Rassegna Stampa Radiorama Novembre 2017
Rassegna Stampa mensile a cura di Giampiero Bernardini.
Tratta dal numero n.74 di Novembre 2017di Radiorama, rivista online edita dall’Associazione AIR: www.air-radio.it e scaricabile (assieme ai numeri precedenti) al link: http://www.air-radio.it/index.php/radiorama/
Svizzera: via libera al passaggio progressivo dalle OUC al DAB+
Berna, 25.10.2017 – Dalla primavera 2016, la fruizione della radio in modalità digitale prevale su quella
via OUC. Il graduale spegnimento delle OUC può quindi iniziare, come previsto, nel 2020. Per facilitare questa transizione, il 25 ottobre 2017 il Consiglio federale ha adottato una revisione parziale della legislazione nel settore radiotelevisivo. Ha inoltre deciso che le attuali concessioni radiofoniche debbano essere prorogate.
Allo scopo di sostenere il settore radiofonico nel passaggio dalle OUC al DAB+, nella sua seduta del 25 ottobre 2017, il Consiglio federale ha adottato degli adeguamenti nell’ordinanza sulla radiotelevisione come pure nelle disposizioni d’esecuzione della legislazione sulle telecomunicazioni.
Inoltre, ha deciso la proroga al 2024 di tutte le concessioni rilasciate alle emittenti radiofoniche in scadenza a fine 2019.
Al settore radiofonico viene così garantita la stabilità necessaria per attuare il processo di migrazione dalle OUC al DAB+, come previsto, entro fine 2024 al più tardi.
La revisione dell’ordinanza sulla radiotelevisione prevede, a partire dal 2020, il DAB+ quale modalità di diffusione principale, parallelamente a uno spegnimento graduale delle OUC. Le emittenti radiofoniche con un mandato di servizio pubblico otterranno dal 2020 la garanzia di poter diffondere i propri programmi su una piattaforma DAB+.
Allo stesso tempo, le concessioni di radiocomunicazione per la diffusione digitale devono
poter essere prorogate sino a fine 2024.
Avanza la transizione verso il DAB+ Nella primavera 2017 la quota di fruizione della radio digitale (DAB+ e Internet) si attestava al 57 per cento,
ossia 8 punti percentuali in più rispetto all’autunno 2015. Nello stesso arco di tempo la fruizione OUC è calata al 43 per cento. L’obbligo di diffusione via OUC è già stato allentato dal 1° gennaio 2015, e dal 1° luglio 2016 è stato migliorato anche l’aiuto finanziario alla diffusione via DAB+ durante il processo di migrazione. Inoltre, da febbraio 2017 è in corso la campagna informativa “La radio si trasferisce”. Da parte sua anche il settore radiofonico è molto attivo: 56 delle 57 radio OUC della SSR e delle emittenti private
possono già essere captate via DAB+.
Indirizzo cui rivolgere domande Servizio stampa,
Ufficio federale delle comunicazioni UFCOM
Tel. +41 58 460 55 50, [email protected]
(Dal Portale del governo svizzero )
Austria to get permanent DAB service from 2018
The hills will be alive with sound of DAB digital radio in Austria, after the country’s regulator announced it was starting the tendering process for its first national multiplex.
Following tests in previous years, it has been decided that there is demand for long-term DAB services in the country. KommAustria has published a selection criteria that will inform potential multiplex operators of various requirements for the new multiplex, including the use of the DAB+ standard and coverage reaching
75% of the population within three years of the multiplex launching.
But the main public service broadcaster (ORF) and main commercial radio station (Kronehit) both say they won’t be supporting DAB. Since ORF was told it can’t use DAB to launch additional stations, it has withdrawn
its support. Meanwhile, Kronehit appears to be worried about the commercial threat posed by more competitors in the marketplace if DAB gains in popularity. Its boss Ernst Swoboda previously said that digital
radio reception was a “frontal attack on FM”, which was “initiated by the electrical sector”.
