Gerry Bruno al mixer di RMI: un’ora di diretta notturna nel giorno del GP di Monza del 1979

Alla fine sarebbe stata una doppietta Ferrari che avrebbe consacrato Jody Scheckter campione di Formula 1 e visto l’indimenticato Gilles Villeneuve al suo fianco sul podio. Ma questo Gerry Bruno non poteva saperlo quando alla mezzanotte del 9 settembre (minuto 18 della nostra registrazione) annunciava il nuovo giorno dai 101 megacicli.

Spazio ai suoni

D’accordo, con tre articoli tutti su RMI ci siamo forse fatti prendere troppo la mano. A nostra discolpa: eravamo decisamente adolescenti, quando 50 anni fa i Borra e i Cozzi rompevano la monotonia (poca musica e quasi solo italiana) delle onde medie e dell’FM italiana, lanciando la seconda radio privata strutturata d’Italia. E quell’eccitazione (anzi, quella di quando entrò in funzione il trasmettitore stereo) ci sembra ancora di sentirla.

Per questo abbiamo deciso che oggi, giorno dei cinquant’anni, avremmo voluto lasciare spazio all’audio, ad una trasmissione completa. Tutto il resto è già letto e riletto.

A Milano non abbiamo trovato nulla, ma niente meno che dal Lago di Garda, il nostro amico Franco Pollastri ha organizzato un ponte radio con Gerry Bruno che ci ha recapitato una musicassetta con un’ora di programma senza interruzioni: il “Super Weekend 101” a cavallo tra sabato 8 e domenica 9 settembre 1979, il giorno del GP di Monza.

20 marzo 1975

Ma prima di passare al programma di Gerry  – dovete perdonarci – non possiamo non invitarvi ad ascoltare questo breve pezzo di registrazione che abbiamo realizzato il 20 marzo 1975 e che dimostra l’assoluta perfezione tecnica raggiunta dagli speaker di RMI solo dieci giorni dopo l’inizio delle trasmissioni.

Gerry on air

Tornando a noi, questo è l’intero programma di Gerry: la colonna sonora comprende brani di Supertramp, ELO, ma anche Leo Ferré e Wonder. La conduzione è quella calda e informale di Bruno: il suono purtroppo in mono. Ma poichè RMI era “24 ore di stereofonia” non abbiamo resistito, e almeno un brano, “Time is Tight” di Bookef R. & The MG’s lo potrete ascoltare nell’incredibile stereofonia degli anni ’60, quelli in cui il pezzo è stato inciso.

Questo è il nostro tributo finale alla radio che ha aperto la strada a tutte le altre. Enjoy!

(A cura di Marco H. Barsotti)

Cinquant’anni di radio private: gli esordi in via Locatelli di Radio Milano International

Cominciamo con questo articolo la pubblicazione scritta di una serie di interviste che raccontano dalla voce dei veri protagonisti quanto accadde mezzo secolo fa nella “Milano in FM”.

Si parte da una registrazione del 14 marzo 1975 e da un’intervista a Rino Borra a cura di Edo Bacci del canale Milano in FM Seventies-Eighties (https://www.youtube.com/@milanoinfm/videos).

Iniziò tutto lì

FM-world, questo sito. Le radio private, tutte. Le TV commerciali, anche loro. Le società che costruivano antenne e trasmettitori, e poi registi, conduttori, perfino i consulenti: tutte realtà rese possibile dal coraggio e dall’incoscienza dei rampolli di due famiglie milanesi di nome Cozzi e Borra.

Qualcuno dice che se non lo avessero fatto loro lo avrebbero fatto altri. E non mancano gli innumerevoli post di coloro che ci informano che in realtà la prima stazione – a parte quella di Parma sui 102.0 – sarebbe stata in una certa valle. O forse al Centro-Sud.

Sarà pure vero: ma noi, che per qualche strana ragione avevamo la passione di andare su e giù con la sintonia, a parte i tre canali RAI ripetuti quattro volte, una certa Radio Monte Ceneri e le meravigliose “Trasmissioni sperimentali in Radiostereofonia” pare proprio che prima del 10 marzo 1975 sull’FM non ci fosse nulla.

