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Per capire di cosa parliamo, bisogna spiegare che, nella disattenzione di molti per via del periodo di ferie e anche a causa dei pochi preannunci da parte ministeriale, sono state approvate all’inizio di agosto da parte del Governo una serie di schemi di provvedimento che, recependo alcune direttive europee, modificano anche le leggi ‘di riferimento’ del settore audiovisivo (e non solo). Tali schemi sono stati trasmessi al Parlamento che ha iniziato ora ad esaminarli e presto approverà dei testi ulteriori che, anche se non c’è vincolo, saranno poi probabilmente adottati in via definitiva dal Governo (una volta acquisiti anche i pareri dell’Agcom e di altri organismi).
Fra queste schemi c’è nientemeno che il recepimento della direttiva dell’Unione Europea sul diritto d’autore (la ‘legge sul copyright’ tanto attesa e discussa) e uno schema di provvedimento relativo al recepimento della direttiva (UE) 2018/1808 concernente il campo audiovisivo, che sarà attuato mediante importanti modifiche al cosiddetto Tusmar (Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici), che in Italia regolamenta il settore.
Non si tratta affatto di cose di poco conto (nonostante, appunto, la citata disattenzione generale agostana), visto che parliamo, nel campo televisivo, del rafforzamento dei ‘contenuti europei’, attraverso obblighi di trasmissione e investimento che in Italia riguarderanno, per esempio, Netflix (che forse non a caso si sta già infatti in buona misura adeguando preventivamente), l’aggiornamento delle regole per la tutela del pluralismo (con modifica dei tanto discussi ‘vincoli automatici’ soprattutto per l’Agcom venuti alla ribalta nella vicenda Mediaset-Vivendi) e addirittura le regole per l’affollamento pubblicitario televisivo: in quest’ultimo caso, in sintesi, vi sarebbero vincoli meno stringenti per le Tv commerciali nazionali (per le Tv locali, invece, nulla di nuovo) e le pay-tv e potenzialmente invece un po’ più ‘severi’ per la Rai.
Le novità hanno infatti un po’ allarmato i dirigenti di Viale Mazzini appena insediati, mentre non c’è stato un seguito, almeno per ora, su un punto potenzialmente ancor più ‘esplosivo’ per la stessa Rai, ovvero la possibilità che, sulla base sempre di norme europee, venga addirittura abolito il famoso ‘canone nella bolletta elettrica’.
Mentre questi argomenti sono stati, almeno per adesso, sostanzialmente ignorati dai media, il grande dibattito estivo si è invece incentrato sulle modifiche del Tusmar relative al settore radiofonico, che sono a loro volta effettivamente rilevanti.
Senza entrare nei dettagli (per effettiva mancanza di spazio), diciamo che fra i diversi punti in discussione c’è la possibilità che vangano modificati gli attuali limiti di diffusione territoriale (e di popolazione) delle Radio locali, ampliandoli sul modello del settore televisivo, e soprattutto l’idea di un passaggio al digitale (Dab+) anche della Radiofonia: tempi e modi in questo caso sono però molto incerti e nel settore si è molto temuto che il Governo pensi alla possibilità di uno switch-off della FM più o meno ravvicinato, che oltre ad ‘azzerare’ il valore delle attuali frequenze FM, comporterebbe magari prima anche l’adozione del mai attuato ‘piano analogico radiofonico’; quest’ultimo potrebbe, sulla base dei vincoli sulle frequenze ‘interferenti’ a livello internazionale, colpire molto duramente le attuali emittenti.
Dopo il clamore di agosto, il Ministero dello Sviluppo Economico ha deciso di convocare nei giorni scorsi una riunione con i rappresentanti del settore radiofonico e la sottosegretaria Anna Ascani ha cercato di rassicurare gli operatori del settore presenti, garantendo che non si procederà in modo ‘unilaterale’, senza tener conto della situazione che si è creata in diversi decenni di radiofonia privata e delle fondate preoccupazioni degli editori del settore.
Occorrerà però ora vedere anche che cosa dirà in merito il Parlamento e quali saranno, in concreto, le prossime mosse del Governo. Ne riferiremo con puntualità su queste pagine.
Mauro Roffi
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