Primo trimestre 2021: 33.117.000 ascoltano la radio nel giorno medio

Sono usciti i dati dell’ascolto complessivo della radio, relativi al primo trimestre 2021.

L’indagine RadioTER attribuisce al mezzo 33.117.000 contatti nel giorno medio, 43.199.000 nei 7 giorni, 5.999.000 nel quarto d’ora medio (dalle 6.00 alle 24.00) e 4.624.000 nel quarto d’ora medio h24. La durata dell’ascolto della radio nel giorno medio è stimata in 201 minuti.

Nello stesso periodo dello scorso anno (primo trimestre 2020, con due mesi su tre rilevati in epoca pre-lockdown) gli ascolti erano i seguenti: 34.061.000 nel giorno medio, 43.593.000 nei 7 giorni, 6.087.000 nel quarto d’ora medio (dalle 6.00 alle 24.00) e 4.720.000 nel quarto d’ora medio h24. La durata dell’ascolto della radio nel giorno medio era stimata in 200 minuti.

I dati del primo trimestre 2021 risultano dunque in calo rispetto al medesimo periodo dell’anno scorso, ma corrispondono all’incirca a quelli del quarto semestre 2020, quando le limitazioni erano equivalenti a quelle attuali (colori delle regioni, coprifuoco notturno).

(Si ringrazia Matteo Sandri per la collaborazione)

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“La vita a piccoli passi”: esce il libro di Luca Viscardi che racconta l’esperienza col coronavirus

Si chiama “La vita a piccoli passi” ed è il primo libro di Luca Viscardi.

Il noto conduttore radiofonico racconta l’esperienza vissuta in prima persona con il coronavirus.

“Questo è uno di quei giorni belli, uso un termine quasi infantile, perché ho l’entusiasmo di un bambino nel segnalarvi una novità che mi riguarda di cui sono molto orgoglioso“, racconta sui social.

“Il 3 novembre esce il mio primo libro, si chiama ‘La Vita a Piccoli Passi’, è pubblicato da Sperling & Kupfer ed è il racconto della mia esperienza con il coronavirus”.

Viscardi specifica che “Non ho scritto una racconto drammatico, né un piagnisteo, non sarebbe nelle mie corde: ho voluto trasformare in parole un mese sull’ottovolante“.

“Vederlo in prevendita” – conclude – “mi pare così strano che a volte penso non sia vero. E invece lo è!“.

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Quale sarà il futuro dei podcast nati durante il lockdown?

Fabio Donolato è conduttore di Radio Nerazzura, giornalista freelance e autore di progetti podcast.

Da questa settimana, pubblicheremo periodicamente alcuni suoi editoriali, relativi ai settori di sua pertinenza.

Cominciamo da quello dei podcast.

“Quale sarà il futuro di tutti i podcast nati dal coronavirus?”

Cerchiamo di capire che fine faranno tutti quei progetti avviati durante il lockdown che ora rischiano di sprofondare negli hard disk di migliaia di italiani che, una volta ricominciata la vita di sempre, non hanno tempo e voglia di proseguire nel loro intento.

Durante il periodo del lockdown, il movimento del podcast italiano ha registrato un incremento e una crescita senza pari nella storia del nostro Paese. Sarà perché il tempo a disposizione per ascoltare e realizzare podcast è stato sicuramente maggiore rispetto al solito, sarà anche perché ormai la tecnologia ci permette di confezionare questo tipo di prodotto in maniera più semplice e con un risultato tutto sommato passabile senza grandi sforzi tecnici. Sarà, ma la domanda che mi faccio è la seguente: “qual è il livello qualitativo dei podcast nati e cresciuti durante il lockdown? E soprattutto: quale sarà il loro futuro?”.

Parlo da addetto ai lavori, ma anche da appassionato del genere e del movimento. Sono ben contento che ci si sia avvicinati a questo prodotto che, quando realizzato con metodo e con le conoscenze necessarie, può diventare uno strumento per la divulgazione, un modo per approfondire determinati argomenti, ma anche semplicemente un modo per tramandare racconti che una volta venivano passati di generazione in generazione solo oralmente.

