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30 Maggio 2025
Un’epoca in cui le voci non erano filtrate da algoritmi, ma guidate dalla passione, dall’istinto e da un’irresistibile voglia di comunicare. In quell’universo vibrante e rivoluzionario, le Radio libere sono state una scintilla di creatività, un fenomeno culturale prima ancora che mediatico. Eppure, per troppo tempo si è parlato delle emittenti, delle frequenze, dei palinsesti… dimenticando chi, davvero, faceva la radio: le sue Voci.
Radio Fenomeni nasce da questa esigenza: riportare al centro dell’attenzione le storie di chi ha animato l’etere con carisma, talento, umanità e una passione fuori dal comune. Un progetto ideato da Franco Lazzari, voce storica della radiofonia italiana, che dopo anni di silenzio ha deciso di dare forma e voce a un archivio vivo di testimonianze. Grazie anche all’intuizione e alla collaborazione di Enzo Mauri, il progetto è diventato questo libro: una raccolta di interviste, aneddoti e ricordi che restituiscono il volto umano e autentico di una stagione irripetibile.
Non è un catalogo di emittenti, né una cronologia tecnica. È una galleria di ritratti: speaker noti e meno noti, tecnici, registi, promotori, giornalisti. Figure spesso rimaste nell’ombra ma fondamentali per costruire l’identità della radio privata italiana. Alcune di queste storie si intrecciano con grandi nomi, altre raccontano percorsi più sommessi ma non meno significativi. Tutte, però, vibrano della stessa energia: l’amore incondizionato per la radio.
Abbiamo intervistato gli autori del libro, partendo da Franco Lazzari, anima del progetto.
* Nel libro, racconti la storia delle voci che hanno fatto la radio libera in Italia. Cosa ti ha spinto a focalizzarti sulle persone piuttosto che sulle emittenti?
Hai detto bene, parlare delle persone protagoniste e non direttamente delle varie emittenti già abbondantemente raccontate negli anni da altri che hanno scritto articoli e libri. L’ho sempre detto ad ogni occasione o intervista in questi anni di programma… perchè si parla solo di Radio e non delle sue Voci protagoniste, quelle Voci famose o meno, che hanno tutte contribuito alla crescita della Radio libera e privata del nostro paese? Radio Fenomeni nasce con questo spirito, quello di dare Valore alle Voci protagoniste da nord a sud del nostro paese isole comprese e questo a prescindere dal successo personale. Nella prefazione del mio libro lo spiego bene il perché di Radio Fenomeni la Storia delle Voci della Radio libera e privata, protagonisti che raccontandosi narrano anche la storia di emittenti radio con cui hanno o ancora ci collaborano. Negli anni poi Radio Fenomeni, non solo Voci dei disc jockeys, conduttori, presentatori o intrattenitori, ormai la platea si è arricchita grazie anche al contributo di altri protagonisti come chi con il Marketing si dedicava a promuovere la Radio, organizzava serate con e per la Radio, chi progettava manifestazioni musicali ed eventi, chi procacciava pubblicità, registi, tecnici, giornalisti... tutte quelle figure professionali intorno al mondo della Radio con le loro Storie che ci aiutano a conoscerli meglio e a capire l'organizzazione di un Fenomeno che ha coinvolto tutti inevitabilmente e non solo i giovani, un Fenomeni che ha reso popolare la Radio libera nel nostro paese.
* Hai menzionato che “Radio Fenomeni” è nato anche grazie ai social. In che modo Facebook ha contribuito alla nascita e allo sviluppo del progetto?
Nel libro c’è una prefazione che spiega bene il perché nasce il programma Radio Fenomeni e anche in che contesto mi sono trovato con la tecnologia che supporta i mezzi di comunicazione. Comunicazione, ecco la condivisione che può essere più veloce ed arrivare a più persone un po’ come quando trasmettevo in Radio. Sono partito proprio da qua, consapevole che tornare ai microfoni in una Radio FM non è la mia prima considerazione, consapevole che col tempo le opportunità sono sempre meno per quelli non più giovanissimi come me sebbene custodi di un certo tipo di esperienza radiofonica importante e significativa. Oggi il contesto è differente, in questo nuovo mondo digitale dove trovi di tutto, facendo un po’ di ricerca sulla rete e sui vari social riguardo argomenti concernenti la mia grande Passione e Amore per la Radio libera e privata compresi i protagonisti, mi resi conto delle scarse notizie sul periodo anni ’80, decennio unico e irripetibile e sicuramente più creativo della Radio privata, con tutte le Voci dei suoi numerosi disc jockeys, divi indiscussi di quel tempo. Da questa analisi, ne uscirono dati e riflessioni che mi portarono a dar vita ad un’idea, quella di realizzare un progetto personale proprio attraverso il mio profilo Facebook facendolo diventare una sorta di archivio di materiale esclusivamente radiofonico. Decisi di dare inizio ad un mio collage realizzando qualcosa di piacevole e anche informativo in tono molto amichevole com’ è nel mio modo di comunicare, con il fine di illustrare e descrivere il mio fortunato ed emozionante viaggio vissuto nel fantastico mondo della Radio postando mie foto di emittenti con cui collaborai dal 1976 in poi. Pubblicando giorno dopo giorno, il mio obiettivo voleva essere quello di coinvolgere alcuni miei amici ex colleghi radiofonici proprio per collaborare a descrivere la storia delle Radio che insieme avevamo realizzato, vissuto e portato al successo.
