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15 Ottobre 2024
La associazione Media Audiovisivi Europei (M.AV.E.) interviene nel dibattito, in merito alla richiesta di RAI volta ad ottenere frequenze aggiuntive per la propria rete DAB e per la quale il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha formulato richiesta di parere ad Agcom, presumibilmente per le frequenze DAB+ non assegnate in alcuni bacini di utenza perché non richieste dai consorzi di radio locali in occasione dei bandi di manifestazione di interesse.
Già per troppi anni le radio locali hanno subìto una discriminazione a causa del lunghissimo periodo di sperimentazione conclusosi (non del tutto) solo quest'anno, con le assegnazioni definitive dei diritti d'uso ma ciò nonostante, in alcuni bacini, moltissime radio locali non potranno essere veicolate in DAB per la mancanza di risorse frequenziali. M.AV.E. ritiene che sin quando tutte, o la maggior parte delle radio locali analogiche, non saranno anche in DAB+, non solo non ci potrà essere un vero sviluppo della radiodiffusione in Digital Audio Broadcasting ma si violerebbe anche il diritto d'impresa e la pluralità prevista dalla nostra Costituzione, con gravissimo danno per il già difficile comparto radiofonico locale.
Se è pur vero che il Ministero possa solo attuare quello che pianificò l'Agcom, non bisogna però dimenticare che forse, quella pianificazione, non sempre tenne conto del reale status del numero di radio locali presenti in alcuni bacini. Ad esempio quando si pianificarono le risorse per il bacino d’utenza n°16 Puglia, ove esercitano ben oltre cento emittenti radiofoniche locali, si era consapevoli che almeno il 40% di queste radio non avrebbe potuto trasmettere in DAB, essendo stata prevista l’assegnazione dei diritti d’uso solo per tre reti locali?
Ed allora:
● se per alcuni bacini (come per la predetta Puglia), l'integrazione del PNAF DAB con nuove risorse frequenziali, dipende dal tavolo negoziale internazionale per la pianificazione delle frequenze lungo il bacino adriatico che però, da troppo tempo, è in una fase di stallo e che forse potrebbe attuarsi solo con lo spegnimento in Italia di molti impianti FM;
● se per lo spegnimento in Italia di molti impianti FM non viene ancora previsto il "budget" - che come per il DTT dovrebbe essere "stimolante" - al fine di favorire per davvero la dismissione integrale dell’attività analogica e/o degli impianti FM a fronte comunque della garanzia del mantenimento dei diritti e dei doveri per i concessionari che vogliono convertirsi al digitale;
● considerato che il Ministero, al fine di definire i successivi adempimenti di competenza, comunicherà all’AGCOM l’elenco delle reti non assegnate solo a conclusione dell’iter di assegnazione delle reti DAB;
come si può per davvero auspicare ad un futuro per la radiodiffusione digitale se le eventuali risorse frequenziali adatte per l’implementazione delle reti DAB, o tra quelle non assegnate in alcuni bacini di utenza o tra quelle non assegnata alla rete nazionale DTT n. 12, invece che ai consorzi locali verrebbero assegnate alla RAI per essere “aggiunte” alla loro rete già esistente?
(Comunicato stampa Associazione M.AV.E.)
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