Indagini radiofoniche: TER apre alle indicazioni e prescrizioni di AGCOM

Tavolo Editori Radio ha diramato un comunicato stampa, dove anticipa novità che riguarderanno l’indagine radiofonica.

In relazione alle notizie diffuse da alcuni organi di informazione ed al contenuto della già nota Delibera AGCOM n. 202/23/CONS (Misure e raccomandazioni nei confronti della società Tavolo Editori Radio S.r.l. in materia di rilevazione degli indici di ascolto radiofonici, di seguito, la Delibera) Tavolo Editori Radio S.r.l. intende precisare e comunicare quanto segue.

TER è partecipata dalla quasi totalità delle componenti produttive pubbliche e private, nazionali e locali della radiofonia italiana. Tra gli scopi statutari, il principale è quello di curare la rilevazione degli ascolti radiofonici in Italia. Conseguentemente, TER, realizza l’indagine avvalendosi di primari istituti di ricerca: GfK Italia Spa e Ipsos Srl (quanto all’indagine principale) e Doxa Spa (quanto all’indagine parallela). L’Indagine è inoltre soggetta a controllo da parte di un soggetto terzo, PWC Advisory Spa, tra i principali player a livello mondiale. Le attività di ricerca avvengono nel pieno rispetto, da parte dei soggetti realizzatori, delle regole indicate dall’Autorità che, a tal fine, è stata costantemente informata – nel corso degli anni – dell’assetto partecipativo, del sistema di governance adottato e dei criteri metodologici della ricerca.

L’indagine, dunque, fin dalla nascita di TER, è sempre stata eseguita in osservanza dei criteri di correttezza metodologica, trasparenza, verificabilità, inclusività e soggetta a certificazione da parte di soggetti indipendenti. TER è quindi l’unico soggetto dotato della massima rappresentatività dell’intero settore di riferimento e nel tempo ha costantemente mantenuto una condotta improntata al pieno rispetto dei criteri indicati. AGCOM del resto – dotata ex lege di specifici compiti di vigilanza, controllo e garanzia – non ha mai sollevato censure relativamente all’Indagine in sé o rilevato eventuali situazioni di mancanza di correttezza, trasparenza, verificabilità e certificazione dell’Indagine e dei relativi dati.

Quale ulteriore conferma della piena validità, utilità e pregio dell’attività nella sua formulazione, struttura e metodologia attuali, l’Indagine di TER è stata iscritta al SISTAN – Sistema Statistico Nazionale – con DPCM 15 maggio 2023 pubblicato in Gazzetta Ufficiale – Serie Generale n.153 del 03-07-2023. Inoltre, le iniziative giudiziarie finalizzate all’inibizione della pubblicazione dei dati dell’Indagine nella loro complessità e/o dei dati di alcuni singoli editori, sono state integralmente rigettate da parte della competente autorità giudiziaria. TER ritiene quindi opportuno sottolineare come – allo stato e sino all’individuazione condivisa di una evoluzione – l’Indagine RadioTER sia l’unico riferimento di misurazione della radiofonia italiana.

“E’ però importante evidenziare come lo spirito che muove l’attività di TER sia improntato al futuro ed alla continua ricerca di quelle evoluzioni che potranno accompagnare la Radio ad offrire la maggior profondità di analisi al mercato ed a tutti gli stakeholder” ha dichiarato il Presidente di TER Federico Silvestri “ed è questo quello che abbiamo anticipato all’Autorità, confermando la nostra volontà e disponibilità ad adeguarci alle indicazioni e prescrizioni di AGCOM relativamente alla necessità della tempestiva adozione del modello e della struttura del JIC e a recepire le indicazioni relative alla
evoluzione metodologica dell’indagine.”

“TER ha già da tempo aperto un canale di comunicazione con le componenti del mercato – UPA e UNA – invitandole formalmente all’apertura di un tavolo di discussione finalizzato alla costituzione di un JIC e all’individuazione congiunta dell’evoluzione della metodologia di rilevazione” ha proseguito Silvestri “UPA e UNA hanno prontamente e positivamente aderito all’invito ed è già stato dato il via a una fitta serie di incontri, in uno spirito costruttivo ed in una comunanza di obiettivi, per la definizione di una road map utile a favorire un ideale passaggio di testimone tra le due currency. Il nostro obiettivo è costituire il JIC nel corso del 2024 per dare vita alla nuova indagine nel 2025”.