E poi: ok Parma, di cui parleremo approfonditamente nel prossimo articolo. Ok la valle (di cui non abbiamo informazioni). Ma probabilmente solo una stazione che partiva dal centro di Milano, da un quasi grattacielo, poteva essere considerata una minaccia abbastanza seria (alla democrazia, scriveva addirittura qualcuno) da meritarsi un sequestro e la conseguenza sentenza che ha fatto poi trovare il coraggio a tutti gli altri.

Il dieci marzo di cinquanta anni fa nasceva dunque RMI, Radio Milano International, sui 100.88 megacicli.

Come celebrare?

FM-world non poteva non celebrare questa ricorrenza. Il problema è: come?

Inutile su queste pagine raccontarne tutta la storia, che è stata detta e ridetta in decine di blog-post e ultimamente anche in un numero imprecisato di libri rievocativi.

L’ideale sarebbe poter riproporre le trasmissioni dei primissimi tempi, sull’esempio dell’incredibile lavoro fatto dalla comunità degli ascoltatori di Luxy, Radio Luxembourg 208 metri (qui: https://rtlgreat208.wordpress.com/).

14 marzo 1975, registrazione originale

Ma – ahinoi – oltre alla nostra cassettina registrata il 14 marzo 1975 (cancellando Little Tony da un nastro dimostrativo Philips) – e che è possibile ascoltare qui: https://youtu.be/HlNr78qhco0?si=HNlt4o8YNYAPqvZQ – non abbiamo trovato granché.

Abbiamo pertanto deciso di fare come segue. D’accordo con il direttore Franceschini e con il creatore del canale “Milano in FM *Seventies-Eighties*” riportiamo in una serie di articoli le interviste con uno dei fondatori e con chi queste emittenti le ha rese possibili.  Essendo testimonianze dirette – e non articoli basati su altri articoli –  sono senza dubbio più interessanti. E se potessimo riportare tutte, ma proprio tutte le parole pronunciate sarebbero anche esilaranti.

Ma cominciamo con l’intervista a Rino Borra, senza dubbio il più scanzonato e divertente dei primi conduttori di RMI. Abbiamo scelto di non editare le risposte di Rino, lasciando intatte le ripetizioni e qualche salto logico perchè… perchè Rino lo ricordiamo così anche in onda, anche nel 1975.

L’intervista, a cura di Edo Bacci

D: Siamo al 10 marzo 1975, è un lunedì e intorno alle ore 15.00 Piero Cozzi dice le prime parole al microfono di Radio Milano International… Che ricordi hai dei giorni immediatamente precedenti e anche delle ore precedenti all’inizio delle trasmissioni di quel mitico 10 marzo?

R: Eravamo comunque giovani, quindi stavamo sempre insieme perché sia Nino che Piero erano miei coetanei, qualche anno più o meno. Quindi stavamo insieme, durante il giorno fantasticavamo di fare cose eccezionali, quindi abbiamo preparato tutto e dopo è un po’ di pensieri: “Ma no, ma sì”. I genitori di Piero e di Francesca dicevano “State attenti perché non è una roba proprio legale”. Va bene, insomma, dopo tante esitazioni abbiamo deciso di farlo: “Vediamo cosa viene fuori, tanto non è che ammazziamo gente”. E comunque volevamo provare a dare un calcio nel sedere al cane che dormiva, cioè all’Escopost, che forse ci avrebbe chiuso e vedere cosa succedeva

Cento morti all’anno

Riprendiamo la linea dalla redazione per sottolineare quest’ultima frase. Molti non lo sanno, altri lo hanno scordato: ma nella Milano degli anni ’70 (detti “di piombo”) si contavano nella metropoli anche cento morti ammazzati all’anno, tra bande criminali e violenza politica. Quindi, sì, era lecito ipotizzare che lo Stato avrebbe avuto di meglio da pensare che non intralciare una iniziativa di privati. Ipotesi errata, come sappiamo. Ma torniamo a Rino.

