MilleRegioni, le voci del territorio (a cura di Mauro Roffi)

Si rinnova l’appuntamento con Mauro Roffi e le notizie di ‘MilleRegioni’.

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  • Gran ressa nel mondo dei podcast: Amazon, Spotify, Apple, Sony

Il mondo delle Radio non può evidentemente prescindere da quel che sta accadendo in settori assolutamente ‘contigui’ (se non ‘coincidenti’, ormai), con la formidabile avanzata dei podcast a livello mondiale e in generale il mondo dei contenuti audio che si amplia e si rafforza (anche nei social con Clubhouse, per citare un’iniziativa effettivamente ‘emergente’).

I ‘sintomi’ di quel che sta succedendo, con una corsa quasi sfrenata a posizionarsi in questo promettente ambito, sono parecchi. A inizio anno, per esempio, si è appreso che Amazon aveva acquisito, per una cifra non nota ma che alcuni stimano in 300 milioni di dollari, la start-up di podcast Wondery, per rafforzare la propria offerta nel mondo dell’audio (in Italia Amazon sta già puntando sulla piattaforma Audible, come noto).

Fondata nel 2016, Wondery è una delle varie start-up ‘fiorite’ nel settore dell’audio ed è nota per i suoi podcast basati sulla narrativa che applicano lo stesso ‘sound cinematografico’ alle storie raccontate, anche nel campo della saggistica.

Wondery entrerà adesso a far parte di Amazon Music, la divisione del colosso di Jeff Bezos che offre podcast e servizi di streaming musicale ma che, evidentemente, adesso farà anche di più.

Ma – appunto – parliamo solo di uno dei sintomi di una chiara ‘tendenza’. A fare il punto della situazione ha provveduto una bella inchiesta di Paola Jadeluca su ‘Affari&Finanza’ di ‘Repubblica’, pubblicata il 18 gennaio scorso, che sostiene l’intrigante tesi che sia in atto una vera propria ricerca delle mosse giuste per arrivare a creare una ‘Netflix dell’ascolto’, poiché ‘il sentiero è segnato’.

Si prenda Spotify, infatti:

“«Audio-first: l’audio. non solo la musica, è il futuro», ha dichiarato un anno fa Daniel Ek, amministratore delegato di Spotify, l’azienda svedese numero uno del podcast. Una certezza confermata dai numeri: da gennaio dello scorso anno a oggi le azioni di Spotify al Nasdaq sono passate da 146 dollari a oltre 366, più che raddoppiate. Una galoppata sostenuta da acquisizioni mirate: Gimlet, media company e podcast network di Brookly; l’indo-giapponese Anchor, la piattaforma democratica per creare e distribuire podcast; Megaphone, piattaforma specializzata nella pubblicità e promozione nei podcast.

Il potere della voce si è (poi) rivelato un driver per la promozione di prodotti e brand”.

Altri dati, sempre da ‘Affari&Finanza’:

“Si stima che entro il 2025 ci saranno 2,5 miliardi di persone che ascoltano contenuti audio. Nel 2019 erano 800 mila. La pubblicità segue il passo”. E in più “il Covid ha accelerato tutto”.

Spotify ha persino siglato un accordo con Megan e Harry: la coppia ex reale ha appena firmato un’esclusiva pluriennale per Archewell Audio, nuovo canale di Spotify che prende il nome dal loro rampollo Archie (!).

La questione è che il mercato “si è fatto sempre più appetibile”. E fra i protagonisti c’è anche Apple, impegnata nel duello con Spotify per il primato in questo settore.

E nuovi player si stanno affacciando sul mercato: Sybel e Majelan in Francia, Podimo in Danimarca, Acast in Germania. “Sony Music, dal canto suo, ha iniziato le grandi manovre per espandere il brand a sua volta su questo settore emergente e ha annunciato partnership in Usa, Uk e Italia”.

