Rassegna Stampa Radiorama Febbraio 2020 di Giampiero Bernardini

L’anno del DAB+: quale la copertura ad oggi della digital radio?

Da fm-world.it 6 gennaio 2020 di Nicola Franceschini

La domanda nasce spontanea in vista della digitalizzazione delle autoradio da questo 2020.

Navigando sui siti internet dei tre rispettivi mux nazionali, il dato che si evince è quello della popolazione servita.

Un risultato confortante, se consideriamo  le emittenti nazionali private, decisamente più discutibile invece se consideriamo la radio di Stato e le locali.

Spetta a DAB Italia lo scettro di miglior illuminazione del territorio. Ad oggi la copertura è vicina all’85%, con i maggiori deficit a sud e nelle isole.

DAB Italia include Radio Maria, Radio Radicale, Radio Deejay, R101, Radio Capital, m2o, Radio 24, RDS, Radio 105 Dab, Radio Maria Albania, RDS Relax, Capital Funky, m2o Dance, Radio 24+1, Deejay 30 Songs, Radio Radicale News, Kc1 Test, Kc2 Test e Kc3 Test.

Attorno all’80% la situazione per EuroDAB Italia, dove – stando ai dati consultabili – i maggiori problemi si rilevano sulla dorsale appenninica e su alcune aree interne di Sicilia e Sardegna.

EuroDAB Italia propone RTL 102.5 (e le seconde reti Best, Bro&Sis, Romeo&Juliet, ViaRadio, Rewind, Doc), Radiofreccia, Radio Zeta Dab, Radio Italia Solo Musica Italiana, Radio Italia Trend, Radio KissKiss, Radio Monte Carlo, Virgin Radio, Radio Subasio XL, Radio inBlu 2000, RPL Radio Padania Libera, Radio Vaticana e BBC World Service.

Più critica, come anticipavamo, la situazione per RaiWay che ad oggi dichiara un +50% di popolazione raggiunta. Anche in questo caso risulta maggiore la copertura al nord piuttosto che al sud. La Rai stessa aveva dichiarato, qualche mese fa, l’attivazione di diversi nuovi impianti entro tre anni.

Il pacchetto Rai include Radio1, Radio2, Radio3, Radio1 Sport, Radio2 Indie, Radio3 Classica, Isoradio, GR Parlamento, Radio Tutta Italiana, Radio Techetè, Radio Live e Radio Kids.

A livello locale, rimane la lenta pianificazione dei mux territoriali, tanto che ad oggi sono ancora poche le regione servite da segnali “areali”.

Tra queste citiamo il Trentino Alto Adige, parte del Piemonte, dell’Emilia-Romagna e della Toscana, l’Umbria, l’area di Roma, di Napoli e di Cagliari.

La (futura) disponibilità di nuove frequenze si incrocia sostanzialmente con i cambiamenti che sta attraversando il digitale terrestre televisivo.

 

Tecnologia. Radio in auto, la banda FM rischia di scomparire?

Da Avvenire.it 29 gennaio 2020 di Fabrizio Carnevalini

La qualità audio delle autoradio DAB+ supera di gran misura quella della modulazione di frequenza, per la pulizia del suono e l’assenza di interferenze, caratteristiche che la rendono ideale per l’ascolto in auto (la trasmissione digitale non ha vie di mezzo: restituisce un audio cristallino o non si ascolta nulla, come per la tv, dove sono sparite le vecchie “righe”).

Non per questo però è facile che questo sistema sostituisca in fretta l’FM: i “tecnoentusiasti” fanno già il conto alla rovescia per adottare una tecnologia che tanto nuova non è: risale agli Anni Ottanta, il primo impianto è stato attivato nel 1995 in Norvegia e il Dab+ nel 2007, un’evoluzione tecnologica che sfrutta un più efficiente algoritmo di compressione ed aumenta da 8 a 12 il numero di programmi diffusi in alta qualità per singolo canale.

Bisogna fare i conti con la diffusione dei ricevitori, per ora limitata, il fatto che in zone montagnose il segnale “rimbalza meno”, quindi occorre un maggior numero di ripetitori; per l’Italia poi c’è pure la mancanza di frequenze (di cui abbiamo parlato qui (https://www.avvenire.it/economia/pagine/radio-in-auto-il-digitale-diventa-per-tutti), e se la transizione viene imposta in fretta non è detto che tutto fili liscio.

In Norvegia, per esempio a farne le spese sono stati l’ascolto del mezzo radiofonico e le entrate pubblicitarie; tuttora ci sono emittenti locali che trasmettono in FM (e non poche sul proprio sito dichiarano di esserne orgogliose) mentre altre hanno accettato la sfida con i network nazionali aprendo uno o più canali digitali per presidiare anche la nuova banda.

Eppure il paese scandinavo era stato un pioniere nel DAB (accendendo il primo trasmettitore quasi 25 anni fa), tanto che aveva programmato lo “switch-off” (chiamato così perché implica lo spegnimento dei trasmettitori) per la fine del 2017 (https://www.avvenire.it/mondo/pagine/la-norvegia-abbandona-le-fm-passa-al-digitale-dab). Il digitale faceva risparmiare (soprattutto alla radio di stato, con tanti canali) perché un solo trasmettitore ora poteva trasportare 12 segnali di alta qualità.

La prossima è la Svizzera, che terminerà la transizione alla fine del 2024 (la radio di stato sebra voglia anticipare alla metà del 2022). Ma il passaggio potrebbe essere meno problematico rispetto alla Norvegia: l’area del Paese è circa un decimo, sarà dunque meno costoso far arrivare un buon segnale in tutte le zone (una delle problematiche  scandinave); in più le emittenti sono state sostenute economicamente (stornando risorse dal canone radiotelevisivo) per consentire agli editori di attivare entro il 2019 un canale digitale.

In Svizzera, poi, le prime trasmissioni digitali sono iniziate nel 1999 e il 92% delle auto nuove ha il sintonizzatore DAB +di serie. E se la Confederazione (così ha promesso) farà campagne pubblicitarie per invitare i cittadini ad “attrezzarsi” per il cambio di standard, l’iniziativa potrebbe avere successo. Gli svizzeri sono precisi, no?

Giornata mondiale. La radio cambia pelle, ma non perde la forza. L’Onu le rende omaggio

Avvenire.it 11 febbraio 2020 di Giampiero Bernardini

Un giorno arrivò la televisione. E i soliti profeti della tecnologia decretarono la fine della radio, fino ad allora signora incontrastata dei media. Poi arrivò Internet. E i soliti profeti sentenziarono l’ennesima fine della radio.

Invece no, questo strumento, di paternità italiana, per la precisione di Guglielmo Marconi, è ancora più che presente nella quotidianità di centinaia e centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. Nei modi più svariati, utilizzando tecnologie e tecniche comunicative vecchie e nuove. Fra tradizione e innovazione. La radio, insomma, è capace di adattarsi ai cambiamenti e di sfruttare anche internet (tramite streaming o  podcast) e pure la televisione dove la radio si ascolta e si vede, con il Dj che diventano anche personaggi televisivi.

Per questo ogni anno, il 13 febbraio, si celebra la Giornata mondiale della radio, promossa dall’Unesco, che quest’anno ha per argomento la diversità…

Paura e preoccupazione per lo spegnimento di Radio Capodistria

Da Radio Capodistria 28 gennaio 2020

Le redazioni di Radio Capodistria esprimono preoccupazione e paura per l’ipotesi, trapelata in questi giorni, di togliere alla nostra emittente la frequenza 103.1 MHz, situata sul monte Nanos

Le redazioni di Radio Capodistria rivelano preoccupazione e paura per l’ipotesi, vociferata in questi giorni, di togliere alla nostra emittente la frequenza 103.1 MHz, situata sul monte Nanos.

Alcune iniziative adottate negli ultimi giorni da parte della dirigenza della Radio televisione slovena, nel contesto del contenzioso italo-sloveno sulla regolamentazione delle frequenze radio lungo il confine, ci stanno mettendo dinnanzi all’ intenzione di togliere radio Capodistria da uno dei suoi vettori più importanti di trasmissione, una frequenza che ci permette di esser presenti su gran parte del territorio del Friuli – Venezia Giulia e in Istria.

Quindi, non entrando nel merito del contenzioso italo-sloveno sulle frequenze FM sul confine, una situazione che sta causando difficoltà da una e dall’ altra parte, e auspicando che la materia venga regolata nel rispetto delle leggi e delle soggettività radiofoniche di entrambi i paesi, non possiamo che esternare perplessità e amarezza per la facilità con cui si sarebbe disposti a sacrificare la voce di una minoranza con una chiara violazione dei suoi fondamentali diritti, in un contenzioso che le è del tutto estraneo.

Togliere a Radio Capodistria la sua frequenza più importante equivale, in sintesi, al suo spegnimento nel contesto transfrontaliero, al suo oscuramente, al suo allontanamento dalla Nazione Madre e dai suoi numerosi ascoltatori, come emerso da tutti i sondaggi che abbiamo fatto negli ultimi anni.

In un anno, il 2020, in cui i rapporti italo-sloveni segnano un nuovo passo avanti nella qualità del dialogo, soprattutto in fatto di minoranze (in luglio è previsto un incontro tra i Capi di Stato di Italia e Slovenia che sancirà il ritorno del Narodni Dom di Trieste alla minoranza slovena), togliere la più importante frequenza alla nostra emittente, che lo scorso anno ha celebrato i 70 anni di attività, equivale ad un atto di censura e di ghettizzazione.

Le redazioni di Radio Capodistria

 

Ascoltano “Radio Maria” a tutto volume per infastidire il vicino di casa, denunciati per molestie

Da La Stampa Cronaca di Savona, 9 gennaio 2020 di Marco Benvenuti

Nel tempo «Radio Maria» ha accumulato molti record e definizioni. Che potesse diventare anche strumento di persecuzione per i vicini di casa probabilmente nessuno lo avrebbe mai immaginato. Eppure è successo nel Novarese, a Divignano. Nella vicenda che a breve arriverà nelle aule del tribunale di Novara una coppia di coniugi sessantenni, sono stati denunciati per molestie, ed il marito anche per minacce, nei confronti di un pensionato abitante poco distante perseguitato, stando al racconto della vittima, con ogni tipo di atteggiamento. Il più originale, decisamente inconsueto nelle ormai classiche diatribe tra vicini, Radio Maria e musica religiosa diffusa a tutto volume in diverse ore della giornata. Il sessantaduenne residente in paese non ha più sopportato i dispetti dei vicini. Per quasi due anni se li è trovati quasi quotidianamente ad attenderlo nei pressi della porta di casa: «Mi fissavano e continuavano e sogghignare». In più lanci di oggetti, pentole e coperchi sbattuti allo scopo di fare rumore, calci, inseguimenti a breve distanza col loro furgone, campanello suonato anche in orario notturno, fari delle auto puntati contro la finestra: «Sei un morto di fame», la frase che continuavano a ripetere. E, dulcis in fundo, la colonna sonora di “Ave Maria” e “Padre Nostro”, intervallati dai canti di chiesa riprodotti dalla famosa emittente radiofonica religiosa. In una occasione il marito avrebbe anche minacciato il vicino: «Ti sparo, prima o poi ti sparo». Ecco perché la vittima, ormai stremata, è stata costretta a rivolgersi alle forze dell’ordine.

 

Radio. Le locali muoiono? Sì, ma solo se non sanno reinventarsi. Si chiude un ciclo, ma se ne apre un altro. I casi di RTR 99 a Roma e di Radio Punto Zero a Trieste

Da Newslinet.com 29 gennaio 2020 di Redazione

Le radio locali chiudono perché assorbite dalle voraci reti nazionali?
No. Semplicemente si concludono dei cicli.
Chiudono le stazioni che non hanno più niente da offrire al mercato. E il mercato non riconosce chi non sa starci con le regole che esso detta.

Fuori tempo massimo

Ad onor del vero, nella stragrande parte dei casi, ad alzare la bandiera bianca sono quelle imprese radiofoniche che da tempo hanno abdicato al proprio ruolo.
E lo fanno – va detto – fuori tempo massimo, in un momento storico in cui il loro unico asset di rilievo, le frequenze FM, vale sempre meno. Esattamente il 20% di 12 anni fa (e negli ultimi tre il trend è diventato esponenziale).

Imprenditorialmente non c’è differenza tra una radio, un negozio o un’officina. Le regole generali del mercato sono le stesse

Ma, a valutare la situazione con occhio critico e distaccato dal cuore radiofonico, non c’è nulla di diverso da ciò che accade in qualsiasi altro ambito. E nemmeno affine: dai negozi alle officine, dalla radio alla tv, dalle concessionarie di auto alle palestre, i processi generali sono gli stessi.
Chi non sa stare al passo coi tempi, non offre un prodotto o un servizio valido, competitivo ed innovativo, finisce ai margini del mercato. E quando si è con le spalle al muro, non si dettano le condizioni. Quelle spettano all’acquirente.
Soprattutto se, come detto, oltre le frequenze FM non c’è nessun avviamento.

Il futuro non si aspetta. Si prepara

Come in qualsiasi altro settore, se si ha il coraggio di affrontare i cambiamenti e di cavalcarli, questo può essere un momento d’oro.
Perché chi resta ha un mercato a disposizione: quello che i superplayer non possono occupare. E’ la regola del gigantismo. Che vale per qualsiasi contesto imprenditoriale.

300 radio

Da anni scriviamo su queste pagine che il mercato radiofonico italiano può sopportare 300 imprese: 50 nazionali o seminazionali a vario titolo (reti, syndication, superstation) e 250 locali, a loro volta divise in 1/3 regionali e 2/3 provinciali o pluriprovinciali.
E così sta accadendo.

La Radio non si sente e basta

La Radio che si ascolta (senza altri contenuti) non esiste più da tempo. Come non ha futuro, ma nemmeno presente la radio che viaggia solo in FM e quella che vive solamente di spot o si limita a duplicare maldestramente in locale modelli nazionali.

RTR 99 e Radio Punto Zero: a 700 km di distanza la stessa tenacia, organizzazione e creatività

Due esempi su tutti.
A Roma RTR 99 e a 700 km di strada più a nord, Radio Punto Zero di Trieste.
In comune non certo il format, ma la tenacia, l’organizzazione e la creatività.

RTR: consapevoli del brand

RTR, dopo il grande successo conseguito come partner locale del nuovo tour di Claudio Baglioni “12 Note” (con affissioni su metro e autobus), sta promuovendo il proprio brand (consapevole dell’importanza che la riconoscibilità ha e avrà sempre più nel prossimo futuro) ed il proprio modello.

Conosci il tuo pubblico e lui ti riconosce

“Abbiamo un pubblico attento e altamente fidelizzato, come ci riconosce anche l’indagine TER – dichiara Carlo Bonarrigo, editore dell’emittente -. Ulteriori elaborazioni ci riconoscono anche la più alta permanenza all’ascolto rispetto a qualsiasi emittente locale e nazionale, circa 4 ore. Siamo riconosciuti dal pubblico come la radio di una volta, fatta di cuore e partecipazione, e con musica che non si ascolta più da nessuna parte, raccontata con passione e competenza”, spiega Bonarrigo.

Ricordi nel futuro

Anche se RTR 99 ha fatto dei “ricordi” il suo mood, non è certo un’emittente che vive nel passato: diffusa in multipiattaforma (FM, DTT, IP declinato su app, aggregatori, smart speaker, smart tv), la stazione ha un core tecnologico di ultima generazione.

Radio Punto Zero: non va in tv. E’ la tv che va in radio

Cuore che batte anche in Radio Punto Zero, storica emittente del Friuli Venezia Giulia (Trieste) che, non disponendo ancora di una visual radio DTT (e tecnicamente non potendosi ancora qualificare come multipiattaforma radiofonica), ha in questi giorni stretto un’alleanza televisiva regionale.
Da martedì 28 Gennaio le informazioni prodotte da Telefriuli potranno essere infatti ascoltate anche sulle frequenze di Radio Punto Zero.

“E’ il risultato di un accordo di collaborazione che l’emittente televisiva e quella radiofonica hanno sottoscritto con l’obiettivo comune e condiviso di arricchire l’offerta informativa al servizio del territorio e delle comunità del Friuli Venezia Giulia.
Telefriuli produrrà in esclusiva per Radio Punto Zero tre edizioni al giorno di un giornale radio con le principali notizie d’interesse regionale. Le tre edizioni andranno in onda dal lunedì al venerdì, sulle frequenze radiofoniche e sul sito web di Radio Punto Zero alle 7:30, alle 9:30 e alle 17:30“, spiega l’emittente in un comunicato inviato a NL.

L’unione fa l’offerta

“Con questa iniziativa vogliamo proseguire sulla strada di crescita per offrire ai cittadini, alle famiglie, alle imprese e agli stakeholders di tutto intero il Friuli Venezia Giulia le informazioni che vogliono, quando vogliono e sullo strumento che vogliono”, ha detto l’amministratore delegato e direttore editoriale di Telefriuli, Alfonso Di Leva.