Un mixer comprato alla GBC

D: Dunque, sia voi che Radio Parma disponevate dello stesso trasmettitore fornito da Marco Toni. Come mai avete fatto partire prima loro, essendo già in possesso dei mezzi tecnici per poter trasmettere?

R:  Diciamo che Marco ha fatto partire per prima Radio Parma sui 102.0. E quando è stato disponibile un trasmettitore su 101.0 siamo partiti noi (impossibile usare i 102.0 a Milano, proprio per i citati programmi sperimentali in radiostereofonia N.d.R.).

D: Il primo quartier generale di Radio Milano International è stato l’appartamento, grandissimo tra l’altro, della famiglia Cozzi, che era al nono piano di Via Locatelli 1. Mentre voi Borra, invece, abitavate in Via Rosellini, che a volte ho visto nominata come sede di RMI, ma allora cosa c’era a casa vostra praticamente all’inizio?

R: Via Locatelli era la casa della mamma e del papà di Francesca Cozzi, che era la moglie di mio fratello. Via Rosellini era la casa dove abitavano Francesca e mio fratello. Allora, in Via Rosellini noi registravamo le trasmissioni e in Via Locatelli, dato che il palazzo di Via Locatelli è il primo grattacielo di Milano, nel senso di come è costruito, ed era molto alto e, dato che comunque l’FM è una propagazione ottica, se hai un ostacolo non lo salta: o sei più alto oppure quello dopo non sente.

Allora per trasmettere a Milano andava bene via Locatelli, quindi abbiamo montato l’antenna sul tetto del grattacielo di Via Locatelli, tirando il cavo fino dal nono piano, e nella stanza da letto di Piero abbiamo montato il registratore con il trasmettitore. In Via Rosellini registravamo con un registratore a cassette e usavamo un mixer che era stato comprato alla G.B.C., con due piatti che erano due Lenco, mi sembra. Niente di complicato, su un tavolo in una stanza mezza vuota con un divano, una televisione, dove ci sono delle foto molto iconiche di quei primissimi giorni.

Quindi c’è il letto in un angolo, in un altro angolo appoggiato su un semplice tavolino ci sono dei dischi e c’è il mixer e ci sono i due piatti.

Fake news, versione 1975 e 2015

D: Smentiamo ufficialmente la leggenda metropolitana che i primi tempi trasmettevate da un furgoncino sempre in movimento nelle vie di Milano per evitare di essere intercettati dall’Escopost.

R: A parte che tecnicamente non è possibile. Il problema era venuto fuori perché all’inizio, dopo un po’ di tempo, credo dopo i primi tre o quattro mesi, quando poi la notizia si è diffusa, ci cercavano tutti per sapere perché e come mai ci era venuta questa idea.

Quindi mi ricordo un articolo de La Notte, Il giornale che usciva al pomeriggio, “La Notte”. E La Notte aveva pubblicato questa notizia dove, appunto, per essere pirati correvamo per i mari di Milano. Tra l’altro questa notizia, falsa, del pulmino è stata pubblicata anche in occasione del 40esimo compleanno di Radio Milano International nel 2015, in un articolo addirittura del Corriere della Sera, alla faccia del buon giornalismo.

Ma sai, è una bella immagine, quindi è stata raccontata così e poi chi scrive, generalmente….o perlomeno chi scriveva… aveva mandato la notizia senza avere cognizioni tecniche, quindi è concepibile che abbiano scritto così, ed è una cosa quasi romantica.

D: Immagino che non avevate la minima idea della grandezza di quello che stavate innescando…

R: No, assolutamente. Era un divertimento goliardico tra ragazzi ventenni, perché io avevo 22 anni, Nino ne aveva 23 e Piero ne aveva 20. Quindi era un’avventura, non so, come quando Colombo ha scoperto l’America: tu parti ma non sai dove vai. Ma neanche pensavamo di fare cose così.