* Nel 2016, hai deciso di tornare a raccontare la radio dopo un lungo periodo di pausa. Cosa ti ha motivato a riprendere questo percorso?
Sono stati i continui inviti da parte di Amici colleghi, gli Amici che ho sempre sentito e visto anche dopo la mia decisione di smettere di fare Radio dopo la morte di mia madre, evento che ha cambiato totalmente la mia vita.
* Hai iniziato la tua carriera a Radio Condor Milano nel 1976. Cosa ricordi di quei primi giorni nell’etere?
Ricordo che in quei tempi si viveva una euforia non certo comune perché era nata per la gioia di ascoltare musica nuova ogni giorno grazie alle Radio libere, quelle Radio che ti facevano conoscere generi musicali sconosciuti, artisti inglesi e americani che rappresentavano qualcosa che noi non conoscevamo e che grazie a questo mezzo di comunicazione, la Radio, iniziavamo a conoscere meglio. A quel tempo ero un ragazzo molto curioso e mi piaceva conoscere, sapere e scoprire e la Radio per me era come l’Amico che ti suggeriva un pensiero, una cosa, un momento, un’iniziativa... un vero microcosmo dove tuffarsi nel piacere di ascoltare musica ma anche per crearsi nuovi amici e amiche, dove poter poi comunicare liberamente.
* Durante la tua carriera hai lavorato con emittenti storiche come Radio Studio 105 e Radio Peter Flowers. Quali sono stati i momenti più significativi di quel periodo?
Era l’inizio del 1977 e Radio Studio 105 da poco aveva trasferito la sua sede in Milano da Tito Vignoli alla nuovissima di Galleria del Corso molto bella dove poter ospitare anche chi ci ascoltava. In effetti ebbi la fortuna di condurre “I Primi della classe”, primo programma dedicato agli ascoltatori che presenti con me in studio, presentavano la loro letterina con le canzoni preferite da ascoltare in diretta lanciando anche qualche dedica qua e là. In breve tempo il programma divenne talmente forte da portare ascoltatori e ascoltatrici ad attendermi all’uscita dalla Radio per richiedermi un autografo. Credo sia stato il primo caso di un disc jockey che firma autografi ai suoi ascoltatori e sicuramente un segnale forte per la popolarità di un’emittente libera. Per quanto riguarda Radio Peter Flowers posso dire che ho vissuto gli anni migliori della radiofonia e ne sono orgoglioso perché in quella radio cera molto di me e delle mie scelte musicali condivise insieme ad un gruppo di colleghi fantastici ed unici. Ne sono orgoglioso in particolare quando dicono che io rappresento Radio Peter Flowers o che nominando il nome della Radio associano il mio nome.
* Come hai vissuto la transizione dalla radio FM tradizionale alle piattaforme digitali e ai podcast?
Alla fine del 2016, esattamente il 6 dicembre, dopo l’ennesimo invito di amici ed ex colleghi, decisi di avvicinarmi a Facebook aprendo un mio profilo per ritrovare amici ed ex colleghi che non sentivo da anni, volevo condividere informazioni e foto delle Radio in FM che ho vissuto direttamente, con cui avevo collaborato e che quindi conoscevo un po’ di più di altri. Oggi il contesto Radio è differente, in questo nuovo mondo digitale dove trovi di tutto tra piattaforme dedicate e podcast, credo comunque che sia importante essere presenti con nuove idee, nuovi programmi e comunicare con chi ti segue, in particolare se riparti da zero anche se hai una storia importante alle spalle. I tempi cambiano e comunque credo che se c’è l’opportunità di poterlo fare, un po’ di Cuore analogico può aiutare in questa era digitale, in particolare nella creatività e comunicazione personalizzata, anche perché oggi è dura diventare protagonisti alla Radio come lo era negli anni ‘80, oggi è tutto cambiato e dietro l’angolo c’è pure l’intelligenza artificiale. Ritornando alla domanda io l’ho vissuta bene questa transazione, anche perché non avevo nulla da perdere quando sono ritornato ai microfoni senza dimenticare che ho sempre guardato al futuro della comunicazione con le opportunità tecnologiche a disposizione.
* Nel libro, racconti storie di speaker noti e meno noti. Come hai selezionato le voci da includere?
In tanti anni di Radio ho incontrato e conosciuto tanti radiofonici e alcuni sono diventati veri amici ed è proprio con loro che per gioco e divertimento ho iniziato con Radio Fenomeni e la mia fortuna è che con questi amici e amiche c’è anche Stima professionale reciproca... il resto è stato un pazzesco 'tam tam' anche via social che incredibilmente mi ha portato ad avere contato con tanti colleghi radiofonici da tutta Italia. Poi la Voce si sparge ed il programma diventa punto di riferimento e contatto per molti e quando poi contatti alcuni radiofonici, senti che per loro è un piacere ed un onore contribuire alla riuscita di questo progetto.