Il territorio è la nostra cassaforte

“La collaborazione con Telefriuli arricchisce la nostra offerta informativa, finora focalizzata sulle notizie di carattere nazionale e internazionale e sui principali eventi che si svolgono in Friuli Venezia Giulia e nel Veneto orientale – è invece il commento di Filippo Busolini, editore di Radio Punto Zero – Anche per noi, questo accordo è uno strumento che vogliamo mettere al servizio del territorio e dei cittadini della nostra regione”.
RTR 99 e Radio Punto Zero: due casi che dimostrano che per chi ha ancora qualcosa da dire e da fare di spazio locale ce ne è. Eccome. (E.L. per NL)

 

Radio 4.0. L’ascolto IP cresce. E nasce StatCast per elaborare dati. Il punto su contemporaneità e concetti coi quali i radiofonici avranno sempre più a che fare

Da Newslinet.com 10 febbraio 2020 di Redazione

Il meter RadioStat: come raccogliere e trattare i dati dell’ascolto in streaming.
L’ascolto radiofonico in streaming cresce continuamente a ritmo costante, anche grazie allo sviluppo di piattaforme diversificate che su di esso si fondano. Dalle app sugli smartphone, agli aggregatori (FM World, MyTuner, Replaio, TuneIn, ecc.), dalle smart tv agli smart speaker (Google Home, Amazon Echo), dai pc alle connected car.
Come risaputo l’ascolto in streaming può essere tracciato e costituisce dunque un meter degli ascolti e delle consuetudini dell’utenza. Un tema al quale abbiamo spesso dedicato attenzione su queste pagine e che negli ultimi tempi ha generato profonde tensioni all’interno del TER, la società dei radiofonici che cura i rilievi degli ascolti, col socio RAI.

Mole di dati da organizzare ed elaborare

Ma l’enorme mole di dati raccoglibili dai flussi streaming, va organizzata e trattata adegutamente.
Sono nate così delle agenzie che hanno realizzato delle piattaforme specifiche, come StaCast di MeWay.
Francesco Triolo, ceo di MeWay si è reso disponibile ad un confronto con NL sui temi sottesi.
(Newslinet) – StatCast è un sistema di raccolta ed elaborazione dell’ascolto via IP. Cosa offre di diverso e di più di un provider di streaming audio?
(Francesco Triolo) – Statcast nasce con l’ambizione di mostrare oltre alle medie e picchi di ascolto, preferenze in termini di qualità non solo di quantità. Il nostro obiettivo è quello di fornire un sistema che aiuti a comprendere il “gradimento” attraverso l’analisi delle connessioni che mostrano in modo inequivocabile il comportamento degli ascoltatori. I dati delle connessioni sono una risorsa se ben interpretati: non valori da confrontare come in una gara, ma il miglior strumento per comprendere pienamente il valore del proprio prodotto radiofonico. A Meway da dieci anni forniamo soluzioni streaming come provider. Conoscendo e utilizzando i sistemi più diffusi sul mercato, abbiamo deciso di creare qualcosa di più accurato per soddisfare le richieste di questo tipo

CATI e metriche web sono confrontabili?

(NL) – C’è molta confusione a riguardo dell’ascolto IP, anche perché, in genere, si tende ad effettuare un parallelismo con le indagini d’ascolto tradizionali, nel caso del TER basate sul metodo CATI analizzando i dati del quarto d’ora, del giorno medio e dei sette giorni….
(FT) – La comunicazione Over iP è dinamica e bidirezionale, segue l’unicità dell’ascoltatore che in modo diverso e personale utilizza questo potente canale: come può un campione statistico riflettere realisticamente questo scenario? Credo che sia più corretto ricorrere a nuove metriche simili a quelle adottate per l’analisi del comportamento degli utenti sul web. Con Statcast vogliamo dare la possibilità di sfruttare al meglio tutti i dati disponibili per rendere evidenti tendenze/trend di utilizzo, ma anche il grado di fidelizzazione che gli utenti hanno verso un’emittente.

Spendibilità dei dati IP Radio

(NL) – Su IP quale è il dato maggiormente spendibile per il digital audio (la pubblicità specifica sullo streaming)?
(FT) – Sicuramente la “profilazione” e la geolocalizzazione. Termini solo in parte usati nella trasmissione via etere. Nella radio tradizionale esistono i target di riferimento per la programmazione e gli splittaggi per ottimizzare i comunicati commerciali. Nulla, però, a che vedere con la “scia” che ognuno di noi lascia utilizzando servizi in rete. Sfruttando l’unicità delle connessioni è possibile mostrare, per esempio, la classifica dei programmi più seguiti o dei brani con più ascoltatori connessi. Un valido strumento in aiuto alla programmazione radiofonica…

Ascolti contemporanei

(NL) – Gli ascolti contemporanei – spesso assunti a principale parametro di confronto – che rilevanza sostanziale hanno ed in che misura?
(FT) – Il picco di contemporaneità assieme alla qualità di trasmissione è un valore importante da tenere sotto controllo in fase di valutazione di alcuni tipi di accordi con il provider. Nessuno vorrebbe tagliare fuori i propri ascoltatori perché il limite è stato raggiunto! La paura di imbattersi in costi di conguaglio a fronte di utenti illimitati, d’altra parte, è sicuramente il principale motivo per il quale le piccole emittenti adottano questo parametro come principale… Una statistica più precisa potrebbe consentire di concentrarsi su altri aspetti, magari più spendibili in termini di pianificazione pubblicitaria.

Prospettive di crescita IP Radio

(NL) – Che prospettive di crescita ci sono per l’ascolto della radio in streaming?
(FT) – ”…Nonostante tutto, la trasmissione radiofonica resta il metodo più diffuso per l’ascolto di stazioni radio” questa è l’affermazione che mi sento ripetere quasi come un “mantra” da tanti anni. Sostenere oggi questo “assunto” significherebbe negare il progresso. Certo il vero lavoro non era solo quello di portare la radio su internet! Questo è stato ampiamente fatto e sviluppato con alternative parallele al mainstream (vedi le radio verticali).

L’ascolto delle radio su internet non può che crescere, ma al tempo stesso deve trovare nuovi modi di comunicare. Guardando al futuro vedo la necessità di affiancare sistemi intelligenti al modo tradizionale di fare radio (che deve continuare comunque ad esistere). Cambiare il modo di produrre i contenuti è però necessario per renderli più gestibili. Noi stiamo già lavorando in questa direzione. StatCast è solo un tassello del puzzle che vogliamo comporre. Un nuovo ecosistema che impara a proporre al singolo e che, al tempo stesso, permette la condivisione di contenuti generati dagli utenti. Il tutto con un potenziale commerciale inesplorato.

Podcast: l’evoluzione della specie

(NL) – E a riguardo dei podcast?
(FT) – Come accennato prima, fa tutto parte della naturale evoluzione indotta dai nuovi mezzi a disposizione. Personal on Demand si riferisce alla capacità di decidere cosa ascoltare sul proprio dispositivo quando se ne ha voglia. Un modo di usufruire di contenuti in modo diverso dalla radio tradizionale unidirezionale. Le radio fortunatamente si stanno adeguando integrando i podcast nella propria offerta.

Spesso, però, propongono solo link a registrazioni in una pagina del proprio sito o App senza ricorrere ai molti aggregatori che ne alimentano la diffusione. La forza del Podcast, inoltre, è anche quella di proporre contenuti aggiuntivi o di dare a tutti la possibilità di esprimersi e trovare un pubblico… Questa è la parte che non vediamo emergere nel mondo della radio, ma che che è ormai diffusissima su altre piattaforme.

MeWay

(NL) – Quali sono i servizi offerti da MeWay?
(EG) – Meway, nata come provider di servizi streaming, ha acquisito negli anni specifiche competenze di programmazione. Vantiamo dieci anni di esperienza nello sviluppo di piattaforme proprietarie per l’acquisizione editing e archiviazione di contenuti multimediali. Dalla realizzazione di Applicazioni mobile agli Smart Speaker o Desktop, i nostri progetti sono sviluppati dopo una attenta analisi delle esigenze del cliente con proposte che mirano alla personalizzazione dei processi. Siamo convinti che ogni realtà abbia i propri cicli produttivi e che l’innovazione debba prima di tutto valorizzarli.

Oltre a Statcast, tra i prodotti su cui abbiamo investito di più, i sistemi per l’automazione di processi come MashUp, Trimmer o Replay per l’audio o SelfTV e Restream per il video.
Mashup è un tool server-side per la composizione, sonorizzazione e pubblicazione di rubriche o podcast.
SelfTv è un sistema per la generazione di canali audio video 24/7 con possibilità di organizzare clip e foto inviati da corrispondenti o reporter.

Trimmer è uno dei nostri sistemi che sfrutta la tecnica del watermarking per intercettare ed editare le registrazioni della messa in onda.

Replay segue le logiche di un vero e proprio registratore che consente agli utenti di riascoltare la programmazione di diversi emittenti programmandone l’ora di inizio e fine.
Di recente ideazione sono PinRadio, e Podcaster

Il primo, proposto come sistema per il proximity marketing per lo streaming mobile in cui ogni area definita sulla mappa può essere usata come “split” per messaggi pubblicitari; il secondo come piattaforma di Hosting per la gestione e diffusione di podcast compatibili con aggregatori come Spotify o iTunes. (E.L. per NL)

AM Revitalization: DRM Consortium asks FCC (USA) to adopt DRM

Da SWLing 23 gennaio 2020 di Thomas

Many thanks to SWLing Post contributor, Alan, who shares this editorial from Radio World that features edited comments filed with the FCC (USA) by the DRM Consortium.

The following unedited letter was taken directly from the FCC comments database:

(Source: FCC Filing [PDF])

In your document (FCC19-123) you rightly highlight the great advantage of AM broadcasts, primarily the ability to cover large areas and number of listeners, while the band itself is losing popularity because of a variety of issues to do with propagation, interference, environmental changes. At the same time, digital audio broadcasting is no longer the new platform it was in 2002. At that time FCC mandated a proprietary system (IBOC, “HD radio”) as the only system to be used in the USA with the possibility of applying DRM for HF.

Since then DRM (the ITU recommended, only digital audio broadcasting for all bands, open standard, has been tested and used all over the world on all bands, short wave, medium wave and FM).

So while you are recommending now pure digital HD, based on the NAB tests and WWFD not completely convincing trial, we would urge the FCC to consider opening the straightjacket of 2002 and allow DRM to be used as a sure, tested, efficient way of digitizing the AM band.

There are several reasons for this:

DRM digital radio delivers in the AM bands significant benefits:

  • Audio quality that is on par or better than FM. DRM of all recognized digital
    standards is the only one using the ultra-efficient and compressed xHE-AAC audio
    codec that delivers at even very low bit-rates exceptional audio quality for speech
    but music, as well. (https://www.drm.org/listen-compare/)
  • Record Data: DRM has been tested in medium wave all over the world in both
    simulcast and pure digital. A list of the main tests (some of which have become ITU
    adopted documents) are included in Annex 4 of the DRM Handbook:
    https://www.drm.org/wp-content/uploads/2019/02/DRM-Handbook.pdf
    At the moment, 35 MW transmitters are on air in simulcast or pure DRM in India.
    http://prasarbharati.gov.in/R&D/
  • Auxiliary Data. DRM is the newest, most complete, open standard for digitizing radio in
    all frequency bands, and is recommended by ITU. DRM has been devised as a direct
    heir to analog AM (SW, MW). It uses 9/10, 18/20 kHz bandwidth and has a useful content
    bit rate of up to 72kbps. It carries up to 3 programs on one frequency and one data channel, while data can be carried on each of the audio channels as well. One of the great advantages of DRM is that alongside excellent audio, the receiver screens will display visual information of any kind required (albums’ titles, singers’ photos, maps, visuals of any sort, data of any kind). The Journaline application allows for extra information from the internet or the RSS feeds of the broadcaster to be captured and displayed. Currently broadcasters like the BBC, All India Radio, KTWR in Guam are using this extra facility that clearly differentiates digital form analog as a superior option.
  • Power/energy efficiency. Using SW or MW in DRM can reduce the power used up
    to 80%). As per calculations made by Ampegon, a medium wave transmitter can
    cover an area of 235000 sq km with a 100kW transmitter. The DRM EPR of such a
    transmitter is about 50kW and the coverage area is the same, while instead of one
    analog programme up to three digital channels and one data channel can be
    broadcast, all in excellent audio quality.
  • Spectrum efficiency (more programmes can be broadcast on one single frequency
    used for one programme in analog) as explained above.
  • DRM, unlike analog, offers enhanced and stable audio quality that is FM-like
    (mono or stereo). DRM also offers multiservice data enabled by applications like
    Journaline (the enhanced text services, more information captured as RSS feeds or
    form other internet source), slideshows, multilingual text (practically being able to
    show any characters of any language not just Latin script), and the Emergency
    Warning Functionality (EWF) in case of disasters.
  • Interference. This has not been noted as the DRM signal will always be lower than
    the analog one. AIR has not noted any interference in its operation of DRM
    transmitters. The mask values required for an optimal functioning of DRM
    transmitters is clearly stipulated in the ITU documents and as long as the network
    planning is correct, and the mask is respected there should not be any issue of
    interference in digital-analog or digital-digital DRM transmissions.
  • Receivers. Currently there are several receiver models and SDR options for the
    reception of DRM in AM. India has almost 2 million new cars fitted with DRM
    receivers, at no cost to the buyers, that are capable of and are receiving DRM
    mediumwave signals. The audio quality is excellent and a sure benefit to the users.
  • DRM is in direct succession to the analog AM (and FM) services, not owned or
    controlled by any single company and immediately available with full know-how and
    technology access by the transmitter and receiver industry.
  • As HD in mediumwave is a bit of a necessary step but still a leap in the dark, it
    would make sense from the practical aspects and even receiver solution availability
    to allow DRM as the best, clearly proven solution of digitizing the AM band (in
    preference or alongside HD) in the US.

In short, the salient advantages of DRM are:

  1. The audio quality offered by DRM is equally excellent on all the transmission bands:
    MW, SW or VHF
  2. Robust signal unaffected by noise, fading or other forms and interference in all bands
  3. Clear and powerful sound quality with facility for stereo and 5.1 surround
  4. More audio content and choice: Up to two and even three audio programmes and one
    data channel on one frequency
  5. Extra multimedia content: Digital radio listeners can get multimedia content
    including audio, text, images and in future even small-scale video, such as:

    • Text messages in multiple languages
    • Journaline – advanced text-based information service supporting all classes of
      receivers, providing anytime-news for quick look-up on the receiver’s screen;
      interactivity and geo-awareness allowing targeted advertising
    • Electronic Programme Guide (EPG), showing what’s up now and next; search
      for programmes and schedule recordings
    • Slideshow Programme accompanying images and animation
    • Traffic information
  6. Automatically switch for disaster & emergency warnings in case of impending
    disasters in large areas, automatically presenting the audio message, while providing
    detailed information on the screen in all relevant languages simultaneously. Great
    potential to become the surest and widest means of alerting the population to
    emergencies.

Therefore, we urge FCC to take a wide view and consider all options including DRM, if AM is worth futureproofing in the USA.     [This filing also included a number of “Useful Press Links]

 

USA. Pirate Act signed into law by President

Da swling.com 25 gennaio 2020 di Thomas

(Source: The White House)

H.R. 583, the “Preventing Illegal Radio Abuse Through Enforcement Act” or the “PIRATE Act,” which authorizes enhanced penalties for pirate radio broadcasters and requires the Federal Communications Commission to increase enforcement activities; and H.R. 2476, the “Securing American Nonprofit Organizations Against Terrorism Act of 2019,” which authorizes within the Department of Homeland Security a Nonprofit Security Grant Program to make grants to eligible nonprofit organizations for target hardening and other security enhancements to protect against terrorist attacks.

Leggi il testo della legge approvata dal Senato degli Stati Uniti: clicca qui

Rassegna Stampa Radiorama Gennaio 2020 di Giampiero Bernardini

Tecnologia. Radio in automobile: il digitale diventa per tutti

Fabrizio Carnevalini, venerdì 20 dicembre 2019, Avvenire.it

Da gennaio tutte le auto nuove dovrebbero essere dotate di serie del sintonizzatore DAB+ che offre un’alta qualità di ascolto, ma l’offerta di programmi non è ricca (come potrebbe) in tutte le regioni

L’autoradio con la banda digitale, spesso optional sulle auto nuove (a prezzi che possono anche superare i 400 euro) o integrata in pacchetti di accessori, dovrebbe essere di serie dall’1 gennaio 2020. Il condizionale è d’obbligo, perché se molti grandi gruppi automobilistici hanno adeguato i propri modelli in anticipo (tra questi FCA e Volkswagen), la normativa (legge 55 del 14 giugno 2019) ha concesso la possibilità di vendere anche nel 2020 una piccola quota di vetture con la sola radio analogica FM se prodotte nel 2019 ed entro il limite del 10% delle automobili immatricolate. Quindi è sempre buona norma accertarsi con il rivenditore che l’auto proposta disponga della gamma digitale.

