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Alla fine si è svolto davvero (sabato scorso 9 ottobre), dopo non poche polemiche e timori ovviamente legati alla pandemia in corso. Parliamo del megaconcorso per provare a diventare giornalisti della Rai (cui si erano iscritti 3.722 giornalisti), o meglio della prima prova in programma, tenutasi presso la Nuova Fiera di Roma. ‘In palio’ ci sono novanta posti per collaborare dal prossimo anno alla Testata Giornalistica Regionale dell’azienda, la nota Tgr, articolata nelle redazioni in tutte le regioni italiane.
La partecipazione effettiva dei candidati al concorso è stata del 74%, una percentuale ritenuta molto alta, soprattutto nelle attuali condizioni sanitarie, anche a confronto con la precedente selezione per giornalisti Rai del 2015, quando a Bastia Umbra si arrivò solo al 56% dei 4975 candidati.
Rigide, naturalmente, le procedure sanitarie, che hanno seguito un rigido protocollo approvato dalla ASL RM3, competente per territorio: i candidati sono stati suddivisi per regioni in sette padiglioni, con tavoli singoli a 2 metri e mezzo di distanza l’uno dall’altro; la convocazione è avvenuta in orari diversi e gli accessi sono stati separati; garantito anche un deflusso ordinato al termine della prova.
“Questo concorso sarà imparziale - ha voluto garantire Alessandro Casarin, direttore della Tgr Rai - . E bisogna dare atto all’Azienda, e in primis all’ad Fabrizio Salini, di aver investito milioni e milioni su un concorso e su assunzioni in un periodo di vacche magre e di crollo degli introiti pubblicitari. Inoltre bisogna dare atto anche all’Usigrai di aver lavorato alacremente per ottenere e difendere questo concorso”.
Dei nuovi 90 giornalisti la Tgr ha davvero bisogno, perché ci sono “pesanti vuoti d’organico nelle redazioni” e bisogna anche far partire il portale web. I giornalisti che saranno assunti “devono saper fare tutto, dalla cronaca allo sport, dalla politica alla giudiziaria fino all’economia - ha specificato Casarin - . In più chiediamo l’utilizzo delle nuove tecnologie. Partiranno dal web, ma prima o poi avremo il giornalista con telecamerina e valigetta per il montaggio. Veri e propri reporter di strada pronti a realizzare un servizio a tutto tondo, sul modello della ‘squadra’ di Sigfrido Ranucci”.
Gli ascolti della Tgr - che, lo ricordiamo, opera anche nei programmi di RadioRai (Radio1 soprattutto) - sono intanto buoni e promettenti. Ma i tempi per l’ingresso dei ‘fatidici 90’? Ci vorranno ancora diversi mesi, naturalmente, perché le prove orali non partiranno prima di gennaio 2021.
Il gruppo GEDI - che possiede i quotidiani La Repubblica e La Stampa, il settimanale L’Espresso, molti quotidiani locali e, nel campo radiofonico, Radio Deejay, Radio Capital e m2o - ha annunciato, confermando le voci che correvano da qualche tempo, la vendita alla società SAE Srl di quattro dei suoi quotidiani locali, ovvero Il Tirreno (Livorno) e gli emiliani la Gazzetta di Reggio, la Gazzetta di Modena e la Nuova Ferrara. La notizia ha provocato tensione fra i giornalisti del gruppo e messo in allarme soprattutto quelli che lavorano nei quotidiani ceduti, con scioperi e agitazioni.
I motivi della cessione non sono stati esplicitati da GEDI ma si ritiene abbiano a che fare con la necessità di ridurre i costi di gestione del gruppo, che dallo scorso dicembre è controllato da Exor (società della famiglia Agnelli). Secondo altri, invece, si cercano di creare fin d’ora le condizioni per ulteriori acquisizioni e una delle ‘prede possibili’ potrebbe essere addirittura ‘Il Sole 24 Ore’ (con Radio 24?). Ma va detto che non c’è alcuna conferma in merito.
