“Chi è il proprietario dei codici PI?” – Seconda e ultima parte dell’intervista ad ACI Radio

Piermattia Fioravanti: Chi è il vero proprietario dei codici PI? Su determinate vetture il nostro logo non si visualizza del tutto. Concordo con la soluzione di affidare la problematica a un’Authority, ma a livello europeo. Seconda parte dell’intervista a Piermattia Fioravanti di ACI Radio.

Il 10 settembre, FM-world ha pubblicato la prima parte dell’intervista a Piermattia Fioravanti di ACI Radio, dove abbiamo discusso di Intelligenza artificiale. Ma c’è stata un’altra questione importante di cui abbiamo parlato: quella della prominence in mobilità, la crescente difficoltà di utilizzo della classica funzione “radio” nelle autovetture di nuova concezione.
Un argomento su cui FM-world ha appena pubblicato un’intervista di approfondimento.

Ecco dunque la seconda parte della nostra intervista.

Un’analisi difficile

FM-world (M.H.B.):  Da un po’ di tempo si discute delle difficoltà di ascolto in auto, dove l’automobilista non ha più la possibilità di vedere l’insieme delle stazioni disponibili o a cui a volte vengono presentati loghi errati, con stazioni oscurate. C’è chi dice che i costruttori di veicoli stanno prendendo in ostaggio i propri clienti…

Piermattia Fioravanti: Il problema c’è, e in realtà ancora prima di BMW – la causa scatenante della questione sul tavolo – noi ci eravamo accorti che su determinate vetture il nostro logo non si visualizzava del tutto.

Ci siamo confrontati a lungo con DAB Italia per cercare di capire il perché. Lavoro non facile in quanto occorre provare direttamente su tutti i veicoli e non basta prenderne uno per marca: i comportamenti sono differenti anche su veicoli dello stesso costruttore.

Questo fa emergere con chiarezza una realtà: c’è bisogno urgente di uno standard. Come vengono raccolti questi loghi, dove vengono presi, come si possono aggiornare. Quindi il problema c’è, sono perfettamente d’accordo, ed è enorme.

Chi è il proprietario del codice?

E poi un secondo problema forse ancora più importante. Noi ci siamo trovati, quando abbiamo cambiato operatore di rete, a dover negoziare con il vecchio per il rilascio del nostro codice. 

Negoziare, perché una cosa non è chiara: quando viene assegnato un PI a una radio, questa radio poi se lo può portare appresso? Il codice è suo, è del consorzio, di chi, qual è la regola?

FM-world (M.H.B.): Quindi attualmente cosa accade?

P.F.: Beh a quanto mi risulta oggi se BMW ricava il PI da specifici portali, dove magari il mio PI prima era di una stazione differente, allora è possibile che ascoltando la mia radio compaia il logo di un’altra. Inaccettabile.

FM-world (M.H.B.): Come si è arrivati a questa situazione?

P.F.: Io non voglio essere complottista, però penso che la cosa sia fatta quasi apposta. Nel senso, questa complessità del mondo automotive sembra fatta in maniera tale da arrivare a un obiettivo finale.

Cioè io sospetto che i costruttori stiano pensando: “Tu vuoi essere presente sul mio sistema in modo corretto? Mi devi pagare“. Magari registrando le tue informazioni su un mio database, a pagamento.

Fragmentazione

Oggi ogni costruttore si allea con una società creata ad-hoc, o con una o più terze parti che fanno questo mestiere. Garantiscono la correttezza dei dati in cambio di una fee.

Per le grandi emittenti potrebbe la cosa potrebbe essere sostenibile, ma per una piccola stazione che ha una copertura di qualche regione può diventare troppo oneroso.

FM-world: C’è poi la tentazione dei costruttori di andare verso dashboard proprietari, anzichè gli standard Android Auto e Apple Car Play…

P.F.:  Si, è una tendenza più generale che esiste da quando sono nati i sistemi infotainment.

Modello USA o Authority?

FM-world (M.H.B.): Si possono ipotizzare due approcci, un mondo della radio che idealmente si organizza da solo, in consorzio o associazioni e parla con una voce unica al mondo automotive. Oppure, come mi pare suggeriscano altre testate, di invocare l’intervento del legislatore o di authority. Voi che dite?

P.F.: Decisamente sono per la seconda ipotesi. I consorzi a oggi ci sono, ma solo per la parte della trasmissione, e solo sul DAB.  Come sappiamo, su FM ognuno fa da sé.