“Mentre lavoriamo, tenendo anche presente che tra poco apriremo la campagna di adesione all’indagine RadioTer 2024, la cosa più bella ed importante è lo stato di salute che sta dimostrando la Radiofonia; rispetto al primo semestre 2022, gli ascoltatori sono aumentati di quasi 3 milioni, con un +8,8% nel giorno medio e un +17,7% nel quarto d’ora medio” ha concluso Silvestri “un trend positivo che, associato all’aumento dei fatturati pubblicitari, evidenzia la capacità del mezzo di calamitare gli ascolti e attrarre gli investimenti”.

TER–Tavolo Editori Radio srl è un MOC (Media Owners Committee) costituito nel 2016 tra le componenti editoriali del settore radiofonico locale e nazionale italiano per svolgere attività di rilevazione, con finalità statistica, dell’ascolto del mezzo radio e delle emittenti radiofoniche in tutte le loro caratteristiche tecnologiche e territoriali, su tutte le piattaforme trasmissive e con criteri universalistici di campionamento.

(Comunicato stampa)

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Relazione annuale 2023 AGCOM: radio in graduale ripresa, ma anacronistico il modello di rilevazione degli ascolti

Nel 2022, la radio è stata ascoltata in media dal 64,8% degli italiani.

Il dato emerge dalla “Relazione annuale 2023” di AGCOM.

Rispetto al 2019 – riporta l’Autorità – si registra, nel giorno medio, una contrazione degli ascoltatori superiore al milione. In compenso, aumenta il tempo dedicato all’ascolto radiofonico, con circa il 3% in più di minuti medi in un anno, 2,4% in più rispetto al 2019.

AGCOM sottolinea che nel 2022 è cresciuto il numero degli italiani che ascoltano le trasmissioni radiofoniche fuori di casa (+5% in un anno) e in particolare durante i tragitti in automobile rispetto ad altri luoghi di ascolto. Si è ridotto invece l’ascolto domestico (-12,2%) e quello ibrido (sia fuori che dentro la propria abitazione, -1,1%).

È tornato a crescere, dopo la riduzione dovuta alla pandemia – riporta la relazione – l’ascolto in automobile (+2,7%), mentre è diminuito quello tramite apparecchi fissi (-6%).

L’ascolto radiofonico sul web aumenta, anche se in maniera differenziata: se il consumo attraverso PC e tablet rallenta (-5,2%), decisamente più significativo è il ricorso ai device innovativi per seguire le trasmissioni radiofoniche da parte degli italiani (il 4,3% in più di individui ha seguito la radio mediante lo smartphone e il 29,2% in più dei radioascoltatori attraverso lo smart speaker/assistenti vocali).

Positivi i ricavi derivanti dall’esercizio dell’attività radiofonica, passati da 585 milioni di euro a 603 milioni nel 2022: una crescita pari al 3,1% (inferiore a quella del precedente anno), tuttavia non idonea a consentire di recuperare quanto perso rispetto al periodo antecedente la pandemia.

Resta aperto – conclude AGCOM – il tema della rilevazione degli indici di ascolto, con l’auspicio che, anche in questo settore, si proceda con l’utilizzo di una JIC (Joint Industry Committee).

A oggi, infatti, l’adozione, da parte delle radio, del modello Moc (Media Owner Committees), relativo alle sole radio iscritte, non garantisce la corretta rappresentazione del mercato nel suo complesso. È altresì opportuno che le rilevazioni degli indici di ascolto e di lettura dei diversi mezzi di comunicazione, su qualsiasi piattaforma di distribuzione e di diffusione, si conformino a criteri di correttezza metodologica, trasparenza, verificabilità e certificazione da parte di soggetti indipendenti e siano realizzate da organismi dotati della massima rappresentatività dell’intero settore di riferimento.

