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Fare la radio senza la radio: il nuovo progetto di Davide Camera

Fare la radio senza la radio: il nuovo progetto di Davide Camera

30 Agosto 2017

Nasce un nuovo progetto dal nome curioso e accattivante: "La radio senza la radio". A proporlo Davide Camera, giornalista 53enne con un vasto curriculum tra network nazionali ed interregionali. * Che cos'è e cosa significa "La radio senza la radio"?

Nasce un nuovo progetto dal nome curioso e accattivante: "La radio senza la radio". A proporlo Davide Camera, giornalista 53enne con un vasto curriculum tra network nazionali ed interregionali.

* Che cos'è e cosa significa "La radio senza la radio"?

- Una mini ribellione da parte di una persona in genere molto pacata come me, una sorta di controrivoluzione. L’idea di base rovescia esattamente quello che quasi tutte le radio in FM fanno oggi: “La radio senza la radio” cerca di riproporre il modo tradizionale di fare radio, utilizzando però una piattaforma moderna, internet in questo caso attraverso Mixcloud che paga anche le royalties dei brani trasmessi. Il contrario di quello che fanno molte radio che rincorrono le giovani generazioni creando in realtà un ibrido con altri mezzi, che può essere anche divertente, ma a mio modesto parere non è davvero radio.

* A chi è rivolto questo progetto? E perché l'ascoltatore dovrebbe scegliere un modo alternativo per seguire la radio?

Il progetto si rivolge agli ascoltatori che non si riconoscono più in molta radio che si fa oggi, in vari network e anche in diverse radio locali che sulle tendenze vanno dietro ai grandi gruppi editoriali, per motivi principali di numeri, cioè di ascolti. Ho voluto ristabilire le vecchie regole della radio: il conduttore parla, introduce, intervista, gli ascoltatori ascoltano. Ma oggi questa radio con il conduttore “pettinato e profumato” come dice il mio amico Ruggero Po, spesso non si può fare nelle radio per così dire tradizionali, e allora utilizziamo le nuove tecnologie per proporla. Rivendichiamo in questo modo il diritto di proporre e anche di far ascoltare la radio che abbiamo amato, che ci ha spinto a fare questo mestiere.

* Hai un ricco passato nella radiofonia italiana: che cosa è cambiato nel tempo? Che aspetti positivi e negativi vedi nella radiofonia di oggi?

L’aspetto positivo è che ci sono ancora direttori artistici come Linus che puntano sui conduttori e che cercano di proporre progetti, o nonostante il “telecalcio” sempre più pressante il vecchio “Tutto il calcio minuto per minuto” tiene botta, guidato al microfono da Filippo Corsini che bene ha imparato la lezione dai suoi predecessori, quindi il modo di raccontare gli avvenimenti attraverso la radio rimane ancora quello, per fortuna. Gli aspetti negativi sono quelli che avevo in parte anticipato: in FM (o comunque via etere) assistiamo sempre più spesso a commistioni con la televisione che snaturano l’idea iniziale di voce e suoni, sentiamo sempre più spesso risate sguaiate, contenuti superficiali, parolacce, playlist simili tra loro e basate sempre sugli stessi brani. Gli ascoltatori sono sempre più spesso chiamati a interagire, anche intervenendo direttamente con Whatsapp e non sempre i risultati sono felici o edificanti. E tanti lo fanno perché pensano che così aumentino gli ascolti. Numericamente è vero, ma molti ascoltatori hanno abbandonato la nave e noi siamo qui con la nostra piccola scialuppa.

* Oggi i più giovani hanno parcellizzato l'ascolto su più mezzi, in seguito ad un'offerta sempre maggiore di musica e contenuti. Come dovrà essere la radio in futuro per rimanere un mezzo accattivante e con un pubblico trasversale?

Io credo che la radio debba continuare a fare la radio, anche con mezzi e tecnologie diversi. La radio deve farsi ascoltare, non rincorrere altri mezzi o un pubblico che di base non è interessato. L’interesse a mio avviso si deve creare con l’umiltà di ragionare su gusti ed esigenze dei giovani, ma anche con la dignità e la forza di chi lo fa senza snaturarsi. Dobbiamo far amare la radio, non buttarci via per un ascolto in più.

* E nel tuo futuro? "La radio senza la radio" potrebbe diventare un progetto dove "la radio senza la radio torna in radio"?

Io sono qui, per ora vado avanti per la mia strada. Per il resto dipende dagli editori e dalla loro voglia o meno di sganciarsi da quello che fanno tutti. Però dalle mie parti, in Veneto, si usa un detto calzante: “Chi ha il pane non ha i denti”, e credo non si debba aggiungere altro.

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