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Chiude la United States Agency for Global Media, da sabato 15 marzo muta la Voice of America

Con un decreto di sabato 15 marzo, Donald Trump sembra aver firmato la chiusura della storica Voice of America, insieme a Radio Free Europe ed altre emittenti collegate.

Signing off

This is the Voice of America Signin’ Off”: questo era l’annuncio che per decenni ha chiuso le emissioni in Onde Corte della Voice of America, uno dei quattro o cinque grandi broadcaster dell’epoca della guerra fredda. Si trattava di sign-off temporanei, l’emittente avrebbe ripreso a trasmettere su quella medesima frequenza poche ore dopo.

Nel caso di sabato 15 marzo le cose potrebbero invece essere più definitive. Infatti il 14 febbraio un “executive order” a firma Donald Trump riporta al punto ii) la chiusura della United States Agency for Global Media. Per i dipendenti, lettera di sospensione a stipendio intero e, in quanto ai programmi su social media, c’è chi scrive che sulle varie frequenze in questo momento si ascolta solo musica 24 ore. Quest’ultima notizia non è stata verificata direttamente da FM-world (e comunque non può che essere parzialmente falsa in quanto nessuna frequenza è o era attiva per 24 ore al giorno).

Elon dixit

A cosa è dovuta la decisione? Probabilmente a questo “tweet” di Elon Musk: “L’Europa è ormai libera (a parte la burocrazia soffocante). Nessuno li ascolta più. Sono solo persone di estrema sinistra che parlano tra loro mentre bruciano 1 miliardo di dollari all’anno di denaro dei contribuenti statunitensi”.

La frase “L’Europa è ormai libera” significa questo: Radio Free Europe (Europa Libera) era la stazione dedicata a trasmettere la verità oltre la cortina di ferro, verso le nazioni comuniste prima della caduta dell’impero sovietico. Il fatto che fosse tutt’ora in onda, con lo stesso nome, era visto da una parte come un assurdo storico.

Programmi

Non sappiamo quanti tra coloro che ci leggono ascoltassero la VoA. Noi a volte lo abbiamo fatto e possiamo solo dire che l’emittente aveva effettivamente sempre mantenuto lo stile ufficiale e burocratico dei tempi della guerra fredda. Molto diverso da quello perfidamente geniale della ormai censurata RT News, il proseguimento logico del famoso Radio Moscow World Service: ma questa è un’altra storia.

Fact Check

Contrariamente a quanto scrivono molti articoli, alcune attività sembrano essere continuate: ad esempio questo articolo sullo stato di salute del Papa – https://www.voanews.com/a/vatican-francis-stable-out-of-imminent-danger-of-death/8011730.htmle – è stato pubblicato dopo l’executive order.

In quanto alle (poche) trasmissioni on air e via satellite, non mancheremo di fare qualche verifica nei prossimi giorni.

Nel frattempo i nostalgici di trasmettitori ad alta potenza e voci ufficiali possono ascoltare questo affascinante video: https://www.youtube.com/watch?v=4U_HVECaQs4.

(Marco H. Barsotti per FM-world)

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Cinquant’anni di radio private: Marco Toni, storia e tecnica di Radio Milano International

Continuiamo a parlare con Marco Toni (colui che ha acceso la prima antenna di Radio Parma), entrando nell’era di Radio Milano International. Marco ci porta in un affascinante viaggio dove RMI interseca la storia di tante importanti radio milanesi – e non solo.

Antenne Antenne

FM-world: Che bella antenna! Ma questa non è di RMI

M.T.: In effetti, è di un’installazione che ho fatto poco dopo: Nova Radio (attuale Radio Marconi 2) sui 95 MHz. L’antenna era sul palazzo delle Edizioni Paoline di via Giotto a Milano. L’antenna di Milano International era identica a questa, che è quella di Parma:

FM-world: Ho l’impressione che non guadagnasse molto

M.T.: Sì, è un’omnidirezionale tipo CB. Guadagnava niente, ma a quei tempi sul mercato non c’era nulla.

Sessanta Watt… forse trenta

FM-world: Parliamo del trasmettitore: quello che hai portato su era sui 100.88 Mc, non 101.0, dicevano almeno in onda…

M.T.: Era il TRC-1, 60 watt. Radio Milano International è partita col TRC-1, 60 watt, e…

FM-world: …sì, ma i primi giorni si sentiva molto flebile e dopo un po’ si è sentita meglio, come se funzionasse a due potenze diverse, bassa e alta…

M.T.: Ma no, era… era che c’erano 20, 30 metri di cavo, hai capito? Quindi arrivava poca potenza, si perdeva metà della potenza. Poi Borra è stato lui che l’ha spostato, ha accorciato il cavo, quindi la potenza è aumentata di due o tre volte.

FM-world: Il cavo, da quello che ha raccontato Rino Borra, usciva dalla finestra mentre il TRC-1 era appoggiato sopra un mobile che conteneva le sue camicie. Possibile?

M.T.: No, no, cioè sì, la cosa è vera: come facevi se no? Mica potevamo bucare i muri di via Locatelli. Il cavo usciva e saliva su sul tetto.

Low-Fi

FM-world: Parliamo di qualità audio: sembrava di ascoltare al telefono. Era connaturato al trasmettitore? O era l’impianto di bassa frequenza che causava questo suono così metallico?