Allo stato – termina la relazione relativa al settore ‘radio’ – l’impianto metodologico, basato su interviste telefoniche e sulla ricostruzione di abitudini attraverso il ricordo, si presenta anacronistico e non rispondente alle esigenze del mercato.

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Tutti i dettagli del Piano Dab+ dell’Agcom

Eccolo qui, attesissimo e varato dall’Agcom nei tempi previsti, senza ulteriori tentennamenti e ritardi. Dal 4 agosto scorso è disponibile sul sito dell’Autorità il famoso Piano nazionale provvisorio di assegnazione delle frequenze radiofoniche in tecnica digitale DAB+.

Si tratta naturalmente di un documento corposo, composto dalla Delibera n. 286/22/CONS dell’Agcom del 27 luglio (che appunto approva il Piano, con firma di Laura Aria quale presidente f. f.), da due Allegati (Blocchi DAB pianificati per le reti nazionali e locali e Documento di pianificazione) e da due Annessi al secondo Allegato (PDV nazionali ed esteri e Elenco siti candidati).

Alla radiodiffusione sonora in tecnica digitale in standard DAB+ è attribuita la banda di frequenza 174-230 MHz (banda VHF-III), finalmente disponibile (dal 1° luglio) dopo il completamento della nuova fase della Tv digitale televisiva.

Il PNAF-DAB dell’Autorità pianifica le frequenze per le seguenti reti di radiodiffusione sonora in tecnica digitale:

– 3 reti in ambito nazionale con struttura isofrequenziale per macroaree di diffusione;

– 54 reti in ambito locale con copertura regionale, di cui 27 decomponibili in sub-bacini;

– 36 reti in ambito locale con copertura pluri-provinciale o provinciale.

Il Piano viene rubricato come ‘provvisorio’ in quanto rimane formalmente aperto, sotto il coordinamento del Mise, un tavolo negoziale internazionale per la pianificazione delle frequenze lungo il bacino adriatico, “all’esito del quale potrebbero essere riviste, ove necessario, alcune attribuzioni di frequenza all’Italia”.

Infiniti sarebbero gli approfondimenti possibili. Preferiamo cercare di far capire come si è mossa l’Agcom riportando quanto l’Autorità stessa scrive nella lunghissima ‘premessa’ all’Approvazione del Piano. In relazione a quanto sostenuto dai vari soggetti coinvolti nel corso delle audizioni che hanno preceduto l’approvazione del Piano, infatti, il documento contiene una lunga serie di risposte e considerazioni.

Intanto per le audizioni sono stati convocati: la Rai; la Ras; le associazioni di emittenti Aeranti-Corallo, Alpi, Conna-Coordinamento Nazionale Nuove Antenne (che non ha dato seguito alla convocazione), CNRT-Terzo Polo Digitale, Confindustria Radio Televisioni, MAVE, REA-Radiotelevisioni Europee Associate, RNA-Radio Nazionali Associate. Su loro richiesta, poi, sono state sentite anche le società Digital Radio Group e Nord Est DAB Plus congiuntamente con DAB Way Emilia-Romagna, mentre è pervenuta una memoria da parte della società EuroDab Italia.

“Nel complesso – scrive l’Agcom – i soggetti intervenuti alla procedura di consultazione hanno apprezzato la scelta dell’Autorità di portare a conclusione il procedimento per l’adozione del PNAF-DAB pur con la consapevolezza che il raggiungimento di un accordo di coordinamento anche sul lato adriatico-ionico avrebbe consentito una pianificazione definitiva, più omogenea e con un maggior numero di canali anche in quell’area”.

Inoltre, “si è registrata… una generale convergenza dei partecipanti in merito alla necessità che la migrazione delle reti esistenti verso le configurazioni previste dal PNAF-DAB, avvenga secondo un percorso accuratamente pianificato e concordato tra Mise, Autorità e operatori interessati”.

