Radio Mater: Enrico Viganò si dimette da direttore dell’informazione

Dimissioni irrevocabili di Enrico Viganò da direttore dell’informazione di Radio Mater.

A darne notizia è l’Avvenire, che in un articolo pubblicato il 26 gennaio, rende noto un dissenso nei confronti di scelte fatte dall’Associazione Radio Mater (di fatto proprietaria dell’emittente) nell’assemblea dello scorso 20 dicembre, quando il CDA uscente ha presentato il bilancio dell’attività dell’ultimo anno.

Quest’ultimo aveva proposto un allargamento della base dei soci dell’Associazione (composta dalla onlus del fondatore dell’emittente Don Mario Galbiati) e la possibilità di dare vita ad una Fondazione.

Proposte non solo bocciate, ma che hanno portato l’Assemblea a nominare un nuovo CDA.

Viganò ha contestato, inoltre, anche le esternazioni di alcuni conduttori di Radio Mater che hanno criticato il Papa.

“Per questo ritengo personalmente che Radio Mater non sia più “la radio che porta la Chiesa in casa”, in obbedienza e in collaborazione con la Chiesa”, ha concluso l’ex-direttore dell’informazione.

Diverse vicende, dunque, che hanno compromesso il rapporto con la nota superstation, come riportato dal quotidiano religioso.

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“Il bravo radiocronista sa evocare le immagini che non si vedono”: l’editoriale de l’Avvenire

“Il calcio fa parte della cultura del nostro Paese, e quindi, perché non alzare il livello della narrazione e del dibattito televisivo e giornalistico, senza dover puntare solo ed esclusivamente sulla messa in onda dei 90 minuti della partita?”.

La domanda se la pone Massimiliano Castellani, giornalista e scrittore, in un editoriale per l’“Avvenire”.

Secondo Castellani, “il grado di concentrazione dei millennials (alle partite di calcio, NdR) si limita agli highlights, visti e rivisti sul telefonino e neppure più direttamente dallo schermo televisivo”.

Per questo – per incentivare la passione verso questo sport – sarebbe importante da un lato recuperare accessi a stadi più confortevoli, economici e sicuri. Dall’altro, riavvicinarli alla radio, dove il bravo radiocronista sa evocare le immagini che non si vedono.

“L’industria del calcio” – sostiene – “può diventare anche la fabbrica culturale del domani”.

E Castellani punta il dito contro le pay-tv, le dirette a singhiozzo e il calcio spezzatino che – sostiene – va ad uso e consumo esclusivamente delle piattaforme televisive.

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