Chiude Radio 2.0, arriva un nuovo progetto: il saluto dell’emittente della Val Brembana

Oggi, venerdì 20 ottobre, terminano le trasmissioni di “Radio 2.0 – Bergamo in Aria”, che aprirà le porte ad un nuovo progetto. Le motivazioni sono chiaramente spiegate nel messaggio che l’emittente ha pubblicato sui social e che ci limitiamo a riportare fedelmente, senza alcun commento, ma esprimendo vicinanza a chi ha animato questa realtà nei suoi 18 anni di vita.

Avete letto sui giornali che Radio 2.0 chiude: purtroppo è vero. Chiude l’ultima radio locale in Val Brembana, chiude un progetto di volontariato legato al territorio che per anni ha provato ad esserne voce, raccogliendo partecipazione e creando comunità.

Avete letto certamente delle difficoltà nel tenere in vita un progetto così, che sono reali. Una precisazione: chiudiamo l’attività di Radio 2.0 al servizio della Valle, non l’Associazione Radio 2.0 che c’è alla base, che ha svolto e continuerà a svolgere diverse attività e il cui bilancio è sano.

La nostra è una radio comunitaria, non commerciale, e ha senso che sostenga dei costi per svolgere il suo servizio alla comunità, al territorio, quando c’è un equilibrio con ciò che il territorio le restituisce. Radio 2.0 è cresciuta così tanto, negli anni, che il suo territorio, grazie alla nuova radio digitale DAB+, ora comprende anche Milano e gran parte della Lombardia.

Perché dunque facciamo questa scelta? Perché oggi ci accorgiamo che il progetto di una radio della Valle non si sostiene più? Perché abbiamo voluto crescere, col diritto che ha chiunque a farsi le ossa, provare, sbagliare e riprovare. Il desiderio di non essere più solo quel gruppo di ragazzi che faceva le prime serate caricando e scaricando una station wagon vecchia e malandata; come cantano i nostri amici Pinguini Tattici Nucleari: “ci ridevano dietro le spalle, ed è così che sono diventate larghe”.

Perché allora chiudiamo? E cosa chiudiamo? Una porta? Un microfono? No, chiudiamo un capitolo.

Il capitolo della nostra vita in cui abbiamo sperimentato, cercato un linguaggio, cercato noi stessi. La radio è questo. Troppo spesso legata al mezzo di diffusione, la radio è molto di più; così almeno la intendiamo noi. Una radio comunitaria è senso di comunità, cioè è fatta di idee, parole e musica che viaggiano tra le persone. Ma qui sorge il primo ostacolo: non è più possibile oggi, sul nostro territorio, legare questa comunità al territorio stesso. Non lo è perché più cresci e più vorresti crescere, ma prima o poi si raggiunge il punto critico oltre il quale hai solo 2 scelte: accontentarti e stare nel tuo (scelta Zen, ma che tende alla noia), oppure continuare a crescere finché non sarà arrivato il momento di chiudere. Per questo Radio 2.0, consapevolmente, chiude. Perché l’opportunità di far conoscere la Valle e la bergamasca a chi viene da fuori, ora realistica grazie alla nuova radio digitale DAB (a copertura regionale), al web e alla nostra redazione, è più di quanto si possa sostenere con fondi, donazioni e pubblicità dal territorio. Il territorio, per farla breve, non è più, purtroppo, un punto su cui fare forza.

Onore al merito e tanti in bocca al lupo sinceri, invece, alle altre radio territoriali della bergamasca che continueranno questa difficile avventura: in primis Teo Mangione di Radio Alta, Angelo e i colleghi di Radio Like a Clusone, Radio Pianeta a Cividate al Piano, Angelo di Radio Universal di Casnigo e gli amici di Pienneradio, a Pontirolo Nuovo. Un in bocca al lupo anche ai giovanissimi di Radio Brusa di Brusaporto, forse l’ultima nata tra le radio territoriali della nostra provincia.

Grazie a Enrico Tamborini per ciò che ci ha insegnato con Radio Ponte, chiusa ormai da tempo.

E visto che siamo nel mood, grazie al vescovo Beschi, a Don Francesco, Don Stefano, Don Fulvio e Don Alberto. Non siamo mai stati una radio parrocchiale, ma questi sacerdoti hanno saputo capirlo, accettarlo e anzi valorizzarlo, dandoci una mano al momento giusto.

Grazie a Jonathan Lobati e a quegli amministratori locali di Val Brembana e Seriana che, nel tempo, ci hanno incontrato e sostenuto. Grazie a chi ha investito anche solo 5 Euro per avere in cambio pubblicità, confezionata sempre con attenzione al messaggio. Grazie a tutti gli ascoltatori, a chiunque si sia fermato ad ascoltarci per almeno il tempo di una canzone.

Radio 2.0, che venerdì diventa maggiorenne, “chiude perché è ora”. Quello che verrà dopo non è figlio di 2.0, ma di quello che siamo diventati mentre facevamo 2.0. “La fine è il mio inizio” è il titolo di un’opera di Terzani, ed è sempre triste scrivere la parola “fine”, ma non lo è affatto pensando in prospettiva Futura.

