantellare la redazione di Bologna. I giornalisti potrebbero anche perdere il lavoro, così ci è stato comunicato. Tutto sarà spazzato via, a partire dalle tante trasmissioni dei conduttori e delle conduttrici che da sempre rendono Città del Capo quel patrimonio che è – e che vogliamo che resti – per la città di Bologna.

Sarà azzerato lo spazio che la radio sta dando alla politica regionale, e questo succederà in un momento decisivo per l’Emilia-Romagna. A meno di un mese dalla elezioni del 26 gennaio l’editore di Radio Città del Capo, con una circolare firmata dal presidente del Cda Renato Truce, ha dato l’ordine di sospendere quella che per lui è stata una “sperimentazione” – la cronaca locale – e che per noi è invece da sempre il lavoro di tutti i giorni e la storia di 32 anni di radio. Per descrivere il nostro lavoro l’editore sta utilizzando espressioni come “utilizzo indebito” della frequenza. Come se raccontare la scena culturale, musicale e politica di Bologna fosse qualcosa di indebito, e non invece – come è e vogliamo rimanga – il cuore e il senso stesso del progetto di Radio Città del Capo. Il tutto senza parlare delle pressioni al limite della vessazione verso i lavoratori della radio.

Vogliamo impedire che Radio Città del Capo si trasformi in una delle tante frequenze radiofoniche fantasma che nessuno ascolta e nessuno ricorda. Faremo tutto quel che serve per fare in modo che Radio Città del Capo continui a vivere, e resti punto di riferimento per la città di Bologna.

I redattori e le redattrici di Radio Città del Capo

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Una radio per l’Europa

«Propongo una radio europea capace di dare un’identità forte all’Ue».
A rilanciare l’idea è Antonio Preziosi, direttore del Giornale Radio Rai e della rete radiofonica nazionale Rai Radiouno, nel corso della presentazione del suo libro “Radiocronaca di una crisi”, al quale ha preso parte il viceministro allo Sviluppo economico, Antonio Catricalà, curatore della premessa del libro e sostenitore del progetto di una radio europea, sul quale Preziosi sta lavorando da due anni.

A riportare la notizia è l’edizione on-line del Messaggero, che evidenzia che questo è un progetto che il premier Enrico Letta ha intenzione di portare a Bruxelles tra le iniziative previste nel semestre di presidenza italiana.