Per fare un’analisi un po’ più approfondita sul tema, partiamo da un caso positivo e che può da scuola per gli appassionati del genere che abbiano voglia e interesse a lanciarsi nel mondo podcast: “Veleno” di Pablo Trincia. Un esempio di come fare giornalismo utilizzando al massimo le potenzialità di uno strumento come il podcast, diventato negli anni di facilissimo consumo grazie agli smartphone ma – soprattutto – grazie alle tariffe telefoniche che permettono di usufruire di svariate decine di giga di traffico internet mensile da spendere per ascoltare musica e podcast in mobilità.

Torniamo a Veleno: l’inchiesta del giornalista Pablo Trincia, pubblicata come podcast sul sito Repubblica.it, è un prodotto ben fatto e appassionante, diviso per episodi, scritto ottimamente e ricco di contenuti esterni, dichiarazioni, documenti ufficiali, parti di testimonianze originali riguardanti una torbida vicenda avvenuta alla fine degli anni ’90 nella bassa padana dove alcuni bambini furono tolti alle famiglie perché coinvolti dai genitori stessi in riti satanici in cimiteri più o meno abbandonati. Non vi voglio spoilerare la storia, ma tanti di voi già la conosceranno e la utilizzo solo per dimostrare che un podcast, se fatto bene, con un lavoro paziente durato anni e – cosa non da poco – supportata da un sostegno editoriale ed economico può diventare davvero uno strumento potentissimo per raccontare storie.

Che cosa è successo durante il lockdown? Che tanti appassionati di radiofonia si sono buttati a capofitto sul mondo dei podcast da “isolamento casalingo” trattando gli argomenti più disparati: gli appassionati di sport, per fare un esempio, annoiati dallo stop di tutte le manifestazioni, sono andati a scavare nel baule dei ricordi e hanno tirato fuori riflessioni personali, analisi postume, ricorsi storici che adesso hanno trovato casa nei server di qualche provider sparso nel globo. Altri, invece, hanno dedicato questo tempo a registrare interviste con esperti (i più quotati, ça va sans dire, gli scienziati, i virologi, gli amici che avevano il sogno di diventare medici ma si sono fermati al test di ammissione) di qualsiasi materia, pur di riempire il vuoto delle nostre vite nella fase dell’isolamento forzato.

Tutto molto bello: sono contento che anche da noi in Italia qualcosa si stia muovendo dal punto di vista dei podcast, ma adesso di tutti questi progetti appassionati, che ne sarà? Dovessero rimanere chiusi in tanti piccoli hard disk sarebbe davvero un peccato. Non facciamo morire questi podcast, perché sono una testimonianza di un periodo che mai ci eravamo trovati a vivere nella nostra esistenza. Una traccia del nostro passaggio su questo pianeta, come le storie che ci raccontavano i nostri nonni, adesso noi possiamo fare lo stesso con i nostri nipoti e mantenere viva la memoria ricordando a tutti che, anche in clausura, la creatività non si è mai spenta. Anzi: è diventata podcast.

Fabio Donolato

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Radio Deejay e Radio Capital con l’UNICEF per l’emergenza coronavirus

Fino all’8 maggio Radio Deejay e Radio Capital, insieme a “La Repubblica”, sostengono la campagna di raccolta fondi dell’UNICEF Italia “INSIEME PER COMBATTERE IL CORONAVIRUS. Unisciti a noi. Dona aiuti per l’Italia”: con i fondi raccolti sarà possibile donare aiuti concreti – come mascherine, guanti chirurgici e monouso, tute e occhiali protettivi, disinfettante, termometri e tamponi – per gli operatori sanitari impegnati nella lotta al COVID-19, e fornire assistenza psicologica e sanitaria ai bambini e agli adolescenti più fragili e vulnerabili nel nostro Paese.

Tutti i materiali acquistati tramite la campagna di raccolta fondi saranno distribuiti in coordinamento con il Commissario straordinario Domenico Arcuri e il Dipartimento della Protezione Civile nelle strutture sanitarie che ne necessitano maggiormente sul territorio italiano.

“È per noi una grande responsabilità essere in prima linea per fermare questo nemico invisibile e potentissimo. Siamo orgogliosi di avere a fianco in questa drammatica emergenza tre importanti testate, come la Repubblica, Radio Deejay e Radio Capital; potremo così raggiungere tante persone con appelli, informazioni accurate e approfondimenti sulla situazione in Italia e nel mondo, messaggi e consigli utili e affidabili per famiglie, adolescenti e bambini. Solo insieme possiamo combattere il coronavirus e ricostruire la speranza”, ha sottolineato Francesco Samengo, Presidente dell’UNICEF Italia.