Nevertheless, it appears there is sufficient interest from other radio stations, with around 15 stations expected to take up slots on the DAB multiplex. The new multiplex is expected to go live in 2018.
Austria’s experience with DAB contrasts with neighbouring Switzerland and South Tyrol (Italy) who are both moving towards turning off FM in favour of DAB transmissions. (da http://www.a516digital.com/ )
Arriva il DAB+ per le radio locali di Veneto ed Emilia Romagna
Le emittenti locali venete ed emiliano-romagnola, associate Aeranti-Corallo, sono pronte per il DAB+.
A dare l’annuncio, la stessa associazione attraverso il seguente comunicato.
Nella giornata odierna sono state costituite, a Bologna, due società consortili, partecipate da imprese radiofoniche locali, tutte associate AERANTI-CORALLO (concessionarie per le trasmissioni radiofoniche analogiche autorizzate quali fornitori di contenuti per la radiofonia digitale terrestre in ambito locale), per l’esercizio dell’attività di operatore di rete per la radiofonia digitale terrestre (in tecnica DAB+) in Veneto e in Emilia Romagna.
Si tratta, rispettivamente, della società “Emilia Romagna Dab”, partecipata delle seguenti emittenti radiofoniche locali AERANTI-CORALLO (in ordine alfabetico): Lattemiele Emilia Romagna, Modena Radio City, Punto Radio, Radiostella News, Radio Bologna International, Radio Bologna Uno, Radio Bruno, Radio Budrio, Radio Città Del Capo Popolare Network, Radio Gamma, Radio Icaro, Radio Italia Anni 60, Radio Modena 90, Radio Nettuno, Radio Pico, Radio Pico Classic, Radio Reggio, Radio Studio Delta, nonché della società “Veneto Dab”, partecipata delle seguenti emittenti radiofoniche locali AERANTICORALLO (in ordine alfabetico): Radio 80, Radio Asiago, Radio Bellla e Monella, Radio Birikina, Radio Company, Radio Cortina, Radio Gelosa, Radio Marilù, Radio Onda Sette, Radio Piave, Radio Piterpan, Radio Sorrriso, Radio Valbelluna, Stella Fm, Radio Verona, Radio Vita.
In entrambe le società, Amministratore unico è stata nominata Elena Porta. (Da FMWorld Maggio 2017)
82 anni fa, la presentazione dell’FM di Edwin Armstrong
Il 6 novembre 1935, veniva presentata all’istituto di ingegneria radiofonica di New York l’invenzione della modulazione di frequenza. Autore della proposta era Edwin Howard Armstrong, che ne aveva conseguito il brevetto due anni prima.
Nato nel 1890 a New York, Armstrong mise a punto un sistema di trasmissione a modulazione di frequenza (FM), alternativo a quello a modulazione di ampiezza (AM), dopo anni di esperimenti nei laboratori della Columbia University, dove si era laureato.
Secondo quanto riportato dalla Fondazione Guglielmo Marconi, nel 1937 finanziò la costruzione della prima stazione radio FM ad Alpine (New Jersey), ma il sistema FM incontrò molte resistenze, sia perché metteva
in crisi un assetto industriale fondato sulle AM, sia perché s’inseriva nella gara di assegnazione delle bande di frequenza, a cui partecipava anche la neonata televisione.
La situazione non migliorò negli anni seguenti, con continue battaglie legali che videro Armstrong scontrarsi con la RCA (Radio Corporation of America) di David Sarnoff nelle attribuzioni di banda stabilite dalla FCC (Federal Communications Commission), nel 1945. Attribuzioni che risultarono penalizzanti nei confronti dell’FM e di Armstrong stesso, che comunque poteva riscuotere notevoli diritti per il suo brevetto. Diritti che però la RCA non volle riconoscergli, il che diede il via a una nuova battaglia legale.