Ancora: “A fronte di un complessivo apprezzamento per i risultati ottenuti nelle condizioni date (ovvero con l’uso delle sole risorse di GE06 nella fascia adriatica), lo schema di Piano posto in consultazione è stato giudicato soddisfacente dal comparto nazionale mentre il comparto locale, pur nella consapevolezza della situazione venutasi a creare con la mancata conclusione dell’accordo adriatico-ionico, giudica lo schema di Piano proposto non idoneo a soddisfare le esigenze del comparto e sbilanciato in termini di rapporto tra reti nazionali e reti locali, sia per l’eccessiva capacità trasmissiva messa a disposizione dei contenuti nazionali (che possono così trasportare anche i c.d. nativi digitali) sia, soprattutto, perché il numero di reti locali pianificate, anche stimando una capacità di trasporto di 20 programmi per rete, è insufficiente a garantire la diffusione in digitale di tutti i contenuti attualmente presenti sulla piattaforma analogica FM, in particolare nella zona adriatica”.

Altro punto interessante: “Una certa condivisione… vi è stata sulla constatazione che oggi l’ascolto radiofonico DAB è orientato, e lo sarà sempre di più in futuro, alla ricezione mobile a bordo di veicoli (anche in considerazione dell’obbligatorietà del ricevitore DAB nell’equipaggiamento di serie degli autoveicoli in vigore ormai dal 2020) mentre l’ascolto portatile indoor appare orientarsi più verso le piattaforme IP e DTT, oltre alla tradizionale piattaforma analogica FM”.

In relazione a tutto ciò, di seguito riportiamo alcune delle risposte dell’Agcom.

“Nel concordare con gli intervenuti sulla opportunità di definire una roadmap di migrazione della piattaforma e nel confermare la disponibilità dell’Autorità a collaborare alla definizione della stessa, non si può non ricordare che un simile adempimento ricade nelle competenze del MISE, quale soggetto competente al rilascio e alla gestione dei titoli abilitativi all’esercizio degli impianti di trasmissione.

Analogamente si devono rinviare alla competenza del MISE altre tematiche sollevate nel corso delle audizioni quali la gestione delle autorizzazioni sperimentali ex articolo 21, comma 3, del Regolamento o la modifica del Piano nazionale di ripartizione delle frequenze ai fini dell’attribuzione della banda 230-240 MHz (c.d. canale 13 VHF), attualmente nella disponibilità del Ministero della difesa, al servizio di radiodiffusione sonora in tecnica digitale”.

“In relazione alle osservazioni del comparto locale riguardanti il numero di reti nazionali pianificate, giudicato eccessivo, è necessario ricordare che il Regolamento prevede che il Piano di assegnazione, oltre a riservare un blocco di diffusione (rectius rete) alla concessionaria del servizio pubblico ai sensi della legge n. 66/01, deve garantire almeno due blocchi di diffusione (reti) a operatori di rete nazionali privati. Quanto alle osservazioni, sempre del comparto locale, riguardanti il numero di reti locali pianificate, giudicato insufficiente, in primo luogo, va ricordato che l’attività di pianificazione dell’Autorità si deve necessariamente basare, ai sensi dell’articolo 50, comma 6, del Testo unico, esclusivamente sulle frequenze attribuite internazionalmente all’Italia dagli accordi internazionali.

Ciò premesso, proprio al fine di massimizzare le risorse a disposizione della radiofonia digitale in generale, e delle reti locali in particolare, l’Autorità ha provveduto, innanzitutto, a ottimizzare la pianificazione delle frequenze in banda VHF-III per la Rete nazionale n. 12 televisiva… in modo da limitare al massimo il numero di frequenze impegnate dalla radiodiffusione televisiva nella banda VHF-III (allo stato il solo canale 5 VHF pianificato in modalità integralmente 1-SFN sia sul versante tirrenico che su quello adriatico), con ciò rispondendo anche alle osservazioni riguardanti la ridestinazione al DAB delle risorse previste per il Mux 12. Inoltre, l’Autorità ha adottato, per la pianificazione delle reti nazionali DAB, il criterio di massima estensione (compatibilmente con i vincoli del coordinamento internazionale) delle macro-aree isofrequenziali.

