Claudio Tozzo: “Ottimizzare l’FM per consolidare il digitale ed essere presenti sul territorio, la chiave per il successo”

Un inatteso cambio di modulazione su un’importante frequenza del nord Italia riportato da tanti lettori di Talkmedia ci ha dato lo spunto per ricontattare l’editore di Studio+ e fare il punto sulle sue emittenti e sullo stato della radiofonia in generale. Con il sottofondo di Ibiza e dei grandi DJ.

Claudio Tozzo

Claudio Tozzo è un editore originale: presente sul territorio in modo assolutamente atipico, dispone di due marchi (Studio+ e ’60’70’80) che tutto possono essere definiti tranne che “le solite radio grandi successi”. Non solo editore: Claudio è anche DJ, tecnico di alta frequenza e persona a proprio agio con le tecnologie digitali. FM-World lo ha intervistato il giorno 11 aprile 2024.

L’intervista

FM-World: Partiamo da questo: ha generato molti commenti su Talkmedia la notizia del collegamento di Radio ’60’70’80  sui 100.1 al posto di Studio+ a Varese, un segnale che arriva fino a Milano. È un esperimento, un problema tecnico, una strategia editoriale? 

C.T.: Non c’è nessun problema tecnico. È una strategia editoriale.

Ritengo che l’integrazione tra i vari sistemi di diffusione debba in generale essere rivista, dato che oggi ci sono televisione, DAB, FM, app. Sto dunque facendo una ridistribuzione, poi dopo si vedrà nel corso del tempo se implementare con altre frequenze FM o altro. In questo momento la mia necessità è quella di distribuire bene tutte le risorse in modo da poter far crescere in modo omogeneo tutte le emittenti del gruppo. E Radio ‘60’70’80 è un’emittente molto importante per me.

Claudio editore

FM-World: L’ho chiesto perché qualcuno – credo un tuo collaboratore – ha messo su Facebook un post dove ha scritto che per qualche giorno si sarebbe sentita ’60’70’80 sulla frequenza di Varese, dando l’idea di una sorta di esperimento…

C.T.: Io non so, la gente che pensa con la mia testa! Guarda, nessuno è stato autorizzato a pubblicare nulla in merito. In ogni caso uno può sempre scrivere in modo non ufficiale quello che vuole: alla fine meglio cosi, la gente ne parla. Guarda, io ieri ero in giro con il ministero a fare le misure, con il furgone. Mi avranno fermato 5 persone, a dirmi “Studio+, l’ascolto”. Gente che stava ascoltando la radio, ma in tutto il nord Italia.

FM-World: Ritorniamo sulle interferenze e sugli amici Croati. Sono migliorate le cose o siamo sempre fermi al punto dell’anno scorso?

C.T.: In questo momento non si è mosso nulla. Ad alti livelli stanno discutendo, quindi aspettiamo. Io auspico che possano difendere le posizioni dell’Italia. Però il DAB in questo momento…. inutile che la gente continui a parlare, parlare del nulla. Ci sono dei tempi tecnici per cui se uno mi dice che oggi il DAB non si sente, io gli rispondo che il DAB in questo momento è spento.

Claudio Ingegnere

Io mi sono occupato di suggerire parecchie postazioni facendo delle elaborazioni per molte regioni d’Italia, diciamo quasi tutte quelle che si affacciano sulla costa Adriatica. Quindi so esattamente quello che ci vuole e quello che ci vorrà.

FM-World: Questa lentezza estrema… mi chiedo se danneggia o favorisce le emittenti. Sappiamo che chi ha una buona postazione analogica ha un vantaggio. Ma in DAB uno vale uno, quindi mi chiedo se l’andare lenti sia un bene o un male dal punto di vista di chi c’è già.

C.T.: Mah! Io penso, via il dente via il dolore. Implementiamo le nuove tecnologie e facciamo in modo che queste inizino a funzionare, sempre ricordando che ci vorrà molto tempo per il cambio del parco macchine (automobili, N.d.R.), questo è il vero problema.

Le reti naturalmente prima devono essere operative in modo omogeneo: quando c’è l’offerta la gente andrà, perché sentirà la radio senza disturbi,  magari questo contribuirà perfino al rinnovo del parco macchine.