La società SAE Srl, rappresentata da Alberto Leonardis, cui sono stati ceduti i quattro quotidiani, secondo Gedi, “potrà offrire la miglior garanzia di continuità, rafforzamento e prestigio a testate che per storia e tradizione rappresentano una parte importante dell’editoria quotidiana”. Molto più dubbioso in merito il sindacato dei giornalisti del gruppo.
Leonardis era già stato protagonista di un’operazione analoga con Gedi (sia pure con la precedente gestione) per ciò che riguarda il quotidiano ‘Il Centro’ di Pescara, rilevandolo nel 2016 e rivendendolo in tempi più recenti.
Modena ha accolto con calore il festival internazionale di giornalismo investigativo che, come abbiamo già riferito in questa rubrica, alla sua sesta edizione, per la prima volta, è stato ospitato dalla città emiliana nei giorni scorsi. Si tratta del DIG Festival (‘Age of Fear’ la significativa denominazione del 2020), svoltosi nei cinque anni precedenti a Riccione e che quest’anno ha trovato in Modena una città pronta a cogliere il valore che l’associazione no profit Dig rappresenta nel panorama del giornalismo d’inchiesta.
E sono stati proprio i contenuti esclusivi i veri protagonisti del festival, conclusosi (fra sabato 10 e domenica 11 ottobre) con la proclamazione dei vincitori dei premi, i DIG Awards, dopo una settantina di iniziative, tra proiezioni, anteprime, talk, workshop di approfondimento e concerti.
Dal palco della Chiesa San Carlo, il regista romeno Alexander Nanau, presidente della giuria dell’edizione 2020, e Valerio Bassan, co-organizzatore di DIG, hanno assegnato sette DIG Awards, uno per ogni categoria in concorso. Grandi novità di quest’anno sono stati l’introduzione della categoria Audio (quella che naturalmente ci interessa di più), che ha premiato i migliori podcast d’inchiesta, e l’istituzione del DIG Watchdog Award, conferito dal board di DIG a chi nel corso dell’anno si è battuto in difesa della qualità e dell’indipendenza del giornalismo.
Nella categoria ‘Best Audio’, dunque, che dà spazio e valore a prodotti giornalistici di storytelling audio e inchieste radiofoniche, podcast e audio serie, i vincitori sono stati ‘Verified’, di Alessia Cerantola, Cecilia Anesi, Giulio Rubino, Susanne Reber - Stitcher Witness Docs, e ‘A tutti i costi’ di Chiara D’Ambros.
‘Verified’ è una serie investigativa che cerca di fare luce su uno dei casi di violenza sessuale seriale più scioccanti degli ultimi anni, con un Carabiniere di giorno che si trasforma in un predatore sessuale di notte. La motivazione del premio valorizza anche lo scrupoloso racconto dell’opera di un gruppo di donne senza paura, sparse per il mondo, che si sono unite per consegnare alla giustizia il citato predatore sessuale. Inoltre in ‘Verified’ “la professionalità del giornalismo d’inchiesta si sposa con la produzione podcast ricercata e di alto livello, restituendo all’ascolto un’esperienza unica e avvincente”.
Una menzione speciale è andata invece, come già accennato, a ‘A tutti i costi’ di Chiara D’Ambros (Rai Radio3). Si tratta di una miniserie di cinque puntate che parla di lavoro e salute, di sostanze invisibili e acque inquinate, di paesaggio contaminato e vite compromesse, in un viaggio sonoro ambientato in provincia di Vicenza. Nella motivazione, la Giuria spiega che il programma è “un’appassionante indagine del dilemma lavoro/salute, in cui con cura e determinazione l’autrice ricostruisce la storia dei lavoratori della Miteni, una fabbrica di prodotti chimici di Vicenza, in cui qualcuno si arricchisce a discapito della salute dei lavoratori, creando anche enormi danni per l’ambiente”.