E poi non è una cosa che deve essere solo gestita a livello italiano, oggi non ha senso fare delle regole che valgono in Italia.

Mi viene in mente la problematica di quale canale, tecnologia prevale: l’analogico, DAB o IP?

Avendo tutte e tre a disposizione, quale lista, quale directory si visualizza? Un’unica directory con l’insieme di tutte le stazioni? Oppure una per il DAB, una per l’analogico, una per l’IP?

O una unica per generi, come ha proposto Giornale Radio?

Categorie

Ma poi, i generi. Prendiamo la nostra ACI Radio. Verrebbe da dire categoria “news”. Ma se ascolti ACI radio siamo anche generalista, non si può parlare di traffico e di auto tutto il giorno. E allora finiremmo nel mare magnum di tutte le grandi che conosciamo. Non è un problema facile e nessuno ha la soluzione pronta, credo.

#Un’ultima Cosa#

E lasciami aggiungere una cosa. Noi ci chiamiamo ACI, A e C sono la prima e la terza dell’alfabeto.

Dovremmo per forza essere tra i primissimi, in un normale ordinamento alfabetico. E invece mi trovo davanti asterischi e cancelletti. Decisamente per fare ordine credo serva un intervento normativo. (M.H.B. per FM-world)

 

Intrattenimento e lavoro in auto, seconda puntata: intervista a Charles W. Kelly

Charles W.Kelly: Tramite SDR possibile in teoria produrre ricevitori radio universali: FM, AM, DAB e HD-Radio –  La svolta al cloud vista al NAB importante quanto l’avvento dei transistor o della digitalizzazione – Il broadcasting non verrá rimpiazzato dall’online in quanto ha una resilienza superiore anche in caso di catastrofi – l’approccio ibrido è la chiave – La mossa di General Motors? Tutti aspirano a dominare il dashboard, ma occorrono standard condivisi.

Intrattenimento e lavoro in auto, seconda puntata.

Siamo arrivati alla seconda puntata della nostra serie di articoli su intrattenimento e lavoro in auto. Dopo aver esordito con Eugenio La Teana di Radioplayer/RTL 102.5 parliamo oggi con Charles W. Kelly, consulente dalla pluriennale sperienza internazionale che si autodefinisce Retired radio guy, broadcast engineer and road warrior. 

Nota: Nell’intervista ci diamo del “tu” in quanto avvenuta in inglese dove non si fa differenza con il “lei”.

L’intervista

Marco Hugo Barsotti: Prima di tutto due parole su di te e sulla tua carriera.
Charles W. Kelly: Ho iniziato la carriera come ingegnere di trasmissione. La mia passione per la radio mi ha anche portato a diventare un radioamatore con callsign W9MDO, VE1MDO and 4E1MDO. Sono stato CEO dell Society of Broadcast Engineers.  Ho anche trascorso decenni viaggiando ampiamente come un “road warrior” per stabilire canali di vendita e partnership con primarie aziende  in Asia. Attualmente opero come consulente per  selezionati clienti nel settore dei media.

Un mondo non piú globale

MHB: Il mondo analogico era globale: una radio AM/FM funzionava ovunque sul pianeta. Ma con il digitale abbiamo bisogno di ur ricevitore DAB nel Regno Unito, DAB+ in Europa, HD Radio negli USA e uno analogico se ci rechiamo in Africa. Come mai la comunità radiofonica, che per anni si è “coordinata” per le frequenze non è stata in grado di fare lo stesso nel passaggio al digitale?
CWK: Hai ragione, ma è stato un problema politico, non un problema tecnico.

SDR

MHB: OK, ma pensi che la tecnologia potrebbe fornire una soluzione?
CWK: Certo. Esistono già oggi dei chip che usano la tecnologia SDR (Software Defined Radio) in grado di demodulare ogni segnale e in modo economico. In questo modo lo standard specifico diviene irrilevante.

MHB: D’accordo, ma allora per quale motivo nessun costruttore propone ricevitori “multistandard” con questa tecnologia ?
CWK: Effettivamente, ci sono chip inclusi in molti ricevitori capaci di ricevere molteplici standard, ma di solito è abilitato solo uno standard oltre all’analogico. Ci sono due ragioni per questo. Primo: ogni standard ha un costo di licenza per i codec utilizzati, e secondo: i produttori di ricevitori sono molto cauti nel aggiungere funzionalità che potrebbero causare confusione tra i clienti. E questo minimizza il problema dei resi.

