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Il Corriere della Sera dedica oggi ampio spazio all'argomento, con interviste a responsabili dei principali network.
Paolo Salvaderi, amministratore delegato di RadioMediaset, dichiara al quotidiano milanese che - ad oggi - il settore «È tutto moltoframmentato, non saprei indicare un podcast davvero rilevante per le masse. Da questo punto di vista penso si possa parlare di bolla del podcasting».
Il gruppo sta comunque investendo mondo da questo punto di vista, offrendo versioni podcast di programmi di successi delle proprie reti.
«Abbiamo intenzione di ricustomizzare alcuni programmi, scegliendo tra le voci più forti e rappresentative delle nostre emittenti, e dare vita a produzioni differenziate», sottolinea Salvaderi per il 2021.
Per il direttore di Rai Radio Roberto Sergio, invece, i podcast «Rappresentano un nuovo ventaglio di opportunità che nasce dalle persone. Noi in Rai Radio abbiamo già professionalità e risorse tecnologiche: con un costo relativamente basso abbiamo la possibilità di posizionarci fra i leader del settore».
Rai Radio ha già prodotto per altro podcast nativi, mentre «Il formato che a breve e medio termine potrà imporsi - ribadisce Sergio - è il branded podcast: contenuti audio di interesse, realizzati dagli stessi inserzionisti».
Anche RTL 102.5 crede molto nei podcast, come annunciato prima di Natale con la nascita di una partnership assieme alla società di produzione Lux Vide, attraverso cui sono state recentemente lanciate due serie.
Lorenzo Suraci, presidente del network, sottolinea al Corriere che anche in radio ci sono programmi e rubriche che come podcast reggono. L'idea ora è quella di aggiungere qualche elemento in post-produzione, anche se «È un momento di overdose di offerta e bisogna capire se queste cose reggeranno nel tempo o si esauriranno. Oggi c'è una continua ricerca di novità e vale anche per i podcast. Ma non mi sembrano poi così nuovi: mi ricordano gli audiodocumentari e i radiodrammi che ascoltavo da ragazzo».
Radio 24, attraverso le parole del direttore Fabio Tamburini, ricorda che sono i primi in Italia a lavorare in sinergia con professionisti dell'audio digitale quali Audible, Audio Tales e storielibere.fm, sia per produrre podcast nativi, sia per convertire in questo formato alcuni programmi di successo dell'emittente.
«È un momento interessante e carico di possibilità. Stanno arrivando molti player e moltissimi prodotti - dichiara - e in questo quadro un marchio come quello di Radio 24 ha già molte carte da giocare. Non dimentichiamo inoltre che i podcast originali creati dalla radio possono essere immediatamente comunicati a tutto il suo pubblico, godendo in partenza di una visibilità incomparabile».
Il quotidiano milanese dà ampio spazio anche al direttore di Radio Popolare Alessandro Gilioli, il quale ritiene che «Oggi è impensabile non entrare in questo mondo. Soprattutto per una radio, che ha già tutte le professionalità necessarie», commenta. «Credo che i podcast offrano enormi potenzialità, non soltanto in termini di monetizzazione. Possono rappresentare un importante strumento di brand awareness della testata e consentono di avvicinare alla radio nuove fasce di popolazione, come le generazioni più giovani o specifiche nicchie».
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