Edwin Howard Armstrong continuò a lavorare per apportare migliorìe, brevettando inoltre nel 1953 il Multiplexing FM, un sistema di trasmissioni multiple su una stessa lunghezza d’onda. Costretto a patteggiare con la RCA perché non era più in grado di sostenere le spese processuali, sprofondò nella depressione e il 31 gennaio 1954 si suicidò.
La vedova Marion, che prima di sposarlo fu la segretaria del presidente di allora della RCA David Sarnoff, impugnò nuovamente la causa contro la Radio Corporation of America e, dopo un lungo iter, ottenne infine ragione, tanto che ancora oggi buona parte della radiofonia mondiale fruisce delle sue intuizioni. (Da FM World 6 Novembre 2017)
(gia’ messo in pensione dalla Rai) per la partita Milan vs Rimini (il Milano in serie B per l’allora vicenda Farina)”. “Un altro programma dal grande seguito al mattino – continua Alfano – era con il medico ginecologo (allora sconosciuto, ma oggi noto in tutto il mondo) Leonardo Formigli che trattava varie problematiche sessuali e spiegava l’innovativa fecondazione in vitro”.
Storia della Radio / Milano: Ambrosiana, la radio mai uscita dall’ombra del Duomo
Radio Ambrosiana iniziò le prove tecniche di trasmissioni a Milano nel dicembre 1977 su 91,700 MHz, allorquando si era creato uno spazio a seguito della decisione di Radio Popolare di abbandonare la frequenza sino a quel momento impiegata, i 91,800 MHz (per migrare definitivamente sui 101,600 MHz ex Radio Milano Centrale).
Come ricorda Mirko Blasi (Mirko Asciamprenier), tra i primi speaker, l’emittente sorse da una scissione intervenuta nell’organico di Radio Stramilano 102. Gabriele Congia (detto “Pierino”), titolare del ristorante “Su Nuraghe di Milano”, fu il principale ispiratore del
gruppo, che vedeva anche quali soci Carlo Capra e Nino Bilello (della LEM componenti elettrici). La sede fu posta inizialmente in Via Roncaglia 25, nei pressi del ristorante di Congia, in quanto condizione strategica posta la frequentazione da parte della “Milano bene” e di numerosi personaggi dello show business. “Pierino – spiega Mirko Blasi (che proveniva, insieme a Gianni Boccalari, dall’esperienza di Radio Condor Milano) –
era un personaggio istrionico dai mille agganci. Egli creò e plasmò programmi che sarebbero rimasti nella storia, come “Il mandarancio”, trasposizione radiofonica di un canale di incontri per single: un ascoltatore e una ascoltatrice (su 2 linee telefoniche diverse) andavano in onda e incominciavano a parlarsi in diretta. Se si piacevano e se si pensava avessero’ affinita’, si scambiavano, tramite noi, in privato, i numeri telefonici.
Vari pare siano stati i matrimoni propiziati da quella trasmissione. Se vogliamo paragonarla ai giorni nostri, era una forma di speed date…”.Gabriele Congia, da noi raggiunto presso il suo attuale locale La Locanda dei denari a Berbenno (So), ricorda altri programmi lanciati, come “Vota la porta”.
“In questo caso – ci spiega “Pierino” – gli ascoltatori si esibivano in diretta telefonica secondo le loro capacita’: dai cantanti ai barzellettieri, dai poeti agli imitatori. Il tutto culmino’ in una serata zeppa di pubblico al Teatro Orione di Milano, dove, con la presenza in giuria, tra gli altri, di Ivano Bordon e Nazzareno Canuti (allora colonne portanti dell’Inter) vennero eletti i migliori in ogni campo”.