Il Master Fare Radio, Produzione e gestione dei prodotti radiofonici è attualmente l’unico master universitario attivo in Italia per preparare i giovani a operare nel mondo radiofonico. Nato nell’ambito dei percorsi formativi di ALMED, Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo dell’Università Cattolica di Milano, il master offre una didattica completa sul panorama radiofonico nazionale e un approccio integrato tra le attività professionali che costituiscono la Radio.
A quattro anni dalla sua nascita, il Master ha appena raggiunto un importante risultato: si tratta del gemellaggio con tutti i network di ‘I Love my radio’, l’iniziativa da poco conclusa che ha unito tutti i principali network radiofonici italiani.
La formazione del Master si struttura attraverso un percorso didattico che mette in cattedra, i nomi più illustri delle Radio, tra i quali: Lorenzo Suraci di RTL 102.5; Massimiliano Montefusco di RDS; Linus del Gruppo GEDI; Angelo Baiguini (direttore di RTL 102.5); Mario Volanti di Radio Italia; Angelo De Robertis, già Direttore di Radio 105.
Il Master è diretto da Paolo Gomarasca (docente dell’Università Cattolica) e Marco Pontini (vicepresidente di Radio Italia).
Come abbiamo scritto nei giorni scorsi su questo periodico, anche la palermitana Radio Time ha arricchito la sua offerta al pubblico, nella sua nuova stagione, con una grossa novità: lo sbarco in Tv sul canale 91 Lcn (dove ha preso il posto di Che Tv, che già offriva ‘contenuti legati al mondo radiofonico’) e 591 HD del digitale terrestre, a copertura regionale. L’operazione è stata anche presentata in una specifica conferenza stampa.
Come avevo scritto in un articolo di febbraio per Fm-World, tuttavia, questa è solo l’ultima di tutta una serie di iniziative nel campo della ‘visual radio’ in Sicilia. A parte quello che all’epoca avevo definito l’‘accenno di canale video’ di Radio Margherita, la citata Che Tv e Radio Time (già in febbraio avevo notato le sue ‘velleità televisive’), avevo citato a Messina Tele’s Puta Radio, Radio Taormina Tv, Tsb (con Radio Nuova Napoli) ancora a Palermo, Bella Radio Tv, Radio Tivù Azzurra, la ‘veterana’ catanese Radio Universal Tv, la siracusana Fm Italia, le ‘velleità video’ di Radio One e Rpc-Radio Palermo Centrale, nel Trapanese il canale televisivo di Rmc 101 di Marsala.
Ma non sembra finita qui: come segnala su newslinet.com l’amico Carmelo Aurite, c’è da poco un altro caso significativo, quello del noto gruppo radiofonico siciliano Rmb, che dalla fine di settembre ha trasferito gran parte della programmazione di Radio Fantastica (che in Sicilia fa parte del gruppo Rmb) in Tv sul canale 215 della nota Sestarete di Catania. Il gruppo Rmb comprende anche Etna Radio, Radio Cuore e Radio Sportiva, sempre in ‘versione siciliana’.
Restiamo in Sicilia per parlare di un noto programma in onda dal lunedì al venerdì alle 12 sulla catanese Radio Studio Centrale, a sua volta molto seguita nell’isola. Si tratta di ‘Mizzica - la Radio che pizzica’ (o ‘La Radio che stuzzica’), con Ruggero Sardo, personaggio e showman molto noto in Sicilia.
Prodotto da Primamusica Produzioni Artistiche, ‘Mizzica’ segna il rinnovamento della partnership della stessa Primamusica con Radio Studio Centrale che già in passato ha dato ottimi risultati in termini di gradimento e ascolti. Con Ruggero Sardo ci sono Manuela Santanocita e gli attori Gianluca Barbagallo e Plinio Milazzo, che garantiscono risate e divertimento agli ascoltatori. Tornano poi gli amati personaggi di Ruggero, con le loro gag strampalate, esilaranti e surreali.