Distribution of commercial radio’s listening time in the UK from 1st quarter 2011 to 4th quarter 2021, by platform

UK

MHB: Come mostra il grafico qui sopra, in UK l’ascolto digitale ha sorpassato l’analogico da molti anni. Eppure ogni programma di BBC Radio 2 termina con la frase “This is BBC Radio 2: online, on your smart speakers and FM 88-90“. E il DAB non è neppure nominato (mentre lo era 10 anni fa)….
CWK: Non credo ci siano dietro ragioni politiche o strategiche. Dobbiamo considerare che in tutto il mondo il settore radio sta facendo fatica a decidere come comunicare la miriade di modalità in cui è possibile consumarne i contenuti senza confondere gli ascoltatori (e a volte chi è in onda).

Smart Speaker

MHB: Restiamo nel Regno Unito, prima nazione ad adottare seriamente il DAB. In un‘intervista per Newslinet, il direttore di Times Radio di Londra mi aveva detto che ormai il 30% degli ascoltatori utilizzavano lo smart speaker. Quando e’ strategico questo tipo di ascolto nel resto del mondo e in Italia?
CWK: Ho l’impressione che l’Europa sia sempre stata di circa un decennio avanti rispetto agli Stati Uniti per quanto riguarda la digitalizzazione della radio. Il Regno Unito era una situazione unica in cui la BBC utilizzava la maggior parte dello spettro FM disponibile, rendendo il passaggio al DAB molto attraente per le emittenti private e per molti ascoltatori. Sebbene l’ascolto dei contenuti radiofonici in auto rimanga in larga misura un dominio OTA (on the air), gli smart speaker sono così facili da usare in ambiente domestico che hanno in gran parte preso il sopravvento.

E – voglio sottolinearlo – in Inghilterra i broadcaster sono sempre più propensi a vedersi come creatori di contenuti piuttosto che inieme di infrastruttura e programmi.

TX-Control

MHB: Parliamo del NAB. Tx-Control ha vinto un importante premio anche per il fatto di “integrare una IA”. Puoi spiegare in due parole cosa ha motivato questo premio e come il prodotto si inserisca nella linea d prodotti Elenos?
CWK: Mi spiace dirtelo, ma due parole non possono bastare!
Diciamo che a causa del consolidamento nel settore delle telecomunicazioni, gli ingegneri che lavorano nelle stazioni radio sono soggetti a carichi di lavoro sempre più pesanti con risorse limitate. Un ingegnere che in passato poteva contare su un intero team per gestire una stazione radio, oggi è spesso responsabile da solo di numerose stazioni. Per far fronte a questa situazione, gli ingegneri devono lavorare in modo più efficiente sfruttando gli strumenti tecnologici a loro disposizione.

TX-Control fornisce una soluzione al problema, pur essndo offerto a costi contenuti. Automatizzando i processi di monitoraggio e controllo, il software TX-Control consente agli ingegneri di gestire più stazioni contemporaneamente riducendo al minimo gli interventi manuali e le visite in loco. Ciò consente alle stazioni radio di risparmiare sui costi operativi e di investimento pur mantenendo gli elevati standard di prestazioni e affidabilità.

Per un settore che deve far fronte alle sfide della concorrenza online e del cambiamento tecnologico, un’operatività più snella e reattiva è fondamentale per il successo a lungo termine.

NAB

MHB: Quale e’ stata la novita’ piu’ importante che hai visto al NAB?
CWK: Sono rimasto colpito dall’ampia adozione del cloud computing dimostrata alla conferenza. Il cloud è stato implementato in vari modi, dal software di monitoraggio e controllo remoto ai sistemi di produzione radiofonica e televisiva completamente basati su cloud che sostituiscono l’hardware tradizionale con un browser web, un microfono e altoparlanti.

Questa tendenza al cloud sembra segnare una svolta tecnologica paragonabile all’avvento dei transistor o della digitalizzazione. Il cloud computing sta trasformando il modo in cui vengono creati e gestiti i contenuti audiovisivi, consentendo soluzioni più flessibili, economiche e scalabili.