Che cosa si può ascoltare? I programmi nazionali diffusi con lo standard DAB+ (l’acronimo sta per Digital Audio Broadcasting) sono 50, trasmessi da tre operatori di rete: DAB Italia ed Eurodab (che raggruppano i principali network commerciali) e la Rai. I programmi sono quasi sempre identici a quelli in modulazione di frequenza (alcuni differiti di un’ora, come nella tv digitale) a parte quelli di RTL 102.5, che oltre al canale principale propone sei radio tematiche (tra le quali una sulle notizie della viabilità) e della Rai, che ne ha nove considerando le tre non diffuse in tutto il Paese (Rai Radio Classica, GR Parlamento e IsoRadio). Il segnale però non si riceve ovunque: in totale  oggi raggiunge l’84% della popolazione, ma mentre le reti commerciali superano l’80%, la Rai è ferma al 55%. A restare “isolate” sono soprattutto la fascia appenninica dell’Italia centromeridionale ed ampie zone di Sicilia e Sardegna.

L’offerta è più ricca dove vi è trasmissione anche da parte delle radio locali. La Campania è la regione più digitale con 50 programmi (in FM ce ne sono 66), seguita dalla Sardegna (con 39), Toscana e Umbria (entrambe con 33) e Piemonte (32). Molto ampia la proposta anche in Alto Adige, con 38 stazioni, 22 delle quali sono emittenti in lingua tedesca di Austria, Germania e Svizzera diffuse dalla Ras, ente pubblico che gestisce la diffusione dei programmi radiotelevisivi nella provincia autonoma. In Calabria, Emilia Romagna, Lazio e nella provincia di Trento l’offerta arriva al massimo a una ventina di canali locali, che in diverse regioni si ricevono solo nel capoluogo. Nel resto della penisola ci si deve accontentare dei programmi nazionali (Valle d’Aosta, Lombardia, Liguria, Veneto, Friuli, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Sicilia).

Le emittenti locali sono in ritardo perché le frequenze dove potrebbero trasmettere (nella banda VHF) sono occupate dalle televisioni, e l’Agcom (Autorità Garante per le Comunicazioni) le assegnerà dall’1 luglio del 2022, quando le emittenti televisive completeranno la transizione al nuovo standard di trasmissione del digitale terrestre, il DVB-T2. Ma i canali non si potranno usare tutti: per non interferire le stazioni che operano negli stati confinanti, le normative internazionali ne hanno riservate all’Italia solo una parte, e il ministero dello Sviluppo Economico sta negoziando con gli stati esteri per ottenere qualche canale in più.

Digital radio for the world – the newest old news?

Cambridgeconsultants.com 11 dicembre 2019  by Tim Whittaker

(Immagine: una Vecchia ricezione di una trasmissione DRM sperimentale – dal sito di IK1QLD)

Digital launched, ever so long ago, with TV and radio. So what’s the big story? It’s that the last piece of the digital jigsaw is finally in place: a system called Digital Radio Mondiale (DRM), designed to deliver FM-radio-like quality using the medium wave and short wave bands.

We’re familiar with AM on medium wave and accustomed to the horrible buzz, splat, fade away and back again. But it does have a great advantage in that it will reach for hundreds of miles from a single transmitter. That’s a lot easier than FM or DAB, which both need transmitters every 30 or 40 miles. No fewer than 443 DAB transmitter sites are needed to cover the UK alone.

So take a modern digital scheme, apply some clever (and low cost) computing power, and you can get good sound for hundreds of miles. You get to choose radio stations by name instead of kilohertz, and you can even receive text and pictures. Emergency warning and information features are also built into DRM.

Great technology. But will it fly? Is it available for everyone?

The new news is that India, through its national broadcaster All India Radio, has invested in and rolled out a national DRM service, live today. Just 35 transmitters cover that large country. New cars in India have DRM radios in them now. Other countries like South Africa, Malaysia and Brazil are likely to follow India’s lead.

But something’s missing. The radios that can receive DRM are still prohibitively expensive, especially for those markets that would benefit most. So vast swathes of the world remain unconnected to the services that DRM can provide. Where’s the cheap portable that you can pick up from a supermarket to listen to the news or sport?

Cambridge Consultants has just held its annual Innovation Day, where we throw open our doors to industry leaders and reveal future technology. One of our highlights was the prototype of a DRM design that will cost ten dollars or less to produce, addressing that vital need for information by the 60-ish per cent of our global population that doesn’t have internet or TV. It’s low power, so can run from solar or wind-up.

This design will be ready in 2020, available for any radio manufacturer to licence and incorporate into its own products. We’re doing our bit to make affordable radios for every corner of the globe!

Rádio: 83% dos brasileiros navegam nas suas ondas

Da Radio Clube 1200

A mania de ouvir rádio do brasileiro, mais especificamente do cearense, é tão forte quanto nosso vento “terral”. Prova disso, são os ouvintes que vem seguindo a programação Radio Clube 1200, desde quando era Ceará Rádio Clube, a “Pioneira”. Indagados o porquê dessa predileção. Resposta simples. O rádio não atrapalha em, absolutamente, nada. Muito pelo contrário. Fica bem informado e escuta a música de sua preferência.

Outro ponto levantado pelo ouvinte cearense diz respeito ao hábito. A preferência por determinada emissora. A partir daí, é criado esse poderoso público com passar dos anos. Só no Ceará, são 85 anos junto com seus seguidores.

De acordo o estudo deste ano, do instituto de pesquisa Kantar Ibope Media, o rádio alcança 83% dos brasileiros. O levantamento foi realizadonas 13 regiões metropolitanas onde há aferição. O consumo, de horas por dia, é de 4 horas 33 minutos, em média. Por via de consequência, a força do rádio chega aos mais diferentes (devices) dispositivos na vida do seu ouvinte.

Que por sua vez, mais conectado impacta, também, no conteúdo desse meio. Surpreendo as avaliações, maioria (84%) ainda escuta o rádio pelo aparelho comum. Outros 20% afirmam ouvir pelo celular, 4% por meio de outros equipamentos e 3% pelo computador.

A participação dos entrevistados, por esse instituto, é facilmente compreendida quando olhamos os lugares nos quais o rádio é consumido: 70% dos ouvintes declararam escutar, quando estão em casa e 41% fora do domicilio. Seja no carro, no trabalho, em trânsito ou em outros locais e situações.

Rádio e as idades

A pesquisa revelou, também, que do universo de 83% das pessoas que escutam rádio, a média entre os mais jovens é maior do que entre os mais velhos. O destaque está entre aqueles que têm entre 20 e 49 anos. É a faixa etária que corresponde a 86% entre os que declararam escutar rádio nos últimos 30 dias.

Esse meio de comunicação apresenta mais um aspecto positivo. Que sirva de alerta aos cabeças das campanhas publicitárias da terrinha. O consumo de rádio acontece o tempo todo. O dia inteiro. Ou seja, no rádio, o (prime time) horário nobre é ao longo das 24 horas do dia. Esse é outro importante dado destacado nessa pesquisa.

Final step for proposed rule to allow AM broadcasters to use all-digital transmissions

Image: WHKY AM antenna tower

da SWLing Post 7 gennaio 2020

Many thanks to SWLing Post contributor, Paul Evans, who notes:

The Federal Register has today published the proposed rule for AM stations to go digital. This is close to the final step.

https://www.federalregister.gov/documents/2020/01/07/2019-27609/all-digital-am-broadcasting-revitalization-of-the-am-radio-service

Mindaugas Macijauskas’ stunning radio poster

Radio enthusiast, Mindaugas Macijauskas, has recently shared a graphics project he’s been working on for quite a few months. Mindaugas writes (on Facebook):

Few months ago I’ve started my little spare time project – “Longwave, mediumwave & shortwave bands” poster. So, I’m happy to announce that poster & wallpaper are ready to download!

Available for free in multiple sizes & formats at: https://macijauskas.org/shortwave/

This is initial, 1st edition so some errors might occur. In that case – please PM me. Currently it’s a bit simpler version, than I’ve initially intended to create. But for this one decided to use “less is more” philosophy.

Had some issues with PDF making, so not all sizes currently are available. I’ll try to fix this within a week or so. On the other hand – tried to print 30×40 cm (12X16 inch) jpeg file at photo lab – and this went exceptionally well.

If you like my my work – you can support it via PayPal. Link is in website.

Very well done, Mindaugas! This is a gorgeous poster and is now the wallpaper on one of my PC monitors. Click here to download the poster and support Mindaugas’ project. 

Islande: 2 émetteurs grandes ondes couvrent l’ensemble du pays.

Da Media Radio Info

L’histoire de RÚV a commencé il y a plus de 80 ans : en 1930. Útvarp Reykjavík était la seule station de radio dont l’émetteur ondes longues était installé près de la capitale à Vatnsendahæð.
Il a ensuite été déplacée dans la région de Gufuskálar. Les installations ont été modernisée dans les années 90.

Une couverture difficile.
L’Islande est un pays au relief spectaculaire, composé de volcans et de glaciers dont beaucoup sont protégés. La population compte environ 355.620 habitants, dont 50% habitent la région de la capitale. La densité est de 3,4 hab./km² c’est la plus faible d’Europe. De plus, la pêche est une activité importante de l’île et les marins souhaite écouter leur radio.
Difficile dans ces conditions pour le service national de radiodiffusion islandais Ríkisútvarpið ou RÚV d’assurer une bonne couverture du pays et des zones de pêches.

Le choix de la FM.
Pour une bonne qualité de réception, RUV dispose d’un réseau FM couvrant en partie la surface de l’île. La couverture totale en FM, comme en DAB+ est difficilement concevable.
On devrait installer de nombreux émetteurs FM en altitude, travaillant dans de conditions difficiles.
Si l’alimentation électrique d’un émetteur n’est pas possible ou si celle-ci est coupée en raison du climat polaire ou de l’activité sismique, des groupes diesel doivent être prévus pour assurer l’alimentation. Une couverture intégrale serait une utopie et les zones de pêche ne seraient toujours pas couvertes !

Sécurité avant tout.
L’un des principaux arguments en faveur de l’existence de la RÚV et des dépenses publiques qui en découlent est le rôle de la sécurité. RUV ne peut prendre le risque d’avoir des émetteurs inactifs, surtout lors de catastrophes naturelles.
Si la situation se présente que le Diesel ne peut pas être livré aux émetteurs, suite à des soucis d’accès, ils seront très vite inactifs. RUV ne peut courir ce risque !

Le choix des grandes ondes.
Pour couvrir toute la zone, RUV s’est tourné vers les grandes ondes.
En 1997, RUV mettait en service un émetteur à Gufuskálar à l’ouest de l’île. D’une puissance de 300 kW, il diffuse sur 189 kHz. L’antenne omnidirectionnelle est constituée d’un pylône en treillis de 412 m de haut.
En 1999, un second émetteur a été mis en service à Eiðar, à l’Est de l’île. D’une puissance de 100 kW, il diffuse sur 207 kHz.
Outre ces 2 émetteurs grandes ondes, RUV exploite un petit émetteur ondes moyennes 666 kHz de 1kw à Kópavogur dans la banlieue de Reykjavík

Une couverture du pays et des lieux de pêche.
Les stations à ondes longues de Gufuskálir et d’Eiðum desservent maintenant l’ensemble du pays et des lieux de pêche.
Les auditeurs ont ainsi la garantie de recevoir au moins un des trois programmes de la radio nationale et ils peuvent ainsi basculer entre les deux émetteurs ondes longues en fonction du lieu où ils se trouvent, ou éventuellement en FM, si la zone est couverte.
Le réseau de distribution a été construit par RÚV et est exploité depuis 2009 par Vodafone.

Un choix judicieux.
Le choix des grandes ondes est judicieux, surtout que si une catastrophe arrivait sur un côté de l’île, les habitants peuvent toujours écouter l’une ou l’autre des fréquences en grandes ondes.
Avec une réserve toutefois, la puissance d’un émetteur n’est pas suffisante pour couvrir toute l’île en cas de panne. Mais là encore RUV a des réserves car l’émetteur 300 kW de Gufuskálir travaille actuellement avec seulement 100 kW et celui d’Eiðum avec 50 kW au lieu de 100 kW

Va-t-on garder les grandes ondes ?
La diffusion sur grandes ondes reste la meilleure solution mais en Islande on surveille avec attention ce que feront les radiodiffuseurs européens. Si les pays européens abandonnent les grandes ondes, le marché islandais est trop petit pour espérer la poursuite de la production des récepteurs.

Ondes moyennes : Un plan B.
Si l’approvisionnement en récepteur GO se fait sentir, RUV à envisager de modifier sa stratégie et diffuser en ondes moyennes.
Les deux centres émetteurs grandes ondes peuvent être adaptés pour diffuser sur ondes moyennes
Une chose est certaine, la diffusion en ondes moyennes exigerait quatre centres émetteurs au lieu de deux pour assurer la même couverture de l’île et entrainera moins de confort d’écoute dans les zones de pêche.
Les nouveaux centres émetteurs ondes moyennes devront être installés l’un au sud et l’autre au nord. Il n’est pas exclu de pouvoir récupérer un des deux émetteurs Harris DX-150 de Gufuskálar pour un de ces centres.

Un record d’audimat.
99,8% des ménages islandais reçoivent les émissions de RUV.
95% de la population utilisent les services de RÚV chaque semaine et plus de 75% quotidiennement.
Un record d’Europe pour un radiodiffuseur de service public. Seul les programmes en luxembourgeois de Radio Luxembourg avaient un score similaire.
Il faut préciser que les stations en islandais ne sont pas légion et la concurrence étrangère est inexistante.

La RUV.
RÚV accorde une attention particulière à la langue islandaise, à l’histoire de la nation, au patrimoine culturel et à un dialogue avec le public. L’objectif principal du service national de radiodiffusion est d’informer, d’éduquer et de divertir.RÚV est géré par un conseil exécutif composé de neuf membres, nommés par le Parlement et élus lors d’une assemblée générale en janvier de chaque année, et par un conseil d’administration présidé par le directeur général.
Aujourd’hui, RÚV comprend les services suivants :
• Chaînes de télévision : RÚV, RÚV 2
• Chaînes de radio : Rás 1, Rás 2, Rondó
• Plate-formes Internet et mobiles : www.ruv.is , podcasts et applications

Astrofisica. Scoperta nuova sorgente di raffiche di lampi radio

(AGI 7 gennaio 2020) Grazie all’osservazione simultanea con otto radiotelescopi, tra cui l’antenna parabolica da 32 metri dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) a Medicina (Bo), (foto) è stata localizzata un’altra sorgente che emette «raffiche» di fast radio burst.

Viene da una galassia abbastanza vicina simile alla nostra, con caratteristiche differenti rispetto a quella da cui proviene la sola altra sorgente ripetitiva localizzata. I cosiddetti lampi radio veloci o FRB (dall’inglese fast radio burst) sono intensi impulsi radio brevissimi, nell’ordine dei millesimi di secondo o anche meno, provenienti da distanti galassie. In questo momento la loro origine resta sconosciuta, ma esistono diverse ipotesi a riguardo, che puntano in direzione soprattutto di oggetti cosmici molto compatti, come le stelle di neutroni.

La risoluzione raggiunta attraverso la combinazione interferometrica dei radiotelescopi sparsi in una vasta area tra Europa e Cina, usando una tecnica nota come Very long baseline interferometry (Vlbi), ha permesso di localizzare la fonte dei lampi in una regione di cielo grande appena sette anni luce. Per fare un paragone, commentano gli autori del nuovo studio, è come se da Terra si riuscisse a distinguere una persona sulla Luna.

«L’ambiente da cui scaturisce il fast radio burst da noi localizzato è radicalmente diverso rispetto a quello del lampo radio veloce ripetitivo localizzato in precedenza, ma è anche diverso da tutti gli Frb finora studiati», spiega Kenzie Nimmo, dottoranda all’Università di Amsterdam, fra gli autori del nuovo studio. «Le differenze tra lampi radio ripetitivi e non ripetitivi risultano quindi meno chiare e ora siamo portati a pensare che questi eventi potrebbero non essere collegati a un particolare tipo di galassia o ambiente.

Potrebbe essere che i fast radio burst siano prodotti in una grande varietà di luoghi in tutto l’universo ma richiedano alcune specifiche condizioni per essere.

Grazie a differenti radiotelescopi, a oggi sono state individuate più di un centinaio di sorgenti di FRB, di cui alcune presentano un’emissione ripetuta di questi enigmatici flash radio.

Al momento sono state individuate con precisione e associate ad una galassia d’origine solamente quattro sorgenti, di cui una sola ripetitiva, scaturita da una galassia nana irregolare con esigua formazione stellare. Ora, come riporta un articolo pubblicato ieri su Nature, un gruppo di radiotelescopi della rete europea Evn (European Vlbi Network) ha permesso di localizzare l’origine di un lampo radio veloce ripetitivo all’interno di una galassia a spirale simile alla Via Lattea. Si tratta del fast radio burst più prossimo alla Terra tra quelli finora localizzati.