Oddio, una mezza idea io e Angelo ce l’avevamo perché avevamo le manie da radioamatori, ascoltavamo le radio che venivano dall’estero. Cioè, una passione di Angelo, che aveva 14 anni più di me – in pratica io ero un bambino quando lui cominciava. Benché la sua fosse molto più decisa rispetto alla mia. Stavo con lui, però ho imparato.

Explosion

D: Cosa ricordi delle tue prime trasmissioni? Ci sono programmi con titoli improbabili come Non troppo, un po’ meno ma quasi, oppure altisonanti come Electric Sound Explosion, insomma vera e propria sperimentazione in onda.

R: Senti, i titoli venivano così come ci venivano, perché non c’era nessuno che ci metteva limiti. Mica c’era la gente che pensava di fare grandi questioni di marketing o cose del genere. Come ci piaceva! Quindi i nomi, sì, erano nomi che ci venivano in mente mentre magari stavamo facendo colazione alla mattina, quelle cose che ci venivano in mente senza nessun pensiero recondito:

Mettiamo questo perché mi ricorda questo”. Come ci veniva e ci piaceva, dato che comunque le decisioni le prendevamo in tre, non era una grande complicazione.

Ottocentomila ascoltatori

D: Ma nelle prime settimane e nei primi mesi avevate il polso della situazione di quanto vi ascoltavano? Avevate feedback? E poi, una curiosità mia, quando avete messo il primo numero telefonico a disposizione degli ascoltatori?

R: Dunque, non avevamo assolutamente nessuna opinione di chi ci ascoltava nei primi tempi. Diciamo che le prime opinioni, o perlomeno le prime conoscenze di quello che succedeva, sono avvenute dopo 4-5 mesi.

D: Il telefono, invece, quando l’avete messo per la prima volta?

R: Il telefono, che poi era il telefono di casa, è stato il telefono dei genitori Cozzi. E poi dopo, nel tempo, abbiamo preso anche i nostri numeri, ma comunque in origine il telefono era il telefono di casa. Ci chiamavano di notte, perché trasmettevamo 24 ore su 24, poi di notte c’era gente che ci veniva a trovare, gli ascoltatori accaniti, da Cesano, da Sesto. Magari passavano i panettieri, ci portavano le pizze; passavano quelli che portavano i giornali, ci suonavano il campanello e ci davano i giornali.

Molti ti venivano a prendere per andare a mangiare a casa loro, a farti conoscere i genitori. Cioè, delle cose incredibili che a raccontarle oggi sembrano cose al di fuori della realtà.

Trasmettitori e camicie

D: I primi giorni trasmettete solamente tre ore, dalle 15 alle 18. Poi ne aggiungete un’altra fino alle 19 e piano piano arrivate alle 24 ore di diretta, quindi alla non stop music che era diventato il vostro claim.

R: Sì. Allora, i primi tempi tre ore, perché appunto le tre ore erano più semplici da registrare. Le 24 ore sono arrivate dopo un anno, prima di tutto perché non si poteva stare in onda 24 ore su 24,  visto che eravamo in tre. Perché poi facevamo come al militare, quando facevi le guardie: dato che, in fianco alla stanza da letto di Piero, c’era la stanza di Nino, poi lui dormiva sul letto nella trasmissione, io dormivo col trasmettitore in fianco, perché dato che il palazzo è un quadrato con il cortile in centro – voglio dire, il buco del palazzo è quadrato ma in centro è vuoto…

…l’antenna veniva giù dal tetto e veniva dall’interno del palazzo ed entrava dalla finestra dove avevo io la camera da letto.

Il trasmettitore era in fianco a me, sul mobile a cassettiera dove c’erano le camicie, perché era un trasmettitore da 20 per 40 per 40, insomma, non era una roba enorme.

D: Ti aveva adottato la famiglia Cozzi praticamente?