Forti dove (l’FM) si sente bene

FM-World: I dati attribuiscono 366.000 contatti al giorno a ’60’70’80 e Studio Più insieme, con un quarto d’ora medio di 37.000. L’impressione è che Studio+ sia negli anni sempre cresciuta, magari lentamente, mentre ’60’70’80 aumenti velocemente. Vado a memoria, magari sbaglio, ma mi chiedo quindi se si possa concludere che vi  converrebbe avere una terza rete. Non so, mettere Ibiza in tutta Italia? 

C.T.: Hai messo tre cose sul piatto! In questo momento penso valga la pena sviluppare la copertura delle due emittenti principali. Fondamentalmente la copertura ti fa fare degli ascolti dove si sente bene e noi siamo forti, noi siamo molto ascoltati nelle regioni dove i segnali sono veramente potenti.

Anche ’60’70’80 ha bisogno di segnali forti per poter continuare a crescere. A questo punto penso che sì, ci voglia magari qualcosa, il DAB senz’altro sarà interessante, ma l’FM in questi anni a venire sarà ancora molto importante per il consolidamento del brand quindi è inutile pensare che il DAB sostituisca l’FM nel breve tempo.

Presenza commerciale

FM-World: I dati di  TER e in futuro la “JIC” sono importanti o alla fine conta di più avere la struttura commerciale sul territorio?

C.T.: La struttura sul territorio è molto importante, come dicevo l’altra volta i dati servono per la pubblicità nazionale, per dare dei risultati, fondamentalmente se tu hai dei dati dai risultati ai clienti e quindi continuano a lavorare con te. Il dato non è solo un numero ma è anche una cosa che si deve tradurre in realtà.

CT: Prendi i nostri eventi. Se tu riempi come facciamo noi i locali solo con la pubblicità alla radio vuol dire che comunque hai dei personaggi, hai un brand, non basta solo un brand, hai anche dei personaggi credibili.

Investire in FM per far conoscere la app

FM-World: Cosa stai facendo su Ibiza, che risultati stai ottenendo e qual è la strategia da quelle parti?

C.T.: Su Ibiza noi abbiamo una radio con l’esclusiva di tutti i DJ commerciali che suonano sull’isola e quindi è molto interessante ed è molto anche bella da ascoltare.

Sull’isola ci sono molte radio che mandano della musica che non è quella che suonano magari  big come Guetta piuttosto che Bob Sinclair. Magari si turano un po’ il naso quando sentono la musica suonata da questi grandi che invece fanno i numeri. E quindi ho detto “ma visto che manca questa cosa qua la faccio io“. Diciamo che sta dando delle soddisfazioni a livello di presenza e di ascolti. Da lì a vendere della pubblicità… È più un rafforzamento anche del brand e dei rapporti che puoi avere con i clienti per il gruppo.

FM-World: Avrebbe senso portare in Italia questa versione “spagnola” di S+?

C.T.: In FM no di sicuro, proprio per questo motivo. Già sulla nostra app è possibile ascoltarla, io ormai non faccio più la distinzione tra FM, DAB. Se uno vuole ascoltare una radio, la trova. Stiamo puntando molto sulla nostra app, la stiamo addirittura rifacendo tutta, anche se è bella, ma guardiamo avanti. Stiamo creando un’app che sia coerente sia con il web, gli smartphone, la televisione, un po’ come deve essere, come sono molte altre, però in modo ancora più specifico ed accattivante. L’importante è che la gente sappia dove trovarti in modo molto facile.

FM-World: Se c’è la FM, ok. Se c’è il DAB, ok. Se c’è la televisione, va bene. Cioè l’FM in questo momento ha un’importanza del… quanto, 80%?

C.T.: Si, calerà a favore di altri, ma io devo guardare sempre al presente. Guardiamo al presente e quindi investiamo nell’FM per far conoscere anche le altre piattaforme, ma sarà evidente che tutto si bilancerà. Quindi già oggi è facile ascoltare un emittente conosciuto il brand con qualunque device e sfruttalo. È ironico che ancora oggi uno mi manda con lo smartphone il messaggio “Non sento più la radio in FM”. E che (omissis), schiaccia il tasto parte e accendi l’app no?