(Comunicato Radio 2.0)

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Romagna, chiude Valmaradio: venerdì l’ultima diretta

ValmaRadio è un progetto radiofonico nato tra il 2014 ed il 2015 in Valmarecchia, nell’entroterra riminese.

L’emittente trasmette sui 103.85 MHz ed è legata a Radio Icaro.

L’idea – si legge sul sito internet – è quella “di una radio profondamente radicata nel territorio, ma che guardi oltre i confini del paese; che racconti storie e notizie, ma che passi anche molta musica; una radio aperta a tutti, che possa diventare un punto di riferimento per i giovani e la voce di tutta la Valle del Marecchia”.

Purtroppo l’emittente è giunta al capolinea ed un post sui social invita tutti all’ascolto venerdì 21 ottobre alle 19.00 per l’ultima diretta.

“ValmaRadio, questa incredibile avventura, questa follia che ci siamo inventati” – scrivono sui social – “termina qui. In questi 8 anni siamo cresciuti, nuove dimensioni della vita richiedono le nostre energie e non è possibile portare avanti questo progetto come lo abbiamo sempre voluto.

L’emittente è online all’indirizzo valmaradio.com.

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Chiude Ravegnana Radio, affiliata romagnola di inBlu

Chiude Ravegnana Radio.

L’emittente cattolica ravennate, affiliata al circuito inBlu, ha cessato le trasmissione in diretta.

Fondata nel 1978 dal Cardinal Tonini, Ravegnana è stata un punto di riferimento del territorio fino ad oggi.

A costringere alla chiusura, dichiara la direttrice Anna De Lutiis in una nota ripresa dall’Ansa, è il non potersi sostenere completamente con la pubblicità, in quanto radio comunitaria, trovando quindi difficoltà nei costi di gestione.

Ravegnana Radio aveva in origine tre frequenze: 87.8 da Lugarara per Forlì-Cesena, 89.3 da Brisighella per Faenza-Lugo ed i locali 94.0 da via Reale per la città ravennate.

I primi due canali erano stati ceduti alcuni anni fa a Radio Kiss Kiss. Ora si vedrà quale sarà la destinazione dell’ultimo impianto.

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Radio RCS Sicilia: “Dateci una mano a non chiudere!”

È una storia tutta siciliana, anzi di una delle parti meno note, forse, dell’isola, ma è anche indicativa di una situazione di difficoltà di non poche emittenti radiofoniche locali, nate magari nei lontani anni ’70, legata non solo a problemi economici ma anche e soprattutto alle difficoltà collegate al normale e inevitabile ‘ricambio generazionale’ ai microfoni e nella gestione.

Perché in queste stazioni storiche nate in Fm, almeno in quelle sopravvissute per tutti questi anni, non è facile trovare qualcuno che voglia continuare l’attività degli scorsi decenni, mentre magari è molto più facile aprire una pagina nuova dal punto di vista radiofonico direttamente sul Web.

Bando alle ciance ed eccovi, raccontata dai diretti protagonisti, la storia di Radio RCS Sicilia di Serradifalco (Caltanissetta) e delle sue disavventure di questi giorni, che potrebbero anche portare alla sua chiusura.

Vediamo quindi, con qualche sintesi, cosa è comparso in queste ore in un post pubblicato sulla pagina Facebook dell’emittente siciliana:

“Parleremo di Radio RCS; della radio che abbiamo sempre definito ‘dei serradifalchesi’. RCS, per chi non lo sapesse ancora, è infatti l’acronimo di Radio Cooperativa Serradifalco. ‘Cooperativa’, perché, quando nel lontano 1979 fu realizzata, un bel gruppo di (all’epoca) giovani… incuriositi della novità delle ‘radio libere’ del periodo e, soprattutto, spinti da passione per la musica e non solo, decisero di mettere su una stazione radio…

Dopo qualche anno, anche altri giovani, spinti da curiosità e passione che forse non credevano nemmeno di possedere, si sono avvicinati alla radio. Anche perché, in quel periodo, in parecchi fra i fondatori, per vari motivi (soprattutto per il lavoro trovato lontano da Serradifalco) hanno lasciato la radio. A tutti venne chiesto se volessero prendere in eredità la radio; fra coloro che risposero di sì ci fu Lillo Lauricella, l’unico, fra loro, che da allora non l’avrebbe mai abbandonata.

Chi ci legge sta forse realizzando che stiamo raccontando, in breve, la storia di Radio RCS. No, non è così. Vogliamo invece dirvi che, come accadde negli anni ‘80 del secolo scorso, è nuovamente arrivato il momento di un cambio generazionale…

Nel corso di questi 41 anni siamo riusciti ad imporci nel mondo radiofonico e ci siamo regalati un bel po’ di soddisfazioni grazie anche all’impegno e alla passione di tanti collaboratori o semplici speakers che, nel corso degli anni, si sono alternati con programmi, rubriche e organizzazione di eventi vari. Chi è passato dalla radio può solo avere bei ricordi.