M.T.: Te lo spiego in maniera semplicissima. Quei trasmettitori partivano con un quarzo a mille. Poi veniva operata una moltiplicazione, ad esempio mille, moltiplicavi per tre, facevi 3.000, poi da tre facevi e insomma duplicavi, duplicavi, triplicavi il tutto con dei filtri in maniera da poter poi scegliere qualunque frequenza tra 60 e 100 MHz.

Il risultato per la voce andava bene, perché ha una fedeltà di 3 kilohertz, 4 kilohertz, mentre per l’FM occorre una fedeltà di 10 kilohertz, o anche 15, ma anche di 20/30 se no lo stereo non passa.

Eccitazione

FM-world: Poi di colpo sentimmo in alta fedeltà…

M.T.: Guarda, il TRC-1 scaldava troppo e Angelino Borra si era dato da fare a cercare degli altri apparati. Mi pare che avesse delle conoscenze in RAI a Torino… e credo che gli abbiano dato qualcosa della Grundig che andava meglio. O che veniva dalla Grundig. Era un eccitatore per l’amplificatore di potenza, però aveva 100 watt o anche forse qualcosa di più perché era già roba a transistor e non c’erano i transistor che tenevano più di 100 watt.

Questo prima che venissero fuori tutti gli altri, la Elpro che ne ha venduti una follia e poi è venuto fuori quello di Brescia, adesso mi sfugge il nome e che poi è morto.

Vaticano, anzi no

FM-world: A questo punto tu rivendevi apparecchiature di altri?


M.T.: Beh, piano piano si è cominciato a organizzare, ci si è organizzati, si è progettato fino ad arrivare a progettare, costruire un 5 kW o 10 kW. Il 10 lo ho dato poi al Vaticano, installato lì davanti a Locatelli dove c’era Borra, al Palazzo Breda. Lì c’era un impianto del Vaticano che con il cavo dal Vaticano veniva in San Felice alla Curia Vescovile e…

FM-world: No, un attimo, Radio Vaticana non ha mai trasmesso in FM su Milano.

M.T.: Sì, ha trasmesso, altro che! La frequenza non la ricordo…

FM-world: No, direi di… aspetta, ho capito! Parli di Radio A, 98.4 MHz, radio della curia!

M.T.: Radio A, Radio A, bravo. Ho messo io il trasmettitore da 5 kilowatt, messo sul Palazzo Breda davanti a via Locatelli, davanti al palazzo di Borra.

FM-world: Erano più alti di via Locatelli, come si vede nella foto. Sotto c’era un’importante farmacia.

M.T.: Ah, beh, con 5 kilowatt riuscivano a fare tutta la provincia di Milano fino a Bergamo, tutto fino al Como, tutto, tutto.

Dalla curia all’oltre vita

FM-world: Dopo la curia hai fatto altro a Milano?

M.T.: Eh, ne ho fatte… ho regalato l’impianto a Radio Popolare che era lì dalla parte di Porta Romana, era lì laterale lì.

FM-world: Un attimo, a Fegiz o al collettivo di Popolare, che sono venuti dopo?

M.T.: Popolare! Poi dopo ho fatto una radio di cui mi ero affezionato tanto a Cesano Boscone, era Radio Tangenziale Ovest, uno dei soci faceva il portantino dei morti, in poche parole cosa faceva, il trasferimento della gente del sud che moriva, quelli riportava a casa e passava sempre, si fermava a Parma, magari mi dava un trasmettitore in revisione e gliene davo un altro. Si fermava pochissimo, una volta mi ha detto, “capisce, ho qui due cadaveri“.

Onde Medie

FM-world: Milano International ha trasmesso anche in Onde Medie.

M.T.: Sì, un giorno Angelo, Angelino viene e dice che vuole fare le onde medie, sui 1550. Si era messo d’accordo non ricordo con chi. Allora gli dico “Ti ci vuole un’antenna da 40 metri”. E lui “L’ho già montata”! Controllo… e non aveva messo i radiali!

Guarda che in AM se non ci metti almeno, almeno, almeno 50 radiali sotterrati, sotterrati, non funziona, non può andare”.

E così lui fa due o tre telefonate, vengono due contadini con le motozappe, “fate tanti solchi, quanto vi dice lui, per 40 metri” e cominciano a fare solchi e a seppellire i cavi.

Valcava e i triodi della Madonna

A questo punto gli viene l’idea di avere più potenza perché voleva fare un network e in Valcava aveva trovato il posto con Berlusconi.

Aveva trovato, non so dove, un Rode & Schwarz: me lo porta ma io avevo al massimo 6 kW e per farlo funzionare ci volevano 25 kW, aveva un triodone della Madonna.

Gli dico, “Angelo, Angelo, l’apparato funziona, sta in funzione, c’è tensione, c’è tutto, basta dargli 400W di potenza”, .. e lui “No No a 400 W non lo prendo, arrangiati tu” e così (omissis – questo pezzo della storia non si può raccontare, ci limitiamo a dire che è tragicamente esilarante N.d.R).

Insomma, dopo che mi ha pagato abbiamo montato il Rode & Schwarz in Valcava.

Epilogo

E purtroppo anche il pezzo successivo del racconto non ci sentiamo di metterlo per iscritto. Si lega, come facile immaginare, alla vicenda dell’arresto, del conseguente sequestro della radio e della lunga detenzione.

Questo è un pezzo di vicenda che ci sembra censurato da tutti: ai tempi non si parlava d’altro e ora non se ne parla più.