Il 19 giugno 2019, otto antenne della rete europea Evn hanno osservato contemporaneamente – comportandosi come se fossero un unico, grande, radiotelescopio – una sorgente radio nota come Frb 180916.J0158 + 65, scoperta nel 2018 dal radiotelescopio canadese Chime. Nel corso delle cinque ore di durata dell’osservazione, il gruppo di ricerca internazionale, guidato da Benito Marcote dell’istituto olandese Jive, ha rilevato quattro lampi radio, ciascuno della durata di meno di due millesimi di secondo.

(Sotto un’altra immagine dell’impianto di Medicina, il radiotelescopio “La Croce del Nord”)

Rassegna Stampa Radiorama Dicembre 2019 di Giampiero Bernardini

Sri Lanka: The tallest “radio” tower in South Asia

Da blog.radioreporter.org Vedi originale

With its 350 meters of height the Lotus Tower is the highest transmission structure in South Asia. The shape is inspired by the lotus flower, which in Sri Lankan culture symbolises purity: a thin, green stem with petals that change color thanks to a play of light. Under construction since 2012, it was opened on 16 September 2019 to ease a cost controversy ($ 104 million); the project was funded largely by the Chinese government within the scope of the Belt and Road project. The platform being 245 meters high, provides visitors with a panoramic view of the capital, Colombo.

Five floors of attractions and two of transmissions

The bud of the lotus flower conceals a seven-story structure: the first two host 35 FM radio stations, 50 TV stations broadcasting on DVB T2 and 20 telecommunication service providers.

The other floors contain a museum, supermarkets, a revolving restaurant, banquet- & conference rooms and lastly a 1000-seat auditorium. The sixth floor is reserved for six exclusive suites.

Hungary Studies DRM Shortwave

The 26 MHz tests aim to demonstrate DRM’s capabilities

Hans Johnson ⋅ Nov 26, 2019 RadioWorld

BUDAPEST, Hungary — Digital Radio Mondiale transmissions began from Budapest, Hungary, last June. Although two Hungarian broadcasters previously tested DRM on medium wave, the transmissions are the country’s first DRM trials on shortwave.

The antenna used in the trial is located at the Budapest University of Technology.

The Department of Broadcast Info-Communications and Electronic Theory at the Budapest University of Technology is conducting these latest trials. Csaba Szombathy, head of the broadcasting laboratory, is also head of the project, which will last for at least 12 months.

While the 11-meter 26,060 kHz frequency is well known for use in local broadcasting, it’s rarely implemented for international broadcasting. Both World Radio Network (now owned by Encompass Digital Media) and Vatican Radio conducted DRM trials on shortwave in the 26 MHz range in London and Rome in 2005 and 2008 respectively.

Researchers have also performed tests in this frequency to measure coverage and determine optimal mode and bandwidth on various occasions in Mexico and Brazil. The new Hungarian trials will add to this research.

The Department of Broadcast Info-Communications and Electronic Theory at the Budapest University of Technology began testing DRM trials in June.

Szombathy initially operated the transmitter with just 10 W of power into a 5/8-inch vertical monopole. Radio Maria, a Catholic station, is providing a 25-hour program loop, while a Dream DRM software-based encoder broadcasts the signal using AAC encoding. In spite of the low power, the program was reportedly received in the Netherlands.
In early September, Szombathy moved the antenna and transmitter to a slightly different location to improve coverage. He increased the power to 100 W.
The second stage of the project is demonstrating DRM’s multimedia capabilities. Germany’s Fraunhofer IIS loaned the laboratory a content server, which provided a substantial upgrade to their setup. Szombathy’s station is transmitting with a xHE-AAC codec. The project also features Journaline data service, which Fraunhofer describes as “hierachically structured textual information.”

Although a number of Indian medium-wave stations broadcast in xHE-AAC, the Hungarian station is the only shortwave station with regular xHE-AAC transmissions. Fraunhofer previously supported a German university station broadcasting in xHE-AAC. That station, Funklust, is no longer on shortwave.

Szombathy says he welcomes any DRM receiver manufacturer or developer to Budapest to conduct field tests using any receiver they are working on.

The station may go on beyond its one-year project. “It depends on what we archive or where we get during this year,” explained Szombathy. “If I can generate sufficient interest, there’s a chance it’ll transition into a permanent, live broadcast.”

Hans Johnson has worked in the broadcast industry for over 20 years in sales, consulting, and frequency management.

Storia della radiotelevisione italiana.
Milano, Radio Derby: multiforme specializzazione

Da Redazione newslinet.com Vedi originale

Nel dicembre 1975 in tutta Italia erano attive circa 100 emittenti libere. Due mesi dopo erano diventate 580, di cui 25 solo a Milano. A giugno 1977 se ne contavano lungo la penisola 1200, che sarebbero giunte a dicembre a circa 2000.
Ben si comprende, quindi, come nella metropoli lombarda qualcuno iniziasse a domandarsi se non fosse il caso di specializzare l’offerta. Su queste riflessioni nacque Europa Radio, la radio all-jazz di cui abbiamo parlato in una recente puntata di questa rubrica, ma anche Radio Derby, che si affacciò sull’etere meneghino nei primi mesi del 1977 sugli 89,300 MHz con l’obiettivo di creare una radio interamente dedicata al calcio. Una specializzazione solo teorica, invero, data la vastità del pubblico potenziale. Radio Derby, fondata dall’imprenditore Eugenio Patessi, s’installò in Corso Indipendenza 18 (nella foto d’apertura, gli studi) e, ovviamente, puntò da subito moltissimo sui programmi parlati, segnatamente di approfondimento sportivo, dando il meglio di sé alla domenica, con programmi in diretta con interventi e collegamenti esterni.

L’emittente crebbe velocemente e si consolidò nelle abitudini dei milanesi, al punto da decidere di ampliare la propria sfera d’azione. Lo fece prima sperimentando trasmissioni in onde medie (1510 KHz), confidando nelle tante pocket radio AM che negli anni ’70 gli italiani estraevano dal cassetto la domenica pomeriggio per ascoltare le partite trasmesse dalla RAI e presidiando con la propria musica il monoscopio di TVI – One (Television International of Milan, UHF 58 dall’Hotel Michelangelo).

E proprio con TVI – One, Radio Derby testò il connubio di una trasmissione radiotelevisiva (ovviamente di matrice sportiva) nel primo pomeriggio della domenica.

Alla chiusura di TVI – One con la cessione, nella prima metà del 1978, dell’impianto UHF 58 a Telemilano di Silvio Berlusconi interessato a passare dal cavo all’etere (Tv One proseguì solo per qualche tempo le trasmissioni sul canale 55 UHF), la radio tentò l’avventura televisiva in proprio con Derby Tv (UHF 22), che però non andò oltre la trasmissione del talk-show domenicale (sul modello di quello già andato in onda in precedenza) condotto dal giornalista Franco Moccagatta, già impegnato nella radio.

Entrambi gli esperimenti non diedero però gli esiti sperati e vennero presto abbandonati (pare anche per problemi contingenti dell’editore) a fronte di un consolidamento della diffusione in FM con un potente impianto da 5 Kw dall’Hotel Michelangelo, presso la Stazione Centrale (quindi in pieno centro cittadino) e testando anche l’utilizzo della frequenza 107,200 MHz, a tempi considerata “fuori banda”.

Ai programmi dell’emittente partecipavano, tra gli altri, gli attori Piero Mazzarella, Leda Celani e Roberto Marelli, insieme ai giovani speaker Franco Nisi e Francesco Cataldo e al giornalista Augusto Abbondanza (che conduceva il notiziario sportivo), mentre si faceva spazio il titolare di un negozio di dischi di Milano, tal Mario Volanti, che già frequentava un’altra stazione cittadina (Radio Metropoli, di proprietà dell’Associazione Artigiani della provincia di Milano) e che, convinto della validità di una programmazione tematica, pensava ad un’emittente di solo musica italiana.

Così ne ricorda i programmi il famoso portale Radio Jurassico: “Come lo stesso identificativo lasciava immaginare, l’emittente faceva del calcio una componente imprescindibile della sua programmazione, caratterizzando così il palinsesto di notiziari sportivi e collegamenti fuori studio. Musica, speciali, e tante dirette completavano la poliedrica offerta di una radio che decisamente conobbe qualche anno di “locale” popolarità (simpatica, per esempio, fu la lunga intervista rilasciata da una quasi emergente Amanda Lear a tutti gli ascoltatori della radio)”.

Nei primi anni ’80 la svolta: l’editore del tempo (il citato Petessi) decise di puntare sul localismo culturale e virò così dallo sport – che ormai aveva lasciato sempre più spazio alla classica programmazione generalista – ad un format contraddistinto da musica prevalentemente italiana condita da alcune trasmissioni in dialetto milanese, in concorrenza con la leader del segmento, Radio Meneghina (91,950 e 92,200 MHz).

Il tentativo però non risultò soddisfacente e gradualmente la stazione entrò in una spirale editoriale negativa, che segnò una profonda crisi d’identità, potenziata da problemi giudiziari dell’editore (impegnato anche sul fronte della carta stampata), fin quando venne rilevata, nella metà del decennio, proprio da quel Mario Volanti che, nel frattempo, aveva preso a veleggiare alla grande con Radio Italia (nata nel febbraio 1982 sulle ceneri di Radio Metropoli) coinvolgendo gli ex colleghi di Radio Derby, Nisi, Cataldo ed Abbondanza.

Come detto, Volanti credeva fortemente ai formati tematici, sicché rivoluzionò nuovamente il palinsesto della radio dedicandola alla programmazione dei grandi classici della musica anni ’30 e ’40. All’evidenza, però, senza particolare convinzione, forse perché troppo preso dall’impegno determinato dall’improvviso successo di Radio Italia.

In un epilogo di indifferenza si concludeva così l’avventura di Radio Derby Milano che, sul finire degli anni ’80, si trasformò progressivamente in un mero ripetitore dei programmi di Radio Italia (ritagliando finestre sempre minori di programmazione locale sul palinsesto principale della rete) in attesa dell’ennesimo progetto radiofonico da dedicarvi. Speranza di rinascita che si sarebbe spenta definitivamente nel 2000, con la cessione a RAI, per il potenziamento di Radiouno, della frequenza 89,250 MHz (nel frattempo duplicatasi in un impianto milanese e in uno a Valcava grazie ad alcune acquisizioni strategiche concluse da Volanti nella seconda metà degli anni ’80). Oggi, per certi versi, l’eredità di Radio Derby è stata raccolta da Radio Milan-Inter. (M.L per NL).

$40 million of benefits from shortwave: ABC Shortwave Review report released

Thursday 05 December, 2019 RadioInfo https://radioinfo.com.au

The Department of Communications and the Arts (DOCA) has released its Review of Australian Broadcasting Services in the Asia Pacific, almost a year after it was submitted.

The 210 page review examines the ABC’s decision to pull out of shortwave broadcasts in the Pacific and reviews other broadcasting services in the region. It was conducted jointly by DoCA and the Department of Foreign Affairs and Trade (DFAT) with assistance from the Sapere Research Group.

The review’s objective was to assess the reach of Australia’s media in the Asia Pacific region, including examining whether shortwave radio technology should be used. It covered all analog, digital and satellite distribution platforms, including television, radio and online, across all types of service (commercial, community and publicly funded).

A total of 433 submissions were received, from Australia, countries in the Asia Pacific region and the United Kingdom, Germany, the United States of America and Peru.

Most submissions focused on issues surrounding broadcasting to the Pacific, with seven explicitly discussing Asian markets.

We examine how the report summarised the major submissions:

Many submissions expressed concern that successive budget cutbacks have caused reductions in Australia’s supplies of international broadcasting services, particularly to the Pacific. Consequently they advocated for the revitalisation of those international services, including alternative models for delivery and governance of Australian government funded international broadcasting services.

The majority of submissions, which focused on the Pacific, advocated the restoration of ABC’s shortwave services in the Pacific region. Submissions that were in favour of restoring shortwave services disputed the views that the technology has “limited and diminishing audiences” and disproportionately high costs.
Submissions highlighted the significant variation of media markets across and within countries of the Asia Pacific region. This included the highly competitive nature of some markets in Asia and dramatically changing historical patterns of media usage, which requires the use of a flexible “narrowcasting” approach that tailors content and distribution platforms to be fit for purpose for the target audiences in each country.

The review details the various views expressed, but makes no firm conclusions or reocmmendations on action to be taken.

Many submissions were of the view that the cessation of ABC’s shortwave services is due to successive budget cuts. This was reflected in the ABC’s submission, in which they stated that budget cuts in 2014 “significantly reduced the ABC’s ability to deliver optimal international services.”

Submitters taking this viewpoint expressed concern at the erosion of technical and journalistic expertise, “cultural intelligence” and regional networks. Several commented on the resulting decline in ABC’s reach across the region, noting that Radio Australia broadcasts are now unavailable in ten of the 18 Pacific Island Forum nations.

Several individual submitters described how Radio Australia’s broadcasts were highly valued, respected and trusted by those living in the Pacific. Sean Dorney, a former ABC correspondent in the Pacific, observed that in many places the broadcasts were regarded as “essential, trustworthy and reliable”.

Those submitters who commented on the Asian markets noted that it is a crowded broadcasting space. Murray Green, former Director International at ABC, commented that gaining impact and engagement in these markets would require a “significant commitment to relevant content, effective distribution and marketing”. Professor Wanning Sun commented that making good use of the diasporic language media in Australia is an important tool of Australian public diplomacy.

Many submissions regarding the Pacific markets were of the view that locally-relevant and culturally resonant content is necessary to engage with a broad cross-section of people in these countries. Several commented that programing in local languages was also important—citing Melanesian Pidgins such as Tok Pisin as having particularly broad reach and importance for national cohesion.
SBS noted the extent of its multilingual content production as Australia’s multicultural public broadcaster.

Submitters who were in favour of restoring shortwave services disputed the ABC’s claims (including those in their submission to the Senate Environment and Communications Legislation Committee) regarding that the technology has “limited and diminishing audiences” and disproportionately high costs. Many did not agree that FM is a suitable replacement for countries with difficult mountainous terrain, such as Papua New Guinea.

Several expressed concern with the audience statistics cited by the ABC, in particular those relating to audiences in PNG, and assumptions around access to alternative platforms, particularly in Pacific Island Countries.

Some submitters who had lived and worked in the Pacific commented that FM broadcasts are unavailable to people living outside the main urban centres, which in some countries such as PNG accounts for a large majority of the population. Some also explained the limited affordability and availability of satellite and internet communication services for large proportions of the population in the Pacific. The Secretary General of the Pacific Islands Forum Secretariat, Dame Meg Taylor, submitted that:

In time, the necessity of shortwave technology may fade, however it should only do so once suitable alternatives are accessible to all in the Pacific. Too many of our people rely on shortwave technology, and I stress the need for Australia to strongly consider restoring the services for those that depend on it during times of both normality and crisis.

Geoff Heriot, former ABC correspondent and senior executive, submitted that declining household access in PNG to media overall was partly due to declining signal reliability of local services. Other individual submitters, Graeme Dobell (former ABC reporter and currently Journalist Fellow with the Strategic Policy Institute) and Peter Marks (former ABC technology editor), commented that ABC’s signal strength was too low-powered, meaning broadcasts were inaudible to listeners. Marks also submitted that the broadcasts were on frequencies that could not be received by most car radios in the Pacific.

Several submitters commented that other international broadcasters continue to see value in shortwave, with the BBC, Radio New Zealand Pacific and China Radio International expanding their services. Submitters noted that both the BBC and Radio New Zealand have upgraded their shortwave services through the use of Digital Radio Mondiale (DRM).

Using information supplied by the ABC on its expenditure on those shortwave broadcasts, the Review estimated that since 2007–08, Australia has incurred $80.6 million of economic costs (expressed in 2018–19 dollars), in order to provide shortwave radio broadcasts to the Asia Pacific region. This included:

  • $30.1 million of expenditure on providing shortwave broadcasts to Asia
  • $44.5 million of expenditure on providing shortwave broadcasts to the Pacific, and
  • $6 million of economic costs that Australia incurred in order to raise the taxation revenue required to fund those broadcasts.

Using that information, it is estimated that since 2007–08, Australia derived $120.9 million of benefits (expressed in present value terms), from its provision of shortwave radio broadcasts to the Asia Pacific region, which included:

  • $48.8 million of benefits from providing shortwave broadcasts to Asia, and
  • $72.1 million of benefits from providing shortwave broadcasts to the Pacific.

By deducting the estimated economic costs of supplying those shortwave broadcasts from those estimated economic benefits, it is estimated that since 2007–08, Australia derived $40.3 million of net benefits from its shortwave broadcasts to the Asia Pacific region.

The review was inconclusive about the economic benefits of shortwave broadcasting.

The report says: “In the absence of a clear statement of the objectives Australia’s Asia Pacific broadcasts and a clear articulation of the full range of alternative options for achieving those objectives, it is not possible to determine whether Australia would derive a net benefit from resuming its shortwave broadcasts to the Asia Pacific.”

