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I criteri previsti dal regolamento a favore delle emittenti di maggiori dimensioni (le prime 100 collocate in graduatoria) sono stati cancellati, sia pure dopo diversi anni, e quindi la distribuzione dei fondi per quelle annualità è stata ‘rideterminata’ in questi giorni dal Ministero dello Sviluppo Economico, con la conseguente necessità di erogare somme ad alcune emittenti televisive e di (almeno in prospettiva) ottenere somme in restituzione da altre. A complicare il tutto il fatto che negli anni successivi il regolamento in questione è stato inserito in una legge, sottraendolo dunque alla competenza della magistratura amministrativa.
Passando a temi che riguardano più da vicino le emittenti radiofoniche, c’è da segnalare il recente decreto legge “aiuti ter”, che prevede un ulteriore credito di imposta per le imprese con potenza disponibile pari o superiore 4,5 kW (le emittenti sono in specifico coinvolte). Naturalmente il problema è quello del fortissimo ‘caro energia’, che colpisce in particolare le Radio italiane. Il nuovo credito di imposta è pari al 30 per cento delle spese sostenute per l’acquisto di energia elettrica che sarà effettivamente utilizzata nei mesi di ottobre e novembre 2022. Il provvedimento è giudicato, in generale, un primo passo positivo, anche se non risolutivo, di un problema purtroppo di dimensioni molto ampie.
Ma stavolta segnaliamo soprattutto il recentissimo DPCM dell’uscente Governo Draghi, che ripartisce le risorse del Fondo Straordinario per l’Editoria, pari (per ora) a 90 milioni di euro per l’anno 2022 (per il 2023 sono già previsti altri 140 milioni).
La ripartizione dei 90 milioni prevede l’assegnazione di 15 milioni per un ‘bonus edicole’ (sembra meritoria l’assegnazione di fondi a un comparto commerciale da anni in forte difficoltà), 28 ai giornali in relazione al numero di copie vendute nel 2021, 12 per l’assunzione di giovani giornalisti e professionisti con competenze digitali e per la trasformazione a tempo indeterminato dei contratti giornalistici co.co.co (e anche qui non si può non si può non vedere di buon occhio l’intento di stabilizzare il più possibile il comparto giornalistico, da molti anni alle prese con un forte ‘precariato’).
35 milioni sono assegnati invece quale contributo per gli investimenti in tecnologie innovative effettuati dalle Tv nazionali e locali, dalle emittenti radiofoniche e dalle imprese editoriali di quotidiani e periodici, comprese le agenzie di stampa.
“Ho lavorato molto durante tutto il mio mandato per garantire pieno supporto ad un comparto strategico, essenziale per il pluralismo dell’informazione e per la nostra democrazia e il Fondo potrà contribuire in maniera decisiva all’obiettivo ultimo che è quello di avere un comparto sano, solido, più moderno e pronto a raccogliere ed affrontare le sfide del futuro” - ha detto Giuseppe Moles.
Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha invece messo l’accento sui provvedimenti a favore dei giornalisti, definendoli “un passo avanti per contrastare il precariato nell’editoria e per destinare l’assegnazione di risorse pubbliche a chi genera lavoro di qualità, più stabile e retribuito meglio in un settore fondamentale per la vita democratica del Paese come l’informazione”.
Mauro Roffi
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