HBBTV e nuovi marchi

FM-World: E l’HBBTV?

C.T.: Esatto, io ho sviluppato su questo sistema che stanno utilizzando molte televisioni e adesso anche alcune radio. La nostra presenza è capillare in tutte le TV che hanno il nostro sistema e quindi in quel caso possono ascoltare ’60’70’80, Studio+, Studio+ Ibiza e tutte quelle altre che arriveranno in futuro. Probabilmente arriveranno altre cose nel gruppo. Ma no, non voglio creare 50 emittenti perché è giusto concentrarsi su quelle poche che possono funzionare. (M.H.B. per FM-World)

Radio PNR: come restare “fedeli” al proprio ruolo nel territorio, pur fornendo un prodotto con standard da emittente commerciale

Dopo l’intervista all’editore di Radio Delta International continua il nostro viaggio alla ricerca delle realtà radiofoniche territoriali che riescono a restare a galla anche in un’era di streaming e Spotify. Oggi è la volta di Radio PNR di cui abbiamo parlato con l’anima dell’emittente, Don Paolo Padrini.

L’audio integrale della conversazione è disponibile a questo indirizzo. 

L’intervista

FM-World: Due parole sulla lunga e gloriosa storia della vostra radio per chi magari non la conosce.

Don Paolo Padrini: Intanto grazie per l’opportunità di parlare. La nostra radio PNR ha una lunga storia, nata nel periodo delle radio libere negli anni 80, in un contesto popolare, dal territorio come buona parte delle radio libere della provincia. Nasce come radio di una piccola cittadina del Piemonte, Novi Ligure, poi si fonde con un’altra di Tortona e si struttura diventando radio diocesana. Ha una storia popolare fatta di tante piccole storie di volontari, giovani, appassionati che hanno trovato l’opportunità di esprimersi e dare voce al territorio, come era lo spirito originario delle radio locali.

FM-World: Quando si pensa un’emittente comunitaria cattolica… o almeno, quando io penso a questo tipo di emittenti ho in mente stazioni come Radio Orizzonti di Saronno: basate su volontariato, antenna nel loro caso addirittura quasi nascosta in un campanile di un altro paese… eccetera. Però guardando la vostra radio oggi mi sembrate che è un po’ a metà tra un’impostazione commerciale e una comunitaria, forse più sul modello di Radio Marconi a Milano…

DPP: È un po’ così,  ho sempre lavorato sull’idea di una radio cattolica e cristiana nello spirito del volontariato e della radio comunitaria, ma fatta bene qualitativamente a livelli alti.

Qualità globale

Non esiste la radio brutta o bella, esiste fatta bene o male, e noi cerchiamo di farla bene crescendo nella qualità del suono, delle apparecchiature ecc… Lavoriamo con uno stile di radio nazionale non per pretesa, ma perché crediamo che il livello debba essere alto. Siamo tanti volontari, io per primo, ma il volontariato diventa più uno stile, la missione da portare avanti con un alto livello di qualità, perché il bene si traduce in bene solo se comunicato bene.

FM-World: Avete molti conduttori molto giovani: mi chiedevo se sono autonomi nella creazione dei contenuti o se esiste un coordinamento da parte vostra, se avete qualcuno che scrive testi.


DPP: Sono autonomi ma coordinati. La loro autonomia è di scrittura, ricerca di contenuti e confezionamento del prodotto, ma c’è un coordinamento redazionale sui contenuti che diventano i nostri podcast quotidiani e interventi talk. Abbiamo una redazione giornalistica ma difficoltà a coprire il territorio essendo piccolini con due impianti FM. Questo mi ha spinto a diffondere i contenuti in modi alternativi per essere presenti con interviste e contatti con associazioni e realtà culturali. I nostri ragazzi imparano ad aprire bocca per parlare del territorio, sono allenati a raccontare ciò che accade, questo li spinge a produrre contenuti di interesse e qualità.