Tra i conduttori del tempo, oltre ai citati Mirko Blasi e Gianni Boccalari, si annoveravano Franco Moiraghi, Dario Bianchi (“Dario 1”), Pinuccia Basile, Monica delle bambole (così chiamata per i suoi 8 anni…), figlia di Pierino, Patrizia Lapiccirella, Ermanno Barbato, Luisella Ferrari (oggi impegnata in televisione) e Dario Pastorello (“Dario 2”). Mutuato dal celebre telefilm con Tony Curtis e Roger Moore, che aveva segnato il periodo, c’era la trasmissione “Attenti a quei due”. “In questo caso – illustra lo speaker Dario Pastorello
(Dario 2) – andavano in onda due dischi “criptati” e bisognava indovinare quali fossero. Erano in palio, vista la difficoltà, grossi premi tra i quali viaggi e auto”. Sul fronte sportivo, un rilevante seguito ebbe “Musica a centrocampo”, trasmissione che prevedeva la diretta dai campi di calcio di Serie A. “I collegamenti in diretta – ricorda Alberto Alfano, altro esponente dell’emittente (oggi a Radio Italia) – avvenivano in collaborazione con altre emittenti, che a loro volta avevano inviati sul campo (Canale 21 Napoli, Radio Firenze International, Radiolina di Cagliari, Radio Lanterna di Genova). Per Radio Ambrosiana da San Siro c’era il giornalista Costantino Muscau (in onda come Tino Costa). Storica e’ rimasta la radiocronaca di Niccolò Carosio
A dimostrare il grande riscontro di pubblico che Radio Ambrosiana ebbe nel suo periodo d’oro, pubblichiamo una raccolta degli articoli di giornale relativa al “pesce d’aprile” del 1° aprile 1978 (ricordato proprio quest’anno dal Corriere della Sera come “scherzo radiofonico dello scorso millennio”. Il quell’occasione, l’emittente informò gli ascoltatori
che avrebbe offerto gratuitamente un viaggio sul Lago Maggiore, con tanto di pullman, navigazione e grigliata di pesce, con la presenza, quali ospiti d’onore, nientemeno che di Johan Cruyff (per lo sport) e Donna Summer (per la musica).
Un’iniziativa così sopra le righe che non si pensava potesse illudere le centinaia di persone che invece ci cascarono… Il progetto Ambrosiana prevedeva anche la creazione di una televisione (la denominazione completa era infatti Tele Radio Ambrosiana) che però non vide mai la luce, come ci ha confermato il giornalista Oliviero Dellerba, tra i principali studiosi del fenomeno delle tv libere italiane.
Sul finire degli anni ‘70, a seguito di divergenze tra i soci fondatori, Pierino lasciò l’emittente, che passò sotto la gestione di Carlo Capra e gli studi di trasmissione vennero trasferiti in Via del Fusaro, in ampi ed eleganti locali. La stazione, passata sotto la direzione di Enrico Virzo, proveniente, insieme a Mario Pettenghi e Roberto Braides, da NCT Radiotelevisione (100,2 MHz), si affiliò in quel periodo a Multiradio, prima rete
lombarda interconnessa e spin-off del noto studio di produzione di audiovisivi Studio 21. A parte i contributi esterni, il palinsesto di Ambrosiana in quella fase della propria esistenza si sostanziava in musica trasmessa da un sistema automatico Cepar PT21 alternati ad un notiziario locale condotto dall’unico collaboratore fisso.
“Unica eccezione – ricorda Dario Pastorello – era un programma condotto da me tre volte alla settimana in forma preregistrata sui più grandi artisti internazionali”. Nonostante il formato non fosse affatto originale e i passaggi disco-jingle-disco apparissero funambolici (con intro “mangiati”, interminabili sfumate e imbarazzanti “bianchi”), l’ottimo segnale diffuso, dopo la delocalizzazione dall’originario sito in zona San Babila, dalla postazione dell’Hotel Michelangelo, in prossimità della stazione centrale (interconnesso con gli studi con un doppino telefonico SIP codificato con apparecchiature Cepar), garantiva all’emittente un certo seguito. Peraltro, sul piano della distribuzione del segnale, l’impianto 91,700 MHz venne presto integrato da un diffusore di 1 kW a 91.400 MHz da via dei Biancospini (frequenza su cui fino a quel momento aveva operato, da Via Lazzaro Palazzi 4, Radio Studio TV3, successore di American Radio di Viale Piave, a sua volta spin-off di Radio Nord Milano 22 di Desio).