L’applicazione di questi due criteri ha consentito da un lato di assicurare alla pianificazione della radiofonia digitale l’87,5% dello spettro disponibile nella banda VHF-III (28 blocchi DAB contigui dal 6A al 12D sui 32 disponibili), dall’altro di massimizzare le risorse a disposizione della pianificazione locale. Nella maggior parte dei bacini previsti dal PNAF-DAB, sono state infatti pianificate almeno tre reti a copertura regionale (eventualmente decomponibili su base sub-regionale), oltre a un certo numero di ulteriori reti pluri-provinciali o provinciali.

È chiaro che i predetti risultati, come è stato riconosciuto anche da molti degli intervenuti alla consultazione, non potevano essere replicati anche nei bacini del versante adriatico”.

“Il PNAF-DAB, se si stima una media di 20 programmi radiofonici per multiplex pianificato, consentirebbe la diffusione, di un numero di programmi radiofonici locali per bacino regionale compreso tra un minimo di 40 e un massimo di 80, per un totale nazionale stimato in oltre 1.000 programmi locali a diffusione regionale. A questi andrebbero poi aggiunti gli ulteriori 720 programmi circa trasportabili dalle reti aggiuntive a copertura pluri-provinciale o provinciale”.

“Nello schema di Piano proposto si è cercato pertanto di raggiungere un punto di equilibrio tra numero di reti pianificate e dimensione dei bacini di servizio realizzando configurazioni di rete differenziate in funzione del tipo di copertura dei programmi da diffondere.

In ogni caso, anche alla luce delle osservazioni acquisite nella consultazione, il Piano adottato prevede: un primo strato (layer) di bacini regionali in gran parte non decomponibili (in quanto perlopiù in configurazione 1-SFN) destinati alla diffusione di programmi radiofonici esclusivamente regionali; un secondo layer, di bacini sempre regionali ma caratterizzati quasi ovunque da struttura k-SFN e quindi con possibilità di diffondere contenuti regionali oppure di differenziare i programmi su base sub-regionale/provinciale; un terzo layer regionale, non presente in alcune regioni del sud adriatico per le ragioni già spiegate, con caratteristiche analoghe al secondo; ulteriori bacini, infine, a estensione pluri-provinciale o provinciale per la diffusione di programmi esclusivamente pluri-provinciali o provinciali. In alcune province, si arriva così a sei reti pianificate (che, si ricorda offrono una possibilità di trasporto teorica di ben 120 programmi circa, ben oltre ogni ragionevole aspettativa)”.

Ora la parola passa, appunto, al MISE, che dovrà disporre come si svolgeranno le prossime fasi per un DAB che dovrebbe finalmente superare una ‘fase sperimentale’ (o presunta tale) che dura ormai davvero da una vita.

Mauro Roffi
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Agcom e Radio: non solo DAB, l’analisi del settore nella Relazione al Parlamento

È stato abbastanza generalizzato il plauso all’Agcom per l’approvazione, nei tempi preannunciati, del Piano sul DAB+. La decisione è di indubbio rilievo e andrà approfondita a dovere dopo che saranno pubblicati i documenti relativi al piano stesso (si suppone nei prossimi giorni).

Intanto venerdì scorso c’è stata la presentazione alla Camera della Relazione annuale 2022 della stessa Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni sull’attività svolta e sui programmi di lavoro. Si tratta della seconda Relazione annuale svolta dall’attuale Consiglio, presieduto da Giacomo Lasorella e composto da Laura Aria, Massimiliano Capitanio, Antonello Giacomelli e Elisa Giomi. Bisogna anche considerare che l’Agcom ha dovuto affrontare in quest’ultimo periodo tutti i problemi derivati dall’improvvisa e dolorosa scomparsa a fine 2021 del suo consigliere Enrico Mandelli, sostituito da Capitanio solo dal 30 maggio scorso.