I giovani e la radio

FM-World: Restiamo un attimo sui giovani allora. Si dice che la radio non è più nel radar dei giovani, che usano social media, instant messaging e che per la musica vanno su Spotify.
Ora non so quale sia la causa e quale l’effetto ma oggi direi che gran parte dei network è animata da persone decisamente oltre il ‘”mezzo del cammin di loro vita” (anzi forse oltre il doppio del mezzo del cammin). A suo avviso questa impostazione, gente davvero giovane al microfono, porta anche a un aumento dell’ascolto medio da parte di giovani?

Padrini: Il feeling che abbiamo è ottimo da questo punto di vista. Non posso dire che siamo una radio orientata verso un pubblico giovanile, considerando anche la strutturazione della nostra musica in ambito adulto. Però cerchiamo di dare molto spazio ai giovani, ad esempio siamo presenti nelle scuole con laboratori musicali per bambini e ragazzi che vengono a creare podcast. Facciamo tante attività per dare opportunità ai giovani e crearci un vivaio, come le squadre di calcio con le giovanili.

Cerchiamo di farci vedere negli open day e momenti importanti per le scuole. Non sappiamo quanto si traduca in ascolto broadcast, perché chi fa radio nel 2024 sa che non c’è solo la radio accesa e spenta, ma anche podcast, interviste, contenuti social. Pensiamo che il nostro lavoro con i giovani abbia impatto. La nostra radio è frequentatissima dai giovani che entrano come stagisti, volontari del servizio civile ecc., trasformandola in un luogo che produce professionalità e opportunità. Alcuni nostri giovani hanno spazi in radio nazionali, quindi siamo un vivaio di opportunità.

È un po’ come fanno le squadre di calcio con quelle giovanili chiaramente no?

In Blu

FM-World: Una domanda sulla sostenibilità economica; preparandomi  a questa intervista parlavo con un ex redattore di Radio Marconi… tra l’altro voi eravate in Marconi o siete stati subito “inBlu”?

Padrini: No, noi siamo sempre stati InBlu come appartenenza e lo siamo tuttora, noi con Marconi abbiamo avuto un importante contatto quando nel 2001 io ho preso la direzione della radio e abbiamo rinnovato completamente la programmazione. Io a Marconi ho fatto uno stage personalmente proprio per andare a capire come funzionava una radio importante.

FM-World: In breve, mi dicevano appunto che volontariato ok, ma poi servono soldi veri per le tante spese. E questi si hanno se le diocesi credono nella radio, e non è sempre cosi…

Padrini: Una cosa importante per sfatare miti – non solo le radio hanno bisogno di soldi esterni, anche i quotidiani nazionali hanno bisogno di contributi dell’editoria altrimenti chiuderebbero tutti, laici e cattolici.

Una radio come la nostra si sostiene in parte con la pubblicità, ma abbiamo anche partnership con fondazioni bancarie, comuni ecc. Se si vuole lavorare, possibilità di finanziamenti ci sono. È chiaro che il nostro budget è coperto per buona percentuale dai contributi dell’8 per mille grazie alle firme dei contribuenti italiani, e questo impegna la diocesi in modo importante. Una diocesi che ci crede investe, un’altra meno decide di non investire, alcune hanno scelto tv invece che radio o carta stampata.

Un investimento

Ma la diocesi deve intervenire perché in realtà è un investimento, non una spesa. Noi ad esempio non riuscivamo a coprire il territorio diocesano, quindi ci siamo inventati un’attività video coprendo le celebrazioni del vescovo e diventando realizzatori di contenuti multimediali per la diocesi, creandoci uno spazio lavorativo e permettendoci finanziamenti perché offriamo un servizio più grande. Dico ai colleghi che lamentano che la diocesi non crede nel mezzo di trovare il modo di offrire un servizio a 360 gradi innovativo, perché la diocesi ha bisogno di comunicare le proprie attività, che sono il Vangelo. Il lavoro fatto bene ripaga, quindi c’è bisogno dei soldi della diocesi ma anche di trovare vie per darle soddisfazioni.


Mille Watt (con l’otto per mille)

FM-World: A questo punto accontentiamo un attimo il nostro cuore tecnico. Ci racconta due cose sulla vostra struttura tecnologica?

