Bandi DAB: CNRTv è stata ascoltata dall’Agcom

Sul tema dei Bandi DAB, in data odierna, CNRTv è stata ascoltata dall’Agcom.

Lo rende noto un comunicato stampa.

Nell’incontro, presenti Gino Conte nella qualità di coordinatore nazionale dell’associazione di categoria e la dott.ssa Laura Aria nella qualità di Commissaria dell’Autorità, sono stati ripercorsi i momenti topici di un processo di trasformazione del mezzo durato anni, non ancora conclusosi, ed in particolare l’attuale difficile situazione dei Bandi che vede consorzi locali a “beauty contest” in 6 bacini regionali.

Alla luce dell’attuale situazione, CNRTv ha chiesto il congelamento dei “beauty contest” in corso ed il reperimento, anche temporaneo nelle more, delle necessarie risorse mancanti in attesa delle definitive.

Si è condivisa la necessità di evitare ritardi e strascichi, di non lasciare nessuno indietro, e dare definitivo impulso al DAB anche nei bacini locali per evitare ulteriori penalizzazioni di un settore già fortemente penalizzato.

Si è condiviso che l’ipotesi di utilizzo del blocco 5 VHF apparrebbe la strada più praticabile ma, soprattutto, tempestiva.

CNRTv confida molto nell’azione che l’Autorità ha in modo convinto individuato e ringrazia la dott.ssa Laura Aria per la sensibilità e, soprattutto, per la competenza con la quale l’argomento è stato affrontato.

(Comunicato stampa)

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“Servono più risorse frequenziali DAB per le emittenti locali”: la richiesta del CNRTv

Riceviamo e pubblichiamo una lettera, inviata dal CNRTv (Coordinamento Nazionale RadioTv e Terzo Polo Digitale) ad AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ed al MIMIT (Ministero del Made in Italy) lo scorso 8 agosto, in merito alla richiesta di nuova risorse frequenziali DAB per le emittenti locali.

In riferimento all’oggetto la presente per chiedere ad Autorità e Ministero in indirizzo, per le proprie specifiche competenze, l’integrazione di risorse frequenziali al PNAF DAB.

Premesso che:
• in base alla normativa di settore in vigore, fra cui L. 66/2001, il d.lgs 259/2003 “Codice delle Comunicazioni Elettroniche” con relative modificazioni ed integrazioni, il d.lgs 208/2021 “TUSMA”, nonché le risultanze dei coordinamenti internazionali, l’AGCOM ha emanato la delibera 286/22/CONS con la quale, su proposta dell’ex MiSE, oggi MIMIT, ha approvato il “Piano provvisorio di assegnazione delle frequenze in banda VHF-III per il servizio di radiodiffusione sonora in tecnica digitale DAB+”, più sinteticamente chiamato PNAF DAB, individuando, fra l’altro, n. 21 bacini regionali;
• nel corso dell’anno 2023, il MIMIT ha emanato, per ogni bacino, altrettanti “Bandi di manifestazione d’interesse per l’assegnazione dei diritti d’uso sui bacini locali ad operatori di rete DAB+”;
• con altrettante determine il MIMIT ha reso pubblico l’esito della “Manifestazione d’interesse per l’assegnazione dei diritti d’uso per le reti pianificate sui bacini di utenza locale ad operatore di rete DAB+”;
• esauriti i bandi, il MIMIT, ha emanato in data 30/7/2024 il decreto direttoriale con il quale definisce il “Calendario Nazionale Attuazione PNAF DAB”, ovvero, la cosiddetta “Roadmap per Bacino d’Utenza”.

Tutto ciò premesso, con la pubblicazione della “roadmap”, di cui al decreto direttoriale del 30/7/2024 emanato dal MIMIT, risulta evidente, come una cartina di tornasole, che le risorse illo tempore pianificate risultano in molte regioni decisamente insufficienti ad accogliere le Concessionarie locali aventi diritto. Peraltro, la necessità di avere maggiori risorse rispetto al PNAF DAB sono state più volte ribadite dalla scrivente associazione (richiesta sposata anche da altre associazioni di categoria) nel corso di audizioni e Tavoli tenutisi sull’argomento fra cui il Tavolo tecnico tenutosi il 1/2/2023 nel corso del quale fu condivisa da tutti la imprescindibile necessità che “nessuno venisse lasciato indietro”.