L’iniziativa, sul piano tecnico, aveva anche lo scopo di contrastare la presenza di Radio Milano 1, che aveva preso a trasmettere su 91,500 MHz con una deviazione di frequenza spesso fuori controllo che creava grandi problemi di sintonizzazione al diffusore primario 91,700 MHz di Radio Ambrosiana. In tutti gli anni ’80 e per i primi ’90, l’emittente di Carlo Capra vivacchiò senza sfondare, rimanendo una presenza silenziosa ma
costante nella modulazione di frequenza milanese. Sul finire della prima metà degli anni ’90 iniziarono i contatti tra l’editore e l’imprenditore toscano Loriano Bessi, in cerca di uno sbocco milanese per il suo circuito in franchising Radio Cuore. Fu così che, di lì a qualche tempo, il marchio ed il format indistinto di Radio Ambrosiana lasciarono il posto al palinsesto forte e caratterizzato del network toscano. Ma l’operazione durò poco: Capra, ormai stanco della gestione di una stazione i cui ricavi a stento coprivano gli ingenti costi di gestione decise di cederla a Mario Volanti, che, come aveva fatto con Radio Derby, ne fece presto un mero relay di altre stazioni di sua proprietà. In un primo tempo la frequenza 91,700 MHz veicolò i programmi di Radio Italia Anni 60 e poi di Radio Montestella, acquistata sempre da Volanti e rimasta orfana del suo storico impianto 103,200 MHz (ceduto a RAI per la rete Isoradio).
La 91,700 MHz divenne presto un porto di mare di prodotti editoriali: dopo Rete Italia (la rete nazionale di Volanti nata sulle ceneri di 105 Classics che consentì di mutare lo status giuridico di Radio Italia da locale a nazionale), Radio Italia Anni ’60 e Montestella fu la volta di Radio Sound International (dopo che i suoi 106,500 MHz da Bruzzano erano finiti a Radio Italia), indi le venete Bum Bum e Company, che lasciarono presto il posto a Radio Milan Inter (prima versione), fino al 2007, allorquando il marchio frequenziale di Radio Ambrosiana iniziò a veicolare i programmi di Radio Capital. Nota di chiusura: nonostante la lunghissima presenza nell’etere meneghino, di Radio Ambrosiana c’è poco o nulla sul web e questo articolo ne rimarrà probabilmente uno dei pochissimi ricordi. ( M.L. e C.G. per NL )
Assegnazione di frequenze AM:
anche i radioamatori chiederanno una porzione di banda?
Di Daniele Pizio www.webhamradio.com
Ultimamente il ministero dello sviluppo economico è stato accusato di favorire i grandi network nelle aste delle frequenze radio. La diffusione in AM ha bassi costi per grandi spazi; per questo è ambita dalle emittenti comunitarie. Annunciati al recente hackmeeting progetti di auto-costruzione per combattere la concentrazione.
La fine della radio è una delle tante profezie mai avveratesi che sono andate di pari passo con l’avvento dell’era digitale. A smentire come il potere della comunicazione via etere sia tutt’altro che al tramonto è, ad esempio, la vicenda dell’assegnazione delle frequenze AM in Italia. Questa porzione dello spettro elettromagnetico, comunemente definita “onde medie”, è oggi al centro di una battaglia (per ora) sotterranea fatta di regolamenti, graduatorie, ricorsi al TAR e impianti di trasmissione auto-costruiti. Un terreno, su cui si
stanno addensando contendenti e interessi tra i più disparati: grandi imprese del mondo della radiofonia, aspiranti radio comunitarie, istituzioni europee, radioamatori e pirati dell’etere.