Eppure, nell’intervista da cui abbiamo tratto l’immagine, l’ideatore e fondatore di Radio Milano International racconta con serenità la vita in carcere, l’importanza di lavorare anche in quella situazione estrema e di come se uno nella vita ha fatto qualche pasticcio impara che è meglio non farne.

Angelo ha pagato quanto doveva pagare, e una volta libero lo abbiamo sentito al telefono: con una voce entusiasta ci ha parlato dell’idea di far ripartire tutto, di far rinascere RMI. Non ha avuto tempo: purtroppo la vita finisce, e i 101 megacicli ci toccherà ascoltarli in un’altra dimensione, in un’altra vita. Magari con in onda un ruggisaluto. (M.H.B. per FM-world)

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Cinquant’anni di radio private – Marco Toni: “Come ho fatto partire Radio Parma 102”

Cinquant’anni di radio private: dopo aver parlato di contenuti e organizzazione con Rino Borra passiamo ad occuparci di tecnica. Antenne, trasmettitori recuperati o prodotti a fatica prima che nascesse un’industria a supporto dell’emittenza privata. L’intervista con Marco Toni è talmente lunga che non sappiamo se riusciremo a farla stare in due o in tre articoli: comunque questo è il primo, si parte dal novembre 1974 si passa per Radio Parma e si arriva all’incontro con un tal Angelino.

Seguirà, ça va sans dire, Radio Milano International.

Marco Toni

Marco è stato il primo responsabile tecnico di Radio Parma.  Questa la qualifica formale, ma quella reale potrebbe essere “colui che ha reso tutto possibile”. Marco è stato in seguito ingegnere progettista a Siemens dove ha sviluppato i sistemi di antenna cellulari invisibili per società quali Wind. Dopo la guerra del Golfo ha ricevuto un encomio solenne per aver realizzato il sistema che neutralizzava le trasmissioni radio di Saddam Hussein.

Il giorno dell’intervista aveva 87 anni e 11 mesi (non ha precisato i giorni); l’intervista ha avuto luogo il 4 marzo 2025 (ovviamente in collegamento wireless via Facetime 5G Nizza-Parma).

L’intervista

FM-world: Dunque prima di RMI parte Radio Parma.

M.T.: Sì, sì: Radio Parma è nata il primo gennaio del ’75, in via Cavallotti a Parma.

La pare tecnica mia, quella editoriale di un giornalista un po’ in difficoltà con la Gazzetta di Parma. E poi  Virginio Menozzi, che era segretario di una sezione della DC, di un paesone in provincia di Parma.

Erano un po’ tutti in fibrillazione, dati anche i momenti di allora: c’era bisogno di libertà, di poter dire qualcosa di diverso, c’era questa necessità.

Però la radio non è nata…. come radio, è stata una mia idea sotto questa forma. Loro volevano fare la TV.

Allora ero uno studente lavoratore, ero un tecnico di primo livello all’ENEL di Fidenza, e avevo anche costruito da tempo una grossa stazione trasmittente come radioamatore. E mi collegavo regolarmente tutte le settimane con il Venezuela, dove c’era un parmigiano e faceva parlare i suoi familiari.  C’era la guerra fredda, c’erano dei momenti abbastanza seri, abbastanza caldi, però mi lasciavano fare perché ero un tecnico di primo livello all’ENEL, ero un dirigente.

Un certo Beppe Sacchi

Loro avevamo sentito dire, letto su qualche giornale, che un c’era un certo signor Beppe, Beppe Sacchi di Biella che aveva fatto la TV, ma la TV via cavo. E così vengono a chiedere a me e anche alle poste, se si poteva fare la TV via etere.

Il primo (…forse) banco di Radio Parma

Alle poste hanno gli rispondono “è una cosa impossibile, però se ne volete sapere qualcosa, andate da questo signore che di etere se ne intende“: ed ero io.

Ci manda il direttore delle poste

Si presentano questi due individui alle 10 del mattino. Mi dicono: “Lei è Marco Toni?” – “” – “Guardi, noi… noi ci manda da lei… il direttore delle poste di Parma, perché vorremmo fare la TV via etere”.

Non si può, non si può la TV via etere”, dico: “c’è il monopolio, non so se lo sa”.

Ma aggiungo: “Ma perché volete fare subito una TV via etere? Fate prima la radio: io c’ho un trasmettitore, trasmettete e fate delle prove, cominciate via radio”.

La prima antenna

TRC-1

Poi un giorno, guarda un po’, prendo la radio rivista dei radioamatori e c’è la pubblicità di un surplusario di Livorno che vendeva i TRC-1. (il famoso primo trasmettitore militare di RMI N.d.R.)

Costava, ma io prendevo anche un bel po’ di soldi all’ENEL, allora ne mando a prendere uno.

Questo coso arrivava… e finiva a 100. 100 Megahertz: faceva 60-100, ne ho uno qui.

Dentro è complicatissimo, ma con lo schema riesco… mi metto lì per mio sfizio e comincio a modificarlo.

Mi dico, dove finisce la radio? (l’FM per la RAI dei tempi, eccettuato il canale stereo, era sempre sotto i 100 MHz, N.d.R.)

Dove finisce la radio (anzi oltre)

Mi dico: beh io mi metto lì, subito dopo, se riesco, subito dopo. Questo trasmettitore era controllato al quarzo ma con  una complicazione di filtro, un casino… e  riesco a fare il 102 (sintonizzarlo su 102 MHz, anche se c’è chi sostiene fosse 102.360: esattamente come RMI che era su 100.88 ma nonostante abbiamo ripetuto tre volte la domanda non abbiamo capito il motivo N.d.R).