Inoltre, nell’ambito delle osservazioni alle Linee Guida DAB+ 2022 inviate al MIMIT via pec in data 10/1/2023 la scrivente aveva anche qui espresso la “seria e ponderata preoccupazione circa le risorse rese disponibili dal PNAF DAB 2022 che, in diversi casi, non soddisfa i diritti dei legittimi Concessionari che hanno ottenuto l’autorizzazione in tecnica digitale in ambito locale per partecipare alla transizione al digitale del mezzo.”.

Preoccupazione che si è concretizzata ed evidenziata proprio con la ufficializzazione della roadmap.

Oggi ci duole rappresentare che in diversi bacini come Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia, regioni con consistente presenza di emittenti locali, sono in corso “contest” per l’assegnazione dei diritti d’uso che vedranno, in ogni caso, esclusi Consorzi costituiti da Concessionari che hanno legittimamente diritto a trasmettere in tecnica digitale. E che nel caso di intese fra consorzi l’esclusione inevitabile di una parte dei soci concessionari e una riduzione della capacità trasmissiva, per effetto dell’accorpamento, per coloro che restano, sarà bassissima al punto da non essere più conveniente e giustificato il passaggio al digitale radiofonico.

Infatti, capacità trasmissive e bitrate troppo bassi renderanno un pessimo servizio all’ascoltatore in quanto l’audio sarà, molto verosimilmente, pari alla qualità di un citofono ed il “livello di protezione” insufficiente a garantire una ricezione continuativa del segnale al punto da far preferire al DAB l’ascolto dell’FM nonostante sia sempre più interferita. Ciò causerà una perdita di competitività, oggi già parzialmente evidente, con le emittenti nazionali che trasmettono in DAB con 54CU e con bitrate pari 72 kbps. In alcuni casi le emittenti nazionali, fra cui la RAI, utilizzano per il canale principale 72CU e 96 kbps. Nella fattispecie risulta lampante che l’ascolto è decisamente di qualità e preferibile rispetto all’FM per il buon livello di protezione e l’elevato bitrate. In questo caso sono ospitabili su un multiplexer non più di n. 12 emittenti. Nel caso, invece, di capacità trasmissiva per canale pari a 54CU e 72 kbps, i canali sarebbero n. 16. Un discreto compromesso.

In diversi casi i Consorzi a “contest” sono molto partecipati e quindi con una impossibilità tecnica di accorpamento. Ad esempio, 12+12 canali darebbero luogo a 24 canali con soli 36CU e 48 kbps per emittente. Decisamente una soluzione a dir poco catastrofica.

In sintesi, riteniamo che forzare intese ed accorpamenti che portano a risultati di bassa qualità per l’utenza sia altamente deleterio per un settore che si aspettava, con il passaggio alla radio digitale, un rilancio del mezzo e del mercato. Inoltre intese forzate verso forti accorpamenti generano fuoriuscite dal mercato delle emittenti locali che legittimamente intendono passare al digitale avendo anche, in alcuni casi, manifestato impegno a dismette frequenze in FM. La loro esclusione rappresenterebbe, altresì, una gravissima lesione dell’articolo 21 della Costituzione.

Pertanto, la scrivente associazione di categoria, per i motivi sopra esposti e sulla base del comma 4 art. 1 della delibera 286/22/CONS, chiede che gli Enti in indirizzo integrino/modifichino il PNAF DAB, ove si rendesse necessario a garantire i diritti dei Concessionari locali a trasmettere in tecnica digitale, con le nuove e necessarie risorse frequenziali oppure modificando quelle pianificate che, messe a bando, non sono state richieste e che, pertanto, resterebbero inutilizzate. Una rivisitazione a strettissimo giro del PNAF DAB eviterebbe dei “contest”, darebbe maggiore garanzia a quelle emittenti che attraverso i Consorzi hanno già fatto importanti investimenti, che diversamente diventerebbero vani oltre che dannosi sotto il profilo finanziario ed imprenditoriale con inevitabili ricadute occupazionali negative. Ed, per finire, ma non in ultimo, eviterebbe dei contenziosi legali che già si registrano all’orizzonte qualora un Consorzio venga escluso senza tangibili motivi.