A fine gennaio si è appreso infine che la solita Spotify testa ora anche il mercato degli audiolibri, anche se punta per adesso soprattutto sui mercati di lingua inglese, come Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia.

  • Tv e Radio sul video: una fase molto delicata

Il passaggio alla seconda fase del digitale terrestre per le Televisioni, con la ‘liberazione’ di alcuni canali (a favore delle Tlc) entro un anno e mezzo circa e il relativo ‘cambio di tecnologia’ che coinvolge le emittenti e anche il pubblico (chiamato ad un nuovo ‘cambio di televisori’), si sta rivelando, come forse era un po’ fatale, assai complesso e pieno di insidie. I ritardi nelle operazioni sono all’ordine del giorno e di qui a metà del 2022 è facilmente prevedibile una convulsa serie di scadenze non certo facili da affrontare, non solo per le Tv locali (quelle nazionali hanno la vita assai più facile) ma anche per il Ministero dello Sviluppo Economico e per l’Agcom.

Non è certo questa la sede per seguire in dettaglio la complessa questione (rimandiamo alle associazioni e a siti specializzati come newslinet.com), che coinvolge anche ‘rottamazioni’ di canali e frequenze (clamoroso, per esempio, in queste settimane lo spegnimento del mux 2 nazionale di Canale Italia), i relativi indennizzi, le graduatorie per (i residui) operatori di rete e quelle invece per i canali/fornitori di servizi di media audiovisivi e assieme molte operazioni tecniche di una certa complessità.

La questione che si sta prospettando però come ancor più importante è quella ‘vitale’ per le Televisioni, ovvero le previste nuove regole per le numerazioni LCN. A lungo molti avevano sperato che il problema, in linea di massima, non fosse posto (nonostante la legge prevedesse appunto nuove regole e ‘riattribuzioni’), almeno nei fatti, dopo tanti anni di stabilità e tenendo conto anche delle abitudini acquisite dal pubblico.

Non è andata così e l’Agcom ha così attualmente in corso una consultazione pubblica sul suo nuovo ‘piano LCN’. Anche qui, data la grande complessità della questione, rimandiamo alle fonti di informazione ‘specializzate’, ricordando però che il problema degli Lcn (e anche tutto il resto) riguarda anche non poche Radio che sono diventate (anche) Televisioni (oltre a quelle che operano in DTT solo come Radio ‘trasportate’ nei mux digitali delle Tv), grazie alla tecnica della visual radio/radiovisione.

Per loro sono previste, salvo situazioni particolari, specifiche numerazioni riservate alla programmazione di genere musicale nel IV arco di numerazione. E i soggetti interessati sono tenuti a presentare un’apposita specifica domanda.

  • Clamorosa ‘rimpatriata’ a Radio Studio Vivo di Como

Il 31 gennaio 1978 Marcello Enzo Castiglioni partecipava da protagonista assoluto al ‘primo vagito’ dell’emittente comasca Radio Studio Vivo, che ha dunque da poco compiuto 43 anni. E Castiglioni nell’occasione è ‘tornato sul luogo del delitto’, ovvero nelle stazioni radiofoniche comasche, dando vita, come informa ciaocomo.it (legato all’emittente locale CiaoComo Radio), a una giornata molto ‘particolare’, come vedremo.

Va ricordata, come premessa, la complessa e vivace storia della Fm a Como, a partire dagli anni ‘ruggenti’, quando in città si ascoltavano Radio Como e Radio Lario, mentre successivamente c’è stata la grande sfida tra Como Radio City e la stessa Radio Studio Vivo. La storia è continuata con l’acquisizione di Studio Vivo (poi rinata in tempi più recenti in una forma ricca e ‘articolata’, grazie ad un accordo proprio con CiaoComo Radio, 89.400 MHz) da parte di Como Radio City e la nascita di una sorta di ‘network locale’; infine, c’è stato il varo proprio di CiaoComo Radio, nel 2006.