Lo metto in funzione e ha anche una bella potenza, con quell’unica valvola VHF che ne ho ancora.

Qui siamo a Novembre 1974, eh! Ancora stavo provando. Un giorno viene Virginio Menozzi (il fondatore di Radio Parma) con un politico un po’ defenestrato. Mi dicono: vieni con noi che andiamo all’autogrill dell’autostrada di Sarzana dove c’è l’onorevole…  non ricordo. Mi dicono è del controllo della RAI (forse commissione parlamentare di Vigilanza, N.d.R.), così chiediamo a lui se si può fare la radio: se ci risponde bene, se no andiamo da Spadaccia o da Pannella e chiediamo a loro.

E così lo incontriamo: era un parlamentare  dei Repubblicani, non so se te li ricordi…

FM-world: Quelli che hanno ucciso la TV a colori, o meglio le industrie della TV a colori italiane.

M.T.: TV a Colori? Quelli dell’edera!

FM-world: La Malfa.

M.T.:  Sì, ecco, La Malfa, bravo, perfetto. Ma non era La Malfa, che incontrammo.

Vorremmo fare una radio libera

Diciamo, senta, noi vorremmo fare una radio, una radio libera via etere.

C’è il monopolio, vi legano, vi ci trovate con le manette…” Ma noi vogliamo provare.

Tu metti il mixer, io il trasmettitore

Per farla breve, con il futuro direttore Drapkind  (“socialista”), andiamo nel magazzino. Beh, c’è tutto quello che serve:  un tavolo con i giradischi, il microfono, il mixerino. Il trasmettitore lo metto io.

Poi in questa casa vecchia che c’è ancora in fondo via Garibaldi di Parma, mi organizzo, studio l’antenna, faccio l’antenna, trovo il traliccetto, preparo tutto quanto, e il primo gennaio, una giornata fredda, mezzo piovosa, mezzo ghiaccio, col tetto antico che si scivolava da tutte le parti, senza dire niente a nessuno perché doveva essere tutto un segreto, accendo il trasmettitore, attacco il mixer, attacco tutto quanto e si sente… e si sente.

In tutta Parma si sente: e non si è mai più fermata, da quel momento ha cominciato a essere famosa per quella rivista… la conosci?

A casa mia ricevo chi voglio

Era Millecanali (“Millecanali TV“, perché quando nacque c’era praticamente solo Sacchi e la sua Tele Biella: e infatti il sottotitolo era “rivista di CATV, CCTV e Audiovisivi” e di radio proprio non si parlava, N.d.R.).

Millecanali lo gestiva la GBC, ci scriveva allora un giornalista molto di sinistra, molto di sinistra che era Eduardo Fleischer con sua moglie.

Lui a Radio Parma ha dato risalto, perché voleva la libertà, anche se era tutto un po’ un fuorilegge. Insomma, era proprio una cosa proletaria.

FM-world: Adesso Edoardo Fleischner fa il professore la domenica al programma “Media e Dintorni” su Radio Radicale.

Angelino Borra

M.T.: Beh, senti, un giorno finalmente l’Angelino Borra – che avevo conosciuto prima – torna a contattarmi…. sarà stato febbraio?… febbraio 1975. Dice “Ne hai fatto uno sui 101?”

Sì, ne ho proprio fatto uno sui 101, a metà strada fra i 100 e i 102“, rispondo.

E così siamo partiti in macchina, abbiamo portato su il trasmettitore, il cavo e l’antenna e li abbiamo portati su in via Locatelli che era buio, era buio e… (segue)

(M.H.B. per FM-world)

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Cinquant’anni di radio private: gli esordi in via Locatelli di Radio Milano International

Cominciamo con questo articolo la pubblicazione scritta di una serie di interviste che raccontano dalla voce dei veri protagonisti quanto accadde mezzo secolo fa nella “Milano in FM”.

Si parte da una registrazione del 14 marzo 1975 e da un’intervista a Rino Borra a cura di Edo Bacci del canale Milano in FM Seventies-Eighties (https://www.youtube.com/@milanoinfm/videos).

Iniziò tutto lì

FM-world, questo sito. Le radio private, tutte. Le TV commerciali, anche loro. Le società che costruivano antenne e trasmettitori, e poi registi, conduttori, perfino i consulenti: tutte realtà rese possibile dal coraggio e dall’incoscienza dei rampolli di due famiglie milanesi di nome Cozzi e Borra.

Qualcuno dice che se non lo avessero fatto loro lo avrebbero fatto altri. E non mancano gli innumerevoli post di coloro che ci informano che in realtà la prima stazione – a parte quella di Parma sui 102.0 – sarebbe stata in una certa valle. O forse al Centro-Sud.

Sarà pure vero: ma noi, che per qualche strana ragione avevamo la passione di andare su e giù con la sintonia, a parte i tre canali RAI ripetuti quattro volte, una certa Radio Monte Ceneri e le meravigliose “Trasmissioni sperimentali in Radiostereofonia” pare proprio che prima del 10 marzo 1975 sull’FM non ci fosse nulla.