“Mizzica è un talk variety che piace alla gente - ha detto Sardo, che è anche ideatore della trasmissione con Giovanni Di Prima - , probabilmente perché riusciamo ad abbracciare un pubblico molto vasto e ad essere ‘un po’ di tutto’: intrattenimento, divertimento, ma anche approfondimento di temi seri ed attuali”.
Sardo però continua a non ritenersi un ‘uomo di Radio’: “Porto in Radio me stesso, la mia semplicità ed il mio modo di essere ma so bene che quelli ‘bravi a fare la Radio’ sono altri: io più che altro sono un uomo di Tv che fa la Radio”.
Il programma va in onda in diretta dal Parco Commerciale Le Zagare e da una avveniristica postazione, Primamusica Multimedia Project. “La nostra nuova postazione - spiega Di Prima - ci permette di essere ancor di più tra la gente e anche di dare una importante opportunità di ascolto a tanti artisti emergenti siciliani”.
Riparte la marchigiana Radio Senza Muri, con base a Jesi. Venerdì 9 ottobre dalle 17.30 alle 19 sono ricominciate le sue dirette all’interno del progetto Riesco Marche - Reti Inclusive e Solidali per la Comunità. È iniziato così un modo inedito di fare Radio Senza Muri, che in questo particolare periodo opera da un nuovo studio radiofonico, allestito dopo l’emergenza Covid.
Radio Senza Muri è una Web Radio comunitaria di promozione della salute, nata nel 2012 da un progetto ideato dall’associazione Ya Basta! Marche e finanziato dal Centro Servizi per il Volontariato Marche, con il sostegno di numerosi partner, fra i quali anche Radio Aut Marche e altre ‘Radio della salute mentale’ italiane, come Radio Fragola di Trieste, Radio Sherwood di Padova, Radio Collega-menti di Pisa, Radio Stella 180 L’Aquila, Radio Ondattiva Bari, Psicoradio di Bologna.
Durante questi mesi di chiusura, Radio Senza Muri aveva organizzato delle trasmissioni tramite piattaforma on line, sia per il compleanno sia partecipando alla Maratona delle Radio della Salute Mentale di tutta Italia con la rete nazionale Larghe Vedute e Radio La Colifata, con sedi a Parigi e Buenos Aires.
Dopo un corso di formazione tecnica, oggi l’emittente può ripartire in modo autonomo. È stato allestito uno studio radiofonico al quale possono accedere, di volta in volta, solo poche persone. È stato poi organizzato tramite una piattaforma un collegamento on line per riprodurre, con i partecipanti e le partecipanti da casa, il Dispositivo Radiofonico Gruppale (DRG) che caratterizza Radio Senza Muri.
Il progetto di Radio Senza Muri prende spunto dall’eccezionale esperienza della citata Radio la Colifata, in onda dal 1991 dai giardini dell’ Ospedale psichiatrico J. L. Borda di Buenos Aires.
La Colifata ha dato la possibilità di far sentire fuori dalle mura del nosocomio le difficoltà di tante persone che vi erano e vi sono tuttora ricoverate, rompendo metaforicamente i muri creati dallo stigma sociale. La Radio assume così una valenza terapeutica sia per chi la fa sia per chi la ascolta.
Anche il Dispositivo Radiofonico Gruppale è stato preso in prestito dall’esperienza di Radio La Colifata ed è uno strumento aperto e permeabile che funziona a livello assembleare. Il dispositivo nasce come strumento di promozione della salute nel territorio, mira alla riduzione dello stigma riferito ad aree quali dipendenze patologiche, salute mentale, questioni legate alla migrazione ed in generale al tema dell’inclusione sociale.