Si chiede, altresì, di sospendere nelle more delle modifiche/integrazioni al PNAF DAB, il decreto direttoriale del 30/7/2024 emanato dal MIMIT al fine di evitare disservizi all’utenza in DAB già acquisita, con l’interruzione del servizio delle Concessionarie locali già operanti mediante Operatore di Rete locale che ha manifestato interesse ai diritti d’uso e che attualmente si trovano in condizione di “contest” a causa della insufficienza delle risorse pianificate dal PNAF DAB in vigore.

Si chiede, altresì, audizione congiunta sull’argomento in oggetto per meglio illustrare la problematica qui sinteticamente rappresentata.

Nel rimanere a disposizione ed in attesa di riscontro, si porgono distinti saluti.

CNRTv – Coordinamento Nazionale RadioTv e Terzo Polo Digitale

(Comunicato stampa)

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Piano DAB dell’Agcom: l’audizione di CNRTv

Proseguono le audizioni presso l’Agcom sul nuovo piano DAB che l’Autorità dovrebbe varare prossimamente e che naturalmente coinvolge da vicino tutto il mondo radiofonico.

Per questo diamo conto anche dell’audizione e della posizione dell’associazione CNRTv, al contempo manifestando piena disponibilità a pubblicare su FM-world anche le opinioni degli altri gruppi e di tutte le associazioni coinvolte.

Ecco dunque nello specifico comunicato stampa la posizione di CNRTv:

“CNRTv ha espresso la propria preoccupazione per il mancato accordo con i Paesi adriatici e per la carenza di risorse pianificabili che ne deriva. Ha chiesto pertanto che l’Autorità e il Ministero facciano ogni sforzo per arrivare alla sottoscrizione dell’Accordo. Peraltro, anche in caso di futura sottoscrizione dell’accordo, gli operatori assegnatari delle frequenze ora pianificate dovranno sostenere i costi di risintonizzazione degli impianti mentre gli operatori assegnatari delle eventuali ulteriori frequenze assicurate dallo stesso accordo saranno danneggiati dal ritardato ingresso nel mercato. Per questi motivi sarebbe stato auspicabile che, prima dell’adozione del PNAF-DAB da parte dell’Autorità, il MiSE avesse imposto la firma dell’accordo agli altri Paesi adriatici vincendone le resistenze ed evitando che il Tavolo adriatico-ionico venisse condizionato da quelle che CNRTv giudica recriminazioni basate su problematiche interferenziali ormai superate”.

L’associazione (anzi, in specifico la sua ‘parte radiofonica’) esprime poi un giudizio più generale sul Piano in questione:

“Nel merito del documento di consultazione e dello schema di piano, CNRTv non rileva sostanziali miglioramenti rispetto alle ipotesi presentate nelle precedenti audizioni. La scarsa disponibilità di risorse pregiudica l’offerta di servizi di qualità e ciò risulta un impedimento a un effettivo sviluppo del mercato. A giudizio di CNRTv, il Piano resta insufficiente nel numero di reti locali pianificate e carente dal punto di vista tecnico, anche perché non ha previsto reti nazionali con struttura integralmente isofrequenziale (1-SFN). Inoltre, la pianificazione basata prevalentemente su bacini di tipo amministrativo non è quella ottimale, in quanto dovrebbe seguire invece maggiormente i bacini di tipo geografico. Dovrebbe, in tale ottica, essere valutata quindi la possibilità di incrementare il numero di reti a estensione interprovinciale al fine di meglio replicare gli attuali bacini di servizio delle emittenti radiofoniche analogiche. Quanto alla pianificazione del blocco 7B nelle regioni adriatiche meridionali, CNRTv ritiene sia assurda, sia per ragioni socio-demografiche che di mercato, la pianificazione di una rete pluriregionale estesa alle tre regioni Abruzzo, Molise e Puglia”.

Infine, “CNRTv ha chiesto l’uso esclusivo della banda III VHF per il sistema DAB”.

Mauro Roffi
[email protected]

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Il Coordinamento Nazionale Radio Tv contro la cancellazione dell’indagine RadioTER

Non è piaciuta a molte emittenti la cancellazione delle rilevazioni del secondo trimestre 2020 dell’indagine RadioTER.

“Il Consiglio di amministrazione di TER” – riporta la comunicazione ufficiale – “è stato costretto ad assumere tale decisione in relazione alla impossibilità, comunicata dagli Istituti incaricati della realizzazione dell’Indagine Principale di Radio TER 2020, di svolgere, durante la fase dell’emergenza sanitaria Covid-19 in corso, l’indagine stessa come contrattualmente previsto”.