E poi: ok Parma, di cui parleremo approfonditamente nel prossimo articolo. Ok la valle (di cui non abbiamo informazioni). Ma probabilmente solo una stazione che partiva dal centro di Milano, da un quasi grattacielo, poteva essere considerata una minaccia abbastanza seria (alla democrazia, scriveva addirittura qualcuno) da meritarsi un sequestro e la conseguenza sentenza che ha fatto poi trovare il coraggio a tutti gli altri.

Il dieci marzo di cinquanta anni fa nasceva dunque RMI, Radio Milano International, sui 100.88 megacicli.

Come celebrare?

FM-world non poteva non celebrare questa ricorrenza. Il problema è: come?

Inutile su queste pagine raccontarne tutta la storia, che è stata detta e ridetta in decine di blog-post e ultimamente anche in un numero imprecisato di libri rievocativi.

L’ideale sarebbe poter riproporre le trasmissioni dei primissimi tempi, sull’esempio dell’incredibile lavoro fatto dalla comunità degli ascoltatori di Luxy, Radio Luxembourg 208 metri (qui: https://rtlgreat208.wordpress.com/).

14 marzo 1975, registrazione originale

Ma – ahinoi – oltre alla nostra cassettina registrata il 14 marzo 1975 (cancellando Little Tony da un nastro dimostrativo Philips) – e che è possibile ascoltare qui: https://youtu.be/HlNr78qhco0?si=HNlt4o8YNYAPqvZQ – non abbiamo trovato granché.

Abbiamo pertanto deciso di fare come segue. D’accordo con il direttore Franceschini e con il creatore del canale “Milano in FM *Seventies-Eighties*” riportiamo in una serie di articoli le interviste con uno dei fondatori e con chi queste emittenti le ha rese possibili.  Essendo testimonianze dirette – e non articoli basati su altri articoli –  sono senza dubbio più interessanti. E se potessimo riportare tutte, ma proprio tutte le parole pronunciate sarebbero anche esilaranti.

Ma cominciamo con l’intervista a Rino Borra, senza dubbio il più scanzonato e divertente dei primi conduttori di RMI. Abbiamo scelto di non editare le risposte di Rino, lasciando intatte le ripetizioni e qualche salto logico perchè… perchè Rino lo ricordiamo così anche in onda, anche nel 1975.

L’intervista, a cura di Edo Bacci

D: Siamo al 10 marzo 1975, è un lunedì e intorno alle ore 15.00 Piero Cozzi dice le prime parole al microfono di Radio Milano International… Che ricordi hai dei giorni immediatamente precedenti e anche delle ore precedenti all’inizio delle trasmissioni di quel mitico 10 marzo?

R: Eravamo comunque giovani, quindi stavamo sempre insieme perché sia Nino che Piero erano miei coetanei, qualche anno più o meno. Quindi stavamo insieme, durante il giorno fantasticavamo di fare cose eccezionali, quindi abbiamo preparato tutto e dopo è un po’ di pensieri: “Ma no, ma sì”. I genitori di Piero e di Francesca dicevano “State attenti perché non è una roba proprio legale”. Va bene, insomma, dopo tante esitazioni abbiamo deciso di farlo: “Vediamo cosa viene fuori, tanto non è che ammazziamo gente”. E comunque volevamo provare a dare un calcio nel sedere al cane che dormiva, cioè all’Escopost, che forse ci avrebbe chiuso e vedere cosa succedeva

Cento morti all’anno

Riprendiamo la linea dalla redazione per sottolineare quest’ultima frase. Molti non lo sanno, altri lo hanno scordato: ma nella Milano degli anni ’70 (detti “di piombo”) si contavano nella metropoli anche cento morti ammazzati all’anno, tra bande criminali e violenza politica. Quindi, sì, era lecito ipotizzare che lo Stato avrebbe avuto di meglio da pensare che non intralciare una iniziativa di privati. Ipotesi errata, come sappiamo. Ma torniamo a Rino.

Un mixer comprato alla GBC

D: Dunque, sia voi che Radio Parma disponevate dello stesso trasmettitore fornito da Marco Toni. Come mai avete fatto partire prima loro, essendo già in possesso dei mezzi tecnici per poter trasmettere?

R:  Diciamo che Marco ha fatto partire per prima Radio Parma sui 102.0. E quando è stato disponibile un trasmettitore su 101.0 siamo partiti noi (impossibile usare i 102.0 a Milano, proprio per i citati programmi sperimentali in radiostereofonia N.d.R.).

D: Il primo quartier generale di Radio Milano International è stato l’appartamento, grandissimo tra l’altro, della famiglia Cozzi, che era al nono piano di Via Locatelli 1. Mentre voi Borra, invece, abitavate in Via Rosellini, che a volte ho visto nominata come sede di RMI, ma allora cosa c’era a casa vostra praticamente all’inizio?

R: Via Locatelli era la casa della mamma e del papà di Francesca Cozzi, che era la moglie di mio fratello. Via Rosellini era la casa dove abitavano Francesca e mio fratello. Allora, in Via Rosellini noi registravamo le trasmissioni e in Via Locatelli, dato che il palazzo di Via Locatelli è il primo grattacielo di Milano, nel senso di come è costruito, ed era molto alto e, dato che comunque l’FM è una propagazione ottica, se hai un ostacolo non lo salta: o sei più alto oppure quello dopo non sente.