Purtroppo, però, negli ultimi tempi i giovani non si sono più avvicinati a questa realtà. Non hanno più la curiosità che avevamo noi negli anni ’80; quindi non si è potuto creare un ‘vivaio’ che avrebbe potuto sostituirci in occasione del nuovo cambio generazionale. Il momento di dare nuova linfa a Radio RCS, però è improrogabile! È arrivato il momento che qualcuno di buona volontà e desiderio di tenere ancora in vita questa MERAVIGLIOSA realtà, che è la radio, si faccia avanti. La radio in generale, e quindi anche RCS, può rappresentare una forma di lavoro e guadagno, se gestita in maniera adeguata.

Chi fosse interessato ad ‘ereditare’ Radio RCS  può mettersi in contatto con Lillo Lauricella o con Totò Benfante, scrivendo in privato. Se ciò non dovesse accadere, a malincuore, il 31 dicembre staccheremo la spina che alimenta Radio RCS. Spegneremo i suoi microfoni e sarà la fine di questa lunga avventura che va avanti dal 1979.

Nei 41 anni di vita di Radio RCS, più volte abbiamo (poi) chiesto, con umiltà, aiuti economici sempre per la vita della radio. Ve lo chiediamo anche in questa occasione. Stavolta, però, per coprire le spese che dovranno essere sostenute per pagare il subentro di nuovi elementi o per la cessazione dell’attività. Confidiamo nel buon cuore dei serradifalchesi…. Grazie!”.

Mauro Roffi

Linus: “Come puoi pensare che la gente in un locale non faccia quello per cui c’è andata, cioè stare insieme?”

“E così, da oggi, quando peraltro non conta quasi più niente, le discoteche torneranno a restare chiuse”.

Esordisce così Linus su Instagram, commentando la chiusura di locali decisa dal Governo nel pomeriggio di domenica 16 agosto.

“Ho dovuto mordermi la lingua in queste settimane per evitare di infilarmi in polemiche di cui proprio faccio volentieri a meno” – continua – “ma adesso che è stata presa la decisione posso chiedermi… ma quale imbecille di politico, governatore, sindaco o questore poteva pensare che si potessero aprire e non avere assembramenti?!?“.

Il lungo post, che riportiamo integralmente a fondo pagina, sottolinea pure che “i gestori delle discoteche non sono esattamente una categoria al di sopra di ogni sospetto, ma come puoi pensare che la gente in un locale non faccia quello per cui c’è andata, cioè stare insieme?“.

 

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E così, da oggi, quando peraltro non conta quasi più niente, le discoteche torneranno a restare chiuse. Ho dovuto mordermi la lingua in queste settimane per evitare di infilarmi in polemiche di cui proprio faccio volentieri a meno, ma adesso che è stata presa la decisione posso chiedermi…ma quale imbecille di politico, governatore, sindaco o questore poteva pensare che si potessero aprire e non avere assembramenti?!? I gestori delle discoteche non sono esattamente una categoria al di sopra di ogni sospetto, ma come puoi pensare che la gente in un locale non faccia quello per cui c’è andata, cioè stare insieme? Perché le avete fatte aprire, eravate ubriachi o interessati? A Ibiza, capitale delle discoteche europee, hanno avuto il coraggio di tenerle chiuse, qui ogni zona poteva decidere in funzione dei casi della regione. Perché nei locali al mare (gli unici aperti) si sa che ci vanno solo i ragazzi del posto, non i turisti. “I ragazzi hanno diritto di vivere”, dicono i paraculi. I ragazzi hanno migliaia di altri modi per divertirsi. Correndo qualche rischio, certo, perché è assurdo pensare di chiudersi in un bunker. Ma è stupido favorire i problemi. “Il settore è in crisi”. Certo, e ovviamente mi dispiace, ci ho passato buona parte della mia vita, ma a parte Amazon conoscete qualche attività che non abbia avuto problemi da questa situazione?

Un post condiviso da Linus (@linus_dj) in data: 16 Ago 2020 alle ore 10:28 PDT

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Discoteche chiuse fino (almeno) al 7 settembre

Discoteche e sale da ballo chiuse in tutta Italia fino (almeno) al 7 settembre.

Inoltre, mascherine obbligatorie dalle 18.00 alle 6.00 negli spazi pubblici dove è possibile il formarsi di assembramenti.

È la decisione arrivata dal Governo nel pomeriggio di domenica 16 agosto, senza possibilità di deroghe regionali.

Una scelta che, in seguito all’aumento dei contagi da covid 19 degli ultimi giorni, condizionerebbe anche alcune serate estive legate ad emittenti radiofoniche, sebbene molti eventi fossero già stati cancellati e/o ridimensionati.

Intanto, insorge il SILB (il Sindacato italiano locali da ballo) che parla di 4 miliardi di fatturato a rischio per il settore.

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