R: Sì, no, ma vivevamo lì perché tanto, ormai essendo imparentati – eravamo parenti – dormivamo alla militare nella sala. Ma poi l’appartamento era talmente grande che non ci si incontrava neanche, quindi noi stavamo in un’ala e gli altri in un’altra.

Arrivano i rinforzi

D: Inizialmente lo staff dei disc jockey di Radio Milano International è composto da te, Piero e Nino. Poi arriva Pino Beccaria, che è stato il vostro primo giornalista, Beppe Farra, Claudio Cecchetto, Fausto Terenzi e ne potrei nominare a decine, e la radio comincia a popolarsi sempre di più.

R: Sì, perché poi, passati i primi periodi, la cosa si era fatta totalmente importante, che la gente veniva e si proponeva.

Claudio lo siamo andati a prendere da Marco (crediamo intenda il negozio di libri, riviste e dischi di San Babila, N.d.R.); Fausto, invece, lo siamo andati a prendere in un locale, una discoteca, al Fitzgerald: si scendeva sotto la scala, si ballava anche il pomeriggio una volta – non sono cose che si fanno più, ma una volta si ballava anche il pomeriggio, il sabato e la domenica. Fausto faceva il DJ e quindi lo siamo andati a prendere lì. Anche la scelta di chi andava in onda, ok, una volta non c’erano tutti i problemi di oggi. Se uno era bravo…

D: E infatti, ti volevo chiedere: qual era il vostro concetto di “bravo” nel ’75?

R: E allora, “bravo” era uno che sapeva il minimo sindacale: cioè, era uno che sapeva dialogare e parlare, aveva un minimo di pratica dell’italiano e magari anche di qualche altra lingua, che conoscesse un minimo di musica. Perché una volta chi andava in onda suonava i dischi che prendeva lui, ti ritiravi il foglio d’archivio e li mettevi in sequenza secondo il tuo umore e la tua volontà. Nessuno diceva “non mettere quello, non mettere quell’altro”. Cioè: “Suona della bella musica e chiuso l’argomento”. (Marco H. Barsotti e Edo Bacci per FM-world)

Un volo di cinquant’anni: Federico l’Olandese Volante si racconta a FM-world

Da pirata su Veronica a Radio Norba passando dalla RMC di Noel Coutisson, 105, RTL 102.5 e tante altre emittenti. Dopo il saluto agli ascoltatori avvenuto il 29 dicembre 2024, FM-world ha deciso di contattare Federico L’Olandese Volante per parlare di radio tra passato, presente e futuro.

L’intervista/conversazione ha avuto luogo martedì 7 gennaio 2025; l’audio originale è disponibile cliccando QUI.

L’intervista

FM-World (Marco Hugo Barsotti): Tu sei venuto in Italia abbastanza giovane, attorno ai 22 anni, come riporta Wikipedia. Anzi sei giunto a Monaco. Com’era Monte Carlo a quei tempi?

Federico l’Olandese Volante (F.OV.): Molto prima, perché mio padre è stato console olandese a Milano negli anni ’50, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Poi lui è andato in pensione molto presto dal servizio diplomatico e quando era in Italia si era innamorato del Lago di Garda, dove ha comprato un terreno a Riva del Garda (Torbole, N.d.R.) e dove ha poi costruito un albergo.

Lido blu a Torbole 

Praticamente siamo arrivati con la famiglia in Italia nel ’58, io avevo 8 anni all’epoca e sono del ’50. Anche i miei fratelli hanno fatto le scuole in Italia, poi per varie vicissitudini mio padre ha venduto l’albergo e siamo tornati in Olanda quando avevo 16 anni. Lì ho finito il liceo e mi sono iscritto ad architettura e ho cominciato a lavorare nel ’68 per Radio Veronica che era una radio offshore che trasmetteva da un vecchio peschereccio arrugginito fuori dalle acque territoriali. In onde medie facevamo praticamente tutto il nord Europa perché lì è tutta pianura, non ci sono montagne.