Torniamo a Castiglioni: “Marcello è tornato in onda, insieme a Tito (Tosato), per ricordare quegli anni e i suoi protagonisti, e grande ed affettuosa è stata l’accoglienza da parte di tantissimi ascoltatori, che attraverso la diretta Fb, le telefonate e i messaggi hanno voluto salutare uno degli speaker più amati e storici della città”.

«Siamo partiti con i ragazzi di Brunate, con ardimento e follia – ha raccontato Marcello Castiglioni nell’occasione – . Io ero il più vecchio, avevo circa 27 anni, eravamo visti un po’ come degli scapestrati, ma ci stava. Ho iniziato e i ragazzi mi sono venuti dietro, mi chiamavano boss, perché io sono buono e caro ma in quello che si faceva era necessario che ci fosse un’impronta, fatta di spontaneità, semplicità, impegno e poco show, la cosa importante era stare con la gente, soprattutto in un periodo difficile come quello».

E Castiglioni non è che segua per forza con favore tutte le ‘evoluzioni’ del ‘suo’ mezzo radiofonico: «Non ho mai amato lo show, credo che sia importante la voce e non quello che indossi o come sei pettinato, la gente si affeziona a quello che sei, non a come appari.

Capisco i bisogni di oggi, così come capisco il video di un concerto o di un artista, ma non capisco i video di uno speaker o di un dj. La Radio é un’altra cosa».

«Aveva ragione Marcello – ha commentato invece Lorenzo Canali, altra nota ‘voce locale’ – . Aveva ragione lui a dire che la Radio è della gente e a farla in un modo che gli ascoltatori la sentissero come una cosa loro. Io la Radio ho iniziato a farla un anno prima di lui, da Tavernerio, in fascia laterale. Marcello invece ha sempre giocato in centro area e, come un vero bomber, è stato tanto egocentrico  da plasmare la Radio a sua immagine, quanto generoso nel darsi a piene mani agli ascoltatori, ma anche ad un gruppo di giovani deejay improvvisati (lo eravamo tutti allora), purchè si allineassero alla sua idea di Radio senza se e senza ma.

E aveva ragione lui. Contro ogni stilema in voga all’epoca, Marcello ha dato a Radio Studio Vivo un volto popolare e un’attitudine inclusiva. Mentre noi (Como Radio City), scimmiottavamo Radio Milano International, che a sua volta scimmiottava le Radio americane.

Nella Radio di Marcello si sentivano anche espressioni in dialetto. Gli altri si affannavano a rincorrere le hit straniere e a Radio Studio Vivo suonavano i dischi dei cantautori italiani. Soprattutto, per noi gli ascoltatori erano qualcosa di astratto e poco rilevante, per loro avevano un nome ed erano co-protagonisti delle trasmissioni. Noi facevamo la Radio che ci piaceva e loro facevano quella che piaceva alla gente. È stato un dualismo lungo tutto il decennio degli anni ’80, nel quale Radio Studio Vivo ha inanellato una serie ‘juventina’ di scudetti; noi abbiamo vissuto di rari momenti di gloria, ma abbiamo resistito, altri sono scomparsi subito (Radio Como, Radio Lario e Radio Sud Europa). Dagli anni ’90 in poi il mondo delle Radio in Italia è cambiato, ma Marcello se n’era già andato».

  • Focus emittenti: Dimensione Suono Roma

Un articolo davvero interessante, a firma di Fabrizio Finamore, è stato pubblicato nelle scorse settimane sul sito del quotidiano romano ‘Il Tempo’, iltempo.it, che ha iniziato così un viaggio tra le grandi emitttenti radiofoniche della Capitale.

La stazione in Fm presa in esame è stata in questo caso Dimensione Suono Roma, un nome notissimo che rimanda ovviamente alla seguitissima nazionale Rds ma che su Roma è effettiva protagonista ‘in proprio’, da molti anni.