Allora per trasmettere a Milano andava bene via Locatelli, quindi abbiamo montato l’antenna sul tetto del grattacielo di Via Locatelli, tirando il cavo fino dal nono piano, e nella stanza da letto di Piero abbiamo montato il registratore con il trasmettitore. In Via Rosellini registravamo con un registratore a cassette e usavamo un mixer che era stato comprato alla G.B.C., con due piatti che erano due Lenco, mi sembra. Niente di complicato, su un tavolo in una stanza mezza vuota con un divano, una televisione, dove ci sono delle foto molto iconiche di quei primissimi giorni.

Quindi c’è il letto in un angolo, in un altro angolo appoggiato su un semplice tavolino ci sono dei dischi e c’è il mixer e ci sono i due piatti.

Fake news, versione 1975 e 2015

D: Smentiamo ufficialmente la leggenda metropolitana che i primi tempi trasmettevate da un furgoncino sempre in movimento nelle vie di Milano per evitare di essere intercettati dall’Escopost.

R: A parte che tecnicamente non è possibile. Il problema era venuto fuori perché all’inizio, dopo un po’ di tempo, credo dopo i primi tre o quattro mesi, quando poi la notizia si è diffusa, ci cercavano tutti per sapere perché e come mai ci era venuta questa idea.

Quindi mi ricordo un articolo de La Notte, Il giornale che usciva al pomeriggio, “La Notte”. E La Notte aveva pubblicato questa notizia dove, appunto, per essere pirati correvamo per i mari di Milano. Tra l’altro questa notizia, falsa, del pulmino è stata pubblicata anche in occasione del 40esimo compleanno di Radio Milano International nel 2015, in un articolo addirittura del Corriere della Sera, alla faccia del buon giornalismo.

Ma sai, è una bella immagine, quindi è stata raccontata così e poi chi scrive, generalmente….o perlomeno chi scriveva… aveva mandato la notizia senza avere cognizioni tecniche, quindi è concepibile che abbiano scritto così, ed è una cosa quasi romantica.

D: Immagino che non avevate la minima idea della grandezza di quello che stavate innescando…

R: No, assolutamente. Era un divertimento goliardico tra ragazzi ventenni, perché io avevo 22 anni, Nino ne aveva 23 e Piero ne aveva 20. Quindi era un’avventura, non so, come quando Colombo ha scoperto l’America: tu parti ma non sai dove vai. Ma neanche pensavamo di fare cose così.

Oddio, una mezza idea io e Angelo ce l’avevamo perché avevamo le manie da radioamatori, ascoltavamo le radio che venivano dall’estero. Cioè, una passione di Angelo, che aveva 14 anni più di me – in pratica io ero un bambino quando lui cominciava. Benché la sua fosse molto più decisa rispetto alla mia. Stavo con lui, però ho imparato.

Explosion

D: Cosa ricordi delle tue prime trasmissioni? Ci sono programmi con titoli improbabili come Non troppo, un po’ meno ma quasi, oppure altisonanti come Electric Sound Explosion, insomma vera e propria sperimentazione in onda.

R: Senti, i titoli venivano così come ci venivano, perché non c’era nessuno che ci metteva limiti. Mica c’era la gente che pensava di fare grandi questioni di marketing o cose del genere. Come ci piaceva! Quindi i nomi, sì, erano nomi che ci venivano in mente mentre magari stavamo facendo colazione alla mattina, quelle cose che ci venivano in mente senza nessun pensiero recondito:

Mettiamo questo perché mi ricorda questo”. Come ci veniva e ci piaceva, dato che comunque le decisioni le prendevamo in tre, non era una grande complicazione.

Ottocentomila ascoltatori

D: Ma nelle prime settimane e nei primi mesi avevate il polso della situazione di quanto vi ascoltavano? Avevate feedback? E poi, una curiosità mia, quando avete messo il primo numero telefonico a disposizione degli ascoltatori?

R: Dunque, non avevamo assolutamente nessuna opinione di chi ci ascoltava nei primi tempi. Diciamo che le prime opinioni, o perlomeno le prime conoscenze di quello che succedeva, sono avvenute dopo 4-5 mesi.

D: Il telefono, invece, quando l’avete messo per la prima volta?

R: Il telefono, che poi era il telefono di casa, è stato il telefono dei genitori Cozzi. E poi dopo, nel tempo, abbiamo preso anche i nostri numeri, ma comunque in origine il telefono era il telefono di casa. Ci chiamavano di notte, perché trasmettevamo 24 ore su 24, poi di notte c’era gente che ci veniva a trovare, gli ascoltatori accaniti, da Cesano, da Sesto. Magari passavano i panettieri, ci portavano le pizze; passavano quelli che portavano i giornali, ci suonavano il campanello e ci davano i giornali.

Molti ti venivano a prendere per andare a mangiare a casa loro, a farti conoscere i genitori. Cioè, delle cose incredibili che a raccontarle oggi sembrano cose al di fuori della realtà.

Trasmettitori e camicie

D: I primi giorni trasmettete solamente tre ore, dalle 15 alle 18. Poi ne aggiungete un’altra fino alle 19 e piano piano arrivate alle 24 ore di diretta, quindi alla non stop music che era diventato il vostro claim.

R: Sì. Allora, i primi tempi tre ore, perché appunto le tre ore erano più semplici da registrare. Le 24 ore sono arrivate dopo un anno, prima di tutto perché non si poteva stare in onda 24 ore su 24,  visto che eravamo in tre. Perché poi facevamo come al militare, quando facevi le guardie: dato che, in fianco alla stanza da letto di Piero, c’era la stanza di Nino, poi lui dormiva sul letto nella trasmissione, io dormivo col trasmettitore in fianco, perché dato che il palazzo è un quadrato con il cortile in centro – voglio dire, il buco del palazzo è quadrato ma in centro è vuoto…

…l’antenna veniva giù dal tetto e veniva dall’interno del palazzo ed entrava dalla finestra dove avevo io la camera da letto.