Radio Veronica con i suoi 192 metri la prendevi a Londra, Amsterdam, Bruxelles, Parigi, un’utenza di più o meno 30 milioni di persone. Era molto interessante anche perché le radio nazionali all’epoca avevano dei limiti dei monopoli e non facevano tantissima pubblicità. Ma c’era un potenziale di pubblicità… aziende che stavano spingendo prodotti per giovani come jeans, Coca-Cola e altre cose e che non trovavano assolutamente spazio. Perciò le radio offshore erano anche un grandissimo business soprattutto pubblicitario. Essendo in acque internazionali potevano fare pubblicità anche per le sigarette che all’epoca andavano tantissimo. La facevamo anche a RMC, non so se ricordi…

FM-world: Sì, ricordo, “Muratti Ambassadorrrrr“…

F.O.V.: Sì, Herbert Pagani, il programma addirittura si chiamava “Fumorama“.

205 metri

FM-World: Raccontaci di Coutisson, di come era lavorare a Radio Monte Carlo in quei tempi così lontani.

F.OV.: Coutison è un mezzo genio, anche se aveva un paio di difetti grossi, uno era quello di apprezzare il buon vino francese.

Dopo le 5 di pomeriggio non ci si poteva più parlare perché era impegnato con il suo Pernod. Ma lui ha inventato un sacco di giochi, di situazioni radiofoniche, ha inventato il clock radiofonico.

Lui veniva da France Inter e poi è stato assunto a Radio Monte Carlo per far fruttare questa frequenza (205 metri, 1466 Kc). Sfruttare questo diritto che aveva il Principato di trasmettere in Italia.

Il problema era la pubblicità, perciò Coutisson la risolse andando alla Sipra, ovvero la concessionaria ufficiale della RAI, prendendo anche la concessione della pubblicità di Radio Monte Carlo.

La Sipra era ben contenta, era un feudo DC all’epoca, perciò dicevano “Radio Monte Carlo non può trasmettere in Italia… figurati, la pubblicità la vendiamo noi“. Così aveva risolto tutti i problemi. E così siamo stati la prima radio privata italiana, per così dire. Quando sono andato via avevamo 8 milioni di ascoltatori.

Modernizzare la conduzione… nel 1978

Coutisson voleva qualcuno che modernizzasse il parco speaker, poiché erano tutti troppo tradizionali, italiani che si ispiravano a Boncompagni e alla RAI. O a Supersonic: uno stile troppo ufficiale.

Io ho tradotto lo stile anglosassone, il DJ… quello che tiene il parlato contenuto – anche nei limiti dei dischi – quello che si fa regia da solo, si manda i jingle, fa una emissione molto movimentata.

E, negli anni a seguire, nelle private ho sentito tanti piccoli “Federichi”, qualcuno che in parte si ispirava a me.

Fonici del sindacato

FM-World: A RMC avevate il regista o facevate da soli ?

F.OV.: A Monte Carlo avevamo il regista perché nel Principato c’è un sindacato molto forte, francese, che obbliga tutti gli speaker ad avere un regista.

Anche quando uscivamo per esempio a fare le interviste – io diverse volte sono andato a Londra a intervistare i Pink Floyd – ti obbligavano a portare dietro il tecnico con il registratore. Con il Nagra.

Non potevi registrare tu da solo, serviva il tecnico ed era proprio il sindacato a imporre questa cosa.

E tuttora il sindacato obbliga ad esempio l’editore di Radio Monte Carlo, prima Hazan poi RadioMediaset, a tenere aperta una sede nel Principato. Con dei tecnici – almeno 3 o 4 francesi – anche se non trasmettono.

Credo che ci siano solo uno o due speaker che fanno qualcosa nel weekend, tutto il resto è Milano, però devi avere qualcuno nel Principato, se no non può chiamarla Radio Monte Carlo, questa è la condizione proprio del contratto.

105

FM-World: Secondo sempre Wikipedia poi sei andato ad aiutare Hazan appunto a strutturare 105. Come era lavorare con Hazan?