La Relazione al Parlamento è un ponderoso documento che si sviluppa su ben 191 pagine ed è organizzata in 5 capitoli (Le Comunicazioni Elettroniche; I Media; I servizi internet e le piattaforme online; I Servizi Postali; Le dimensioni istituzionali e organizzative dell’Autorità), con in più una parte finale sulle linee strategiche e i programmi di lavoro della stessa Autorità. Ma non si tratta di un noioso ‘rendiconto ufficiale’ bensì di una lettura molto interessante anche per capire quel che si muove e cambia nel settore radiotelevisivo.

Proviamo a vedere di seguito alcuni dei tanti ‘spunti’ contenuti nella Relazione stessa.

Intanto nella sua prefazione il presidente Lasorella ha fatto notare come l’ultimo triennio “è stato segnato da un imponente processo di adeguamento e aggiornamento del quadro giuridico di riferimento, a partire dall’adozione del nuovo Codice europeo delle comunicazioni elettroniche (dicembre 2018), e poi, a seguire, dalla nuova Direttiva sui Servizi media audiovisivi, dalla direttiva quadro in materia di diritto d’autore e da tutta la legislazione nazionale di recepimento e adeguamento che ne è scaturita, a partire in particolare dalla seconda metà del 2021”.

Non basta: data per scontata nel settore televisivo la nuova ‘rivoluzione’ derivante dalle grandi novità (soprattutto in termini di frequenze) derivanti dalla nuova fase della Tv digitale, c’è stato anche l’arrivo del nuovo Tusmar (o Tusma), il nuovo testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, che costituisce “la più rilevante novità del periodo nel settore media”. Il provvedimento (di cui Fm-world è stato incredibilmente fra i pochi a riferire) “provvede a racchiudere in un unico atto normativo le modifiche legislative intervenute negli anni, trasponendo altresì le disposizioni della direttiva (UE) 2018/1808 in un contesto armonizzato alla luce degli avvenuti mutamenti tecnologici e di mercato”.

Fiero di quanto fatto dall’Agcom sul ‘caso DAZN’, che “rappresenta l’esempio, fino ad ora più riuscito, del nuovo modello di lavoro che l’Autorità si è data con la ristrutturazione dello scorso anno”, Lasorella ha dato diverse indicazioni su come stia cambiando, come si diceva, il mondo dei media:

“È evidente il declino, con tratti di irreversibilità, del comparto editoriale classico, da oltre un quindicennio in perdita di copie, pubblicità e, conseguentemente, di ricavi e valore, sia nel settore dei quotidiani, sia (in misura ancora maggiore) nel settore dei periodici. Si conferma una complessiva tenuta, in termini di valore economico e di audience, del settore radiotelevisivo free to air largamente attestato su piattaforma digitale terrestre, mentre viene rilevata una contrazione dei ricavi conseguiti dalla televisione a pagamento su piattaforma satellitare, che potrebbe anche costituire il primo segnale di una tendenziale raggiunta maturità della piattaforma stessa. Quasi specularmente… si osserva una crescita rilevante di ricavi, offerta di contenuti e numero di abbonati da parte dei servizi VoD offerti su piattaforma Internet”. Del resto “è la raccolta online ad attrarre le quote maggiori di investimento pubblicitario”.

Per la pubblicità, ecco comunque i dati complessivi:

“Nel 2021 i ricavi da pubblicità aumentano per tutti i mezzi considerati, tornando a costituire il 40% del totale. L’incremento è tale da compensare, soltanto per i ricavi da vendita di spazi pubblicitari sulla tv in chiaro e i quotidiani, l’ingente calo subito nel 2020, mentre le risorse pubblicitarie per radio e, soprattutto, periodici rimangono su valori ampiamente inferiori a quelli del periodo pre-pandemia.

In questo contesto, si amplia ulteriormente il divario tra il mezzo televisivo, che genera poco meno del 70% degli introiti, e gli altri media: l’editoria quotidiana e quella periodica, congiuntamente, incidono per il 25% mentre la radio si conferma attorno al 5% dei ricavi complessivi”.