Il trasmettitore era in fianco a me, sul mobile a cassettiera dove c’erano le camicie, perché era un trasmettitore da 20 per 40 per 40, insomma, non era una roba enorme.

D: Ti aveva adottato la famiglia Cozzi praticamente?

R: Sì, no, ma vivevamo lì perché tanto, ormai essendo imparentati – eravamo parenti – dormivamo alla militare nella sala. Ma poi l’appartamento era talmente grande che non ci si incontrava neanche, quindi noi stavamo in un’ala e gli altri in un’altra.

Arrivano i rinforzi

D: Inizialmente lo staff dei disc jockey di Radio Milano International è composto da te, Piero e Nino. Poi arriva Pino Beccaria, che è stato il vostro primo giornalista, Beppe Farra, Claudio Cecchetto, Fausto Terenzi e ne potrei nominare a decine, e la radio comincia a popolarsi sempre di più.

R: Sì, perché poi, passati i primi periodi, la cosa si era fatta totalmente importante, che la gente veniva e si proponeva.

Claudio lo siamo andati a prendere da Marco (crediamo intenda il negozio di libri, riviste e dischi di San Babila, N.d.R.); Fausto, invece, lo siamo andati a prendere in un locale, una discoteca, al Fitzgerald: si scendeva sotto la scala, si ballava anche il pomeriggio una volta – non sono cose che si fanno più, ma una volta si ballava anche il pomeriggio, il sabato e la domenica. Fausto faceva il DJ e quindi lo siamo andati a prendere lì. Anche la scelta di chi andava in onda, ok, una volta non c’erano tutti i problemi di oggi. Se uno era bravo…

D: E infatti, ti volevo chiedere: qual era il vostro concetto di “bravo” nel ’75?

R: E allora, “bravo” era uno che sapeva il minimo sindacale: cioè, era uno che sapeva dialogare e parlare, aveva un minimo di pratica dell’italiano e magari anche di qualche altra lingua, che conoscesse un minimo di musica. Perché una volta chi andava in onda suonava i dischi che prendeva lui, ti ritiravi il foglio d’archivio e li mettevi in sequenza secondo il tuo umore e la tua volontà. Nessuno diceva “non mettere quello, non mettere quell’altro”. Cioè: “Suona della bella musica e chiuso l’argomento”. (Marco H. Barsotti e Edo Bacci per FM-world)

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Interferenze FM: la Svizzera chiede all’Italia la protezione delle frequenze dismesse

Dopo sloveni e croati anche gli svizzeri paiono partire all'”attacco” dell’Italia. In questo caso segnalando interferenze (“debordi innaturali”) alle frequenze FM, quelle abbandonate (spente) dall’SSR al 31 dicembre 2024. Marco Barsotti ne parla per FM-world con l’avvocato Massimo Lualdi.

Debordo innaturale

L’editoriale di Newslinet del 21 febbraio, che parla principalmente dell’annosa questione adriatica, si chiude con una notizia che non esiteremmo a definire bomba: gli svizzeri stanno iniziando a  inviare “una nutrita serie di segnalazioni di debordo innaturale” (relative alla banda FM) all’Italia.

Queste le frasi testuali dell’articolo:

Possiamo anticipare che la stessa Svizzera Italiana, all’indomani dello spegnimento delle frequenze FM della SSR (la radio pubblica elvetica) ha – come avevamo supposto a dicembre 2024 – inviato una nutrita serie di segnalazioni di debordo innaturale.

In questo caso, ad essere oggetto di doglianze non sono interferenze concrete, ma potenziali a risorse attribuite alla Svizzera in sede UIT. Perché – come più volte abbiamo avvertito – lo spegnimento delle frequenze assegnate non determina una rinuncia al diritto di esercirle”.

Rumore bianco

Sollevare oggi la questione ci è parso talmente paradossale che abbiamo contattato il direttore di Newslinet, Massimo Lualdi (che, come noto, è anche un avvocato specializzato in diritto della radiodiffusione, autore di diverse pubblicazioni giuridiche, di cui una, del 2004, dedicata proprio all’annosa questione delle interferenze internazionali in FM tra Italia e Svizzera), per qualche chiarimento. L’intervista ha avuto luogo il 26 febbraio 2025.

L’intervista

FM-world: Nell’articolo parlate di “nutrita” serie di segnalazioni. Potete condividere qualche dettaglio in più?

Massimo Lualdi – A Newslinet risulta che l’UFCOM, l’Ufficio Federale delle Comunicazioni (l’equivalente della nostra Agcom, con competenze anche tipiche del Ministero delle Imprese e del Made in Italy) abbia reiterato una serie (nutrita, nell’ordine di decine di casi) di segnalazioni di debordo oltre i limiti consentiti dall’UIT (l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni) di segnali FM italiani.