«La Radio è nata nel 1992 come costola di Radio Dimensione Suono – ha detto il direttore dell’emittente Alberto Di Stefano – . Inizialmente rispecchiava molto quello che era il network RDS, puntando al territorio di Roma e del Lazio; poi, con il passare del tempo ha acquisito una sua personalità, dei suoi valori, insomma una sua identità».

Le dichiarazioni di Di Stefano a iltempo.it sono poi proseguite così: «Siamo molto legati al territorio, ma anche ai valori legati all’energia, alla positività, al coinvolgimento e alla partecipazione dei romani; il nostro obiettivo è offrire loro un punto di riferimento radiofonico in cui si possano identificare».

Inoltre, «il giovane adulto è il nostro ascoltatore tipo; il nostro claim, “il ritmo della Capitale”, rispecchia un po’ lo stile di vita dei romani, persone che vivono un ritmo intenso e che hanno bisogno di una colonna sonora ad hoc per riuscire ad arrivare indenni a fine giornata.

Noi oggi offriamo tanti contenuti per sottolineare il nostro grande legame con la città, prima c’erano più fasce dedicate alla musica, negli ultimi anni invece si è intensificata la presenza di momenti di intrattenimento con più parlati e uno stile di conduzione che non si limita più solo ad annunciare ma ad intrattenere. Per questo abbiamo ai nostri microfoni personaggi come Geppo, barzellettiere youtuber che si è adattato benissimo alla conduzione radiofonica, o come Chiara Becchimanzi, stand up comédienne, in programmi come “La Sveglia dei Gladiatori” la mattina e “La Ritirata dei Gladiatori” il pomeriggio».

Il drive time è importante e in effetti Dimensione Suono Roma «accompagna il tragitto di tantissimi romani soprattutto la mattina tra le 7 e le 10 e il pomeriggio tra le 16 e le 19. In queste fasce le abitudini dei romani ci consentono non solo un ascolto attento ma anche tanta interazione; spesso molti contenuti sono prodotti dai nostri stessi ascoltatori che mentre sono in auto intervengono con la loro opinione sull’attualità della città, su temi che vanno dalla politica al costume. Ora poi, con diverse persone che lavorano da casa, molti ci ascoltano anche dall’app o dai cosiddetti smart speaker».

Non poteva mancare il tema del calcio, così importante nell’ambito delle Radio romane. Secondo Di Stefano, «il mercato radiofonico romano vede una fetta cospicua di stazioni locali che si concertano su notizie calcistiche relative alla propria squadra del cuore. E peraltro lo fanno con ottimi risultati. Questo non fa altro che confermare la grande passione che vivono i romani per questo sport.

Per quanto ci riguarda, noi evitiamo di gettarci in questo mare, ci limitiamo magari a un commento leggero quando un derby diventa un evento che coinvolge davvero tutta la città».

E il mercato radiofonico di Roma, in effetti, «è il più complesso d’Italia, sia per numero di stazioni presenti sia per tipologie e format diversi; la stessa grande Milano non ha questa eterogeneità».

«A volte iniziare la giornata è dura – aggiunge da parte sua il citato Geppo di Dimensone Suono Roma – : il romano spesso deve affrontarla tra mille problemi, che vanno dal traffico alle buche… Per questo riuscire a fargli compagnia, strappargli anche una semplice risata per noi è già una piccola grande vittoria».

  • LaC Tv (e Radio): grandi passi nella tecnologia in Calabria

Il gruppo di LaC Tv, emittente calabrese di primo livello anche nel campo tecnologico, ha adesso lanciato il servizio interattivo HBBTV (Hybrid Broadcast Broadband Tv), con LaC Play, la prima offerta di questo tipo in Calabria (e non solo) a livello locale.

