Un flash mob per Gigi D’Agostino nel giorno del suo compleanno: adesioni anche dalle radio

Dopo l’immagine pubblicata sui social qualche settimana fa, sembrano in fase di miglioramento le condizioni di salute di Gigi D’Agostino.

Non vi sono tuttavia notizie certe in merito alla malattia che ha colpito il noto dj lo scorso anno.

Ad inizio 2022, nella sua città – Torino – venne organizzato un flash mob, per mostrare vicinanza all’autore – tra le altre – de “L’Amour Toujours”, in un momento difficile della sua vita.

L’iniziativa sarà ripresa in via Pomaretto a Mirafiori Sud il prossimo 17 dicembre alle 17.00, giorno in cui Gigi D’Agostino compirà 55 anni.

Le note per celebrarlo saranno proprio quelle della già citata “L’Amour Toujours”, una delle sue ‘creazioni’ più celebri.

Il flashmob avrà anche una ‘coda’ radiofonica, con emittenti che trasmetteranno il brano nello stesso momento.

Tra le promotrici dell’iniziativa, la torinese Veronica One Hit Station.

“L’invito è per tutti i miei colleghi radiofonici”, riporta il direttore artistico Benny Castelli che spera di unire più realtà possibili di tutta Italia, in una grande festa per Gigi D’Ag.

Spotify a supporto del brand radiofonico: il caso di Veronica One Hit Station

“Play Xmas” è solo una delle ultime arrivate, ma da qualche tempo Veronica One Hit Station – una delle principali emittenti regionali del Piemonte – propone playlist tematiche su Spotify.

Ma l’ascolto di Spotify non rischia di allontanare gli utenti dalla radio? O al contrario ne consolida il brand anche su altre piattaforme?

Abbiamo contattato il direttore artistico dell’emittente Benny Castelli per spiegare le strategie della hit station torinese.

Da qualche tempo, Veronica One ha dato il via a playlist su Spotify: perché questa scelta?

L’idea è per certi versi banale: tu ascolti le nostre selezioni e, se ti piacciono, magari poi ascolti V1HS perché vuoi capire se sono complementari, un servizio in più per chi ci ascolta, un modo per ricordarti di noi anche quando usi Spotify. Però dietro c’è di più. Il mio sforzo quotidiano e quello del team è fornire un esperienza d’ascolto che sia sempre “qui e ora”. Per farlo bisogna conoscere e saper usare le diverse opportunità che oggi abbiamo per supportare un brand radiofonico rinnovato come il nostro e che quindi ha bisogno di azioni di spinta. Tra queste azioni c’è anche Spotify, che vogliamo appunto utilizzare come rinforzo del nostro progetto. Questa piattaforma, come le altre, può essere quindi usata come side effort, un viatico per lasciare meta-messaggi positivi a chi usufruisce delle nostre playlist, soprattutto culturalmente perché non si può fare una Radio senza avere una robusta cultura musicale.

Spostare ascoltatori verso Spotify non rischia di allontanare la gente dall’abitudine di ascoltare la radio?

Gli ascoltatori sono esseri umani che sanno che le piattaforme come Spotify sono strumenti, utilissimi ma rimangono strumenti, tools per l’ascolto. Quando una emittente trasmette, lo fa grazie al lavoro di persone nella stessa unità di tempo dentro la quale altre persone l’ascoltano. La Radio è reale, esiste adesso come esisti tu che la stai ascoltando. È questa la sua skill imbattibile che nessuna piattaforma on-demand possiede. Nemmeno i podcast regalano quel calore che il prodotto umano live emana. Si entra nell’ambito dello studio delle dinamiche psicosociali. Gli esseri umani amano la Radio perche essa non si fa con gli algoritmi ma con le persone. La Radio è tridimensionale. Non è affatto una visione romantica, è sociologia: “compagnia” è quel sostantivo che traduce in una parola il rapporto di vicinanza, di intimità e questa si genera tra persone, non tra persone e macchine. Gli umani ascoltano la Radio non per abitudine ma perché ha dentro altri umani. Anche Spotify ha degli esseri umani dentro ma non sono con te nella tua stessa unità di tempo: sono Alive ma non Live. La differenza è abissale.

Che tipo di playlist avete scelto? Si discostano da ciò che va in onda in radio?