Una reazione da noi ampiamente attesa (l’avevamo ipotizzata già nell’autunno 2024) per una serie di circostanze: da una parte il fatto che l’assenza di segnali svizzeri dominanti avrebbe reso maggiormente evidenti quelli italiani in territorio elvetico; dall’altra per il fatto che la presenza radiofonica italiana chiara (nel senso di chiaramente sintonizzabile) sarebbe stata considerata non solo un’ingerenza nella sovranità territoriale di uno Stato estero, ma anche una forma di concorrenza sleale (nella misura in cui ciò consegue ad un asserito – ed ovviamente tutto da dimostrare – abuso, attuato attraverso un debordo non naturale e quindi volontario del segnale).

FM-world: La domanda  che viene spontanea è: stanno reiterando oggi segnalazioni già fatte quando c’erano vere interferenze o si sono accorti del problema solo oggi che ovviamente di interferenze non si può parlare?

M.L.:  Probabilmente entrambe le cose. Certamente l’assenza di segnali locali, come detto, rende intellegibili debordi prima non verificati…

Debordi svizzeri

FM-world: In un’intervista all’editore di Studio+, Claudio Tozzo aveva affermato: “Interferenze ai croati? In gran parte inesistenti, lo Stato italiano deve tutelare le imprese nazionali“. Pensate la stessa cosa si possa applicare ai rapporti con la Svizzera?

M.L.: Sicuramente ci sono stati casi strumentalizzati, così come ritorsioni (oggi si definiscono sul piano di una politica internazionale edulcorata, “contromisure”) elvetiche. È questo il caso dell’attivazione, a Castel San Pietro, sopra Chiasso, in Svizzera, di frequenze fortemente debordanti in Italia, a danno di importanti emissioni private del nostro Paese. Situazione mai risolta sia sul piano amministrativo che giudiziario in vent’anni e giunta a conclusione solo a fine dicembre 2024 con lo spegnimento delle trasmissioni FM della SSR, la Radio pubblica svizzera.

Accorgimenti tecnici

FM-world: Sempre Claudio Tozzo aveva concesso che “La colpa possiamo averla in parte anche noi italiani, se non introduciamo opportuni abbassamenti”. È il caso anche per la Svizzera? Perché – se non ricordiamo male – molti anni fa gli impianti del Penice erano stati dismessi a favore di Valcava (con puntamento verso sud) giusto per evitare interferenze.

M.L.: La Svizzera mantiene le assegnazioni frequenziale effettuate dall’UIT. In astratto potrebbe riattivarle in qualsiasi momento e quindi ne rivendica il pieno potenziale sfruttamento (nel rispetto della propria sovranità radioelettrica).

Sul piano giuridico esiste però una sfumatura rilevante rispetto alla situazione precedente: oggi non si può più parlare di interferenze a qualcosa che non esiste (l’impianto interferito), ma solo di debordo oltre limite. Ed è su questo che, inevitabilmente, si svilupperà il confronto. Che prevediamo acceso.

Nota

L’immagine relativa allo spegnimento della frequenza 88.4 FM da Pizzo Matro è tratta da questo video: https://www.youtube.com/watch?v=xh5ThtxxZ-U&t=48s

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“Dire Fare Ascoltare”: Andrea Borgnino annuncia il festival dedicato a radio e podcasting

I podcast come le radio libere degli anni ’70?

Ascoli Piceno si appresta a ospitare Dire Fare Ascoltare, un festival incentrato sull’universo della radio e del podcasting fissato per il 5 e 6 aprile 2025. La notizia è stata rivelata durante il World Radio Day dal direttore artistico Andrea Borgnino, con cui FM-world ha avuto l’occasione di parlare direttamente.

Andrea è – come tutti sanno – un profondo conoscitore della Radio, sul versante storico, dei contenuti e della tecnica.

andrea borgnino

Nel solco della radio libere

FM-world (Marco Hugo Barsotti): Al World Radio Day, durante una sorta di festival, annunci un festival. Fortunatamente non della “canzone italiana” ma di podcast e di radio, con particolare attenzione ai contenuti di qualità, se capiamo giusto.

Andrea Borgnino: Direi di sì, “Dire Fare Ascoltare” è in realtà un piccolo festival che terrà il 5 e 6 aprile ad Ascoli Piceno e che nasce quest’anno.

L’idea è quella di essere un punto di incontro tra la radio e il podcast ma soprattutto vuole porsi come un luogo dove si mette al centro la parola e il contenuto, quindi la parola che crea connessione. Da parola che dà voce a chi non viene ascoltato. Persone che possono vedere la webradio e i podcast come  strumento fondamentale di inclusione sociale.

Il digitale per creare comunità e condivisione

FM-world: Quindi non solo intrattenimento?

A.B.: Non soltanto intrattenimento, non soltanto informazione, ma una speciale attenzione al fatto che attraverso questi strumenti possiamo includere, possiamo creare comunità.

Come la radio ha sempre fatto: con la radio libere degli anni ’70 ad esempio. Oggi abbiamo un’opportunità: tutti questi strumenti digitali che ormai utilizziamo quotidianamente devono diventare un nuovo strumento di inclusione sociale. Questo piccolo festival vuole essere luogo dove queste storie vengono analizzate e accolte e dove ci si incontra a parlare, parlare di radio e di podcast.

Le “location”

FM-world: Per concludere tutti i dettagli: come partecipare, dove avrà luogo… e perché proprio Ascoli Piceno?

A.B.: Il progetto nasce da Radio Incredibile una webradio attiva da sempre nelle zone delle Marche e del Piceno. Dove? Tanti luoghi ad Ascoli. La domenica il luogo è il Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno.

Tutti i dettagli sul sito ufficiale https://direfareascoltare.it/