Le frequenze AM si differenziano dalle più popolari FM per una serie di proprietà tecniche. Prima tra tutte, la capacità di trasmissione: le onde radio veicolate mediante la vecchia tecnologia AM possono raggiungere distanze nettamente superiori rispetto a quelle propagate attraverso FM. Certo, queste ultime hanno dalla loro una qualità del suono maggiore ma, proprio per questo motivo, utilizzano frequenze ormai affollatissime.
È infatti noto come le grandi emittenti radiofoniche facciano a gara tra loro per occupare questa sezione dello spazio elettromagnetico considerata più “pregiata”: facendo leva su trasmettitori potenti e costosissimi – sia in termini di dispendio energetico che di costo dell’hardware – pompano fino all’inverosimile il loro segnale, nel tentativo di coprire quello delle loro concorrenti.
Al contrario, il processo di broadcasting AM richiede trasmettitori non particolarmente potenti e, per questo motivo, dal prezzo e dai consumi assai ridotti. Per via di queste loro caratteristiche, le onde medie potrebbero aprire la strada a sperimentazioni culturali e politiche praticabili dal basso: radio comunitarie o universitarie, emittenti di quartiere o stazioni radiofoniche non necessariamente costrette a modificare il palinsesto a seconda dei desiderata degli inserzionisti pubblicitari.
Le frequenze AM sono parte integrante dell’infrastruttura radiofonica di molti stati europei. Nel Regno Unito il legislatore garantisce una fascia protetta per le emissioni a bassa potenza: alla fine del 2016 sono state diverse le assegnazioni di frequenza riservate alle radio comunitarie. In Grecia sono numerosissime le radio ad onde medie che, a fronte di una sostanziale tolleranza delle autorità elleniche, trasmettono in maniera non autorizzata. Per quanto riguarda l’Olanda invece, ogni città ha delle frequenze liberamente utilizzabili riservate alla bassa potenza.
Tutt’altro paio di maniche è la situazione italiana. In passato dominio esclusivo della RAI, le frequenze AM sono oggi pressoché inutilizzate, anche a causa del vuoto legislativo registrato fino a questo momento in materia. Sebbene chiunque abbia, almeno in via teorica, il diritto di trasmettere, a nessuno è consentito farlo
senza previa autorizzazione. Una situazione paradossale, a cui l’Unione Europea aveva chiesto all’Italia di porre rimedio nel 2013, minacciando l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti del nostro paese qualora le richieste di Bruxelles non fossero state accolte. La risposta positiva del Ministero dello Sviluppo Eoconomico (Mise) arriva nell’agosto 2016, quando Palazzo Piacentini apre finalmente un bando pubblico per l’assegnazione delle frequenze in questione. Tutto è bene quel che finisce bene? Non proprio.
LE FASI DEL BANDO. La prima tornata del bando si conclude il 30 settembre dell’anno scorso. Il risultato è un sostanziale fallimento: a fronte di un altissimo numero di richiedenti (circa 800 le domande inoltrate), vengono assegnate solo due frequenze. Tutto da rifare per il ministero che a marzo pubblica non uno, bensì due nuovi bandi riservati agli scartati del primo giro. Si tratta di una mossa che però non sembra essere risolutiva e lascia intatte le criticità che avevano punteggiato il primo bando. Le regole dettate dal MISE per definire la titolarità di assegnazione delle frequenze sono poco chiare, e allo stesso tempo escludenti.