DPP: Abbiamo due piccoli impianti di diffusione FM da 1 kW circa, uno a Tortona e l’altro su un monte a Serravalle Scrivia/Stazzano, a 200 e 400 metri di altitudine, che ci permettono di coprire gran parte della provincia di Alessandria, la zona di Tortona e Novi arrivando ai confini della Lombardia verso Voghera.

Sono piccoli impianti con due frequenze, 95.7 e 96.4 MHz. Poi abbiamo tutta l’infrastruttura per lo streaming sulla nostra app e tutti i canali audio/video esistenti, compresi FM World, stiamo creando app per smart TV ecc. Cerchiamo di essere presenti ovunque la tecnologia lo consenta. Abbiamo uno studio di produzione audio/video a Tortona, e usciamo con una “visual radio” parziale, senza i video musicali a causa dei costi dei diritti  SIAE. Ma con alcuni accorgimenti trasmettiamo le immagini dei conduttori e qualche video generico sotto le canzoni.

DAB-

FM-World: DAB… sì o no?

Padrini: No, il DAB al momento non è previsto nei nostri investimenti anche se teniamo d’occhio il settore. Ma io ho sempre spinto di più sull’internet radio, credo che sarà il modo principale di fruizione dei contenuti, vedo già persone anziane che usano le smart TV senza problemi.

Anche nel mondo auto ormai chi acquista chiede Android Auto o Apple Car Play, non il DAB.

Una voce per la pace

FM-World: Ultima domanda. Storicamente i missionari andavano in paesi lontani a diffondere il Vangelo, oggi sono quei paesi che vengono da noi con l’immigrazione. Ma nessuno sembra fare più promozione della cultura cattolica, addirittura immaginare di proporre conversioni sarebbe considerato politically incorrect. Ritiene in ogni caso che la radio possa essere utile non per “convertire” ma almeno per favorire un inserimento armonioso e la comprensione reciproca, come faceva la Voice of Peace tra Libano e Israele?

Padrini: È utopistico pensare che una radio possa risolvere i problemi del mondo solo trasmettendo contenuti di relazione e positivi. Ma questo non significa che non serva. Credo che la grande pace sia fatta di piccole paci quotidiane, e in questo ambito una radio che lavori bene sul territorio, diventi uno spazio dove si parla di cose belle nel modo giusto, uno spazio in cui persone diverse lavorano insieme per produrre gli stessi contenuti e diventi uno spazio di dialogo, è possibilissimo. Basta buona volontà, onestà intellettuale e voglia di confrontarsi. Se una radio fa questo può essere uno strumento utile per l’integrazione, come la scuola insegna ai bambini a stare insieme risolvendo conflitti in modo naturale. Anche la radio può aiutare molto in questo senso. (M.H.B. per FM-World)

Gianni Prandi (Radio Bruno): “Perché ho investito in una rete FM nel 2024”

Radio Bruno si espande in Lombardia rilevando la rete di Lifegate: una mossa apparentemente controcorrente in un mondo dove tutti affermano che il futuro è digitale.

Prendendo spunto da questo, con l’idea di fare il punto su Radio Bruno in senso lato, abbiamo chiesto all’editore Gianni Prandi un’intervista, gentilmente concessa quasi in tempo reale.

Life in Bruno

Il primo marzo 2024 Lifegate, emittente che dalla sua nascita è sempre stata associata alla frequenza 105.1 (e contigue) ha abbandonato quasi completamente l’FM, cedendo buona parte della rete storica a Radio Bruno.

Lifegate continua in digitale, mossa probabilmente vincente considerata l’impronta ecologista e il presunto profilo medio-alto di chi la ascolta.

Un’acquisizione chiave

Acquisendo un “Valcava”, Bruno diviene invece un player primario nel panorama radiofonico di Milano e province collegate. Ma lo fa in un momento in cui ancora forte è la tensione sui prezzi dell’energia e in cui – come detto – il refrain ripetuto da tanti in stile disco incantato è “Concentriamo i nostri investimenti su DAB e IP”. Essendo per natura contrarian, non potevamo resistere alla tentazione di contattare subito Gianni Prandi: qui di seguito il resoconto dell’intervista che ha avuto luogo venerdì 8 marzo.