F.OV.: Non era facile. Dobbiamo dire innanzitutto che lui veniva da una ricca famiglia, suo padre era il socio di Khashoggi (Adnan, non Jamal, N.d.R.), uno dei più grandi commercianti d’armi del mondo che aveva il suo panfilo (Nabila, l’attuale “Trump Princess” N.d.R.) nel porto di Monte Carlo dove aveva l’ufficio.
Nota: FM-world non ha potuto verificare da altre fonti questa associazione tra il padre di Alberto Hazan e Khashoggi.

Audiola

Così Alberto ha investito… aveva già l’Audiola, una ditta che produceva autoradio e per fare pubblicità alla sua Audiola ha messo su una radio. Poi ha visto il business e allora è andato a cercare qualcuno che gli potesse dare una mano e ha preso Cecchetto e me. Noi due abbiamo praticamente messo su la radio con i criteri che all’epoca nessuno che faceva radio aveva.

La radio libera era in Italia una roba così astratta dove ogni ragazzo che aveva un po’ di dischi a casa li portava, blaterava al microfono e metteva i dischi suoi, ma non c’era nessuna forma, nessuna organizzazione.

Poi piano piano arrivarono le radio tipo Milano International, tipo Deejay, tipo noi, ma in realtà noi molto prima di Deejay.  Lui aveva preso anche un paio di americani esperti di radio che gli misero a posto tutto il palinsesto. Questo su consiglio della moglie americana. Perciò 105 è nata così. Io sono arrivato a Milano nel ’78, da Monte Carlo facevo una trasmissione anche a Radio2 e mi sono messo a lavorare con Hazan che è stata una felice collaborazione durata 12 anni.

Mezzo Clock

FM-World: Avevate il clock?

F.OV.: No, all’inizio no, però poi sono arrivati gli americani che ci hanno messo subito il famoso clock.

Prima avevamo metà clock a nostra disposizione con dei brani di nostra scelta, però approvati dalla programmazione e poi l’altra metà era programmazione imposta, cioè già scritta.

Perciò io avevo il foglio della mia scaletta che a metà era vuota e potevo metterci cinque, sei dischi e gli altri sei erano invece quelli che avevano già messo loro, perché la radio doveva suonare in una certa maniera. Tutt’ora se senti 105 capisci che è lei, ha un suo suono, una sua musica.

Radio con lo stampino

FM-World:  Se segui il gruppo Talkmedia di FM-world saprai che la critica che fanno tanti lettori è che le radio, i network tendono ad essere molto simili. Mi sembra qualcosa di analogo a quanto hai detto tu in una famosa dichiarazione subito prima di lasciare R101…

F.OV.: Tuttora la condivido e io ho lasciato la radio e i programmi proprio anche per quello. Anche perché non mi trovo più tanto con quella musica di adesso, non che sono uno che è fanatico solo del passato, però voglio un po’ più di spazio.

Poi dopo cinquant’anni che fai un programma, sempre dalle cinque alle sette o dalle tre alle cinque, tutte le volte puntuale, perfetto, professionale, a un certo punto ti rompi anche le scatole. Io adesso ho deciso di ritirarmi in Tunisia, dove ho preso una casa sul mare, prendo la pensione e le tasse sono ragionevoli.

Ho un mio studio, mi ha chiamato per esempio RTL, mi hanno chiamato tante radio, per esempio Radio Rock a Roma che vogliono che io faccia dei podcast sulla storia della musica e altre cose. Perciò vediamo di portare avanti il discorso… non più con dei programmi live, ma con dei podcast dove io tiro fuori il mio know-how del passato, le interviste che ho fatto, la storia delle varie band.

FM-World: Oggi tu cosa ascolti? Senti BBC Radio One? Veronica ?

F.OV.: Un po’ di radio internazionali, con la app, sai… ma non solo: un po’ di Radio Deejay, Virgin, Radio Rock di Roma, un po’ di radio locali. Ma non le radio “popolari”.

FM-World: Niente in olandese, per dire?

F.OV.: Sì, ogni tanto ho ascoltato anche Radio Veronica, che è diventata ormai una radio nazionale non più pirata, hanno dato le licenze e sono tutt’ora apprezzati.