Ad esempio, nella graduatoria la “potenzialità economica” del richiedente viene valutata 10 punti. Tradotto:
chi non è in grado di presentare un business plan – ovvero tutti quei soggetti che non siano già delle consolidate realtà commerciali – viene penalizzato. Tra gli altri requisiti, c’è poi la richiesta di un attestato di affidabilità di una banca: improbabile che questo venga ottenuto da un’associazione o da una radio di quartiere. Proibitivo anche un altro dei paletti indicato dal MISE, ovvero il mantenimento a spese del
richiedente del sito trasmissivo: tenuto conto che questi possono essere stati costruiti in passato, magari per la RAI, risulta davvero difficile immaginare che una piccola radio possa sobbarcarsi tale spesa. Infine c’è il problema della strumentazione.
Nei bandi, inoltre, non si parla di auto-costruzione: una pratica che, vista la scarsa potenza richiesta dal broadcasting AM, sarebbe alla portata delle tasche di tutti. Al contrario, le linee guida stabilite a Palazzo Piacentini accennano all’omologazione degli apparati: un problema non di poco conto se si considera che in Italia non esistono produttori di trasmettitori AM. Insomma, se nel resto del mondo le onde medie sono
cavalcate da attori indipendenti, le scelte operate fino a questo momento dal ministero sembrano remare nella direzione opposta, scoraggiando la partecipazione di quanti non abbiano già le spalle coperte sul piano economico. Basta dare un’occhiata all’elenco delle società ammesse alla procedura di selezione per rendersene conto. Tra queste figurano ad esempio Monradio e Incentive Promomedia. La prima è una controllata di Radio 101 (a sua volta facente parte del gruppo Radio Mediaset) mentre la seconda è una compagnia pubblicitaria attiva fin dal 1994 nell’ambito del marketing orientato alla grande distribuzione (ovvero le radio nei supermercati). Nella lista fanno capolino anche altri colossi (come Rtl 102.5) mentre sono veramente pochi i nomi riconducibili al mondo dell’associazionismo, radioamatori compresi.
«A mio avviso i soggetti emergenti in graduatoria non superano il 25 per cento del totale. Per il resto si tratta di realtà commerciali o comunque di società che già si occupano di comunicazione. Non c’è nessuna apertura alle radio comunitarie». A parlare è Andrea Borgnino, uno dei più apprezzati esperti in Italia nel settore della radiotelegrafia. Autore di diversi saggi sull’esperienza delle radio pirata e conduttore su Radio3
RAI della rubrica “Interferenze” (trasmissione interamente dedicata al mondo della radio), Borgnino definisce le scelte operate dal ministero come “un’occasione perduta. Il risultato saranno brutte radio che, temo, non ascolterà nessuno”.
La vicenda non è ancora definita. La poca chiarezza nell’assegnazione delle frequenze fa infatti presagire una pioggia di ricorsi al TAR volta a mettere in discussione tutta la legittimità del procedimento adottato dal ministero. E a mettersi in mezzo sono anche alcuni gruppi di hacker sparsi nello stivale. Tra il 15 ed il 18 giugno si è infatti tenuto in Val Susa la ventesima edizione dell’Hackmeeting, il raduno annuale delle controculture digitali. Durante il meeting sono stati tenuti seminari per discutere quale valore politico possono assumere le onde medie in questa fase storica. E workshop dedicati all’auto-costruzione degli apparati AM, qualora il MISE non sia disposto a rivedere le sue decisioni.
Un ultimo aggiornamento della situazione parla dell’arrivo di primi provvedimenti di attribuzione dei diritti d’uso ventennali a seguito delle domande presentate a mente dell’avviso pubblico 4 agosto, ma il Ministero
ha ha escluso dalla gara chi non ha potuto produrre la famigerata «dichiarazione di istituto di credito attestante l’affidabilità finanziaria del soggetto partecipante», prevista tra l’altro per i soli soggetti nuovi entranti”.
In conclusione ciò che interessa a noi radioamatori è che nessuno riunito in associazioni locali, nazionali o sovranazionali, abbia manifestato un minimo interesse a questa assegnazione di frequenze.
Per chi fosse interessato alle pubblicazioni antecedenti a Novembre 2017 può trovarle sul sito di Air-radio Radiorama