L’intervista

FM-World: Avete acquisito tutta la rete di Lifegate, una mossa quasi in controtendenza, quando molti affermano che il futuro è tutto digitale.

G.P.: In controtendenza sì, diciamo che siamo tutti consapevoli che l’FM come piattaforma tenderà ovviamente nei prossimi anni a calare, ma il fatto che cali non vuol dire che andrà a zero.

Adesso dicono che è intorno all’80%, ipotizziamo pure che cali, ma non credo diventerà a breve un 50, un 40, un 30, un 20%. Noi in Lombardia non avevamo una copertura non ottimale e con questa acquisizione l’abbiamo sicuramente migliorata, ecco perché.

Digitale? 20-25%

FM-World: Quando lei dice 80% vuol dire che l’80% dei vostri ascoltatori sono sull’FM e il 20% è in digitale, capisco giusto?

G.P.: No: non i nostri ascoltatori in particolare, è una cosa che si dice in generale, che l’ascolto della radio nel DAB e nel digitale al massimo fa un 20-25% oggi. Significa che il 75% è ancora FM, quindi parliamo di percentuali molto alte per l’analogico.

FM-World: Quando ci eravamo sentiti l’ultima volta era il momento dell’aumento folle dei prezzi della “corrente”, una grande preoccupazione sua e di tutti gli altri editori. Ma l’energia non sembra destinata a divenire economica, dunque un investimento come il vostro dev’essere motivato dall’intenzione di consolidarsi come editore indipendente su scala pluriregionale, probabilmente anche a seguito di ragionamenti sui ritorni pubblicitari.

G.P.: Guardi, onestamente questo è ovvio, ma questo vale sempre, quando si fa un investimento in un territorio si spera anche di capitalizzare poi un discorso di entrate pubblicitarie, ma la motivazione in questo caso è proprio dovuta al fatto che ritenevamo di non avere una copertura ottimale in Lombardia. In questo modo l’abbiamo sicuramente resa, non dico perfetta come altri, ma sicuramente migliore della precedente. Questo è stato il motivo dell’acquisizione.

 

Speaker “engaging”

FM-World: Tornando a Radio Bruno, non so se lei ha avuto modo di leggere tutti i commenti, sono stati veramente decine e decine di commenti, su Talkmedia.  Mi pare si possano sintetizzare come segue: Radio Bruno, bella musica che in realtà hanno anche altre radio, ma una marcia in più dovuta allo stile di conduzione che ha un qualche cosa di speciale, soprattutto al mattino.  Viene da linee editoriali che date voi agli speaker, da una strategia specifica o sono persone che sono cresciute con voi nel tempo, magari accattivanti perché originari di una certa zona d’italia?

G.P.: Questo credo che sia merito ovviamente di chi c’è al mattino e di chi si occupa dei programmi, che per nostra fortuna fra l’altro sono speaker che sono con noi da tantissimi anni.

Credo che uno speaker debba cercare di essere il più simpatico possibile verso il pubblico con cui si confronta, quindi probabilmente i nostri conduttori in questo momento stanno ottenendo un ottimo riscontro da chi ci ascolta. Non è un’indicazione che arriva solo dai conduttori del mattino, noi cerchiamo di far sì che tutta la nostra radio sia particolarmente simpatica e gradevole verso chi ci ascolta.

E infatti  anche i dati che riguardano il pomeriggio e cioè la share e i quarti d’ora, se lei guarda gli ultimi, sono molto buoni. Quindi ne approfitto per ringraziare tutti i componenti dello staff nessuno escluso per l’impegno e i risultati che hanno ottenuto nel 2023.

Frequenze multiple

FM-World: Con queste nuove acquisizioni avete, credo, qualche ridondanza. Lei, mi pare abbia anche altri brand oltre Bruno, alcuni decisamente importanti in Lombardia. Pensate di fare qualche differenziazione dei marchi sulle frequenze o puntate solo su Bruno?

G.P.: Ma per ora rimarranno entrambe (87.7 e 105.1, N.d.R.) su Bruno. Poi ovviamente faremo delle analisi, faremo delle considerazioni e quindi non escludo che ci possano essere scelte orientate in un modo diverso. Per il momento restiamo così.