The Government is also reviewing its approach to Soft Power in two other reviews, which are expected also to comment on the delivery of shortwave and other media services to the Asia Pacific.

In assessing the future demand for services, the review seems to focus on the willingness of audiences to pay for services, which is strange, considering that shortwave radio is free. The review says:
“The main barriers to increasing the actual reach of Australia’s Asia Pacific broadcasters are no longer technological.

“Whereas Australian broadcasters originally used to have to rely on shortwave radio broadcasts for direct reach to their Asia Pacific audiences in the past, they now have a much wider range of direct and indirect broadcasting platforms to use (e.g. satellite TV broadcasts, rebroadcasting through local AM and FM radio stations, TV stations, and online content streaming over the internet).  Although some audiences are more difficult and costly to reach (e.g. audiences in the more remote areas of the Asia Pacific region), those audiences only comprise a very small proportion of the actual and potential demand for Australia’s broadcasts.”

The report lists the main barriers that continue to constrain the reach of Australia’s broadcasts as:

  • ability of Asia Pacific audiences to understand Australia’s broadcasts. Since there are significant differences in the languages that are spoken by the audiences in Australia’s diverse Asia Pacific markets for its broadcasts, the use of one language (e.g. English, which is the predominantly language used by most of Australia’s Asia Pacific broadcasts) continues to constrain both the potential and actual demand for those broadcasts, and
  • willingness and ability of Asia Pacific audiences to pay for Australia’s Asia Pacific broadcasts, which largely depends on the extent to which they find the content of Australia’s broadcasts interesting and entertaining in relation to the content of other competing broadcasts.

There are no formal recommendations for action, only a finding that the Government “clarify the objectives of its Asia Pacific broadcasts… in achieving Australia’s broader strategic policy objectives, as well as the target audiences for those broadcasts.”

The full report can be downloaded here.

Savona, radioamatori in lutto per la morte di Fiorenzo Repetto

Aveva 68 anni: si era emozionato quando aveva sentito la voce di Samantha Cristoforetti dal suo ricevitore.

Giò Barbera, 20 Novembre 2019, La Stampa Savona

Il mondo in cuffia ascoltando voci lontane. La radio era la sua passione e da quando era andato in pensione da ferroviere la sua ragione di vita. Ascoltava di notte e non solo di giorno emittenti straniere, ma anche le trasmissioni della Iss, la stazione spaziale. Si era emozionato quando, quattro anni, fa aveva sentito la voce di Samantha Cristoforetti dal suo ricevitore nello studio di casa.

All’età di 68 anni è scomparso Fiorenzo Repetto, già vice presidente dell’Air, l’Associazione Italiana Radioascolto. Era un veterano esperto, un ascoltatore attento e preciso. Costruiva antenne per “pescare” trasmissioni anche impossibili: aerei, navi, radiofari. Fiorenzo Repetto teneva costantemente aggiornata la pagina social dell’Air ed era uno dei collaboratori più assidui del portale dell’associazione così come di Radiorama il giornale ufficiale Air.

Per decenni ha mantenuto rapporti con redazioni importanti in Cina, Russia, Giappone. Custodiva una collezione di cartoline e bandierine delle emittenti anche molto difficili da ascoltare. Fiorenzo Repetto conosceva a memoria orari e frequenze. Rimaneva incantato davanti alle radio d’epoca al museo della radio Rai a Torino prima di ogni meeting dell’associazione. Anche con l’avvento di internet la sua passione per la radio non è mai scomparsa. Anzi cercava di promuovere il radioascolto tra i giovani usando i loro canali: Facebook prima di tutto. Il funerale sarà celebrato venerdì 22 novembre alle 11 nella chiesa di San Lorenzo in via Mignone.

Rassegna Stampa Radiorama Novembre 2019 di Giampiero Bernardini

Rassegna Stampa mensile a cura di Giampiero Bernardini.

La nuova stagione delle onde corte in italiano dal 27 ottobre

Da Portale Italradio portale.italradio.org 23 ottobre 2019

Cinquanta ore e dieci minuti settimanali in italiano su onde corte. Tutte confermate le trasmissioni di Romania, Iran, Turchia, Egitto, Cina e quella domenicale dell’AWR insieme con i dieci minuti vaticani alle 8 del mattino. Le frequenze da domenica 27 ottobre 2019, adattate al ritorno dell’ora solare (UTC+1).

Radio Romania Internazionale concentra sui 5955 kHz le tre trasmissioni quotidiane in italiano delle 16, 18 e 20 ora italiana, ciascuna di mezz’ora. La trasmissione delle 20 è l’unica in italiano in modalità digitale DRM.
La radio della R.I. dell’Iran è in onda dalle 20.20 alle 20.50 italiane su 6135 e 6190 kHz.
La Voce della Turchia, di cui negli ultimi tempi si sono avuti ascolti difficoltosi, comunica la frequenza invernale di 6185 kHz alle ore 16 italiane.

Radio Cina Internazionale conferma a sua volta le tre trasmissioni quotidiane della durata ciascuna di un’ora alle (ora italiana) 19 (7340 e 7435 kHz) 21.30 (7265 e 7345 kHz) e in replica al mattino dopo alle 7 su 15620 kHz.

Radio Cairo che da mesi non si fa sentire comunica (via HFCC) la frequenza di 9540 kHz per il programma delle 19 ora italiana della durata di un’ora. Da notare che la scheda dell’emittente dà 9490 kHz.
La AWR, che dalla Germania manda in onda un programma domenicale di un’ora (alle 10.00 ora italiana) comprendente il popolare programma di radioascolto Studio DX, opererà su 9610 kHz.
Infine resistono i dieci minuti, da lunedì a sabato alle 8 del mattino ora italiana, della Radio Vaticana su 11935 kHz diretti al Medio Oriente ma udibili tradizionalmente un po’ in tutta Europa. Un programma che va sostenuto per chiedere maggiore impegno in italiano sulle onde corte.

Irlanda: un onda lunga esempio per tutti

Da Portale Italradio portale.italradio.org 1 novembre 2019

L’onda lunga – che in Italia non ha mai avuto grande fortuna – ritrova in Irlanda il suo scopo: un solo impianto, una sola frequenza per raggiungere dall’isola verde tutti i compatrioti nelle altre isole britanniche su 252 kHz. Un esempio per tutti. Quando l’Italia aveva un’onda lunga in Sicilia.

La presidente della commissione comunicazioni dell’Oireachtas (Parlamento) Hildegarde Naughton (Fine Gael, maggioranza) confermava lo scorso 17 ottobre l’immediata ripresa del servizio dopo alcuni lavori di aggiornamento all’impianto che può raggiungere luoghi isolati e gli espatriati in Gran Bretagna con facilità e gratuitamente.

La RTV pubblica irlandese RTÉ aveva annunciato la fine del servizio nel 2014 ma le proteste degli ascoltatori fecero ritardare la decisione che ora potrebbe portare alla chiusura tra almeno 2 anni salvo revisioni. La deputata ha dichiarato che la Commissione ”continuerà a lavorare con la RTÉ per assicurare all’onda lunga un futuro vitale”. Anche la RTÉ ha confermato di essere consapevole del ruolo dell’onda lunga ”nel mantenere gli iralndesi nel Regno Unito e oltre informati e connessi con la Patria” e per questo le recenti riparazioni rappresentano un ”investimento che aiuterà a sostenere il servizio in onda lunga a medio termine”.

Un articolo sul tema: https://www.thejournal.ie/rte-longwave-radio-returning-4855598-Oct2019/

L’Italia ha avuto fino all’inizio del secolo presente un impianto relativamente debole a Caltanissetta (dove la grande antenna è ora monumento nazionale. Vedi foto qui sotto) che tuttavia poteva coprire tutto il Mediterraneo. Fu chiuso. Altre isole, altro isolamento hertziano. Una lunga storia.

RadioTER, terzo trimestre 2019: cresce l’ascolto della radio

Da fm-world.it 29 ottobre 2019

Cresce il numero degli ascoltatori della radio nel terzo trimestre 2019.

Secondo i dati del Giorno Medio dell’indagine RadioTER, nel segmento annuale che va dall’11 giugno al 30 settembre, sono stati 34.875.000 coloro che hanno seguito il mezzo radio quotidianamente, a fronte dei 34.638.000 del secondo trimestre 2019 e dei 34.736.000 dello stesso periodo (terzo trimestre) del 2018.

In crescita anche il dato dei sette giorni, oggi a quota 44.180.000 contro i 44.169.000 del secondo trimestre 2019 ed i 43.923.000 del terzo trimestre 2018.

Il quarto d’ora medio vede 6.627.000 persone sintonizzate tra le sei del mattino e mezzanotte, che scendono a 5.161.000 se si considerano le 24 ore.

Erano rispettivamente 6.241.000 e 4.843.000 nello scorso trimestre, mentre il dato dello stesso periodo di un anno fa era pari a 6.516.000 e 5.054.000.

Infine, cresce anche la durata dell’ascolto della radio nel Giorno Medio, stimato oggi in 213 minuti, contro i 201 del secondo trimestre 2019 ed i 210 del terzo trimestre 2018.

Can We Save AM Radio by Killing It? Considering All-Digital AM Radio

Da Paul Riismandel, radiosurvivor.com 7 novembre 2019

Can you save AM Radio by killing it?

The original broadcast band gets little love as it prepares to celebrate its 100th birthday. Plagued by electromagnetic interference from wi-fi routers, LED lights and all sorts of other modern electronics, and dominated by tired right-wing and sports talk programming targeting a shrinking demographic, there’s not much love for AM radio these days.

While the FCC has talked about revitalizing the AM band for something close to a decade, all that’s resulted is letting AM broadcasters have translator repeater stations on the FM dial. That’s not so much AM revitalization as welfare for AM broadcasters.

Another idea that’s been floating in the ether is taking the band all-digital. Just like the FM band, there are digital HD Radio stations on AM right now. Because AM stations have just a fraction of the bandwidth of FM channels, they don’t feature additional channels, like FM’s HD–2 and HD–3. Instead HD Radio stations on AM just have a digital channel accompanying the analog one which offers audio that is stereo and markedly free of noise and static, provided you have an HD Radio tuner and are in range of the lower-powered digital signal.

The idea behind an all-digital AM band is that stations would drop their analog signals altogether in favor of a digital HD Radio signal. The supposed benefit is that the new digital signals would be higher fidelity, free of noise, and somewhat more resistant to interference. The downside would be that they would be unreceivable by the hundreds of millions of analog AM radios in use around the country. Only HD Radio equipped car radios and the much-rarer home receivers would get the broadcasts.

As of now, approximately 50% of new cars are HD-capable. Taking into account that the average vehicle on the road is nearly 12 years old, a much lower percentage of all vehicles have the capability, meaning the majority of radio listeners still can’t hear HD Radio signals.

Nevertheless, for the first time this month the FCC is officially taking up the idea of letting AM stations go all-digital. The proposal, docket 19–311, wouldn’t force stations to go HD Radio. Instead, if approved, it would allow stations to choose this route.

Arguing All-Digital AM

To understand the motivations for this, we can look to a Radio World editorial, in which the petitioner behind this proposal, radio group GM Ben Downs, argues for the sonic advantages of HD Radio on AM. I admit that on its own the fidelity argument is hard to find fault with. But there are many more significant nits to pic. He takes up several common objections.

To the argument, “there aren’t enough [HD] radios,” he answers: “And if we broadcasters don’t step up, there won’t be any listeners either. Every year more and more HD Radios are hitting the market. Can we say the same about AM listeners?”

I think what he’s saying is that listeners are fleeing AM because of the noise and interference, but a growing segment of them are using HD-capable receivers that would relieve them of the sound constraints. I’m not certain there’s much evidence for this. Fidelity is not much of an issue for listening to Rush Limbaugh, Sean Hannity, or endless listener calls debating NFL stats. Audiences interested in anything else naturally turn to FM.

Downs anticipates this critique, writing, “There are always people who say poor programming damaged AM. I suppose that’s possible, but those choices were forced on us by radios that had such poor performance we were embarrassed to try to compete against FM music stations with what we had to work with.”

That seems a selective view of the past, at best, and ahistorical at worst. FM music radio became predominant in the early 1980s, way before the AM dial became so noisy. Moreover, I’m not sure when this mythical time of wide-spread high fidelity AM receivers was, but that’s one I wished I’d lived in (and I was a radio listener in the early 80s).

He also takes up the argument that, “I’ll lose listeners when I switch [to all-digital],” answering: “The beauty of the AM revitalization process was that it allowed us to pair our AM stations with FM translators. Your translator can carry the audience load while the audience becomes accustomed to all-digital AM.”

I find this just as paradoxical as the idea of FM signals for AM broadcasters representing any kind of “revitalization” for the band. My question is: if listeners have to hear your station on the FM dial, why would they ever go back to find it on AM? Would they even know to do so?

While much of radio listening has moved to the car, and HD Radio is far more prevalent in vehicle dashboards than in home receivers, my own experience is that most listeners are relatively unaware of HD Radio. Their tuners may bring in the signal, but since it sounds roughly identical to the analog one, it’s all in the background. I don’t think most seek it out. This is evidenced by the fact that there are no HD–2 or HD–3 stations – only receivable with an HD capable receiver – at or towards the top of the ratings for any U.S. market.

Now, I agree that the fidelity difference on AM is more pronounced and noticeable. But I’m still not sure that listeners really notice the difference as their radios shift between analog and digital signals. Any AM listener is accustomed to the signal strengthening and fading as they travel, and the analog to digital shift doesn’t really sound all that different.

Importantly, we’re only talking about listeners in vehicles here. AM stations that switch to all-digital will most certainly lose nearly all their listeners outside of a car. No doubt there are nerds like me who own HD Radio home receivers, or some die-hard fans who will go out to buy one of the handful of HD-capable models when it becomes necessary. But the vast majority will just listen to something else.

I have a hard time seeing how going all-digital will save stations. More likely, it will just alienate listeners, and make those stations even more niche and less viable.

The Problem Isn’t Digital Radio, Per Se

I do want to be clear that, despite my cynicism, I don’t actually wish for stations to fail, nor do I think digital radio is a bad idea. I think it would be good for the U.S. to have a truly viable digital radio service. However, it would be better as an additional service, rather than a replacement for analog radio. Something more like the DAB service prevalent outside the US.

Even with its limitations, there are significant advantages to analog AM radio. It’s a proven technology that has lasted a century, and there are millions upon millions of receivers out there. Heck, it’s so simple that you can build a crystal set receiver that doesn’t even require electricity. Moreover, AM signals can easily travel hundreds to thousands of miles.

All of this means that AM is an efficient want to broadcast to large groups of people over a large area. That is particularly important during emergencies, natural disasters or other times when communications by cellular phone or internet is compromised.

Who Loses When Stations Go All-Digital?

What I’d hate to see during a wildfire, hurricane or earthquake thousands of people resorting to their emergency radios, only to find that where there used to be a reliable source of local information there is only digital hash.

Though I have doubts that all-digital AM broadcasting will be any more successful, nor as sustainable as analog, I certainly prefer it to be optional rather than mandatory. On the one hand I suppose it’s not terrible to let station owners to make their bets and choose their own fates.

On the other hand, these consequences are not borne only by stations alone. Communities continue to depend on broadcasters, and there is still something of a remnant public service obligation in exchange for the monopoly license to use a frequency on the public airwaves. If going all-digital ends up driving a station out of business, what’s the likelihood that another one will take over the license and take its place?

I honestly don’t doubt the sincerity of many all-digital AM proponents, that they honestly would like to see a higher fidelity, “improved” service on the dial. However, they may be naïve.

Is This Even About Radio?

A more suspicious take would be that a drive to all-digital AM has nothing to do with radio as an audio service. Rather it’s an effort to turn the band into a data service, with audio as a justification, but more of an afterthought. That’s not unlike the required, but mostly useless video signal of channel 6 low-power TV stations, that mostly serve as “Franken FM” radio stations sneaking onto the FM dial at 87.7 FM. Think of all-digital AM as a cheap way to send traffic, weather and other commercialized data to in-car receivers without the need for mobile internet.

That said, I also have doubts about how many broadcasters would take advantage of all-digital operation. I have difficulty seeing top rated big-city AMs dump the millions of analog listeners that keep advertisers coming back just to gain a little bit of fidelity for a minority of the in-car audience.

The question becomes: Is all-digital AM Radio actually AM Radio? If we’re being pedantic, no, it isn’t. AM means Amplitude Modulation, which is an inherently analog technology. If all the stations on the AM dial were to go digital, that would in fact mean the death of AM broadcasting in the U.S., along with the death of many of the technology’s advantages. It’s possible this wouldn’t be as tragic as I predict. Maybe analog FM and more robust internet technologies would pick up the slack. Maybe even such a transition would stimulate the production and sales of more HD Radio receivers.

I’m not committed to being a luddite, and I wouldn’t mind being wrong. I just won’t bet on it.

EuroDAB Italia Begins Airing BBC World Service

DAB operator enables Italian listeners to tune into the BBC World Service in English

Davide Moro ⋅ Oct 17, 2019 Radio World

Eugenio Lateana, head of research and development for EuroDAB Italia (left); Federica Gentile, RTL 102.5 presenter (center); and Mary Hockaday, controller of BBC World Service English, announce the Italian launch of BBC World Service on the EuroDAB Italia multiplex.