Di fatto, questo potrebbe comportare una mancanza di dati pubblici almeno fino alla fine di gennaio 2021, periodo dell’anno in cui vengono resi noti i risultati del secondo semestre.

A protestare è il Coordinamento Nazionale Radio Tv, che alza voce attraverso il seguente comunicato:

Con un laconico quanto lacunoso comunicato stampa, stamane TER Tavoli Editori Radio ha annunciato la cancellazione delle indagini d’ascolto.

CNRTv ritiene precisare e sottolineare che trattasi di indagini non ufficiali e non riconosciute da Agcom ma che, ad ogni modo, la sospensione, peraltro resa nota solo nel primo giorno in cui queste dovevano partire, è assolutamente ingiustificata.

CNRTv ritiene che le indagini, in quanto telefoniche, potevano essere fatte in modalità smart working così come peraltro stanno facendo moltissime aziende italiane.

A seguito dell’emergenza sanitaria, alla luce di una crescita degli ascolti per il mezzo radio da casa piuttosto che in movimento, i dati, peraltro già ampiamente criticati da RAI che fa parte del CdA TER, potevano portare a risultati diversi e distanti e parzialmente parametrabili con quelli già acquisiti ma poteva valer la pena conoscere e valutare il cambio di abitudini degli ascoltatori in questa eccezionale fase.

Va da se che ad essere maggiormente penalizzate sono le emittenti locali che, ritenendo tali indagini utili, hanno commissionato pagando anticipatamente il servizio, facendo investimenti sul territorio per sostenere la propria notorietà senza contare che, proprio a seguito dell’emergenza sanitaria, hanno intensificato la propria azione territoriale. Probabilmente questo sarebbe emerso. Forse è questo che ha influito facendo propendere per la sospensione che se è stata voluta dalle emittenti nazionali potrebbe essere anche legittimo, ma non lo è certamente per le emittenti locali a volte solo apparentemente rappresentate e tutelate.

CNRTv ritiene che l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato hanno il dovere di intervenire e vigilare: la prima, visto che la normativa glielo impone, non potrà più continuare far finta di nulla; la seconda di valutare eventuali turbative.

E’ palese che esistono posizioni dominanti tese a soffocare l’emittenza locale che è espressione di pluralità.

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CNRTv: “Più sostegno alle emittenti locali, per scongiurare che l’intero settore collassi”

“Le emittenti locali hanno bisogno di un forte sostegno, per scongiurare che l’intero settore collassi”.

A dichiararlo è il Coordinamento Nazionale Radio Tv, attraverso il seguente comunicato:

Il Coordinamento Nazionale Radio Tv in data 11/3 e 14/3/2020 ha inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri On. Giuseppe Conte ed ai Ministri interessati, alcune note nelle quali si rappresentavano le difficoltà del settore radiotelevisivo alla luce dell’emergenza sanitaria chiedendo, nel contempo, di adottare misure urgenti e concrete a sostegno degli operatori locali.

CNRTv prende atto che, in momento di emergenza qual è quello attuale, siano state date, giustamente, priorità ad altri aspetti connessi all’emergenza sanitaria.

Adesso, però, in assenza ulteriore di provvedimenti di sostegno straordinari, le misure da adottare diventano urgenti e il sostegno del Governo vitale al fine di scongiurare che l’intero settore collassi.

Nella giornata di venerdì 27 marzo, CNRTv ha inviato una ulteriore nota ribadendo difficoltà e necessità, ma anche formulando una proposta concreta e semplice per scongiurare la chiusura della stragrande maggioranza di emittenti locali che sarebbero costrette a sospendere sine die la preziosa attività di pubblico servizio che stanno svolgendo, in questo frangente, intensamente e fra mille difficoltà sul territorio.

CNRTv è decisamente critica verso l’appostamento di fondi di sostegno in emergenza, sul Fondo dell’Informazione e del Pluralismo e distribuiti con le modalità con il Regolamento di cui al DPCM 146/17. Questo tipo di sostegno avvantaggerebbe maggiormente quelle emittenti nelle posizioni alte delle graduatorie che già percepiscono congrue somme. Inoltre il sostegno giungerebbe tardivamente ed inutilmente.