Infotainment in mobilitá

MHB: E veniamo alla mobilitá. Perche’ mai dobbiamo usare il DAB quando l’ascolto IP (via reti cellulari) e’ piu’ affidabile, come puo’ testimoniare chiunque faccia ad esempio un viaggio tra Milano e Nizza?
CWK: A mio avviso, la radio via etere rimarrà sempre fondamentale, anche con la crescente importanza di Internet come piattaforma di backup. Quando i operatori di rete mobile avranno un monopolio sulla fornitura di connettività, i prezzi tenderanno ad aumentare. Inoltre, in caso di catastrofe, il broadcast si è dimostrato più volte essenziale per le comunicazioni di emergenza anche quando le reti cellulari sono offline.

Affidabilitá e resilienza

Nonostante la diffusione della banda larga mobile, la radio tradizionale continuerà a mio avviso a svolgere un ruolo cruciale nelle infrastrutture di comunicazione globale. Si tratta di una tecnoloigia consolidata, non è soggetta alle interruzioni che possono affliggere le reti Internet e mobili, ed è gratuita e onnipresente. Ciò la rende uno strumento indispensabile per raggiungere il pubblico in situazioni di emergenza quando altre tecnologie potrebbero non essere disponibili.

Approccio ibrido

In futuro, la radio dovrà abbracciare un approccio ibrido per sfruttare i punti di forza di trasmissioni analogiche e digitali. Il broadcasting garantirà la resilienza e la capacità di raggiungere il maggior numero possibile di ascoltatori, mentre 5G, streaming e podcast consentiranno esperienze personalizzate e interattive. Sfruttando strategie multicanale che sfruttano il meglio della tecnologia analogica e digitale, le emittenti radiofoniche possono servire al meglio le esigenze dei propri ascoltatori.

Un panorama frammentato

MHB: FM-World, Radioplayer, Android Automotive, Google Automotive Services, Apple Car Play. Tutti vogliono essere “la” piattaforma per l’infotainment, ma GM ha abbandonato le piattaforme standard cosi come fa da sempre Tesla. Una mossa strategica? Un errore ?
CWK: Proprio come abbiamo visto nella lotta per essere il browser dominante, le aziende continueranno a battersi per il controllo del cruscotto automobilistico. Hai menzionato la necessità di coordinamento tra i servizi digitali, e questo non è diverso. Dovrà esserci coordinamento e compromesso per evitare confusione e insoddisfazione tra gli ascoltatori.

Diversi attori tecnologici e dei media aspirano a dominare il cruscotto delle auto con i propri servizi di streaming audio, radio digitale, navigazione e altro ancora: ma senza standard condivisi o collaborazione tra le parti, questa situazione potrebbe tradursi in un’esperienza confusa e deludente per gli ascoltatori che si ritrovano di fronte a un’interfaccia utente e a opzioni di ascolto frammentate..

Startup e operatori globali

MHB: Ultima domanda. Pensiamo a  FM-World come piattaforma.
Pensi che una soluzione sviluppata in Italia abbia la possibilita’ di divenire un brand globale ?
CWK: Oggi è un momento davvero vantaggioso per essere un innovatore nel settore delle trasmissioni. Proprio come nelle guerre dei browser, molte piccole aziende sono esplose in popolarità, hanno fatto fortune e hanno avuto un enorme impatto nello sviluppo. Non importa davvero dove ha sede un’azienda, o anche quanti migliaia di dipendenti abbia: una buona creatività vincerà sempre.

L’innovazione non viene dalle grandi aziende

Nel settore delle trasmissioni come in altri, ci si può aspettare che l’innovazione provenga da startup e aziende di nicchia piuttosto che da incumbent di grandi dimensioni. Con FM-World 22HBG dimostra come una piccola azienda specializzata in tecnologia può fornire soluzioni che aprono la porta a nuove voci e influenzano l’intero settore espandendo la portata e le possibilità della radio online. In un panorama dei media in rapida evoluzione, questo tipo di innovazione guidata da startup e aziende di nicchia ricoprirà un ruolo cruciale. (M.H.B. per NL)

 

 

Intrattenimento e lavoro in auto, prima puntata: intervista a Eugenio La Teana (Radioplayer/RTL 102.5)

Eugenio La Teana (Radioplayer): Tesla non è tra i partner di Radioplayer, ma lo sono Volkswagen, Audi, BMW e Renault. I costruttori limitano le scelte degli utenti non utilizzando piattaforme standard. Per continuare ad avere una prominence, il settore radiofonico deve confrontarsi con il mondo automotive a livello globale.