MILAN — BBC World Service and EuroDAB Italia have entered into an agreement to broadcast the global network’s rich mix of BBC News, documentaries, business, sports, arts and science programs as a new service included in EuroDAB Italia’s DAB+ multiplex.

On Oct 9, Mary Hockaday, controller of BBC World Service English, and Lorenzo Suraci, president of EuroDAB Italia, officially launched the new service and presented the vision behind this agreement and their expectations for the future.

Mary Hockaday (left) and Lorenzo Suraci, EuroDAB Italia present, presented the vision behind the new agreement and their future expectations.

Although about 30% of Italians can speak some English, including a large part of the younger generation, no English-speaking service is at present broadcast in Italy on regular basis.

“We live in a world with an infinite number of information sources and making a choice among those sources often makes us feel confused,” Hockaday said. “It’s wonderful to have such a diversity, but in this surrounding noise actually many people seek trusted brands, and they seek media and information they can trust.”

According to Hockaday, trust is at the heart of what BBC and BBC World Service can offer, including “accurate and impartial means and good information.”  In a world where everyone can have on his or her smartphone a multitude of headlines and news from all over the world and from as many different sources, Hockaday emphasized how hard the BBC World Service works to provide their listeners with a rich editorial mix with news but also information on business, sports, culture, technology, politics and stories.

DIGITAL CAPABILITY

The BBC World Service logo displayed on a visual-capable DAB receiver tuned to the EuroDAB Italia multiplex.

“Whenever you turn on the radio, you will always find something engaging, informing, delighting and feeding curiosity within our offer ,” she concluded.

“We are very proud that BBC World Service choose the EuroDAB digital network to broadcast its content in Italy,” added Suraci. “It improves and extends the offer of the contents of our bouquet and helps the radio, in general, in an increasingly global world.”

DAB+ broadcasts are already available to 80% of Italians and that percentage is set to grow due to the Italian legislative requirement for all radios sold in Italy from Jan. 1 2020 to have digital capability.

In Italy, 46% of new cars are now sold with DAB+ as standard, and according to the Italian media regulator AGCOM, radio is the second most frequently used media after television, while 68% of the population listens to radio for an average of 2.5 hours per day.

Does 5G Make Sense for Radio?

Making informed investment choices today is crucial to safeguarding broadcast radio’s future

Chris Weck ⋅ Oct 15, 2019 Radio World

The author is the head of technical and infrastructure department at German national public broadcaster Deutschlandradio.

The reception of radio programs with smartphones is becoming increasingly important for radio makers, particularly due to young people’s tendency to use their hand-held devices for a wide range of purposes — information and entertainment, social media networks, smart home and smart speakers, amongst others.

There is no doubt that broadcasters have to be present on that platform with both linear and non-linear audio, with social media and the various functions of the internet.
At first glance, 5G broadcasts seem to be a promising solution for the future of broadcasting, and a viable solution to bring radio to the smartphone — one device and one transmission standard on one transmitter network. But who will benefit from this — the user, the mobile network operators, radio broadcasters or the industry as a whole?
Physical laws for radio communication are still valid for 5G as for DAB and all the other broadcasting and telecommunication schemes. From the well-known Shannon limit of 1948 we know that a minimum of energy per bit is necessary in order to provide an error-free transmission over a channel with a certain bandwidth (Eb/N0 = −1.6 dB in AWGN-Channel).

New and very efficient transmission systems like 5G are able to transmit very high data rates in a channel of a certain bandwidth, however, the energy per bit will never fall under the minimum defined by the Shannon law. With other words, the higher the data rate of a transmission system, the higher the signal-to-noise ratio required. This means in practice for a certain transmitting power the size of the transmitter cell will be reduced for higher data rates accordingly.

Now, from a theoretical point of view with respect to the energy per transmitted useful bit (including all the overhead), there is no significant difference in performance between 5G modulation schemes compared to the still very robust system of DAB+.

The 5G broadcast mode provides also a robust QPSK modulation to make use of bigger cell sizes. However, the expected performance compared to DAB especially in a single frequency network is rather the same. In fact, there are no results of a system comparison in the field available and therefore it is reasonable to focus on other basic differences between the idea of 5G broadcast and conventional DAB+ broadcasting.

Today, DAB radio receivers have an external antenna as well as car receivers. In comparison to a smartphone with a less sensitive built-in antenna, the link budget for the required field strength differs at minimum of 15 dB or even 20 dB and more.

This means that in order to achieve the same coverage for radio reception by smartphones, 10 dB more transmitting power is required. This is also true for 5G broadcast networks, so that 5G broadcast networks for smartphone reception have to aim for 10 dB more transmitting power compared to a conventional DAB+ network. In practice, this means that a significantly denser transmitter network is required for 5G broadcast to smartphones than for conventional DAB+.

Radio reception differs for smartphones compared to conventional radio receivers.  The field strength required depends on the effective antenna size, and has to be higher for smartphone reception.

The reduction of the transmitter distance can be anticipated easily from the CCIR propagation curves. For example for VHF propagation a loss of field strength of 20 dB corresponds to a reduction of the distance to the transmitter from 30 km to 10 km.

With the basic transmitter distance of about 60 km for DAB+ networks, the average transmitter distance for 5G broadcasting to smartphones has to be around 20 km. In fact this means that the transmitter distance has to be reduced by a factor of three in order to overcome a loss of 20-dB field strength. This means nine times more transmitters in the area are required in order to achieve the same coverage as a conventionally planned DAB+ network. Can radio broadcasters really afford this? In fact round about 10 dB more transmitting power results in 10 dB more money.

For the time being, the national DAB multiplex in Germany comprises of 130 transmitters in a nationwide SFN. Today, coverage stands at around 95% for mobile reception, but in order to reach 99% coverage, the number of transmitters has to be increased to 250 at least and may be around 400 (including small gap fillers) in the long term.

With 5G Broadcast round about 10 times more transmitters will be required which might sum up to 2,500 or even 4,000 transmitters in Germany. The mobile network in Germany comprises already 40,000 transmitters today and everybody experiences that this is rather not enough. Concerning 5G mobile networks, experts anticipate that future high data rate networks will be based on a cell size of less than 1 square kilometre, which would sum-up to around 400,000 transmitters in Germany for nationwide area coverage.

CCIR 370 Propagation Curves

What can we learn from these facts?

  1. The DAB+ network with its low number of transmitters is the most efficient network to realize a full area coverage
  2. The 5G broadcast networks, the mobile network and future 5G mobile networks require far too much transmitters for a full area coverage that nobody can expect the same area coverage as for DAB radio services

Assume e.g. transmitting costs for a full area DAB network in Germany of about €25 million per year. In order to gain 10 dB more transmitting power for smartphone reception, the network will cost a nationwide broadcaster approximately €250 million per year, as opposed to €25 million a year for conventional DAB. In Germany, no broadcaster is in a position to afford this amount of money — the price for this purpose to reach smartphones with radio is incredible high, and quite frankly, out of reach for any public broadcaster.

If one says that 5G would only be applied in cities as opposed to rural areas, the additional costs would indeed be lower. However, setting aside a budget of €10 million a year for this purpose is also unrealistic for a broadcaster and, should this sum even be available, it would certainly make more sense to spend it on the DAB network, where coverage gaps could be closed, and where broadcasters and consumers could benefit from it.

What’s more, it wouldn’t make sense for a broadcaster to give up nationwide DAB coverage. In order to supply 10% of the area with 5G broadcast to mobile phones for the same amount of money.

So, if broadcasters are far from being able to afford 5G broadcasting, who would pay for this? Mobile network operators will never provide a 5G-radio service for free, and broadcasters will not pay for 5G broadcasting either, so there really is no business model for either.

The one and only solution is that the user pays for the broadcasting service to his smartphone — this could be done by a contract with the broadcaster or with the mobile network operator, something that is already being done today with 3G/4G.

The smartphone user has a mobile contract and pays for the data volume on an individual basis. This enables the mobile network operator to set up very dense mobile networks that have enough power to be received by small smartphones. This works perfectly for radio with LTE and even UMTS, so why wait for 5G broadcasts?

Users already have radio services available on smartphones today, and it works well, so long as the user has enough high-speed volume on his contract.

Today, hybrid radio with DAB+ and Internet via mobile networks or via Wi-Fi at home provides the most suitable solution. Hybrid radio is the perfect fit for all broadcaster and user requirements, as with DAB+ it allows broadcasters the proven and most efficient radio network at an affordable price for area-wide coverage. It allows for free access of the users to radio and information, regardless of whether they live in cities or in rural areas, and whether or not they can afford a high-volume data contract for their mobile phones.
Hybrid DAB radio provides broadcasters with a content distribution platform directly linked to the customers, and independent of the commercially driven infrastructure of mobile network operators. This may be an advantage for emergency warnings, too.
On the other hand, users already have audio streaming and additional non-linear services available on their smartphone via the Internet. So, the only need for radio broadcasters today is to think about attractive hybrid radio services, and an impactful marketing strategy for their brand.

I cannot comprehend why broadcasters and politicians would want to switch a system running with DAB and IP with the more expensive, and in practical terms less efficient system that is 5G. Instead, why not use and extend the existing and approved technology? Hybrid radio is the best approach both economically and in terms of efficiency, and this is unlikely to change in the future.

Diversity between broadcaster networks and mobile phone networks will result in better efficiency and will offer more advantages than disadvantages for broadcasters as well as for users — so proceed with Hybrid DAB and IP. There is no need for 5G for radio broadcast.

Turquie: Radio Dengê Welat, la voix du peuple kurde

Da Radios du Monde Novembre 2019

Une radio clandestine.

Radio Dengê Welat diffuse dans les dialectes kurdes elle est entré en service il y a 3 ans.
La station a pris la place des radios Dengê Mesopotamia et Dengê Kurdistan qui ont été fermées en raison de la pression exercée auprès de l’Europe par la Turquie, qui considère le peuple kurde comme un mouvement terroriste.
Il faut dire que le territoire kurde est divisé entre l’Iran, l’Irak, la Syrie et la Turquie et que les habitants ont toujours méprisés ou adulés, au fil du temps et du lieu, par les pays qui les abritent ainsi que par les puissances étrangères.

Belgique terre d’accueil.

Les studios de Radio Dengê Welat sont installés dans la ville de Denderleeuw à vingt kilomètres au nord-est de Bruxelles. C’est aussi dans cette ville qu’étaient installées les radios historiques et même une télévision par satellite, MED TV qui a vu le jour en 1995.
Dans un premier temps, MED TV a commencé à émettre dans une salle baptisée Dengê Mesopotamia. Plus tard, il a poursuivi son émission dans un hangar qui abrite un studio de production le long de la Dendre au coin de la De Nayerstraat et de la Fabriekstraat.
En raison d’obstacles et d’attaques diverses, il a été contraint d’interrompre son émission pendant un an. Il a ensuite poursuivi son voyage sous le nom de Dengê Kurdistan. Le gouvernement turque a toujours fait pression sur la Belgique pour entraver les activités, sans jamais y arriver.
Cette ville compte une importante communauté kurde.

Un vaste territoire à couvrir.

La TV était un excellent moyen de couvrir la zone mais l’impact était très réduit vu la difficulté, et des risques, de disposer d’une installation de réception par satellite ou de se brancher sur Internet.
La couverture de la télévision était insuffisante et c’est là que la radio est intervenue. Enfin il était possible de recevoir les émissions sur de petits appareils portables et la radio pouvait être entendue dans les montagnes, les grottes, les maisons, les routes et les tempêtes.

Un trait d’union entre les kurdes.

Par delà les frontières, Radio Dengê Welat tente d’informer dans les quatre dialectes kurdes à destination des kurdes qui résident dans les quatre pays mais aussi à travers le monde pour la diaspora et les nombreux migrants suite aux derniers conflits, dispersés surtout en Europe.
Les émissions comprennent des programmes d’information, des émissions culturelles et artistiques, des cours de langues et des programmes pour enfants. Quelques émissions sont également produites en turc et en persan.
Radio Dengê Welat franchit même les murs des prisons en lisant des lettres pour les prisonniers politiques et leurs familles.

Des émetteurs loués.

Pour la diffusion, Radio Dengê Welat loue des émetteurs ondes courtes.
Actuellement, ce sont les émetteurs de TDF à Issoudun qui sont principalement utilisés mais certaines émissions sont diffusées depuis l’ancien centre émetteur de Radio Mayak à Grigoriopole en Moldavie.
C’est depuis ces deux centres émetteurs qui les émissions en ondes courtes arrivent dans des zones où la télévision et Internet ne sont pas facilement accessibles. Un petit récepteur et deux piles suffisent pour écouter la radio sur ondes courtes.
Une diffusion en toute légalité sur des fréquences enregistrées : http://www.shortwaveschedule.com/index.php?station=520

Qui est le pirate?

Depuis que la situation a dégénéré à la frontière entre la Turquie et l’Irak, forçant le peuple kurde irakien à l’exode face à l’incursion turc, une autre station a fait son apparition sur les mêmes fréquences ou avec un léger décalage.
Cette station musicale « non identifiée », que les passionnés d’écoute appellent « Radio Recep Erdogan », est une émission de brouillage diffusée dans le but d’interférer avec Denge Welat.
Les émetteurs sont ceux du centre émetteur ondes courtes de la Voix de la Turquie à Emirler.

Rassegna Stampa Radiorama Ottobre 2019 di Giampiero Bernardini

Rassegna Stampa mensile a cura di Giampiero Bernardini.

Radio. Sbagliato vivere nel passato, ma anche solo nel futuro. La Radio esiste nel presente. A breve novità regolamentari per DAB+ e web radio

(E.G. per newslinet.com 20/8/2019) Sbaglia l’editore radiofonico che pensa si possa vivere di solo web, nella convinzione (pur corretta) che questo è il futuro. Ma sbaglia anche quello che pensa che la rendita del posizionamento in FM sarà infinita. Come in ogni modello socio-economico quelli passati e futuri sono di ispirazione, ma è sul momento attuale che si regola l’esistenza e l’affermazione di paradigma. E, per quanto riguarda la radio, il presente si chiama multipiattaforma, cioè la coesistenza delle quattro piattaforme che veicolano oggi i contenuti radiofonici: FM (ancora primaria per tre/cinque anni), il DAB+ (diretta discendente della FM), il coacervo DTT/Sat (le piattaforme tv che contraddistinguono l’ibridazione radiofonica con la televisione, la cd visual radio) e, ovviamente, il web, l’indubbio futuro, dove entro 10 anni si andrà a terminare l’evoluzione.

Ha senso quindi investire ancora in impianti FM? Sì, se si ha la ragionevole speranza di ammortizzare l’investimento in un lasso di tempo inferiore ai 10 anni. No, se si pensa di farlo solo per speculare sfruttando il crollo dei valori del mercato, perché le quotazioni sono destinate a scendere e mai più a salire. “Ad essere precisi, l’acquisto di un impianto FM dovrebbe essere ammortizzato in 5-7 anni, perché quello è il momento in cui l’incidenza delle altre piattaforme si incontrerà con la svalutazione dei diffusori FM“, commenta Giovanni Madaro, economista di Consultmedia (struttura di competenze a più livelli collegata a questo periodico). “Oggi, in Italia, pochi possono ambire a sviluppare modelli di business radiofonici con il solo web; qualche speranza in più c’è nell’abbinata Web+DTT (meglio se anche DAB+), ma è solo con la presenza della FM che la radio esprime appieno le proprie potenzialità”, continua Madaro.

“Ma attenzione: chi vive solo di FM e relega il digitale ad uno streaming su una propria app e sul sito sta commettendo un errore uguale e contrario di chi vive solo con i piedi nel futuro o ancorato al passato. Il web esige regole di engagement e di presidio singolari, che non ammettono un approccio “tanto per”. Penso alle precipue regole degli aggregatori (sintomatica a riguardo è la questione dei collettori indipendenti come TuneIn) e degli smart speaker (dove è ormai chiaro che non si può prescindere da skill ed action dedicate).“, chiosa Madaro.

Ma anche per le web radio sono attese novità: da indiscrezioni sembra che la stessa Agcom abbia in animo di estendere a tutte le emittenti che diffondono solo programmi in streaming l’obbligo di iscrizione al Registro Operatori Comunicazione (ROC), anche con fatturati inferiori ai 100.000 euro (limite che anche oggi impone l’iscrizione al ROC). L’obbligo dovrebbe valere anche per le radio amatoriali e si fonderebbe su una disparità di trattamento coi concessionari in FM, che per almeno la metà non raggiungono il fatturato di 100.000 euro ma sono comunque obbligati al regime ROC (così come le emittenti comunitarie). D’altra parte, è francamente inconcepibile che Agcom, regolatore delle comunicazioni per definizione, non abbia assolutamente il controllo di un comparto editoriale la cui individuazione può essere conseguita praticamente solo attraverso gli elenchi delle licenze rilasciate dalle collecting del diritto d’autore e dei diritti connessi

The rise of shortwave broadcasting from China

Peter Marks da blog.marxy.org 30 August 2019 – On recent drive across Australia I was struck by the amount of shortwave broadcasting from China that could be heard.