Authority dalla parte del cittadino?

FM-World: Qui in Francia, dove  abito, una cessione come quella che è avvenuta, non sarebbe probabilmente autorizzata in quanto occorre rispettare il format dell’emittente che ha avuto l’autorizzazione, su una determinata frequenza, considerata bene pubblico. In questo caso sarebbe diciamo Indy, non so come vogliamo definire la musica di Lifegate. Perché qui oltre a dirimere le questioni di LCN e dei disturbi lo stato si occupa anche di garantire agli interessi degli ascoltatori, operando per offrire il più ampio spettro di scelta, per cui ad esempio in Costa Azzura  abbiamo due radio Jazz, due radio Electro, due di Classica, addirittura una di latinoamericano, oltre alle consuete grandi successi. È un’impostazione molto diversa che mi dà quasi l’idea che il legislatore in Italia lavori solo dalla parte degli imprenditori (e a volte neppure di quelli Italiani, come nel caso adriatico). Cosa ne pensa?

G.P.: Io sono un imprenditore radiofonico, si figuri se posso essere non dalla parte degli imprenditori radiofonici che rischiano in prima persona i propri capitali.

Premesso che (con tutto il dovuto rispetto per i francesi) non credo affatto che in Italia non ci sia una ampia scelta di contenuti nella radiofonia… credo che in ogni caso obbligare l’acquirente a fare il formato precedente sia una cosa assurda, nel senso che il nuovo acquirente dovrebbe essere capace di fare questo prodotto.

Dallo stato stimolo a diversificare

Noi, ad esempio, non saremmo capaci di fare il prodotto che fa Lifegate, che ha la sua specificità, la sua cultura, la sua storia e quindi il suo format. Probabilmente se proprio si dovesse ritenere che l’offerta di contenuti non sia sufficiente lato pubblico,  il legislatore dovrebbe fare in modo che l’utente sia garantito facendo altre cose, quindi stimolando la creazione di prodotti che attualmente non ci sono, in modo tale che così l’utente li possa trovare. Obbligare chi compra una frequenza o una radio a fare lo stesso prodotto di prima  sinceramente mi sembrerebbe un po’ assurdo.

(Marco H. Barsotti per FM-World)

Non solo radio: Domenico Zambarelli investe nell’editoria, rilevando un mensile di divulgazione scientifica

L’editore di Giornale Radio rileva un noto mensile dedicato alla divulgazione scientifica cambiandone il nome in quello di una trasmissione della propria emittente: Cosmo 2050.

Giovedì 29 febbraio è arrivata in redazione una notizia decisamente inconsueta: Domenico Zambarelli, noto editore radiofonico e attuale patron di Giornale Radio, investe nell’editoria tradizionale. Attraverso la società LuckyMedia rileva infatti un noto mensile dedicato alla divulgazione astronomica, che cambia nome e diventa “Cosmo 2050″.

Conosciamo da tempo Cosmo 2050: corrisponde a una trasmissione del fine settimana condotta dall’ottimo Francesco Massardo, una delle poche dove si parla di scienza, anzi di una sua particolare branca, in modo gradevole e decisamente engaging.

L’intervista

Incuriositi, abbiamo chiesto a Zambarelli quale sia il motivo di questa scelta controcorrente: questa la sua risposta, fornita in esclusiva a FM-World il giorno prima dell’uscita della rinnovata pubblicazione.

FM-World: Investire nella carta stampata oggi sembra decisamente un’operazione controcorrente. Quali le motivazioni?

Domenico Zambarelli: Le motivazioni sono legate a un interesse personale, quello del mondo dell’astronomia e della scienza. Ho dunque da tempo ideato l’emissione Spazio 2050, successivamente evolutasi in “Destinazione Cosmo 2050“, proprio per Giornale Radio.