Infotainment e lavoro sulle quattro ruote

Come da noi riportato il 13 aprile, General Motors ha deciso di cambiare la propria strategia di “infotainment” in mobilita’, abbandonando le piattaforme standard (Apple CarPlay e Android Auto) a favore di una soluzione proprietaria. La stessa scelta fatta da Tesla fin dalle origini, un possibile problema per il settore broadcasting storico già insediato dalle grandi app.
Cominciamo oggi una serie di articoli dedicati a questo tema, partendo subito da una conversazione con Eugenio La Teana, head of innovation presso RTL 102.5, membro dello Steering Board di WorldDAB e Country Manager di Radioplayer.

L’intervista

Marco Hugo Barsotti: Vediamo sempre più veicoli Tesla in giro per le nostre strade. Radioplayer è presente?

Eugenio La Teana: Attualmente Tesla non è tra i partner di Radioplayer. Dal punto di vista strategico, copriamo innanzitutto i più grossi produttori di auto. Come il gruppo CARIAD che comprende Volkswagen, Audi, Porche. C’è anche un accordo con BMW e uno con Renault. C’è un primo accordo con …ok il nome è confidenziale per ora. Diciamo che molti altri sono in fase di definizione: in generale vogliamo che l’applicazione radio sia presente anche nelle vetture che oggi non espongono esplicitamente questa “app”.Lasciami dire però che ora c’è il grande tema di Android Automotive OS.

Android Auto vs Android Automotive vs GAS

Nota di redazione. Serve forse qui un chiarimento:

  • Android Auto è una piattaforma che gira sul telefono dell’utente e proietta l’interfaccia su un sistema di infotainment compatibile nel veicolo. Supporta app progettate per l’uso in auto.
  • Android Automotive è un sistema operativo completo che gira direttamente nell’hardware del veicolo. Supporta sia app Android che Android Auto. È open source e può essere personalizzato. Alimenta l’esperienza di infotainment nel veicolo.
  • Google Automotive Services (GAS) offre una serie di app e servizi che i produttori di automobili possono scegliere di integrare nei sistemi di infotainment installati sui loro veicoli.

Ma torniamo all’intervista.

ELT: Automotive OS sarà un sistema operativo adottato da tutta una serie di produttori di automobili anche perché cosi’ delegano una seccatura, per cosi dire: la costruzione di tutto il software relativo all’intrattenimento. E su quello Radioplayer e Google hanno disegnato in cooperazione l’interfaccia di utilizzo della radio all’interno del sistema operativo, credo sia una delle parti più interessanti di tutto il progetto.

General Motors

MHB: La mossa di General Motors, come la leggete?

ELT: È una mossa che dal punto di vista dell’ecosistema delle auto connesse è congrua con il punto di vista del produttore: decidere quali esperienza fornire agli utenti. In altre parole – per essere chiari – a loro non piace di avere store con contenuti infiniti, tutti quelli del GooglePlay Store, dove le scelte sono determinate dalle logiche di Google.

Molti, come BMW, monteranno questi sistemi ma con dei partner che realizzeranno delle  soluzioni che limitano la scelta dell’utente a una serie di soggetti decisi dal costruttore.

Customer-Oriented o Customer-indifferent?

MHB: Una scelta contro i loro stessi clienti!

ELT: La mia interpretazione è che loro hanno una loro “audience”, la loro clientela affezionata. Che ritengono essere clienti della loro piattaforma digitale…insomma. A mio avviso vogliono sfruttare al meglio la loro posizione…

2 fast and 2 furious (at 0 Km/h)

MHB: Si, ma se io ho un sistema operativo standard e voglio – giusto per fare un esempio a caso – caricare la app di RTL 102.5 con una piattaforma standard posso farlo. Invece cosi no.

ELT: …a meno che noi… che RTL 102.5 non faccia un accordo con questi soggetti, con questi costruttori.

Uno sforzo inutile

MHB: Ok, ma dal punto di vista della radio, e forse anche vostro come Radioplayer, si tratta di un grande sforzo.  Fare tutti queste contrattazioni, tutti questi accordi per dare in definitiva all’utente quello per decenni è stato un diritto acquisito: ascoltare la radio che desiderano.