È possibile sostenere la raccolta fondi dell’UNICEF con donazioni tramite:

Sito UNICEF Italia
bonifico bancario IBAN IT98 C050 1803 2000 0001 5100 514, intestato a Comitato Italiano per l’UNICEF
conto corrente postale n.745000

(Comunicato stampa)

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Luca Viscardi verso la ripresa dopo il Covid 19: “Meglio due giorni in più in casa dell’incubo da cui mi sono svegliato”

Luca Viscardi si sta lentamente riprendendo dal coronavirus, dopo 26 giorni in ospedale.

E’ lo stesso station manager di Radio Number One a comunicarlo, in un post ripreso dalla propria emittente.

Di Viscardi, finora, avevamo volutamente scelto di parlarne poco o nulla, in attesa di notizie più rassicuranti che sono finalmente arrivate.

In realtà, come spiega il noto speaker, si tratta dell’inizio della fase 2, in quanto viene “trasferito in una struttura dove dovrò solo terminare le cure contro i danni collaterali del virus, in particolare quelli creati da una polmonite così persistente”.

“Sono stato in ospedale 26 giorni” – racconta – “io ho subito pensato di avere il fisico che sembra una mozzarella andata a male e invece mi dicono che la mia degenza sia nella norma, se non addirittura un pelo inferiore a quella di altri. Giusto per capire come funziona quella che “tanto é poco più di un’influenza”“.

In un lungo post, che riportiamo integralmente in coda a questo articolo, Viscardi racconta esperienze personali, vissute al Papa Giovanni di Bergamo, con una profonda riflessione finale, relativa alla solitudine che si prova, per via dell’isolamento fisico da tutti, familiari in primis.

“Ho la sensazione che questo particolare aspetto stia passando un po’ sotto traccia” – sottolinea – “e possa invece essere il terzo vero problema odierno dopo quella della salute e quello economico. Non dimentichiamolo. Io non tornerò ancora dalla mia splendida famiglia, ma oggi faccio un passo verso la normalità e quella maledetta agognata pizza per cui ormai potrei davvero fare gesti criminali. Vi ho annoiato a morte, perdonate la lunghezza: state al sicuro e fate di tutto per evitare questo inferno. La battaglia si vince, ma meglio due giorni in più in casa dell’incubo da cui mi sono svegliato“.

A Luca Viscardi e a tutti coloro che stanno superando brutta parentesi (compresi diversi radiofonici), la speranza di un ritorno quanto prima alla vita di sempre.

Informazione, intrattenimento, ma anche radio in streaming: le abitudini degli italiani in quarantena

È cosa nota che, con la quarantena forzata in casa, gli italiani abbiano notevolmente incrementato la fruizione di televisione ed internet.

Tutto ciò che riguarda informazione, secondo i dati forniti da Audiweb, ha avuto una crescita esponenziale rispetto al periodo pre-emergenza, ma a trarne vantaggio è stato anche l’intrattenimento sotto le più svariate forme, compresa la radio in streaming.

Andiamo per ordine: stando ad Audiweb, che ha preso in esame l’audience online tra il 2 e il 22 marzo, il tempo speso sul web è cresciuto del 61% dal 16 al 22 marzo, settimana in cui i brand di news online hanno fatto registrare un +96%, dopo il +102% messo a segno tra il 9 e il 15 marzo.

L’incremento del tempo trascorso sui siti di informazione ha coinvolto sia le donne (+101%) che gli uomini (+91%) dai 13 anni in su. Guardando alle fasce d’età, il contributo maggiore alla crescita è arrivato dai 45-54enni (+118%), e dai 55-64enni (+114%) e dai 25-34enni (+110%). L’aumento è stato del 66% per i 13-17enni, del 60% per i 18-24enni e del 65% per gli over 65 anni.

Tra il 16 ed il 22 marzo, a “quarantena” già iniziata da alcuni giorni tuttavia, l’interesse degli utenti ha iniziato a crescere maggiormente verso l’offerta di contenuti utili a trascorrere il tempo in casa, tra lavoro o attività di differente natura.

Forte quindi l’incremento per la categoria Home & Fashion (+114%), trainata dall’offerta dei brand raggruppati nella sotto-categoria Food & Cooking.

In aumento anche la categoria Family & Lifestyles (+23%), e l’Entertainment (+31%) che raggruppa video di intrattenimento, infotainment e – appunto – le già citate radio in streaming.

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