Ho conosciuto la testata quando ancora era con il gruppo che edita Forbes, il gruppo BFC Media; ho potuto conoscere la redazione della rivista e ho compreso come esistano importanti opportunità di mercato. L’iniziativa va infatti oltre la testata legata all’economia, in quanto svilupperemo un supplemento relativo alla nascente “Space Economy” e a una serie di progetti congiunti con la radio relativi al settore dell’educazione. Teniamo sempre presente che la space economy sta avendo importanti ricadute anche in Italia. Concludo dicendo dunque che non è un’iniziativa legata alla carta stampata in sé per sé – anche se la rivista è davvero molto bella a livello fotografico e di impaginazione – ma allo sviluppo di un’attività mirata di divulgazione scientifica ed e dei suoi aspetti economici.

Comunicato stampa

Per concludere, riportiamo il comunicato stampa a cura di Giornale Radio.

“COSMO 2050” SI RINNOVA: IN EDICOLA IL NUOVO NUMERO DELLA RIVISTA DI DIVULGAZIONE ASTRONOMICA EDITA DA LUCKYMEDIA

Milano, 29 febbraio 2024 – Uscirà in edicola domani, 1° marzo, il numero 48 del mensile dedicato alla divulgazione astronomica, che cambia nome e diventa “Cosmo 2050”, con un’importante novità: si tratta del primo numero pubblicato dal nuovo editore Domenico Zambarelli attraverso la società LuckyMedia.

Confermati il direttore responsabile della testata Walter Riva, il direttore editoriale Piero Stroppa e tutta la struttura organizzativa.

Il mensile, curato dai massimi esperti del settore, è suddiviso in quattro sezioni principali: la prima contiene le news astronomiche e astronautiche, la seconda articoli di approfondimento, la terza le rubriche dedicate a osservazioni e strumenti e l’ultima le recensioni, gli annunci di eventi e altri servizi di interesse per gli amanti del cielo.

“Cosmo 2050 è il punto di riferimento per il mondo dell’astronomia, dell’innovazione spaziale e della space economy – le parole del neo editore Domenico Zambarelli –. La testata, parallelamente all’omonima trasmissione condotta da Francesco Massardo su Giornale Radio, continuerà la sua brillante opera di divulgazione astronomica accessibile a tutti, prestando particolare attenzione agli aspetti didattici dell’astronomia, con articoli dedicati e proposte di attività pratiche per studenti e docenti. Le attività di educational saranno portate avanti anche con lo sviluppo di un supplemento dedicato alla space economy”.

Il nuovo numero di “Cosmo 2050” sarà accompagnato da una campagna promozionale su Giornale Radio, Radio 24, Radio Sportiva, Italia News 24, Radio News, Radio 70-80 e da uscite stampa su Il Sole 24 ore e Italia Oggi.

“Cosmo 2050”, con una versione più accattivante e ambiziosa, è disponibile in edicola, in formato digitale sul sito e sull’applicazione.

(Marco Hugo Barsotti per FM-World)

Radio Esercito, il punto di contatto tra le attività della Forza Armata ed i cittadini

Festeggerà durante la prossima estate quattro anni sul web, anche se le prime trasmissioni sperimentali risalgono al 2019.

Radio Esercito è l’emittente della Forza Armata che racconta le attività interne dei militari, fa informazione e intrattiene con buona musica, aprendo il proprio ‘mondo’ a tutta la cittadinanza.

Spesso presente con dirette in eventi e iniziative, la radio – che si può ascoltare anche tramite l’app di FM-world – ha partecipato al recente World Radio Day di Milano.

Il Tenente Massimiliano Marracino ne è il direttore, mentre il Sergente Maggiore Benito Tangredi svolge il ruolo di caporedattore.

Ci hanno raccontato la loro attività quotidiana per l’emittente.


* Per comunicati e segnalazioni: [email protected]

Step (Radiofreccia): “La radio deve offrire nuovi stimoli ogni giorno”

Conduce ogni sera “Rebel Yell” su Radiofreccia.

Si chiama Stefano Massa, ma in onda è noto come Step.

Lo abbiamo incontrato al World Radio Day dove si è parlato del ruolo del ‘mezzo’ oggi.

Ogni giorno – ci ha dichiarato – è necessario offrire stimoli, affinché il contenuto non diventi una ‘routine’, ma possa rinnovarsi ed essere sempre attrattivo.

Il tutto, in una chiacchierata dove non sono mancati scambi di battute in amicizia.


* Per comunicati e segnalazioni: [email protected]