ELT: Si. Prima comprando il veicolo avevi il ricevitore radio – facile, ti concentravi sulle coperture e sul palinsesto – , oggi nel contesto del digitale, i broadcaster hanno anche la possibilità di costruire esperienze più evolute che, vanno oltre alla sintonizzazione di una frequenza e l’ascolto di un flusso audio. E perché questa esperienza sia prominente nell’auto questa deve essere condivisa e spinta da tutto il settore.

Radioplayer sta facendo gli accordi, ma ovviamente se ad esempio RTL 102.5 vuole il suo RTL 102.5 Play su determinati brand rischia di dover chiudere accordi con i singoli produttori.

Aggregatori e app Radio su iOS

Automobili? Ormai dei devices

Ora noi dobbiamo considerare che oramai l’auto connessa è un altro device (come uno smartphone o un tablet). Esisteranno a mio avviso in futuro sui principali marchi automobilistici le app verticali dei principali network, e poi esisteranno gli aggregatori.

MHB: Come sul cellulare.

ELT: Infatti. Le app dei network cercheranno di creare la migliore esperienza di fruizione dei propri contenuti (in diretta, on demand, podcast) e servizi, personale e dedicata ad un pubblico di super fedeli di un determinato brand, ad esempio RTL 102.5 tramite RTL 102.5 Play. Radioplayer, il progetto no-profit partecipato dalle radio di tutta Europa e Canada, invece sta costruendo la migliore esperienza di fruizione della radio ibrida – semplice e intelligente – su tutti i dispositivi digitali, dove l’auto connessa è una delle missioni principali.

Una questione di brand?

MHB: …stai dicendo che auspichi due diversi modi di accedere ai principali network?

ELT: In realtà non è un auspicio, ma è lo scenario più probabile. Vedi, all’interno dell’ecosistema dell’auto oggi le radio competono con Spotify, Apple Music, Amazon Music e poi arriveranno altri soggetti con incredibili risorse economiche.

E noi non possiamo che adattarci il più rapidamente al cambiamento, l’organismo vivente “radio” deve organizzarsi per mantenere la propria prominenza, e garantire un accesso rapido e semplice possibile al mezzo radio, la possibilità di raggiungerci con un solo click (anzi “tap”).

Ma oggi non giochiamo ad armi pari. Anche le principali radio nazionali non hanno da sole lo stesso peso (di fronte a un grande costruttore) di uno Spotify. Ma la cosa cambia se pensiamo alla la radio riunita, attraverso RadioPlayer, che rappresenta 6000 radio in Europa e Canada.”

A parte il tema squisitamente tecnologico, che va realizzato nel migliore dei modi, c’e’ l’aspetto dei contenuti: è importante che sia il più esteso, ampio e variegato possibile.

Prominence

MHB: Si ha come l’impressione che la radio fatichi ancora a capire quale sia la sua  strada, il suo giusto posizionamento in questo mare di offerta. E poi c’e’ la questione “prominence”.

ELT: Secondo me la strada è piuttosto chiara. Nel senso che le radio..i più grandi gruppi a livello mondiale, parlo di nomi come la BBC, hanno compreso che costruire dei verticali con i propri  contenuti è importante: anche per fare il cosiddetto “advertising enrichment” e raccogliere dati utente.

Ma che comunque questo non è sufficiente per competere nel mercato globale dell’intrattenimento. Occorre un peso di contenuti e una possibilità di lobby-ing che solo una grande alleanza può fornire. Potrei riassumere cosi: l’unione fa la forza, ma un’unione internazionale, non nazionale.

Collaborazione

MHB: Ritieni che ci sia abbastanza collaborazione a livello internazionale, almeno tra i grandi broadcaster, in modo da poter andare da Tesla o GM e dire “signori, noi radio vogliamo questo” ?

ELT: Beh, esiste attraverso il progetto Radioplayer. Noi, parlo di RTL 102.5, se volessimo andare da Tesla con la nostra applicazione verticale fatta per il mondo automotive, potremmo anche essere accettati.

Ma il tema è se essere all’interno dell’auto in quel modo nel medio e lungo termine è sufficiente. Credo che dobbiamo fornire accessibilità diretta “alla radio” con Radioplayer: poi la competizione tra brand si farà sulla ricchezza dell’offerta dei contenuti, qualcosa che porti gli utenti verso i contenuti del mondo radiofonico senza rischiare di perderli a favore – appunto – delle piattaforme native dell’online. (M.H.B. per FM-world)