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Innanzitutto, l’ibridazione fra mezzi. “Sono passati ormai tanti anni quando Giovanni Giovannini fu tra i primi a iniziare a parlare di “convergenza”. All’epoca sembrava una visione futuristica e teorica. Oggi, grazie al digitale, la tocchiamo con mano e ci viviamo dentro. Siamo tutti noi quotidianamente alle prese con mezzi che si ibridano l’uno nell’altro, con confini sempre più labili e barriere che cadono in modo più o meno improvviso. In altre parole, siamo finalmente in pieno nell’epoca della convergenza. E come al solito, nonostante i segnali deboli di questa trasformazione fossero in atto già da qualche decennio, ci troviamo a parlarne compiutamente solo oggi che vi siamo immersi. Il progetto della visual radio di Radio 2 che si è realizzato grazie alla volontà della direttrice Paola Marchesini e di tutta la sua squadra e di quella di Rai Radio, ha portato i nostri contenuti su un mezzo che non è quello della radio. Ma questo dimostra proprio la forza del contenuto. La piattaforma di distribuzione è quella giusta per quel determinato formato, ma la differenza vera la fa il contenuto. E abbiamo dei numeri straordinari”.
Poi, il tema del podcasting e dei conduttori radio. “Il problema è nella distinzione fra audio e radio. Io vorrei eliminare il concetto di “radiofonici”. Siamo tutti produttori di contenuti da ascoltare, il resto è distribuzione. Finché i radiofonici penseranno di essere tali non potranno competere nel mercato del total audio. E purtroppo ne conosco molti. Ma questa è selezione naturale. Chi oggi pensa solo alla diretta radio può sopravvivere domani a una condizione: che sia il top. I grandi conduttori, le voci che fanno le radio possono pensare di restare solo sul live streaming. Ma ovviamente hanno tutte le carte in regola per diventare anche i migliori produttori di podcast. E’ un momento di grande fermento: sono sicuro che fra 2/3 anni lo scenario sarà ancora diverso. Proprio in questo sta la bravura di chi fa radio oggi: offrire prodotti che abbiano successo oggi e ripensarli subito per un domani che è ormai dietro l’angolo”.
Infine, un tema che viene con forza posto all’attenzione del mondo della radio. “Il problema è che oggi bisogna investire sul Dab+, sull’Ip e sull’Fm, quindi i budget vanno parcellizzati e in questo modo si rischia di non avere abbastanza risorse per ciascuna piattaforma. Una convergenza di radio, produttori e distributori sul mondo digitale potrebbe forse essere utile per stimolare il mondo politico a fissare uno spegnimento dell’Fm. Cosa ne pensiamo?”.
(Comunicato stampa)
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