Ma vediamo adesso, più ampiamente, cosa contiene la Relazione proprio per ciò che riguarda il settore radiofonico (sempre Dab a parte):

“Nel 2021, sotto il profilo degli ascolti complessivi a fronte della flessione registrata nel corso del 2020, e in particolare nei mesi più critici dell’emergenza sanitaria, il confronto con i dati del secondo semestre mette in evidenza una crescita (+ 2,3%) che, sebbene contenuta e non tale da consentire il pieno recupero in termini di attenzione dei radioascoltatori (audience), rispetto ai valori registrati negli anni precedenti la pandemia, rappresenta, tuttavia, un importante segnale di ripresa del comparto”.

Altri dati significativi relativi all’ultimo anno:

“Le risorse economiche derivanti dall’attività radiofonica sono passate da 551 a 613 milioni di euro con un incremento dell’11,4%, un valore che non risulta, tuttavia, idoneo a recuperare pienamente quanto ricavato nel 2019”.

Poi le dimensioni economiche dei ‘protagonisti’ del settore radiofonico:

“Nel dettaglio, al primo posto si riscontra la presenza di RAI concessionaria del servizio pubblico, con una quota nel 2021 in flessione (- 0,8 punti percentuali) e pari al 23,5%. Segue il Gruppo Fininvest/MFE (Mediaset) che realizza il 13,9% dei ricavi complessivi, e registra una lieve crescita (inferiore al punto percentuale).

Il terzo operatore, in base ai ricavi complessivi del settore è GEDI, che nel 2021 ottiene una quota dell’11,7%. Nelle posizioni successive si collocano RTL con l’8,8% delle risorse economiche totali, Radio Dimensione Suono, con una quota del 7,5%, il Gruppo Sole 24 Ore, i cui introiti rappresentano il 3% dei ricavi del settore, e Radio Italia, con un peso del 3%.

L’offerta radiofonica è caratterizzata, infine, dalla presenza di altri attori nazionali, fra cui il Gruppo Kiss Kiss, Centro di Produzione (Radio Radicale), Associazione Radio Maria e numerose altre emittenti radiofoniche locali con quote ancora più marginali, che nel loro complesso rappresentano oltre un terzo delle risorse economiche del comparto”.

Mauro Roffi
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Piano DAB dell’Agcom: l’audizione di CNRTv

Proseguono le audizioni presso l’Agcom sul nuovo piano DAB che l’Autorità dovrebbe varare prossimamente e che naturalmente coinvolge da vicino tutto il mondo radiofonico.

Per questo diamo conto anche dell’audizione e della posizione dell’associazione CNRTv, al contempo manifestando piena disponibilità a pubblicare su FM-world anche le opinioni degli altri gruppi e di tutte le associazioni coinvolte.

Ecco dunque nello specifico comunicato stampa la posizione di CNRTv:

“CNRTv ha espresso la propria preoccupazione per il mancato accordo con i Paesi adriatici e per la carenza di risorse pianificabili che ne deriva. Ha chiesto pertanto che l’Autorità e il Ministero facciano ogni sforzo per arrivare alla sottoscrizione dell’Accordo. Peraltro, anche in caso di futura sottoscrizione dell’accordo, gli operatori assegnatari delle frequenze ora pianificate dovranno sostenere i costi di risintonizzazione degli impianti mentre gli operatori assegnatari delle eventuali ulteriori frequenze assicurate dallo stesso accordo saranno danneggiati dal ritardato ingresso nel mercato. Per questi motivi sarebbe stato auspicabile che, prima dell’adozione del PNAF-DAB da parte dell’Autorità, il MiSE avesse imposto la firma dell’accordo agli altri Paesi adriatici vincendone le resistenze ed evitando che il Tavolo adriatico-ionico venisse condizionato da quelle che CNRTv giudica recriminazioni basate su problematiche interferenziali ormai superate”.