Oggi stiamo fortemente rilanciando il brand V1HS e non posso permettermi errori nella selezione musicale. Con le playlist invece possiamo fare spazio a generi non strettamente allineati alla nostra programmazione ed al design editoriale. Le selezioni sono studiate per scopi precisi e possono essere fruite per sonorizzare momenti della giornata. Da “Aperitif Chic” con dentro suoni giusti per ricreare l’atmosfera da aperitivo metropolitano a “Rap Couture”, con dentro otto ore di storia Hip Hop, da “Funky Coolness” che racconta quasi cinquant’anni di Funk e Soul, fino all’ultima dedicata alle feste natalizie, “Play Xmas”, che suona diversa dalle solite compilation del periodo con “chicche” sonore da più latitudini del Pianeta. Questa settimana abbiamo lanciato “Brandnew Rock” che adoro perché è una selezione di band e artisti non mainstream, giovani o giovanissimi punkers e rockers dal mondo che stanno riscrivendo lo stile mantenendo fedeltà con la storia sonora del Rock.

La radio deve temere Spotify o vive un mondo parallelo dove non si incrocia?

La Radio ha già dimostrato di non essere parallela a nessun media, infilandocisi dentro ogni volta che un nuovo media nasceva. Non era il Video a voler assassinare la Radio? Beh, a quarantadue anni da quell’anatema dei The Buggles, è successo che la Tv non ha affatto ucciso la Radio e che la Radio usa la Tv per aumentare la sua capillarità. Comparare la Radio alle piattaforme streaming on-demand è come come voler mettere sullo stesso piano il suono di un disco di vinile con quello digitalizzato di un file. Quest’ultimo è utilissimo e funziona ma il primo ti regala calore e tridimensionalità. La Radio non deve temere Spotify ma questi sistemi complessi devono essere analizzati, studiati, compresi e, quando e se possibile, sfruttati.

Per finire, una domanda personale: lo station manager di un’emittente importante come Veronica One, quanto tempo ha a disposizione per Spotify e le altre piattaforme?

Va necessariamente trovato. Fa parte del lavoro dentro il nostro progetto. Il tempo è quel valore senza prezzo che manca un po’ a chiunque, figuriamoci a chi fa un lavoro manageriale, in qualsiasi campo. Mi aiuta un po’ il fatto che sono da sempre un “night surfer” che un tempo passava le notti ascoltando le Radio dal mondo e oggi spesso le passa ascoltando artisti e le loro canzoni, le annoto e poi successivamente diventano selezioni musicali. Come ti ho già detto, non si può fare questo mestiere senza conoscere i prodotti musicali, tutti anche quelli che gradisci meno perché le persone che ascoltano sono il motore, sono la spiegazione del perché noi esistiamo e meritano tutto il rispetto possibile. Chi si farebbe mai aiutare da un avvocato che non ha studiato la legge o chi si farebbe curare da un medico che non conosce il corpo umano? Credo proprio nessuno. La Radiofonia è una realtà molto seria con dentro molteplici mestieri e gli ascoltatori sanno perfettamente riconoscere chi è preparato e chi no. La Radio deve saper mettere insieme in metrica la musica e le parole. Per farlo, la musica va conosciuta e le parole, come diceva Nanni Moretti, sono importanti.

A cura di Nicola Franceschini

Quando la radio fa rete: successo per i “Sanremo’s Detectives” di Veronica One

Durante l’ultima edizione del Festival di Sanremo, sono stati diversi i ‘salotti’ virtuali che si sono creati per commentare l’evento.

Sicuramente molto partecipato è stato quello della torinese Veronica One Hit Station, che – tramite il suo direttore Benny Castelli – ha ideato i “Sanremo’s Detectives”, cinque serate in diretta via radio e via social, dove diversi ospiti – spesso provenienti da altre realtà radiofoniche – si sono confrontati per valutare chi avrebbe meritato di vincere.

“La situazione pandemica non ci ha permesso di realizzare il progetto live per seguire il Festival come ci eravamo prefissati” – racconta Benny Castelli a FM-world“Abbiamo quindi dovuto agire velocemente e deciso di cambiare il progetto, ma non l’idea sulla quale era basato: raccontare Sanremo alla Radio, minimizzando i rischi usando il nostro asset”.

* Qual è stata la risposta, sia delle persone a cui l’hai proposto, sia degli ascoltatori?

“Le persone che hanno partecipato (tra cui ho voluto anche te e ti ringrazio di cuore per questo) hanno accettato tutte col sorriso, perché il ‘taglio’ del progetto è stato volutamente divertito e leggero, anzi: leggerissimo. Gli ascoltatori ci hanno premiato, non solo in FM nel nostro Piemonte ma anche fuori Regione e dall’estero. I picchi di ascolto che abbiamo registrato sul server per lo stream sono stati alti. Abbiamo esclamato ‘wow! Un bel risultato’.

* Che impegno ha comportato per Veronica One Hit Station una lunga diretta per 5 serate?