There is some data available from the HFCC – International Broadcasting Delivery.

The files are fixed width fields which list broadcasts by frequency along with start time, end time, which days of the week, the country, the broadcaster and more.

Countries may have multiple broadcasts on different frequencies at the same time.

To measure output, I calculated the minutes on air of each listed broadcast and multiplied it by the number of days in each week that it’s on and aggregated them by country.

Here are the top broadcasters as at August 2019.

Here’s 2010. It’s China, USA, Russia…

Here’s 2000. Russia, USA, China. How times have changed.

Here’s the changes amongst the top broadcasters now over this period. China is clearly on the rise.

 

There are many flaws in my simple analysis:

  •  Shortwave is used within large countries such as India and China for internal consumption.
  • Different power levels and transmitter site and antenna direction should be taken in to account.
  •  The data may not cover all broadcasts “At present about 85 percent of the overall amount of global shortwave frequency requirements used for broadcasting is kept in this database. The missing 15 percent comprises some smaller stations in Africa and Latin America, as well as stations in the so called tropical broadcasting zone that employ shortwave transmissions for local listeners and are not interested in international co-ordination.”
  • Some transmitters use more than one antenna system at a time (beaming in different directions), currently I count those as two broadcasts.
  • Radio New Zealand International provides programs which are broadcast in the Solomon Islands and Vanuatu but I’m counting those as broadcasts from the administration countries rather than NZ.
  • There are, of course, other options including satellite, FM relay, and internet streaming but this post isn’t about those.

I note with sadness that in 2010, Australia was placed 12th, in 2019 we are 57th.

Please let me know if someone else has done any analysis in this area. My thanks to HFCC – International Broadcasting Delivery for making this valuable data freely available.

Radio Vanuatu: New shortwave and mediumwave service through infrastructure upgrade

Da https://swling.com/blog/ Vedi originale

(Source: Vanuatu Broadcasting & Television Corporation via Peter Marks)

With the support of the Government of Vanuatu, the Vanuatu Broadcasting & Television Corporation (VBTC) has begun work this month on a 942 million vatu (US$8.1m) infrastructure upgrade to improve radio and free-to-air television service throughout Vanuatu.

The first phase involves the design, installation and commissioning of a new shortwave (HF) and medium wave (MF) service for Radio Vanuatu, the country’s public radio service. Costing for phase one will be in excess of 242 million vatu (US$2.2m) and is funded by the Government of Vanuatu. Following the improvements to shortwave and medium wave services, VBTC will also undertake technical work to strengthen the coverage and reliability of its FM services.

A 10kw MF Nautel transmitter imported out of Canada and a 10kw HF transmitter manufactured by Hanjin Electronics of South Korea will be installed at VBTC’s major public service transmission site at Emten Lagoon on Efate. Both transmitters will be commissioned before the end of 2019.

The second phase, beginning early 2020, will reopen Radio Vanuatu’s medium wave radio transmission facilities at St Michelle in Luganville on the island of Santo. This will provide AM service to provinces in the top half of Vanuatu at a cost in excess of 300 million vatu (US$2.5m).

The third phase will expand the national television free-to-air service, Television Blong Vanuatu, along with a new digital television service. This final phase will cost an estimated 400 million vatu (US$3.5m).

Prime Minister Charlot Salwai Tabimasmas launched the capital development upgrade at a special function attended by cabinet ministers, senior members of the public service, members of the diplomatic corps and members of Vanuatu’s business and non-profit communities on Friday September 20 in Port Vila before he departed the country to attend the UN General Assembly in New York.

In his address, the Prime Ministerspoke atlength about the importance to Vanuatu of having a strong national public radio and television broadcasting service and announced assistance from Vanuatu’s development partners to help achieve this objective.

The Government of Australia funded the scoping study for the radio upgrade project and is providing funding support to implement the strategic reform programme of VBTC which the Prime Minister said is making good progress.

“I’m also happy to announce that the New Zealand Government is keen to support the second stage of the Radio Vanuatu technical infrastructure upgrade while China is considering my request to support the upgrade of Television Blong Vanuatu’s technical infrastructure.

” Meanwhile Kordia New Zealand Limited has been awarded the contract to project manage, design, install and commission the new radio transmission facilities beginning with the facilities at Emten Lagoon outside Port Vila.

VBTC Chief Executive Officer, Francis Herman said that “Kordia has extensive experience in the broadcasting and telecommunications industry in the Pacific, and recently completed a major project in Samoa for State-owned Radio 2AP funded by the Australian Government”. “We’ve worked hard with Kordia and a number of other technical experts to investigate the most efficient and sustainable transmission solution for Vanuatu taking into account the inclement weather, and the need to keep operating costs affordable.”

The shortwave service, which will be commissioned before the end of this year, will provide national radio coverage to the 82 islands spread spanning 1,300 kilometres between the most northern and southern islands.

“Our role as Vanuatu’s national broadcasting service is centered on helping create an informed public opinion so our people can contribute more effectively to national development”, Herman added.

“VBTC has struggled to remain relevant over the past decade because its technical infrastructure was obsolete and badly neglected making it challenging for us to provide an efficient, reliable, and responsive national radio and television service.”

Alongside the infrastructure upgrade, is an extensive programme to strengthen the technical capacity of Vanuatu’s broadcast technicians along with a long-term maintenance regime to expand the life of the equipment. (September 23, 2019).

U.S.-Based Shortwave Broadcasters Eye Digital

Group seeks a path to “affordable, distributable” DRM receivers

James CarelessRadioWorld – Aug 26, 2019

Relatively few Americans are aware of it, but the United States is home to many commercial/religious international broadcasters that transmit programming worldwide using analog shortwave radio transmitters. They are supported by an industry group called the National Association of Shortwave Broadcasters.

Unfortunately, analog shortwave radio transmissions are notorious for interference and signal dropouts. For listeners in other countries, the sound coming out of their shortwave radios lacks the superior audio range of domestic U.S. AM (yes, we said AM) and is often wracked with static and signal fading.

Foto: Members of the National Association of Shortwave Broadcasters are shown at their annual meeting in North Carolina, hosted by Trans World Radio.

For years, NASB members have wanted to replace (or at least augment) the poor audio quality of analog SW with the crystal-clear sound of digital SW radio, specifically the Digital Radio Mondiale standard developed in Europe that is now being used in China and India.

“DRM sounds very much like FM, with a wide audio range and no static,” said Charles Caudill, president emeritus of World Christian Broadcasting, owner/operator of U.S. SW station KNLS. “It is also consistent: Either the DRM signal is received on your SW radio in full, or it isn’t. There’s no in-between.”

There are some DRM radios in use now, which is why some NASB members are offering limited DRM broadcasts alongside their regular analog SW transmissions.

“But the current generation of DRM SW receivers cost about $100 each, whereas you can buy a cheap analog SW radio for as little as $10,” said Dr. Jerry Plummer, a professor at Austin Peay State University in Clarksville, Tenn., and frequency coordinator for U.S. SW station WWCR. “Given that the audiences being targeted by NASB members are largely in the third world, the lack of inexpensive DRM receivers keeps them listening to analog shortwave.

Mindful that other digital audio sources are gaining ground even in less-developed countries, the NASB has decided to take action. At its recent annual meeting in North Carolina, at the facilities of U.S. SW broadcaster Trans World Radio, the NASB formed a DRM Receiver Working Group. Headed up by TWR engineer George Ross, this group has been “tasked to evaluate what it will take to get affordable, distributable DRM receivers,” Ross told Radio World. “What is holding DRM up is the lack of affordable receivers.”

CHICKEN-AND-EGG

 

DRM radio prototype from StarWaves.

Given the NASB’s interest in low-cost DRM receivers, it was no coincidence that Johannes Von Weyssenhoff was invited to speak at the annual meeting. Von Weyssenhoff said his StarWaves manufacturing firm (www.starwaves.de) has the technology, capability and existing prototypes to build DRM radios for $29 each, but only if the sale order is large enough to deliver economies of scale. (He also estimated $18 DRM modules could be built for installation in other radio models.)

“Twenty-nine dollars is doable at volumes staring at 30,000 receivers,” Von Weyssenhoff told Radio World. “Even smaller quantities would be possible at this price for very simple radios — for example, without graphics displays — but these would be special projects that had to be discussed individually. But even more advanced radios with Bluetooth or premium designs will be possible to offer at a reasonable price,” he said — as long as the sales orders was in the tens of thousands or more.

Given that India and China have committed to the DRM standard, there appears to be a mass-market for these receivers. But the problem for StarWaves is finding the money to build enough of them to drive per-unit costs down.

“In recent years I have tried to convince quite a number of potential investors but either I have not yet found the correct audience, or I was not yet able to communicate this great opportunity convincingly,” said Von Weyssenhoff. “You just have to imagine that alone in India, according to All India Radio, there is a demand of up to 150 million receivers within the next few years. This market could have been served with tons of receivers by now and big profits could have been made, but instead I had to grow the development in very small steps.”

 

 

 

 

 

 

 

Plug-in DRM module.

The money StarWaves needs is not huge: “An amount of $150,000 or even $100,000 would certainly do wonders and enable us to start production within a few within a few weeks,” he said. “A commercial order of 10,000 receivers or more would have a similar effect.”

NASB’s members don’t have this kind of money available. Saddled with huge antenna farms and multiple power-devouring 50 kW to 500 kW transmitters, the commercial/religious shortwave broadcasting sector is tight for cash.

“Broadcasting DRM requires either a new transmitter or the modification of an existing transmitter,” said Kim Andrew Elliott, a retired Voice of America broadcaster and host of “Communications World” who has organized many demonstrations of DRM reception at the annual Winter Shortwave Listeners Fest going back to 2003.

“These days, many shortwave broadcasters are thinking about whether they should keep their existing shortwave transmitters on the air, rather than thinking about buying or modifying a transmitter.

” Their situation isn’t helped by the lack of audience measurements detailing SW’s far-flung listener base. Not only does a lack of SW ratings make it difficult to sell spots to advertisers, “but the squeaky, staticky sound of shortwave makes it hard for us to talk to the people at Coca-Cola, who fear that listeners will associate their product with inferior quality,” said Caudill.

The resulting conundrum is a classic chicken-and-egg dilemma. StarWaves and other DRM radio manufacturers don’t have the money to produce DRM radios in volumes that would make them cheap to buy.

Solving the Medium-Wave Problem: Is it still worth maintaining AM?

Ruxandra Obreja ⋅ 9 October 2019 RadioWorld (The author is chairman of Digital Radio Mondiale)

Is medium wave in decline? Some people think so.

In the 1950s radio was declared mortally wounded by TV. But then FM with its new music rescued it, becoming one of the most successful technologies and platforms ever. Radio survived and thrived but AM should have died at the hands of the nimbler, younger and more attractive FM.

Only it did not and the medium reinvented itself by using presenter-led programming, commercial music and sport. In the United States it took until the end of 1990s for the FM and AM audiences to be equal and to this day the big AM stations are going strong, bringing in the ad dollars.

REASONS

Still, it’s undeniable that the whiff of decline has enveloped AM in the past two decades. The reasons are well-known: Analog medium wave doesn’t always deliver the best sound, it can suffer from interference, it can behave annoyingly different by day and night and even by season. Medium wave mainly appeals to a maturing population (a global phenomenon, considered shameful by some!) using aging receivers (this is bad!).

Analog medium-wave broadcasting also needs quite an infrastructure and deep pockets for the electricity bill.

 

 

 

 

 

 

Ruxandra Obreja

On the other hand, medium wave is that middle sister that delivers by giving excellent regional coverage over hundreds or (overnight and if the ionosphere behaves) even thousands of kilometers, whereas FM goes up to roughly 200 kilometers and digital DAB+ to half of that.

Medium wave is not only a regional but also an excellent local coverage solution. In Australia 33% of the public broadcaster ABC’s local transmitters broadcast in AM and 11 50 kW transmitters are serving the mainland capital or big cities. Medium wave covers large areas and reaches small far-flung communities for whom, even in developed countries, medium wave and FM still provide the first source of information.

Besides, medium wave with its reach, availability outdoors and on the go, is a fallback solution in times of emergency or simply a good standby solution when other platforms or services are unavailable (broadband, satellite, 4G or the mythical 5G).

The listeners’ behavior and the demands of the digital world are such that tackling medium wave has elicited different responses from broadcasters and regulators worldwide. In Europe, where the frequency was much used and abused, broadcasters initially energized by the potential of IP have not thought twice about closing down many medium-wave transmitters. Some have survived the cull, for example, in the UK, France, Spain, or in some eastern European countries.

DIFFERENT SCENARIOS

Regulators in other parts of the world have embraced different scenarios. One was to migrate AM to FM, or AM to a digital solution for FM (HD or DAB+). This process has taken a long time and, despite some successes, has shown it’s no replacement for AM or for a full large regional or national coverage.

In other parts of the world, like Brazil, digital was not even part of the mix. The simple migration AM to FM is plodding on there, as this is easier done in smaller places than in bigger, overpopulated ones, like big cities where there is no FM spectrum available and where the original demand for a solution came from.

Another idea is to expand the FM band, downwards, migrate everyone and forget about AM altogether, as FM seems a proven and winning formula. A nice idea but then, on top of the costs of replacing a large area covering transmitter with many, expensive, spectrum and energy hungry FM transmitters, there is the extra challenge of the new receivers to be produced and actually sold.

Certainly, there is also the option of doing nothing. Reading through the most recent submissions to the judicious consultation launched by the Australian regulator on the future delivery of radio services, I was struck by how some contributors claim that there is no current replacement for analog AM. Their scenario is to leave things as they are, for at least the next 10 years.

[Read: Historic Woofferton Boasts a Modern Twist]

Change is though the name of the radio game. While analog AM will subsist, it is worth looking at other options, too. In India where most of the territory and population are covered by the public radio medium-wave transmitter infrastructure, the government and public broadcaster took the bull by the horns and deployed almost 40 digital transmitters covering about half the country population with a digital signal.

THE SOLUTION

Recently cricket fans were able to enjoy an open-air demonstration of three different DRM programs on one frequency ahead of an important match in Bangalore. The fans also received data (stock exchange values) available on radio screens. This demonstrated that digital DRM is a game changer for medium wave.

In DRM the crackling audio disappears as sound is as good of that on FM. The electricity consumption and costs decrease, the spectrum is trebled and reception, even in cars (as available in over 1.5 million cars in India currently) is excellent, too.

If it is so good then why isn’t DRM medium wave conquering the world faster? Maybe it’s about confidence in a new platform. Broadcasters and governments need to market DRM digital radio once signals are on air in their countries.

As for receiver availability and their costs, let us remember how many receivers were on sale in the 1970s when FM was taking over the world. Nowadays, many listeners consume radio in their cars rather than sit in front of a retro looking wooden box. Digital receivers (DRM alone or DRM/DAB+) are a reality and a bigger push for digital would help with volumes sold thus bringing down the prices.

Radio, and therefore medium wave, can and should survive digitally. Digital radio must be an enabler of audio content and information while preserving its ubiquitous and unmatched advantage of providing a service for all.

For that, a bit of imagination, trust and, last but not least, some long-term investment is necessary. Because medium wave is still worth it!

Rassegna Stampa Radiorama Settembre 2019 di Giampiero Bernardini

Rassegna Stampa mensile a cura di Giampiero Bernardini.

Rai Radio attiva nuovi impianti DAB+ e supera la copertura del 50% della popolazione

“La Rai attiva altri 4 impianti di trasmissione DAB+ per una copertura della radio digitale in costante aumento”. (Via FM World by Nicola Franceschini)

Comincia così un comunicato del 26 luglio 2019, diramato dall’ufficio stampa delle reti di Stato, in cui si evidenzia l’”avanzata” della digital radio verso centro-sud.

In particolare, sono stati accesi i trasmettitori di San Vittore del Lazio (Fr), Cava dei Tirreni (Sa), Pigazzano (Pc), Terni Miranda (Tr). Terminata la fase di copertura del centro nord, questi impianti si proiettano così verso il centro e il sud Italia, raggiungendo oltre 400mila persone.

Con i 4 nuovi trasmettitori, il totale degli impianti Rai sale a 50 e supera il 50% della popolazione coperta. Resta confermato l’obiettivo di superare, entro fine anno, il 57% degli italiani con 62 impianti.

Va avanti in parallelo il processo di rinnovamento degli studi in ottica digitale e radio-televisiva. In particolare, a Saxa Rubra sarà inaugurato entro il primo semestre 2020 un nuovissimo studio dedicato a Rai Radio 1. Il nuovo studio sarà grande oltre 100 metri quadrati, avrà un angolo per musica dal vivo, uno spazio per circa 25 ospiti e sarà interamente personalizzabile grazie a schermi, monitor e display. Come gli altri studi già
realizzati, permetterà di effettuare dirette web e social, con una regia dedicata e camere motorizzate.