L’associazione (anzi, in specifico la sua ‘parte radiofonica’) esprime poi un giudizio più generale sul Piano in questione:

“Nel merito del documento di consultazione e dello schema di piano, CNRTv non rileva sostanziali miglioramenti rispetto alle ipotesi presentate nelle precedenti audizioni. La scarsa disponibilità di risorse pregiudica l’offerta di servizi di qualità e ciò risulta un impedimento a un effettivo sviluppo del mercato. A giudizio di CNRTv, il Piano resta insufficiente nel numero di reti locali pianificate e carente dal punto di vista tecnico, anche perché non ha previsto reti nazionali con struttura integralmente isofrequenziale (1-SFN). Inoltre, la pianificazione basata prevalentemente su bacini di tipo amministrativo non è quella ottimale, in quanto dovrebbe seguire invece maggiormente i bacini di tipo geografico. Dovrebbe, in tale ottica, essere valutata quindi la possibilità di incrementare il numero di reti a estensione interprovinciale al fine di meglio replicare gli attuali bacini di servizio delle emittenti radiofoniche analogiche. Quanto alla pianificazione del blocco 7B nelle regioni adriatiche meridionali, CNRTv ritiene sia assurda, sia per ragioni socio-demografiche che di mercato, la pianificazione di una rete pluriregionale estesa alle tre regioni Abruzzo, Molise e Puglia”.

Infine, “CNRTv ha chiesto l’uso esclusivo della banda III VHF per il sistema DAB”.

Mauro Roffi
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Massimiliano Capitanio è il nuovo Commissario Agcom

Sono serviti più di tre mesi al Parlamento per sostituire il Commissario Agcom Enrico Mandelli, venuto improvvisamente a mancare nel dicembre scorso, un periodo che per i tempi della politica italiana non è poi neppure molto ampio.

In ogni caso l’Agcom, data la grande rilevanza dei suoi compiti e considerando anche che siamo ancora nella prima fase dell’attuale consiliatura (iniziata dopo l’estate 2020), non poteva non essere in tempi brevi nella sua piena composizione. L’incombenza dell’elezione spettava alla Camera e così l’aula di Montecitorio ha eletto al posto di Mandelli quale Commissario Agcom Massimiliano Capitanio, deputato leghista, che ora lascerà il Parlamento e la Commissione di Vigilanza Rai.

La nomina rispetta gli equilibri politici precedenti (Mandelli, noto non come politico ma per la sua attività a 7 Gold, era comunque considerato di area leghista), con l’unica differenza che nel 2020, al momento della nomina di Mandelli, la Lega era all’opposizione e non al Governo, come adesso.

L’elezione è avvenuta così senza particolari ‘scossoni’, con 221 voti a favore, 10 voti dispersi e 170 schede bianche (nessun astenuto, invece).

Nel collegio Agcom, presieduto da Giacomo Lasorella, Capitanio affiancherà gli altri Commissari, che sono Laura Aria, Antonello Giacomelli ed Elisa Giomi.

Prima della nomina, la Camera aveva aperto la fase delle ‘candidature dirette’ degli interessati alla carica, una procedura che dovrebbe garantire una maggiore trasparenza nell’elezione; la nomina comunque, come di consueto, è poi avvenuta privilegiando appunto gli equilibri politici. A candidarsi a Commissario Agcom assieme a Capitanio erano state altre 48 persone e l’elenco è stato pubblicato dalla stessa Camera. A titolo di curiosità dirò che ho notato fra i 49 candidati alcuni studiosi del mondo della comunicazione, accanto a politici e rappresentanti di varie istituzioni.

Ma chi è Capitanio? Originario di Concorezzo, in Lombardia, è nato nel 1974 ed è parlamentare dal 2018. Segretario e capogruppo della Lega nella Commissione di Vigilanza, come accennato, è anche membro della Commissione Trasporti, Poste e Tlc della stessa Camera e Tesoriere del Gruppo Lega.

Prima di approdare a Montecitorio ha avuto varie esperienze alla Provincia di Milano e alla Regione Lombardia nel settore dell’ufficio stampa; ha poi collaborato con il programma ‘L’ultima parola’ di Rai2 e prima ancora ha svolto alcune attività giornalistiche in periodici locali lombardi.

Nella sua attività parlamentare, Capitanio si è invece distinto quale primo firmatario di alcune proposte di legge e risoluzioni in tema di comunicazione e tlc.

Mauro Roffi
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