La piattaforma LaC Play (disponibile al canale 19 di LaC Tv in tutta la Calabria sui televisori compatibili, mediante la comparsa di un apposito ‘bollino rosso’ sul teleschermo) è composta dalle seguenti sezioni: In Primo piano comprende il restart e le varie edizioni del giorno del Tg; Informazione offre la possibilità di rivedere tutti i programmi di informazione dell’emittente; Intrattenimento offre tutti gli show, i quiz e i giochi; La Calabriavisione comprende tutte le altre produzioni.

C’è poi il live dei vari canali del gruppo LaC: LaC Tv, appunto, LaC Tv HD, La C News24 e anche LaC Radio, un’iniziativa non trascurabile in questo interessante quadro.

Gli sviluppi possibili sono naturalmente tanti, a partire dall’imminente lancio dell’app e dei servizi integrativi. Ma LaC intende anche aprirsi, come dichiara direttamente, “all’industria culturale e al suo mondo, offrendo nuovi spazi per case di produzione, videomaker, autori, sceneggiatori, registi e tutti coloro che vogliono rendere fruibili al grande pubblico calabrese i propri contenuti di valore”.

Entusiaste le dichiarazioni del direttore generale ed editoriale della Diemmecom, la nuova società editoriale legata a LaC Tv, Maria Grazia Falduto, per la quale «nonostante la pandemia abbia completamente stravolto e messo a dura prova il nostro modo di vivere e l’intera economia, il nostro Gruppo ha affrontato con prontezza e determinazione questa fase così delicata, confermando tutti gli investimenti intrapresi per difendere l’azienda e l’occupazione».

L’editore Domenico Maduli non è da meno: «In questi anni abbiamo consolidato la nostra presenza nel panorama dell’informazione, investito importanti risorse nel sistema produttivo e valorizzato l’approccio creativo. LaC Play rappresenta un punto di partenza – e non di arrivo – per la storia del nostro network, un servizio che riflette l’ambizione dei vertici aziendali e l’eccellenza del team di lavoro, il modo migliore per dimostrare il nostro quotidiano impegno verso i nostri utenti; un impegno per nulla scontato in una regione, la Calabria, che vive in un continuo stato di emergenza e di crisi socio-economica».

  • Riparte anche Radio Sarzana

“Dopo anni di assenza, e tanta nostalgia, torna il suono di Radio Sarzana”. Lo annuncia il quotidiano toscano ‘La Nazione’ (diffuso anche in questa zona confinante della Liguria) il 30 gennaio scorso. E la giornata è anzi proprio quella ‘chiave’: “Il debutto delle trasmissioni è in diretta oggi alle 11”. Visto poi l’orario, a dare qualche consiglio culinario utile c’è sulla nuova Radio Sarzana “l’esperta Amanda Cargioli”.

“Per il momento Radio Sarzana potrà essere ascoltata solo su internet o su www.radiosarzana.com – chiarisce ‘La Nazione’ – , ma lo staff è pronto a rilanciare un’avventura che in città ha lasciato tanti ricordi”.

Dopo alcune esperienze nel settore radiofonico e televisivo anche all’estero, a coordinare i lavori, tecnici e organizzativi, c’è il sarzanese Erman Pasqualetti, che ha predisposto il palinsesto dell’emittente. Per tutta la giornata è possibile ascoltare musica, grazie anche agli “artisti emergenti che utilizzano la rete per far conoscere i propri brani”.

Oltre alla rubrica sulla cucina, è pronto anche un programma di Erika Nani e Marco Ciriello, che si occupano di intrattenimento con ospiti.

“Il nostro sogno è quello di riproporre una Radio che sia la voce della città, come è stato per anni – ha spiegato Pasqualetti – . Invitiamo i ragazzi e chi ha voglia di raccontare qualcosa a farsi avanti”.