L’uso del dispositivo radiofonico gruppale all’interno degli spazi comuni permette l’incontro e il dialogo delle diverse forme di partecipazione sociale attive sul territorio, favorendo riflessioni che promuovano la realizzazione di un’identità locale che abbia come principio la valorizzazione delle differenze.
Radio Senza Muri, nel complesso, si autodefinisce come un ibrido tra una Radio della salute mentale e una Radio comunitaria, nel senso di costruttrice di rete a livello locale.
Inoltre Radio Senza Muri ha partecipato dal 18 al 20 settembre a Perugia al primo Gemini Festival, il network nazionale di Radio indipendenti di cui abbiamo già parlato in questa rubrica. Mercoledì 30 settembre è stata altresì invitata al tavolo ‘Radio e salute mentale’ nel corso delle Giornate internazionali di Cultura e sviluppo sociale, insieme a Radio Nikosia di Barcellona e Radio La Colifata.
Il 9 ottobre scorso è morto il giornalista Pier Silverio Pozzi, originario di S. Arcangelo di Romagna, curatore e ideatore di programmi televisivi e radiofonici, attivo per molti anni in Rai ed ex presidente di Santarcangelo dei Teatri.
La sua più che trentennale carriera in Rai era iniziata nel 1967; negli anni Pozzi aveva curato e ideato numerosi programmi televisivi e radiofonici, ricoprendo ruoli di sempre maggior responsabilità in diversi settori. Si era occupato molto di radiofonia, partendo da responsabile della Programmazione Radiofonica della Sede regionale per il Lazio della Rai, passando poi a capo struttura Programmazione di Radio 2 e approdando infine al ruolo di Vice Direttore della Divisione Radiofonia.
È stato anche presidente della Giuria della prima edizione del Premio Giornalistico Televisivo Ilaria Alpi.
Lo scorso 5 ottobre ha preso il via in Molise TAO Radio - La Radio degli Artisti. Si tratta di una Web Radio che ha la peculiarità di vedere il coinvolgimento di musicisti, tecnici del suono, speakers, fotografi, videografi e tanti altri Artisti di natura diversa, tutti uniti nella realizzazione dell’emittente. TAO Radio è una produzione TAO studios, l’Ufficio delle Arti con sede a Ferrazzano.
Fra i vari programmi, c’è ‘Made in Molise’, condotto da Scarlett, uno show dedicato ai cantautori, alle cantautrici, alle band e ai cantanti della regione con almeno una pubblicazione alle spalle. Sigla della trasmissione è un gioiello della canzone satirica molisana, ‘Forst Ross’ dei ragazzi del CalcioCavallo F.C. Molise.
Chiudiamo con una notizia di teatro (perché no?). Debutta a Torino in questo mese di ottobre, in prima nazionale, nell’ambito della Stagione RE-PLAY di Fertili Terreni Teatro, ‘Radio International’, una serie teatrale (a puntate) di Hamid Ziarati, scrittore italo-iraniano, e Beppe Rosso, per la regia sempre di Beppe Rosso, con Adriano Antonucci, Barbara Mazzi, Lorenzo Bartoli e Francesco Gargiulo, una produzione ACTI Teatri Indipendenti.
Ogni puntata è una storia a sè con una sua autonomia ma tutte insieme raccontano la trasformazione di un’emittente radiofonica e il dramma di un Paese nel breve arco temporale di una settimana.
Nello studio di una Radio, che lavora in network con altre emittenti italiane indipendenti, piomba la notizia di un’imminente chiusura, contemporanea ad una svolta autoritaria nel Paese. Tra i conduttori e i lavoratori della Radio si incrinano i rapporti nutriti da vecchi rancori e drammi mai svelati. Seguendo le notizie e le vicende di una bambina siriana profuga e scomparsa tra le montagne, le diverse prese di posizione dei cronisti generano un forte contrasto e si scatena il dramma dell’incomprensione, che mette in crisi intere trasmissioni.