“Il consuntivo delle cinque giornate è stato super positivo, con 17 ore in diretta complessive e la gestione degli ospiti via meetingroom. Abbiamo voluto un talkshow ‘sbilanciato’ sulla Radio cercando di raccontare ciò che accadeva sul Palco dell’Ariston grazie a splendidi amici che hanno accettato questa ‘sfida’. C’è stato un lavoro di soli 15 giorni per preparare gli appuntamenti e poi siamo partiti alle 21.00 del primo giorno del Festival, con la regia di Felix Barbieri.

* L’iniziativa ha dimostrato che tra radio diverse c’è voglia di fare rete?

“Si, c’è e va coltivata questa voglia di unire persone, idee e strutture. Ho sempre pensato che la Radiofonia italiana possa essere considerata una grande Family se si ha il coraggio di lavorare insieme. Coraggio e splendida umiltà che ho ricevuto dagli amici che hanno accettato di partecipare. La riuscita di queste cinque serate è soprattutto grazie al loro contributo. Luca Lazzari di Radio Padova, Roberto Uggeri di Radio Bruno, Max Parisi e Isabella Eleodori di Radio Monte Carlo, Francesca Cavalli di Radiofreccia hanno regalato ai nostri ascoltatori la loro simpatia, le conoscenze e la loro professionalità. Alvise Salerno, un professionista serio, preciso e superbravo nel raccontare da inviato cosa è accaduto nella Città del Fiori, sostituito, al suo rientro a Milano, dal nostro Andrea Monge per la serata finale. Ho voluto anche dei musicisti sul ‘divano’ virtuale del nostro show per raccontare Sanremo dal loro fondamentale punto di vista: Oscar degli Statuto, Sam Bastajib dal roster del producer Shablo (che a Sanremo ha portato Rkomi), il Maestro Alex Gaydou che ha diretto le orchestre in due Festival, Gaetano Lo Bianco di Sideshape Recordings e una stupenda Federica Peyla, conduttrice Tv a QVC, espertissima di moda, che ci ha aiutato a comprendere le scelte di look viste sul palco dell’Ariston. Un team di altissimo valore esperienziale per raccontare la kermesse. Un grazie va a tutto il nostro staff e ad Elisabetta Gullì, che mi ha accompagnato davanti al microfono in queste diciassette ore live: una voce giovane, attenta, molto professionale e che farà strada”.

* Siete a Torino, dove quest’anno si terrà l’Eurovision Song Contest: che cosa bolle in pentola su Veronica One?

“È una occasione importante, forse storica, per la nostra città e per la nostra Regione che non va persa e non la perderemo. Stiamo già lavorando per esserci. Le idee sono già state ridotte e la scelta la stiamo per prendere: in quella settimana vogliamo essere un focal point per i nostri ascoltatori dentro e fuori Regione. Come non posso svelarlo ma ci saremo. Eccome se ci saremo!”.

* Per finire, un bilancio personale sul Festival di Sanremo: che cosa ti è piaciuto? (Ed eventualmente anche non piaciuto)

“Io sono un fan del Festival. Mi piace l’aura che emana, i colori e la sua iconografia. Non ne ho perso un da quando sono piccolo ma questi tre ultimi Festival con la direzione di Amadeus sono stati straordinari. Amedeo è una persona precisa, chiara e che non lascia nulla al caso. Il prodotto è stato di alto valore e i numeri lo hanno confermato, consacrando la sua direzione alla storia del Festival. Un successo, il suo e del suo staff, meritatissimo. I vincitori sono due artisti in crescita ma già affermati con teams di produzione pazzeschi, Blanco è un leader con le idee chiare sul suo presente e sul suo futuro; Mahmood è uno storyteller stupefacente e ha una delicatezza nell’esprimersi che è esattamente come è lui, anche fuori dal palco. ‘Brividi’ è una song strutturata con stilemi attualissimi ma con una melodia fuori dagli schemi musicali di moda quindi trasversale ai gusti e anche alle età. Elisa si conferma autrice illuminata e interprete di alto valore e i 77 anni di Gianni Morandi non esistono: sul palco è ancora l’eterno ragazzo che sbucava salutando dal tetto abbassato delle Lancia Aurelia al Cantagiro! Aggiungo alla mia ‘playlist’ personale La Rappresentane di Lista che si confermano un duo fortissimo: la cover ‘Be My Babe’ fatta con Cosmo, Margherita Vicario e Ginevra Lubrano andrebbe incisa domani e la farei girare in Radio subito! E sono pazzo di Dargen D’Amico che ci manda un messaggio chiaro: ballare ci manca e non è una attività secondaria della vita e fa bene all’anima”.

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