  • Cambio della guardia alla direzione della siciliana Radio Rtm

Importante cambio della guardia, nei giorni scorsi, nella direzione della siciliana Radio Rtm (con sede a Modica, Ragusa), di radiortm.it e di ‘Rtm Giornale’. Giorgio Caruso, infatti, ha appena assunto appunto la carica di direttore in sostituzione di Domenico Pisana, che aveva prima rassegnato le sue dimissioni dalla carica dopo qualcosa come 36 anni.

Al di là di questa ‘epocale’ (a suo modo) notizia, la realtà di Radio Rtm, che trasmette anche in Fm e opera da ben 43 anni, merita decisamente un ampio approfondimento. Lo pubblicheremo la prossima settimana.

  • In Puglia nasce Tv12Network

Al termine di un incontro tenutosi nelle scorse settimane in Puglia, è stato annunciata la nascita di Tv12Network, un’alleanza fra tre Tv locali molto note e seguite in regione (in zone diverse fra loro), ovvero TeleRama (Lecce), TeleBari e TeleFoggia. Le tre emittenti non solo sono tutte espressione importante del rispettivo territorio ma hanno in comune anche la numerazione Lcn, appunto il 12 (ciascuna nella propria zona), da cui deriva il nome di questo network.

Le tre Televisioni locali hanno come ‘mission comune’ anche quella di raccontare i fatti, le storie, le tradizioni e la cultura della propria terra, diversa per ciascuna emittente, nel ‘quadro comune’ della Puglia. Tre identità differenti pugliesi (TeleBari, peraltro, ha anche un’emittente ‘collegata’ a Trani) hanno dunque deciso ora di consorziarsi. È nato così appunto Tv12Network, per rafforzare il radicamento sul territorio con una copertura capillare su tutta la regione che permetterà nelle grandi occasioni e negli eventi importanti di raccontare le proprie storie anche alle altre zone della Puglia. E stare insieme significherà anche rafforzare gli investimenti pubblicitari.

La notizia ha anche dei risvolti radiofonici, considerando che i gruppi di TeleBari e TeleRama sono attivi, appunto, anche nell’ambito delle Radio; TeleRama anzi, in passato, ne è stata anche effettiva protagonista, in regione.

  • Radio Itineraria, per il teatro civile

Dai palcoscenici teatrali agli studi di registrazione radiofonici, per continuare a portare al pubblico, anche in tempi così particolari, i temi del teatro civile e dell’impegno sociale. È l’obiettivo di Radio Itineraria che, partita a dicembre con i primi programmi sperimentali, ha debuttato ufficialmente il primo febbraio scorso.

La Radio nasce grazie all’Associazione Itineraria, che opera nel mondo del teatro dal 1994 e presta una particolare attenzione al mondo della scuola. Dopo 26 anni di tournée e con 2.700 spettacoli al proprio attivo, la compagnia di Itineraria si è trovata nel 2020 a dover annullare tutte le rappresentazioni a causa dell’epidemia di Covid.

Ma i responsabili non si sono arresi e così, durante il lockdown, il consiglio direttivo ha pensato di dare vita ad una Radio che, attraverso il web, potesse continuare a portare al pubblico i temi del teatro civile, adottando una modalità adatta al nuovo mezzo di comunicazione.

In sei mesi, grazie anche alla raccolta fondi di 10mila euro, l’associazione ha fatto costruire gli studi nella sede di Cologno Monzese, vicino Milano. E 12 tra conduttori e tecnici hanno iniziato a frequentare corsi professionali di radiofonia sotto la direzione della giornalista radiotelevisiva Irene Zerbini (Radio24/Class) e di Lello Orso, consulente musicale dei maggiori network italiani.

Fabrizio De Giovanni, l’attore principale della compagnia Itineraria, da un giorno all’altro si è così improvvisato conduttore. “Insieme al mio amico Donatello Leone, abbiamo deciso di reinventarci – ha spiegato – . Se prima non avevamo preso in considerazione l’idea di fare una Radio per Itineraria, da quando si è fermato il teatro quella è diventata l’alternativa”.

Mauro Roffi