* “Radio Fenomeni” è anche un programma radiofonico. Come si integra il libro con la trasmissione?
Radio Fenomeni non è una Radio, bensì un programma radiofonico che Valorizza le storie delle Voci e dei protagonisti della Radio libera e privata. Col nome Radio Fenomeni gira un programma raccontato e non presentato o speakerato, un programma che vuole essere un ritrovo di amici che parlano delle loro esperienze radiofoniche indimenticabili ed uniche, amici che raccontandosi fanno anche la Storia delle Radio che li ha visti protagonisti, a prescindere dal loro successo personale, con me che continuo a fare loro da spalla. Come dicevo, ho pensato a Radio Fenomeni per valorizzare proprio ogni singolo racconto, una sorta di contenitore della Storia delle Voci della Radio italiana in FM ed oggi questo è anche un primo libro con alcune delle tante interviste che ho realizzato in 8 anni.
* Hai parlato dell'importanza della passione nella radio. Come trasmettere questa passione ai nuovi ascoltatori e alle nuove generazioni di speaker?
Per quanto riguarda la nuova generazione di radiofonici, prima di metterli davanti ad un microfono, credo che si debba prima trasferire lo Spirito della comunicazione alla Radio e poi accompagnarli dando dei riferimenti e punti fermi che sono stati vincenti nel passato per parecchi protagonisti che hanno saputo fare di questa attività un vero mestiere, un mestiere che ha cambiato la vita in meglio a parecchi radiofonici. Per gli ascoltatori la Radio è una compagna, ed in base al target d’ascolto penso sia sempre importante ascoltare una che senti Voce amica... chi ascolta capisce se chi parla e comunica lo fa con Passione o solo perché è un mestiere come un altro.
* Qual è la tua visione per il futuro della radio, considerando l'evoluzione tecnologica e l'avvento dei podcast?
Ho messo in pista un progetto credendo in primo luogo nel futuro del Web e della Radio sul Web quindi anche dei podcast che sono una gran bella comodità, come avere una chiavetta USB di musica che ti piace ed ascoltarla quando e quanto vuoi.
* Credi che la radio abbia ancora un ruolo centrale nella società contemporanea?
La Radio arriva a più persone contemporaneamente, oggi è cambiato il modo di farla ma il suo ruolo è sempre importante e l’emergenza che purtroppo abbiamo vissuto con il Covid lo ha dimostrato chiaramente. Se poi parliamo solo di musica sicuramente è un’altra cosa ma per fortuna c’è molto altro da poter comunicare!
* Hai in programma nuovi progetti o iniziative legate a “Radio Fenomeni” o alla storia della radio italiana?
Nel cassetto ho un desiderio ormai da anni, quello di fare di Radio Fenomeni un palco aperto con diversi personaggi, proprio come se fosse una vera Radio.
Ci siamo poi focalizzati su Enzo Mauri, già autore di diversi libri che parlano di radio, ma che in questo contesto si è immerso in un progetto in parte diverso.
* Parliamo delle "tue" origini di Radio Fenomeni
Durante il World Radio Day di due anni fa incontrando Franco Lazzari a Milano ho avuto l’idea di mettere su carta alcune delle interviste realizzate durante la trasmissione Radio Fenomeni in onda dal 2017. Di fatto la pubblicazione avrebbe ricalcato le orme delle mie precedenti, tutte basate su interviste a operatori del settore più o meno noti. Esposi il progetto a Franco il quale, non ti nascondo, in un primo momento si mostrò scettico, poi col tempo l’idea gli piacque talmente fino ad arrivare alla fase finale vera e propria alla cui stesura ho contribuito anch’io.
* Nel libro si raccontano storie di speaker noti e meno noti. Come hai selezionato le voci da includere?
Non è stato per niente facile selezionare solo ventiquattro interviste fra le centinaia realizzate da Franco in otto anni, bisogna dire che molte trasmissioni sono corali con la partecipazione di più voci quindi all’interno di un capitolo sono presenti più contributi. Per evidenti ragioni editoriali ci siamo dovuti limitare, non escludo comunque prossime pubblicazioni che includano ulteriori interviste. Credo comunque che il libro sia sufficientemente completo per rendere l’idea anche ai neofiti di come sia nata e si sia evoluta la radio privata in Italia.
* Hai parlato dell'importanza della passione nella radio. Come trasmettere questa passione ai nuovi ascoltatori e alle nuove generazioni di speaker?
Basta leggere l’entusiasmo degli intervistati che emerge da ciascun capitolo per far venire voglia a chiunque di fare radio. E’ tutta gente navigata, nata e cresciuta quando ancora la tecnologia si basava sull’analogico e che ancora oggi esprime una passione smisurata per un mezzo che non passerà mai di moda.
* Per comunicati e segnalazioni: [email protected]