Ulteriori dettagli sono on-line all’indirizzo www.rai.it/ufficiostampa/articoli/2019/07/Rai-Radio-e-Dabe3235a79-c6a9-46ad-9134-176d36680f94.html

Switzerland Confirms FM Switch off Date – FM Addio

Radio programs will be available via FM until the end of 2024 at the latest

Marguerite ClarkRadio World 2 Sept 2019

Bernard Maissen, deputy director for the Federal Office of Communications, has announced that Switzerland’s radio programs
“will only be available on the FM Band until the
end of 2024 at the latest.”

OFCOM said in a release that Maissen based his decision on the radio industry’s existing agreement and legal provisions. As per studies available to OFCOM, at the end of June only 17% of listeners tuned into radio using FM.

TIMELINE – According to the organization, in December 2014, the Digital Migration Working Group (AG DigiMig) stated that radio broadcasters intended to phase out VHF broadcasting by 2024.

It said that SRG and more than 80 percent of private radio stations agreed to this decision in 2015. And in October 2017, the Federal Council adopted the radio industry’s target and provided the legal framework for VHF switch off.

Maissen then announced the country would extend VHF radio licenses expiring in December 2019 until 2024, with the possibility of shortening the duration if the radio industry wishes.

Simultaneously, OFCOM would examine whether individual VHF transmitters in peripheral areas with insufficient DAB+ coverage could continue to operate for a limited period after 2024.

FIGURES – GfK research institute collects figures every six months on behalf of OFCOM and the AG DigiMig. Its results show the Swiss listening to an average of 65 minutes of digital radio per day out of 100 radio minutes.

This, says OFCOM, demonstrates a digital radio usage increase of 16% in three and a half years: from 49% in autumn 2015 to 65% in spring 2019. At the same time, VHF usage fell 16 percentage points from 51% to 35%.

While DAB+ has mainly replaced FM in the home and at work, the reports also reveal that FM is still more frequently used in car (56%). In spring 2019, listeners tuned into radio in the car via DAB+ for 38 out of 100 radio minutes. OFCOM points out, however, that the share of in-car DAB+ listeners is rising.

Findings also show that in the first half of 2019, the Swiss purchased some 136,400 DAB+ radios (excluding cars). According to GfK’s semi-annual surveys, consumers in Switzerland have bought a total of 4.3 million DAB+ devices since 2000.

Swiss Radio Day took place in Zurich on Aug. 29.

Proposal to suspend Radio Romania International’s shortwave service has been rejected

Da swling.com 4 September 2019

Many thanks to SWLing Post contributor, Tudo Vedeanu, who shares the following updat regarding the threat to RRI’s shortwave service.

Tudor writes:

I contacted MediaSind asking for more details about the suspension of the SW broadcasts at RRI. Liviu Grosu, the general secretary of MediaSind told me this:

“Following the reactions of MediaSind, the members of the Board of Directors rejected the proposal of the president-general director of the SRR, Georgica Severin, regarding the suspension of the shortwave broadcasts.”

Brilliant news, Tudor! Thank you for sharing this and also many thanks for obtaining Liviu Grosu’s approval to post his message here on the SWLing Post.

Readers, if you love RRI’s shortwave service, I believe this would still be a great time to let them know you’re happy they’re on the air! For the English language service, use the following email address: [email protected]

FCC petitioned to open up 45 to 50 MHz for DRM+ broadcasts in the USA

Da ei7gl.blogspot.com August 28, 2019

Currently most of the terrestrial radio stations in the USA broadcast either on the AM band from 540 to 1700 kHz or on the FM band from 88 to 108 MHz. At the end of September 2018, the FCC announced that there were 4,464 stations on AM and 10,867 stations on FM. Due the crowded nature of the existing bands, it has been hard to introduce new digital radio formats.

DRM or Digital Radio Mondiale is a digital format designed to replace existing AM transmissions with clearer audio and with just 20% of the power. DRM+ is the format for VHF. WRNJ Radio co-owner Larry Tighe has now filed a petition for rulemaking with the FCC, asking that the 45 MHz to 50 MHz band on the VHF spectrum be reallocated for DRM+ transmissions.

In a statement, Tighe said… “The 45–50 MHz band was allocated to two-way radio users in business and government, who have since migrated to higher bandwidths where they can use handsets with smaller antennas. As a result, this spectrum is extremely quiet right now. WRNJ monitored this bandwidth for an extended period of time, and heard very few distant signals.”

“There were 660 TV stations between Channels 2 and 7 before the transition to UHF for HDTV. There are now only approximately 60 TV stations in the USA on those old VHF channels. There is plenty of spectrum to share with a new service, i.e., DRM+ or any modulation, if the FCC really wanted to move AMs.”

Even though the DRM standard has been around for over a decade, it is only recently that it has begun to make serious inroads to the broadcasting scene with India, China and Russia showing an interest. One of the current problems is the high cost of DRM receivers which is prohibitive to consumers in developing countries.

Obviously if the USA opted for a new DRM+ allocation, it would give the format a huge boost. If it turned out to be the 45 to 50 MHz allocation then it raises the possibility of long distance reception by means of Sporadic-E during the summer months or via F2 propagation around the peak of the sunspot cycle.

More info in the links below:
1) FCC stats for the number of AM and FM stations at the end of Sept 2018
2) https://www.radioworld.com/tech-and-gear/u-s-based-shortwave-broadcasters-eye-digital
3) Previous post – Russia proposes to use DRM on 65.9-74.0 MHz

BBC is increasing its shortwave radio shows to get past the news lockdown in Indian-controlled Kashmir

By Hadas Gold CNN 16 agosto 2019 – Kashmir is under unprecedented security restrictions by India. As a communications blackout continues in Kashmir, the BBC is using one of the only ways to reach listeners in the Indian-controlled state: shortwave radio. The BBC is extending its Hindi radio output by 30 minutes, launching a 15-minute daily program in Urdu, and expanding its English broadcasts by an hour. All are being
broadcast via shortwave signals.

“Given the shutdown of digital services and phone lines in the region, it’s right for us to try and increase the provision of news on our shortwave radio services,” Jamie Angus, director of the BBC World Service, said in a statement.

Indian-controlled Kashmir is under a tight security lockdown and total communications blackout. The blackout has included internet and landline phones, and some television channels have been cut. The repressive measures, in place since August 5, were introduced just days before the Indian government announced that it was withdrawing Article 370 of the constitution, reclassifying Kashmir’s administrative status from a state to a union territory. The move took away Kashmir’s semi-autonomous special status.

Pakistan, which also claims Kashmir, reacted angrily to the move by India. The two neighbors have fought three wars over Kashmir, and the region has been the focus of periodic conflict for more than 70 years.

Shortwave radio bands are able travel long distances using very high frequencies, unlike traditional radio waves that need to travel in straight lines. In an interview with CNN Business, Angus said most people in the region don’t normally use shortwave to listen to their programs. But due to the communications blocks, “we’ve got limited options,” he said.

“The shortwave audience has historically been in decline, but it’s an important lifeline as a way to reach people,” Angus said. “People value the BBC because it’s independent and one step removed from the national heat around these discussions, that’s why people value our reporting.”

Tensions between authorities in Indian-administered Kashmir and the BBC have been growing. Police in the region have asked people “not to believe fabricated and motivated news” after the BBC published a report saying security forces dispersed protesters in Srinagar, Kashmir, using gun fire and tear gas. The police said “no firing incident has taken place in Kashmir over 6 days.”

The BBC stood by its reporting. “We strongly refute any claims that we have misrepresented events in Kashmir,” the news service said. “We are covering the situation impartially and accurately. Like other broadcasters we are currently operating under severe restrictions in Kashmir but we will continue to report what is happening,” the statement continued. (Sugam Pokharel contributed to this report.)

80 Aniversario del Servicio Monitor de la BBC

Da elradioescucha 29 agosto 2019

A veces las historias que los países cuentan a través de sus medios, o las historias que no cuentan, son noticias en sí mismas. En la BBC, hay una unidad especializada dentro del Servicio Mundial que pasa sus días escuchando, mirando y desplazándose a través de los medios de comunicación del mundo, principalmente de habla no inglesa, buscando esa historia y viendo eventos internacionales mientras juegan escenario publico.

Hoy BBC Monitoring celebra su 80 aniversario. A pesar de cuánto tiempo ha estado funcionando el servicio, ha permanecido en gran parte desconocido para muchos: el arte detallado y matizado de la vigilancia constante no siempre atrae la atención.

La unidad se creó originalmente en una era de medios muy diferente, durante la Segunda Guerra Mundial, donde las personas elegidas por sus habilidades lingüísticas escuchaban en los medios extranjeros para rastrear lo que se transmitía durante el conflicto, tanto por enemigos como por aliados.

Resultó ser una fuente de información tan grande que el propio Winston Churchill solicitó que se le enviara una copia directamente a él todas las mañanas durante los años de guerra, con un enlace especial de teleimpresor establecido en 10 Downing Street para acelerar la presentación de informes.

Desde la guerra, el monitoreo ha continuado cumpliendo un propósito vital y especializado, recogiendo historias internacionales importantes antes que nadie, como la caída del vuelo MH17 en 2014, y brindando el tipo de información profunda para desarrollar historias que solo pueden ser acumulado a través de la constante observación y escucha.

En los últimos 80 años, el servicio de Monitoreo se mudó de la sede en Eversham, a Caversham, y ahora a Londres, con 12 oficinas internacionales, incluso en Kiev, Delhi, Jerusalén y Kabul. Trabajan en más de 100 idiomas con un archivo que se remonta a 1939.

Para celebrar el papel único que BBC Monitoring ha desempeñado para la organización y el público en los últimos 80 años, hemos reunido una selección de momentos de la historia del servicio donde su constante vigilancia en los medios del mundo lo vio capturar algunos de los momentos más cruciales. en la historia  moderna, todo escuchando las historias que las naciones se cuentan a sí mismas y a otras personas a través de los medios de comunicación.

Fuente y resto del Articulo: BBC Monitoring at 80

Alexanderson Alternator Station SAQ Hails “Incredible” Number of Listener Reports

August 20, 2019 in QRZnow.com

Sweden’s Alexanderson Alternator station SAQ says it received 438 listener reports — “an incredible amount” — for its June 30 Alexanderson Day transmissions. The list included five reports from the US and three from Canada. The historic electro-mechanical transmitter, which dates back to the 1920s, is fired up periodically throughout the year on 17.2 kHz.

“We are very thankful for all your enthusiastic and positive feedback, with images, recordings, videos, and even Morse ink writer strips,” SAQ said. The station is a World Heritage Site in Grimeton, Sweden.

SAQ’s June 30 message commemorated the 100th anniversary of the first east-to-west transatlantic voice transmission from the Marconi station in Ireland to Cape Breton Island, Nova Scotia. SAQ has posted an interactive map showing the locations of all received listener reports from recent transmissions, including the June 30 transmission, and video of the Alexanderson Day transmission event has been posted to its YouTube channel.

France defeated! Thales and their drones will stay off the 2m band!

Da Save 2 meters 30 agosto 2019

The Ankara CEPT meeting is over and the outcome is
very positive, at least for the 2 meter amateur band.
Many unofficial sources, are saying 2 meter has been
saved!

France/Thales were asked to rewrite their proposal with
any mention of 144-146MHz to be removed. The non
safety aeronautical transmission study will be taken
within the next 4 years. 144-146MHz will not be
included in this study and the threat against the 2m
band has been removed!

This all not official for now; the official position will be posted over next week on the CEPT Website.

We would like to thank all of the organizations who fought together on this matter. A special thank to IARU and DARC for their thorough work. Their common-sensed documents might have made the difference. Why spend time on a CEPT study that simple radio propagation formulas can predict?

While we have won this fight we should stay alert and we urge every radio amateur to use the VHF/UHF bands, stop complaining about other amateur’s activities, remain civilised in our conversations and to act as an Elmer for newbies. On 144MHz we have EME operators, CW, SSB & digital DX’ers, amateur satellite users, FM & digital voice simplex users and repeaters. Each of these amateur activities utilises the 144MHz band in a different way, but we all use it. The “use it or lose it” saying has never been so true.

Onde gravitazionali, osservato un cataclisma cosmico

di Matteo Marini repubblica.it 16 agosto 2019 – vedi l’originale

Ed è la prima volta che viene intercettato uno shock cosmico di questo tipo, con una ‘confidenza’ del 99%. Praticamente cosa certa. La concitazione di queste ore, tra gli astronomi, è grande perché a differenza di quando avviene una fusione tra due buchi neri, dalla quale non ci si aspetta alcun flash, il fatto che sia coinvolta una stella di neutroni fa sperare che si possa osservare l’evento anche nella controparte  elettromagnetica: la luce. L’alert è arrivato anche sul cellulare di Silvia Piranomonte, ricercatrice dell’Istituto
nazionale di astrofisica presso l’Osservatorio Astronomico di Roma: “Il gruppo italiano sta osservando con il telescopio nazionale Galileo che si trova alle Canarie, lo stesso stanno facendo gli spagnoli con il Grantecan, che ha uno specchio di dieci metri e può arrivare così ‘profondo’ per registrare la luce che arriva da quell’angolo di cielo. Ci stiamo coordinando con i ricercatori degli altri Paesi europei, ma si sono attivati anche americani e russi. Chi trova un ‘transiente’, cioè una luce che prima non c’era, condivide le informazioni con gli altri”.

Appena si è conosciuta la natura del segnale, Piranomonte e i colleghi (tra i quali c’è anche Marica Branchesi del Gssi) hanno diramato l’allarme verso i telescopi, con le indicazioni su dove puntare: nella zona di cielo australe, tra le costellazioni dello Scultore, Fornace e Balena, dalla quale sembra provenire, per vedere qualcosa. a non c’era da quella zona, condivide le informazioni”.

Messaggi dall’Universo – L’astronomia multimessaggera ha visto la luce il 17 agosto del 2017, quando, per la prima volta, è stata individuata anche una sorgente elettromagnetica nel punto in cui si era originata una onda gravitazionale. Due messaggi differenti da uno stesso evento. In quel caso le responsabili erano due stelle di neutroni che si sono fuse insieme. Quasi esattamente due anni dopo è la volta di un’altra grande scoperta, cercata da tempo. La teoria li prevede, ma un tandem BHNS (black hole-neutron star, per usare la
sigla degli astrofisici) non era mai stato osservato, non in maniera così chiara. Questo dimostra ancora l’efficienza dei tre strumenti, gli interferometri Ligo e Virgo, hanno raggiunto: “Proviene da una zona molto circoscritta, anche più stretta rispetto a quella del 2017 – spiega Piranomonte – e a seconda delle galassie che ci sono e alla loro distanza, i modelli ci dicono quello che dovremmo osservare. Se troveremo una curva di luce che corrisponde, avremo fatto centro”.

L’impronta digitale della luce – Gli astronomi stanno confrontando le immagini di quell’angolo di cielo scattate nelle ultime ore, con quelle realizzate in precedenza, per capire se qualcosa di nuovo (si cerca una kilonova, nuova luce, meno potente di una supernova) si palesa in quel punto. Se spunterà fuori, andrà analizzato: “Abbiamo dei modelli da confrontare, ma non sappiamo di preciso cosa aspettarci perché è un
evento che non abbiamo mai osservato – continua Piranomonte – quello che faremo è analizzare le curve di luce nelle varie lunghezze d’onda per vedere se corrispondono. E lo spettro, cioè l’impronta digitale della luce per capire di quali elementi è composta”. Il rush alla caccia del transiente è iniziato e potrebbe durare giorni: “La luce dell’evento del 17 agosto del 2017 è durata parecchio. Nella luce visibile e nell’infrarosso per due settimane. Le ultime osservazioni radio, 200 giorni dopo, ci hanno permesso di capire come era
strutturata la geometria dell’esplosione”.
Miniere spaziali

Ligo e Virgo sono stati accesi di nuovo ad aprile di quest’anno e finora hanno identificato 19 eventi. Dalle prime due campagne del 2015-2016 ne erano stati intercettati 11. Siamo arrivati a 30, dunque, oltre la metà solo negli ultimi quattro mesi. Ma erano tutte fusioni di buchi neri, eccetto quest’ultima (un altro classificato potenzialmente come BHNS con una confidenza di appena il 13%).

Gli occhi più potenti del Pianeta sono aperti. Se fotoni arriveranno, avremo fatto luce su un evento mai osservato e allargato l’orizzonte della comprensione dei fenomeni che animano, rimescolano e forgiano l’Universo. Anche ciò che ci portiamo in tasca, al dito o appeso al collo. Questi sono infatti i processi che hanno portato a creare i metalli che troviamo nelle nostre miniere (dagli scontri tra stelle di neutroni, per esempio, vengono prodotte ), concentrati dalla forza gravitazionale che ha formato la
Terra: “È probabile che anche lo scontro tra un buco nero e una stella di neutroni possa produrre elementi pesanti proprio come l’oro – conclude l’astrofisica – ma fino a che non avremo lo spettro della luce non lo sapremo con certezza”.