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08 Aprile 2025
Ma la SSR – azienda di servizio pubblico – ha deciso di fare da apripista: le sue emittenti hanno cessato le trasmissioni analogiche già il 31 dicembre 2024.
Una scelta resa possibile dall’evoluzione delle abitudini d’ascolto. Oggi oltre l’80% dei minuti radiofonici viene fruito in digitale, tramite Internet o DAB+.
Continuare a investire nella rete FM, spiegano dalla SSR tramite un comunicato, sarebbe ormai antieconomico e sproporzionato.
A tre mesi dallo spegnimento, i dati trimestrali pubblicati da Mediapulse confermano un primo effetto di questa transizione. La quota di mercato delle emittenti SSR è scesa del 6% rispetto allo stesso periodo del 2024, attestandosi al 53% – un valore in linea con le aspettative, che mantiene l’azienda al vertice del panorama radiofonico, davanti alle emittenti private (41%).
In calo anche la penetrazione netta, ovvero il numero di persone che hanno ascoltato almeno una volta una rete SSR nel periodo analizzato: nei primi tre mesi del 2025, la flessione è stata del 15% a livello nazionale (fascia 15+, confronto anno su anno).
Nelle singole regioni linguistiche, le perdite variano dal -18% di SRF, al -25% di RTS, fino al -29% di RSI. Per quanto riguarda la Svizzera romancia, i campioni sono ancora troppo ridotti per trarre conclusioni attendibili.
La SSR sottolinea che queste flessioni erano state previste: il passaggio al digitale richiede tempo e il mercato sta vivendo una fase di assestamento.
Con l’uscita definitiva dalla FM, attesa per tutto il comparto entro la fine del 2026, si prevede una graduale ripresa degli ascolti.
Intanto, si attendono i dati semestrali di luglio e i risultati del nuovo studio sulla migrazione digitale promosso dall’UFCOM.
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