DJ, anyone?

FM-World: Tornando alle radio di oggi… se guardiamo i corsi proposti dalle varie scuole di radiofonia, ne trovi per conduttore, per fonico – che oltretutto è una parola che sembra del secolo scorso – e non c’è un corso per DJ. È scomparso di recente Johnny Walker della BBC, ho ascoltato tutto il suo podcast (disponibile cliccando QUI), una specie di autobiografia. Lui si definiva DJ, ancora all’età avanzata che aveva.

F.OV.: Il DJ secondo me in Italia l’abbiamo completamente diviso tra speaker radio e DJ da discoteca e le due categorie non si toccano. Claudio Cecchetto all’epoca ha chiamato la sua radio DJ (Deejay) perché appunto i suoi speaker erano DJ, poi è cambiato tutto, ora non si reputano più DJ, ma appunto speaker radiofonici o animatori radiofonici o giornalisti radiofonici.

Ma noi ai tempi di RMC avevamo sempre la cuffia in testa, sentivamo la musica.

All’epoca io avevo un ritorno in cuffia delle onde medie, con quel fading che era veramente da impazzire, ma sì, sentivamo la musica.

Stipendi da fame

Però oggi, il mestiere di speaker radiofonico non è più come una volta. E poi oggi ci sono stipendi da fame.

Io ho guadagnato un sacco di soldi negli anni 80-90, ero ben pagato. Ma adesso ai ragazzi, se gli va bene, danno 2.500 euro al mese, che per vivere a Milano o Roma non possono bastare. Non è un mestiere dove puoi dire “divento ricco”, mentre noi all’epoca facevamo le serate, facevamo i produttori discografici, facevamo gli speaker. Io a RTL all’epoca guadagnavo veramente bene (c.f.r. podcast, N.d.R.). Ti pagavano in base alla tua qualità, alla tua professionalità.

FM-World: L’ultima cosa che volevo chiederti è questa: tu hai vissuto nel tuo Paese, poi a Monte Carlo, poi a Milano e infine al Sud. Come ci vedi noi italiani, come vedi l’Italia?

F.OV.:  Ci sono un po’ d’Italia diverse. Io sono arrivato qui al sud nel 2015, la Puglia è molto bella, si sta bene, ho un sacco di amici qua, ma all’inizio era una realtà provinciale.

Poi in questi 10 anni si è sviluppata tantissimo, la Puglia e la Radio. Norba con la storia di Battiti ha fatto furore, ha sostituito il vecchio Festivalbar. Hanno fatto passi da gigante, non c’è niente da dire. Non è più “una radio del Sud”: è una radio italiana, proprio come quelle del Nord.

UItim’ora

Come avevamo sospettato, quando un DJ dice che “appende la cuffia al chiodo”, la cosa risulta sempre provvisoria: ecco qui una bella novità arrivata a sorpresa oggi direttamente da RTL 102.5 e che farà sicuramente piacere a tutti. (M.H.B. per FM-world)

Radio Milano International torna in FM sui 101, ma a Tenerife

FM 101.0 e 101.2: sono le frequenze storiche per Milano e Lombardia di Radio Milano International.

L’intera rete nazionale, come noto, irradia da anni R101, l’emittente nata dopo la cessione a Mondadori ed oggi una delle realtà del gruppo Radio Mediaset.

Radio Milano International, tuttavia, ha ripreso da qualche tempo a proporre la propria inconfondibile musica via web, attraverso il proprio sito internet, la propria app, oltre a quella di FM-world.

A sorpresa, le pagine social di RMI ne hanno annunciato anche il ritorno in FM.

Le frequenze sono quelle che di sempre (101.0 e 101.2), ma la modulazione avviene a Tenerife.

Proprio l’isola spagnola ha ospitato (e in parte ospita ancora) realtà italiane in modulazione di frequenza, anche se la maggior concentrazione di reti “made in Italy” in Spagna si trova a Ibiza.