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08 Maggio 2025
È da lì che parte la rivoluzione radiofonica di Alberto Hazan, pioniere dell’etere e fondatore di quello che sarebbe diventato il primo grande polo radiofonico privato in Italia: Finelco, con all’attivo emittenti come Radio 105, Radio Monte Carlo, 105 Classics e in seguito anche Virgin Radio.
Una storia raccontata da Renato Franco sul Corriere della Sera che, nelle ultime ore, è diventata virale, accendendo un acceso dibattito anche nel gruppo Talkmedia, la community di FM-world dove si ritrovano esperti, professionisti e appassionati del settore.
Il racconto è quello di un ragazzo innamorato della radio fin da bambino, tanto da essere bocciato tre volte a scuola. «Mi teneva sveglio giorno e notte» confessa Hazan. E quando negli anni ’70 fonda Audiola, una società hi-fi, intercetta quasi per caso Radio Milano International e ne resta folgorato. Da lì il passo è breve: investe in pubblicità, guadagna visibilità e quando il fratello Edoardo gli propone di fondare una radio, non ci pensa due volte. Nasce così Radio Studio 105, il 16 febbraio 1976.
Tra traslochi forzati, speaker scomparsi in vacanza e le prime voci che hanno fatto la storia della radio – da Claudio Cecchetto a Max Venegoni, da Alex Peroni a Gianni Riso – Hazan costruisce con passione un team giovane e solare. Il segreto? «Mentre gli altri facevano radio “impegnata” o americana, noi parlavamo alla gente come amici».
Ma non fu facile. La liberalizzazione dell’etere non era ancora arrivata e per trasmettere bisognava inventarsi tutto, anche i ponti radio clandestini di notte sulle montagne. I sabotaggi, le denunce, le antenne sequestrate dai carabinieri nel 1988: una vera giungla. Ma quella vittoria in Cassazione cambiò la storia, aprendo la strada anche a Silvio Berlusconi.
Da lì, il boom: tre radio nazionali, 50 miliardi di lire di fatturato, una concorrenza diretta alla Rai. Tutto senza aver mai studiato il mestiere. «Non sapevamo fare i deejay, né la regia. Imparavamo sul campo, con gli antennisti che fino a ieri montavano citofoni».
E poi l’era dei grandi nomi: Claudio Cecchetto, che lasciò per divergenze di carattere, e Marco Mazzoli, l’enfant terrible dello Zoo di 105, sanzionato (fingendo) per ogni parolaccia, ma richiamato quando il fatturato calava. «Dicevo: “Di’ qualche parolaccia per favore”», ammette ridendo Hazan.
Nel 2018, la cessione a Mediaset per 93 milioni di euro. Ma il legame resta. Oggi guida il progetto MC2, un bouquet di 18 radio digitali d’autore, ascoltate da 5 milioni di utenti al mese. Un’eredità che continua a vivere, anche se – come dice lui – «quel mondo non c’è più».
L’articolo ha scatenato numerosi commenti su Talkmedia, tra nostalgia per una radio libera e creativa e riflessioni su un settore che oggi appare più omologato.
* Per comunicati e segnalazioni: [email protected]