“Vi presento l’FM”: 85 anni fa, Howard Armstrong spiegava l’invenzione della modulazione di frequenza

Il 6 novembre 1935, veniva presentata all’istituto di ingegneria radiofonica di New York l’invenzione della modulazione di frequenza. Autore della proposta era Edwin Howard Armstrong, che ne aveva conseguito il brevetto due anni prima.

Nato nel 1890 a New York, Armstrong mise a punto un sistema di trasmissione a modulazione di frequenza (FM), alternativo a quello a modulazione di ampiezza (AM), dopo anni di esperimenti nei laboratori della Columbia University, dove si era laureato.

Secondo quanto riportato dalla Fondazione Guglielmo Marconi, nel 1937 finanziò la costruzione della prima stazione radio FM ad Alpine (New Jersey), ma il sistema FM incontrò molte resistenze, sia perché metteva in crisi un assetto industriale fondato sulle AM, sia perché s’inseriva nella gara di assegnazione delle bande di frequenza, a cui partecipava anche la neonata televisione.

La situazione non migliorò negli anni seguenti, con continue battaglie legali che videro Armstrong scontrarsi con la RCA (Radio Corporation of America) di David Sarnoff nelle attribuzioni di banda stabilite dalla FCC (Federal Communications Commission), nel 1945. Attribuzioni che risultarono penalizzanti nei confronti dell’FM e di Armstrong stesso, che comunque poteva riscuotere notevoli diritti per il suo brevetto. Diritti che però la RCA non volle riconoscergli, il che diede il via a una nuova battaglia legale.

Edwin Howard Armstrong continuò a lavorare per apportare migliorìe, brevettando inoltre nel 1953 il Multiplexing FM, un sistema di trasmissioni multiple su una stessa lunghezza d’onda. Costretto a patteggiare con la RCA perché non era più in grado di sostenere le spese processuali, sprofondò nella depressione e il 31 gennaio 1954 si suicidò.

La vedova Marion, che prima di sposarlo fu la segretaria del presidente di allora della RCA David Sarnoff, impugnò nuovamente la causa contro la Radio Corporation of America e, dopo un lungo iter, ottenne infine ragione, tanto che ancora oggi la radiofonia – come riporta la Fondazione Guglielmo Marconi –  usufruisce “di alcune delle sue preziose intuizioni”.

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